Verità nascoste. Dalla Siria al controllo dell’intero Vicino Oriente
 











Da oltre un anno e mezzo, è in atto un vero e proprio attacco al Governo di Siria ed al suo legittimo Presidente da parte dell’Occidente, unitamente a Turchia, Qatar ed Arabia Saudita. Stiamo assistendo in Siria allo stesso cliché adottato per far cadere Saddam Hussein e Muammar Gheddafi.
In territorio siriano oggi operano, infatti, le stesse bande di terroristi che abbiamo visto all’opera in Iraq ed in Libia. Squadre mercenarie pagate da sauditi e qatarioti per seminare il terrore, destabilizzare il Paese, indebolire il Governo ed il suo Presidente in vista di un intervento “umanitario” da parte della NATO.
Ci si chieda come mai in soli due anni il Presidente siriano è passato dall’ essere “Cavaliere di Gran Croce decorato di Gran cordone al merito della Repubblica italiana”, la più alta onorificenza del nostro Paese, datagli dal capo dello Stato Giorgio Napolitano, a “criminale sanguinario”.
Si tenga presente, inoltre, che in Siria è
stata appena votata, attraverso un referendum popolare, la nuova Costituzione che contempla l’elezione diretta del Presidente da parte del popolo, con un voto fissato per il 2014.
Pare quindi abbastanza singolare che Paesi come l’Arabia Saudita e Qatar, totalmente sprovvisti di Costituzione, feudali e antidemocratici, si preoccupino di portare la democrazia in Siria ed accusino il Presidente Bashar al Assad di essere un dittatore. Come è altrettanto singolare che i media occidentali tacciano su quanto accade nel Bahrein, dove per la repressione dei moti di libertà, quelli sì veri, si è ricorsi al mitragliamento della popolazione da parte degli elicotteri statunitensi. I silenzi e le mistificazioni da parte dei media occidentali non impediscono però di vedere a chi vuol vedere. Il progetto, insomma, è abbastanza chiaro e va ben oltre l’imperialismo. Con la “politica del carciofo” e cioè con l’eliminazione progressiva di uno Stato sovrano “non allineato” dopo l’altro, si sta
realizzando il progetto mondialista da parte dei centri di potere economico e di cui lo stesso “mecenate” Soros, che ne fa parte, non fa più alcun mistero. Per raggiungere tale obiettivo, il capitalismo finanziario ha quindi la necessità di distruggere le Nazioni, le comunità, le culture. Una volta dissolte, le Nazioni diverrebbero così puro folklore, espressioni geografiche, docili protettorati. E quando il capitalismo finanziario reputa non sufficienti tali necessità, allora esso non si fa scrupolo di distruggere anche fisicamente interi popoli.
Una distruzione anche in parte fisica è avvenuta a spese dell’Iraq prima e della Libia poi. Le medesime intenzioni si hanno nei confronti della Siria e, in prospettiva, dell’Iran che, ricordiamo, detiene il 20% delle risorse naturali del pianeta.
Secondo il filosofo e geopolitico siriano, presidente del Centro di Documentazione e Studi Strategici di Damasco, Imad Fawzi Sheibi, la Siria si trova di fronte a due piani machiavellici atti a
distruggere lo Stato siriano, colpire il suo popolo e annettere il suo territorio. Obiettivi dichiarati pubblicamente e volutamente ignorati dai sostenitori dei così detti “diritti umani”. Il primo è il piano sionista di Oded Yinon, intitolato “Strategia per Israele negli anni ‘80. Piano adottato dai neoconservatori di tutti i tipi per un “Nuovo Medio – Oriente” . Piano sconfitto nel 1982 da Hafez Al Assad e che oggi è stato riprogrammato. Il secondo è il piano, più ambizioso del primo, che punta alla “Grande Asia Centrale”. La destabilizzazione, il crollo e/o la scomparsa della Siria vedrebbe il successo di questi obiettivi. E così, oggi, è la volta della Siria ad essere sotto attacco con la connivenza dei media occidentali. Il popolo siriano sta subendo questa terribile guerra da ben 18 mesi e contro il legittimo Governo di Siria sono state inventate menzogne per giustificare le azioni dei terroristi mercenari.
