Legge anticorruzione, decideranno 100 parlamentari tra condannati e indagati
 











Siccome ormai indignarsi è una moda trendy, già immaginiamo gli alti lai e gli stracciar di vesti che seguiranno alla puntata di stasera di Report con la carrellata dei condannati, imputati, indagati e prescritti del Parlamento italiano: 100 in tutto. Le “quote marron” formano un poderoso esercito di onorevoli e senatori che ammonta ormai ben oltre uno su dieci del totale: un tasso di devianza che non trova riscontri nemmeno nelle più degradate periferie metropolitane. Con un’aggravante, messa bene in luce da Report: questi galantuomini sono portatori insani del più smaccato eppur invisibile conflitto d’interessi. Dovrebbero votare leggi più severe contro la corruzione, la concussione, il falso in bilancio, la truffa, il peculato, l’abuso d’ufficio, il finanziamento illecito, l’associazione per delinquere, ma non vogliono né possono farlo, dovendo rispondere di quei reati nelle procure, nei tribunali, nelle corti d’appello, in Cassazione o addirittura (21 di loro) sono già stati condannati in via definitiva.
Poi naturalmente ci sono gli avvocati che li seguono in Parlamento, quasi tutti infilati nelle commissioni giustizia a legiferare a vantaggio dei clienti che li han fatti eleggere grazie al Porcellum. Infine c’è chi è incensurato solo perché non l’hanno ancora scoperto e agisce di conseguenza. Solo così si spiega la produzione industriale di leggi-vergogna, ad castam, contro la giustizia e a favore dei ladri con colletto bianco e guanti gialli (un centinaio di norme negli ultimi 15 anni), il blocco della ratifica delle convenzioni internazionali contro la corruzione e financo del risibile pacchetto anti-tangenti racimolato dalla ministra Paola Severino. Ma nel Palazzo sono in pochi ad aver il diritto a indignarsi. In qualche cassetto del Senato riposa in pace dal 2007 la proposta di legge di iniziativa popolare su cui Beppe Grillo, al V-Day di Bologna, aveva raccolto 300 mila firme per rendere ineleggibili almeno
i condannati. Et pour cause.
Tutti i maggiori partiti, in questi anni, hanno portato in Parlamento inquisiti e condannati, sottraendoli alla giustizia o per solidarietà di casta o perché ricattati (o mi fai eleggere o parlo di te): dal Pdl all’Udc, che vantano il record mondiale di “quote marron”, al Pd, che s’è accontentato di metterne in lista qualcuno in meno. Abbiamo persino la seconda carica dello Stato, il presidente del Senato Renato Schifani, indagato a Palermo per mafia. E fino a dieci mesi fa il premier Silvio Berlusconi era imputato di corruzione giudiziaria, concussione, prostituzione minorile, frode fiscale, appropriazione indebita e falso in bilancio: eppure il presidente Napolitano, al momento di dargli l’incarico nel 2008, non fece una piega. Così come quando nominò vari inquisiti come ministri e sottosegretari. E pensare che nel 1992 Oscar Luigi Scalfaro rifiutò di incaricare Bettino Craxi perché avrebbe potuto essere (ma ancora non lo era) inquisito da Mani Pulite
dopo l’arresto di Mario Chiesa. E nel ’94 rifiutò di nominare ministro della Giustizia Cesare Previti non perché fosse indagato (ancora non lo era), ma perché era l’avvocato del premier, dunque in conflitto d’interessi. Altri tempi, altri presidenti.
1994, LISTE PULITE
Nel 1994 era ancora aperta la piaga di Tangentopoli, che aveva stracciato tutti i primati di inquisiti in Parlamento dall’Unità d’Italia: solo nel primo anno dell’inchiesta Mani Pulite, dal febbraio ’92 al febbraio ’93, le Camere elette nel 1992 avevano ricevuto ben 540 richieste di autorizzazione a procedere (allora necessaria per poter inquisire un eletto) nei confronti di quasi altrettanti deputati e senatori: 107 per corruzione, 89 per concussione, 46 per ricettazione, 116 per illecito finanziamento, 108 per abuso. Il totale aveva raggiunto quota 619 il 15 novembre 1993, quando – per recuperare un po’ di credibilità – il Parlamento abolì l’autorizzazione a procedere per le indagini.
