Degrado a Foggia: una mattina di ordinaria follia alla ASL
 











Mi reco alla ASL di Piazza della Libertà in Foggia, per chiedere l’iscrizione per l’assistenza sanitaria e scegliere il medico curante, successivamente al trasferimento della mia residenza da Varese a Foggia.
Prendo il numero 25C dal dispenser di numeri dell’eliminacode.
Più tardi si annuncia sul display un numero incomprensibile ed io lo interpreto, come altri come il numero 22.
Ma un utente mi avverte:
il display è guasto, quello è il numero 26!
Caspita!
Non mi sono accorto, ed a causa del guasto al display, mi hanno superato con la numerazione!
Mi appresto a prendere un altro numero (il 51C) e mi reco allo sportello dove si legge l’apparente numero 22 a chiedere informazioni.
Ma l’accoglienza é perfida e violenta:
il dipendente allo sportello, privo di ogni tesserino di riconoscimento, allontana urlando ed in malo modo un anziano utente che protestava perché non riceveva delucidazioni dallo sportello, il tutto sotto gli
occhi della guardia giurata che non interveniva in favore di chi era un evidente soggetto debole maltrattato da parte di chi aveva un potere ed una funzione pubblica, mentre una specie di tarantola al femminile che era servita in quel momento allo sportello, spargeva urla e veleno intorno a se, difendendo a denti stretti la sua posizione, che era la numero 24.
Ma il display, anche in numerazione 24, non poteva trarre in inganno al numero 22 o 26 e protestai allo sportello che il display recava il nemro 26 (forse) mentre lo sportello serviva il 24.
La tarantola femmina menava acide risposta a destra e a manca (donna islamica con il capo coperto che difendeva la sua posizione e quella di suo marito, così almeno lei affermava che avrebbe dovuto essere servito dopo di lei, ma del quale numero non si aveva però conoscenza e visibilità, tranne le acide risposte della “signora”) senza essere ripresa dalla solerte (a piacimento suo) guardia.
Insomma un parapiglia.
Io mi indigno e
chiedo di sapere quale numero si stia servendo in quel momento, ma non ottengo risposta, se non dalla Guardia Giurata in servizio in quel momento, la quale pretendeva di dire cosa avrei dovuto fare (prendere un altro numero e aspettare il mio turno senza chiedere alcuna informazione) o non fare e metteva ordine in modo confuso in una situazione nella quale avrebbe fatto meglio a stare in silenzio, visto che conosceva perfettamente il problema del guasto al display, origine di tanti disservizi ormai venuti al pettine.
Una guardia giurata modello adolf hitler.
Compreso che non si ottiene nulla da questa stranissima gente, mi siedo ed attendo il numero indicato, il 51C.
Ma la sequela di stranezze, non finisce qui.
Il signore dello sportello di sinistra (ve ne erano due, uno a dx e l’altro a sx al servizio dello stesso servizio) viene chiamato da una persona che era in fila.
Lesto, si alza, lascia il suo posto di lavoro, non chiude lo sportello e non mette alcun cartello che
indichi l’assenza dell’operatore e va via.
Altre proteste insorgono, visto che la quantità di gente in fila, era importante e numerosa.
Ma non si ottiene nulla, se non l’intervento di una sedicente dottoressa dipendente ASL, che senza alcun tesserino esibito, chiedeva a sua volta spiegazioni sulle proteste.
A mia volta, chiedevo chi fosse Lei, visto che non era scritto in nessun tesserino di riconoscimento quale funzione nella ASL ella ricoprisse.
Non ricevo risposta, non si identifica, non prende atto del problema e va via.
Dopo un bel po torna l’operatore assente e poco dopo, viene chiamato il mio numero dal display.
Sono però servito dallo sportello di destra.
Devo chiedere l’iscrizione alla ASL regionale pugliese a causa del cambio di residenza a Foggia, con provenienza Varese.