E’ da considerare, inoltre, che lo scontro armato si è intensificato e
non si è più fermato dal luglio 2011 e cioè da quando la Siria, l’Iraq e l’Iran hanno firmato un accordo per costruire, entro il 2016, un gasdotto che collega South Pars (Iran), il più grande giacimento mondiale di gas naturale del mondo, alla Siria e dunque al Mediterraneo e da quando nell’agosto 2011 il Governo siriano ha annunciato la scoperta di un vasto giacimento di gas a Qara, vicino ad Homs. E’ quindi evidente che per la Siria è scenario di guerra per la conquista delle sue risorse energetiche. Il quadrante orientale del Mediterraneo è infatti la nuova area appetita dai predatori, soprattutto per preservare nella zona l’egemonia del gendarme israeliano, che ha appena iniziato le sue trivellazioni off-shore in acque più esattamente attribuibili come territoriali da Gaza e Cipro.
Non a caso questo accade dopo che nella zona euro si è verificato un collasso e subito dopo la gravissima crisi economica orinata dagli Stati Uniti e che ha visto questi perdere influenza rispetto
alle potenze emergenti quali la Cina, l’India ed il Brasile.
Il potenziale del potere, dunque, non risiede più nell’arsenale nucleare militare ma piuttosto si trova nei porti di esportazione dell’energia. E quindi se è vero come è vero che l’energia su cui si punta nel ventunesimo secolo è quella pulita e a minor rischio di esaurimento rappresentata dal gas, allora l’ambizione predatoria di un unico governo mondiale non può che passare per il Mediterraneo.
Secondo l’Istituto Scientifico di Washington, il Mediterraneo è ricco di gas, e la Siria ne sarebbe lo Stato più ricco. La conquista ed il controllo della Siria dunque, rappresenterebbero l’input per il controllo dell’intero Vicino Oriente. E a partire dalla Siria, corridoio per l’Asia, tale progetto si potrebbe espandere sempre di più, esplicandosi in un’apertura di ostilità all’Iran nonché ad un ridimensionamento della Russia e del suo progetto “Southstream”. Ecco, quindi, che coloro che riuscissero a invadere la Siria
acquisirebbero la chiave per il dominio del mondo, dal momento che tutto lascia intendere che questo secolo sarà primariamente il “secolo del gas.” Al fine dell’invasione, della conquista e del dissolvimento de facto della Siria, le potenze mondialiste (USA, Gran Bretagna, Francia, Israele) hanno adottato uno schema analogo a quello che adottarono per la Libia: invio di terroristi mercenari provenienti da vari Paesi, naturalmente supportati e foraggiati dalle stesse potenze mondialiste, dalla Turchia loro vassallo e dalle petromonarchie del Qatar e dell’Arabia Saudita. Nel corso di questo anno e mezzo, in Siria l’opera di questi terroristi mercenari, dei veri criminali e tagliagole (già sperimentati in Libia), tra cui salafiti fanatici, è stata deleteria, crudele e barbara: assassinati impiegati statali, poliziotti, amministratori, insegnanti, medici, religiosi non allineati, sequestrati e massacrati anche semplici cittadini di ogni età; e distrutte molte infrastrutture, ferrovie, autostrade, scuole, almeno 16 ospedali letteralmente rasi al suolo. Sono stati inoltre danneggiati molti beni culturali, con la distruzione di musei e il trafugamento di opere d’arte. Tale penetrazione armata per mezzo di terroristi mercenari è stata affiancata da una continua opera mediatica menzognera cui si è accennato: si è dipinto il legittimo governo di Bashar Al Assad come un regime dittatoriale e sanguinario. Nulla di più falso: la Siria è uno Stato laico nel quale convivono una quindicina di confessioni religiose e una ventina di etnie. La scuola è gratuita, la sanità è anch’essa a carico dello Stato.