Oggi pare incredibile,
ma Berlusconi fece firmare agli aspiranti candidati di Forza Italia una dichiarazione scritta e giurata che recitava: “Dichiaro: 1) di non avere carichi pendenti; 2) di non avere ricevuto avvisi di garanzia; 3) di non essere stato e di non essere sottoposto a misure di prevenzione e di non essere a conoscenza dell’esistenza a mio carico di procedimenti in corso”.E analogo impegno pretesero dai propri candidati la neonata Alleanza nazionale, i Progressisti e il Ppi-Patto Segni. Infatti gli unici partiti con i vertici indagati furono la Lega Nord (con Bossi coinvolto nella maxi-tangente Enimont) e il Pds (con il segretario Achille Occhetto e il vicesegretario Massimo D’Alema inquisiti a Roma, assieme al tesoriere Marcello Stefanini, perché denunciati da Craxi e in seguito archiviati).
1996, LE PRIME MACCHIE
La legislatura dell’Ulivo, nata dalle elezioni del 1996 vinte da Romano Prodi, inizia sull’onda dello scandalo “toghe sporche”, scoperchiato grazie alle rivelazioni di Stefania
Ariosto: Berlusconi, già imputato per corruzione della Guardia di finanza, per i falsi in bilancio All Iberian e per i finanziamenti illeciti a Craxi, è indagato insieme a Previti per corruzione giudiziaria (casi Sme e Monda-dori). Anche Antonio Di Pietro è imputato a Brescia in varie inchieste nate dalle denunce di molti suoi imputati: per questo non si candida (verrà prosciolto solo a campagna elettorale inoltrata e sarà nominato da Prodi ministro tecnico dei Lavori pubblici). Il Cavaliere invece sì e porta in Parlamento il suo coindagato Previti ; il suo coimputato Massimo Maria Berruti (favoreggiamento nel processo Gdf); e persino Marcello Dell’Utri, che nel ’94 ha preferito restare in azienda, ma nel ’95 è stato arrestato a Torino per frode fiscale e false fatture nell’indagine Publitalia (sarà poi condannato in via definitiva a 2 anni e mezzo), ed è pure indagato a Palermo per mafia. “Ho deciso di candidare Berruti per salvarlo dalla persecuzione dei giudici”, annuncia B.
A
Milano la Lega Nord affigge manifesti con i volti di Dell’Utri e Berruti: “Votateci, se no ci arrestano”. Così, diversamente dal 1994, nelle liste del Polo e dell’Ulivo figurano indagati e addirittura condannati (uno definitivo, Vittorio Sgarbi, per truffa allo Stato, in particolare al ministero dei Beni culturali: infatti viene subito nominato sottosegretario ai Beni culturali). Nell’Ulivo sono inquisiti Prodi (a Roma, per abuso d’ufficio nell’affare Cirio, poi chiuso col proscioglimento dinanzi al gip); D’Alema e Occhetto (indagati a Venezia per finanziamento illecito dal pm Nordio, inchiesta poi finita nel nulla); Ciriaco De Mita (vecchi processi di Tangentopoli poi chiusi con assoluzioni e prescrizioni); e Giorgio La Malfa (condannato per Enimont). Condannato, sempre per Enimont, anche Bossi, ora imputato per istigazione a delinquere. Ma si tratta ancora di eccezioni, qualitativamente decisive, ma statisticamente marginali.
2001, ARRIVANO LE CAVALLETTE
Le elezioni del 2001,
che non a caso segnano il ritorno trionfale del Caimano, portano in Parlamento l’invasione delle cavallette. Un’orda trasversale di condannati, imputati, inquisiti e prescritti: una novantina in tutto, quasi un eletto su 10. Pressoché tutti candidati in collegi sicuri. Nel centrodestra, oltre alle conferme di B., Previti, Dell’Utri, Bossi, La Malfa, Berruti e Sgarbi, si aggiungono i neo-indagati Gaspare Giudice, Giuseppe Firrarello, Aldo Brancher, Giampiero Cantoni, Romano Comincioli; e i pregiudicati di ritorno Antonio Del Pennino, Egidio Sterpa, Alfredo Vito e Gianstefano Frigerio. Quest’ultimo lo arrestano il primo giorno di legislatura: deve scontare 6 anni e 8 mesi. Otterrà l’affidamento al servizio sociale e deciderà di scontarlo a Montecitorio, indicando come “attività socialmente utile” quella di parlamentare e trasformando così la Camera in una comunità di recupero per devianti. Per non esser da meno, anche il centrosinistra porta due pregiudicati: Enzo Carra e Auguste Rollandin. Più una serie di indagati e imputati.