“Il suo libretto sanitario”, mi chiede l’operatore.
Ed io rispondo che in Lombardia non si usa il libretto sanitario, ma la tessera sanitaria regionale e la porgo.
Ed io come
faccio a sapere quale è il nome del suo medico a Varese, commenta l’operatore.
Beh, guardi, io lo so, se vuole lo indico ora, a lei.
No, no, ma sù, ma giù, perchè così, perché colì, tira dentro la ASL di Firenze, fa esempi che non capisco, e perché sopra e perché sotto, ma cosa mi importa di cosa fanno a Varese ed alla fine, mi dice:
Lei non può iscriversi ne fare la scelta del medico perché la sua documentazione è incompleta.
Capisco troppo tardi che il “problema” era il collega che si era assentato (giustificatamente?) quanto inopinatamente abbandonando lo sportello aperto, ma senza operatore.
E questa vigliaccata, assomiglia dannatamente ad una vendetta trasversale, di quelle che fanno i mafiosi:
tu cittadino qualunque ti permetti di chiedere a che numero dell’elimina code siamo arrivati, visto che il display lo riporta in modo scorretto e poco leggibile?
tu cittadino qualunque ti permetti di chiedere perché un dipendente ASL in servizio allo sportello si
assenti senza chiudere lo sportello stesso?
Ed io, che faccio parte di una casta corporativa e della “cosca dei colleghi”, te la faccio pagare:
un perfetto mafioso, altro che un dipendente regionale al servizio del cittadino.
A me però serve un medico che prescriva delle indagini diagnostiche per domani e non svolazzi ed iperbole mentali senza senso.
Chiedo l’identificazione dell’operatore allo sportello che mi nega l’accettazione della documentazione, ovvero il numero del suo tesserino di riconoscimento, tesserino che nessuno dei due operatori ha in mostra, così come la marea di (putabili) dipendenti asl che vanno e vengono continuamente in quella stanza.
Ma la mia richiesta di sapere con chi sto parlando e chi sia il responsabile del procedimento amministrativo cui mi viene negato l’espletamento trova la risposta di sempre:
un omertoso e mafioso silenzio.
Sono ormai stufo ed indignato, oltre che arrabbiato.
Chiedo chi sia il direttore responsabile di tutta
questa assistenza sanitaria assai libera di fare ciò che vuole e non di servire al servizio sanitario ed all’assistito.
Primo piano mi viene detto.
Al primo piano nessun cartello indica un ufficio, ma bensì, solo ambulatori.
Gira che ti rigira, trovo un corridoio di uffici e chiedendo ai dipendenti (numerosi e molto affaccendati a scaldare sedie e a discorrere, devo dire) quale fosse l’ufficio del direttore.
Mi dirigo presso la porta indicata e chiedo ad un utente in fila se vi fosse qualcuno all’interno e se egli fosse lì in fila per essere ricevuto.
Doppia affermazione.
Chiedo se posso bussare per essere ricevuto anch’io:
acconsente.
Busso, busso ancora ed ottengo risposta:
avanti!.
Entro e trovo in riunione di famiglia la dottoressa che giù si è rifiutata di identificarsi come dipendente (ASL), un altro signore e quello che dovrebbe essere il direttore, poiché seduto alla potrona dirigenziale.
permesso, buongiorno, e comincio a snocciolare il
problema.
Arrivato al dunque che era mia intenzione denunziare i dipendenti di cui quella direzione è responabile che rifiutavano la mia iscrizione e che erano a loro volta non identificabili perché privi del previsto tesserino di riconoscimento, e vengo immediatamente accompagnato alla porta con decisione.
Giunto alla porta, chiedo allora con chi stessi parlando io, visto che anch’egli era privo del tesserino di identificazione e mi viene risposto:
“è scritto sulla porta chi sono io!”.
Al lato della porta un cartello riporta la dicitura “direttore”, gli rispondo, ed il suo nome, non compare, contesto.
