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Centrale Turbogas: i cittadini si mobilitano |
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Prosegue la mobilitazione del comitato locale “No Turbogas” per impedire la costruzione della centrale termoelettrica nel comune di Presenzano. Il movimento popolare dell’Alto Casertano contesta fortemente l’accordo siglato lo scorso luglio tra l’Amministrazione comunale di Presenzano e la Edison s.p.a. , il decreto autorizzativo del Ministero dello Sviluppo Economico ed il parere favorevole delle Regione Campania, che permetteranno la costruzione di una centrale Turbogas a ciclo combinato da 810 MW sulle rive del Volturno, a pochi chilometri dalla sua “gemella” di Sparanise, in un territorio compreso tra due Parchi regionali e una Comunità Montana. Nella Valle del Volturno, tra l’altro, e ci permettiamo di farlo notare soprattutto a coloro che hanno il vizio di appiccicare il bollino dell’egoismo localistico ad ogni protesta per la salvaguardia del territorio, già insistono la centrale idroelettrica di Presenzano e il cementificio di Venafro. L’esperienza di Sparanise ha ben dimostrato che i presunti benefici economici derivanti dall’allocazione di impianti del genere, sono solo uno spot per incantare la gente. La realtà è fatta invece di danni per il settore agricolo e turistico. La non meglio precisata politica di sviluppo alla base del via libera alla sua costruzione appare ben lontana dagli interessi delle comunità locali, ma molto vicina ad interessi economici particolari. Il movimento popolare in questi giorni ha iniziato una massiccia campagna informativa e di sensibilizzazione della cittadinanza, che si concretizzerà nel dibattito pubblico in programma per domani alle ore 20:30, presso la saletta convegni del ristorante/pizzeria Navajo a Vairano Patenora. Sul piede di guerra sono anche le comunità del vicino Molise. Chi adesso ragiona in termini di “prospettive”, dopo essersi opposto per anni alla realizzazione dell’impianto, dovrebbe spiegare alla gente come ed eventualmente quando sono cambiate le condizioni ostative alla sua allocazione. Probabilmente soffriamo di amnesie e ci è sfuggita la trasformazione della zona interessata da agricola ad industriale. Se poi a cambiare è stato solo l’orientamento di qualche amministratore e dei suoi sponsor politici, magari di fronte alla promessa di qualche posto di lavoro o di una generosa “compensazione”, vorremo anche sapere come si intende conciliare la più volte strombazzata valorizzazione della vocazione agroalimentare della zona con la presenza ingombrante di una Turbogas che produce 1,6 milioni di tonnellate di CO2 l’anno e lo stesso inquinamento generato dal traffico veicolare di una città di 50mila abitanti. Se a ciò aggiungiamo che stiamo parlando di vallata chiusa in cui c’è poco circuito d’aria e che vede già la presenza di più centrali energetiche, inceneritori e impianti di smaltimento rifiuti che bruciano 130 mila tonnellate annue, la questione diventa ancora più spinosa. Alla popolazione non sono sfuggiti gli allarmi lanciati dall’Ordine dei Medici di Campobasso e dall’International society of doctors for the environment (Isde). Il presidente dell’Ordine, Gennaro Barone, e quello dell’Isde, Bartolomeo Terzano, hanno sottolineato a più riprese come la combustione, oltre a produrre particolato sottile e nano particelle, emetta in atmosfera metalli pesanti e diossina, liberando, senza possibilità di poterli bloccare, idrocarburi policiclici aromatici e carbonio organico. “Sono prodotti chimici altamente tossici e pericolosi, hanno spiegato, che proprio nella loro forma molecolare giungono a contaminare l’aria che respiriamo e che respirano i nostri figli. Tali sostanze altamente tossiche, introducendosi nella catena alimentare, finiscono con il ritrovarsi nei cibi per i prossimi decenni”.Ernesto Ferrante |
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