La Siria è un Paese che sta vivendo una fase di dinamismo politico caratterizzato da una nuova Costituzione e dalla presenza di un libero multipartitismo. Nel corso di questi 18 mesi in cui la Siria è sotto attacco, sono stati più di dieci milioni i cittadini siriani scesi in piazza per manifestare in sostegno del loro Presidente, della loro sovranità, della loro
autodeterminazione. E’ ben facile evincere che il progetto mondialista ha tra i suoi obbiettivi più immediati proprio la cancellazione dell’autodeterminazione, dell’autodecisione dei popoli. Anche qui in Italia conosciamo bene tale opera di disintegrazione dell’autodecisione: l’Italia – come la Grecia – è oggi governata da tecnocrati non eletti da nessuno, espressione dell’alta finanza, e che lavorano contro gli stessi interessi del popolo italiano. Popolo anch’esso sotto attacco, e strozzato dalle catene dell’alleanza Nato. Ciò è emerso in tutta la sua evidenza nel coinvolgimento dell’Italia nella guerra di aggressione alla Libia: un autentico autolesionismo, poiché tale guerra ha fatto sì che l’ENI venisse scalzata dalla sua omologa francese e che quindi l’Italia perdesse tutte le commesse e i contratti stipulati con Gheddafi. L’Italia ha attualmente in essere contratti – relativi all’approvvigionamento di risorse naturali – sia con la Siria sia con l’Iran; ma il suo attuale ministro degli Esteri, Terzi di Sant’Agata, ha addirittura annunciato l’invio di armi ai “ribelli” (terroristi mercenari) sparsi tra “l’esercito libero siriano” e le varie bande criminali. Il ministro Terzi, quindi, non disdegnerebbe la partecipazione dell’Italia ad un’eventuale guerra congiunta alla Siria. E’ chiaro che in tal caso l’autolesionismo significherebbe un vero e brutale suicidio dell’Italia! Che non avrebbe più altra strada che quella della totale sottomissione alle potenze mondialiste in materia di approvvigionamento di energia e risorse naturali.
Ribadendo il fatto che è in atto una vera e propria “politica del carciofo”, se gli Usa e l’alta finanza riuscissero ad eliminare anche questa foglia, se riuscissero quindi ad impadronirsi di questo corridoio, potrebbero poi avviarsi al tentativo di lacerazione dell’ultima foglia, ovvero dell’Iran. Tutti gli Stati “non allineati”, modernizzatori e ricchi di risorse del nostro Vicino Oriente sarebbero così frantumati e assoggettati. Ma
gli Usa, l’alta finanza, e le potenze mondialiste in genere, hanno degli inevitabili nemici strategici: la Russia e la Cina. Il cui veto in sede ONU lo scorso luglio, è stato fondamentale nello sventare l’aggressione bellica alla Siria. Le potenze mondialiste speravano che l’oste – Russia e Cina – avrebbe chiuso un occhio sui loro conti, come si verificò in occasione dell’attacco alla Libia. Ma stavolta non è stato così. Tale situazione non poteva replicarsi.
Perché l’assoggettamento, la frantumazione, la balcanizzazione del Vicino Oriente, equivarrebbero ad un indebolimento della Russia e della stessa Cina nella politica energetica. Indebolimento che sarebbe la premessa della perdita di ogni effettiva potenza di questi Paesi, e quindi della loro inclusione – seppur in una forma forse diversa - nei Paesi assoggettati, quindi nella realizzazione compiuta del progetto di governo unico mondiale. Inoltre, a far saltare i conti, i calcoli delle potenze mondialiste, ha contribuito la
forza, la fierezza, la grande dignità del popolo siriano, il quale è ben determinato nel contrastare nel modo più assoluto ogni eventualità di divenire una nuova Libia. Un popolo che ci mostra una “vera primavera”, quella della difesa della sua libertà, della sua sovranità, della sua autodecisione, dai tentativi di assoggettamento da parte degli architetti del progetto di instaurazione di un unico governo mondiale.