Ma non ottengo risposta.
Mi scontro ancora con un comportamento omertoso e mafioso della serie:
qua comando io, tu non sei nessuno e non hai diritto ad alcuna informazione ne giustificazione dello strano operato di chi, come me, a domanda non si qualifica ne si identifica.
Gli do 5 minuti di tempo per informarsi, poi, procederò per vie diverse.
Dopo 10 minuti,
sono ancora lì, in attesa.
Esco e chiamo il 112.
Spiego la situazione e chiedo che, perlomeno, intervenga una pattuglia dei Carabinieri ad identificare dipendenti pubblici che, a mio avviso avevano infranto una quantità di leggi e regolamenti e che, soprattutto, si rifiutavano di offrire una identificazione come da obbligo del tesserino di riconoscimento.
Mi dicono di attendere lì, che arriverà una pattuglia del 112.
Dopo qualche minuto, vengo richiamato dal 112 che mi informa che interverrà il 113.
Dopo qualche minuto mi chiama il 113 e spiego ancora una volta, sommariamente, la questio:
chiedo l’identificazione di alcuni dipendenti della ASL che a mio avviso, non adempiono al loro dovere, alla loro funzione e soprattutto, non si lasciano identificare in nessun modo.
Mi rispondono che interverrà una pattuglia del 113.
Attendo.
Due agenti intervengono e a loro spiego cosa è accaduto e che io chiedevo solo l’identificazione dello sportellista che si era
rifiutato di iscrivermi al servizio sanitario e consentire la conseguente scelta del medico curante e del direttore responsabile del servizio, anch’esso non identificabile tramite tesserino di riconoscimento o indicazione fuori dalla porta del direttore del servizio.
Chiedono di essere accompagnati allo sportello:
li accompagno.
Appena arrivati nella stanza, il superiore in grado dei due poliziotti saluta amichevolmente l’operatore di sportello che si è assentato senza chiudere lo sportello:
io comincio a dubitare della riuscita della identificazione dei soggetti che non vogliono adempiere ai loro doveri.
E così è:
usciti dall’ufficio i due agenti, cambiando radicalmente atteggiamento e premettendo che il loro intervento ha il solo scopo di “comporre la questione”, comunicano che i due sportellisti negano ogni addebito e negano anche di aver negato la mia iscrizione al servizio sanitario regionale!
In più, gli sportellisti godono della favorevole testimonianza
della guardia giurata-adolf hitler!
Mi vien da ridere, ma rispondo con garbata cortesia:
posso farLe una domanda?
E lui: certo.
“Perché Lei ha salutato l’operatore si sportello entrando?”.
Io saluto tutti, risponde.
Peccato che non abbia salutato amichevolmente me e nemmeno gli altri due dipendenti asl che erano presenti e ben visibili quando ha salutato amichevolmente l’operatore-sportellista-abbandono di posto del lavoro e interruzione di pubblico servizio.
E peccato abbia anche dimenticato, sebbene da me ricordato, di identificare il direttore-fantasma-irresponsabili-irriconoscibile che rifiutava anche solo di dire il suo nome e cognome.
Morale della favola.
Ho perso ogni fiducia nella capacità tecnica di intervento della Polizia di Stato.
Da oggi in poi, mi servirò esclusivamente dell’Arma dei Carabinieri come forza di polizia.
Poiché se il cittadino chiede l’intervento delle FFOO per identificare un dipendente pubblico (come lo è anche il
poliziotto) perché secondo me inadempiente e non identificabile a mezzo del tesserino di riconoscimento, non desidero ricevere l’intervento di un amico degli amici o il pacificatore dell’ONU che, non identifica il direttore e non so nemmeno se ha identificato gli operatori di sportello.
Io ho chiamato il 112, non il giudice conciliatore.
Ed infatti, io avevo chiamato il 112 e non il 113:
preveggenza?
Gustavo Gesualdo
alias
Il cittadino X