2006, CONDANNATI E NOMINATI
Nel 2006, anno del ritorno di Prodi, si vota per la prima volta col Porcellum: le segreterie dei partiti si nominano i parlamentari più graditi. Condannati e inquisiti in primis. Solo tre liste aderiscono alla campagna di Beppe Grillo “Parlamento pulito”: Idv (che entra per la prima volta in Parlamento), Verdi e Pdci. Pier Ferdinando Casini promette: “A parte Cuffaro, in Sicilia non ricandideremo nessun inquisito”. Poi candida, oltre a Totò Cuffaro (imputato per favoreggiamento alla mafia), Giuseppe Drago, ex presidente della Regione, condannato in primo grado per peculato e abuso per aver svuotato la cassa dei fondi riservati (230 milioni di lire); Calogero Mannino, imputato a Palermo per concorso esterno in associazione mafiosa (sarà poi assolto); e Francesco Saverio Romano, indagato per lo stesso reato (anche lui poi assolto).
Così anche nella XV legislatura le quote marron sfiorano il 10% del
Parlamento: la solita novantina di personaggi nei guai con la giustizia. Svettano ben 21 pregiudicati: Berruti (FI, favoreggiamento), Biondi (FI, evasione fiscale poi depenalizzata), Bossi (Ln, finanziamento illecito e istigazione a delinquere), Cantoni (FI, corruzione e bancarotta); Carra (Dl, falsa testimonianza), Cirino Pomicino (Nuova Dc, corruzione e finanziamento illecito), De Angelis (An, banda armata e associazione sovversiva), D’Elia (Rosa nel pugno, banda armata e concorso in omicidio), Dell’Utri (FI, false fatture, falso in bilancio, frode fiscale), Del Pennino (FI, finanziamento illecito), Daniele Farina (Prc, fabbricazione, detenzione e porto abusivo di ordigni esplosivi, resistenza a pubblico ufficiale, lesioni personali gravi e inosservanza degli ordini dell’autorità), Jannuzzi (FI, diffamazione aggravata); La Malfa (FI, illecito finanziamento), Maroni (Ln, resistenza a pubblico ufficiale ); Mauro (FI, diffamazione aggravata); Nania (An, lesioni volontarie personali); Previti (FI, corruzione giudiziaria, poi dichiarato interdetto dai pubblici uffici e decaduto); Sterpa (FI, finanziamento illecito); Tomassini (FI, falso in atto pubblico); Visco (Ds, abuso edilizio); Alfredo Vito (FI, corruzione). Alcuni fanno carriera. D’Elia diventa segretario della presidenza della Camera. Farina vicepresidente della commissione Giustizia. Pomicino e Vito entrano in Antimafia.
2008, LA CARICA DEI 126
Nel 2008 B. torna al governo per la terza volta. Stabile la percentuale di quote marron: una novantina di clienti di procure e tribunali, che nel corso della legislatura saliranno a 126. I pregiudicati, all’inizio, sono 19. Ai soliti Berruti, Bossi, Cantoni, Carra, De Angelis, Dell’Utri, La Malfa, Maroni, Nania, Sciascia, Tomassini, si aggiungono alcune pregevoli new entry: Giulio Camber (Pdl, millantato credito), Giuseppe Ciarrapico (Pdl, ricettazione fallimentare, bancarotta fraudolenta, sfruttamento del lavoro minorile, truffa pluriaggravata), Renato Farina
(Pdl, favoreggiamento in sequestro di persona), Antonio Papania (Pd, abuso d’ufficio), Giuseppe Naro (Udc, abuso d’ufficio) e Salvatore Sciascia (Pdl, corruzione). Anche nel governo siede una folta rappresentanza di quote marron, con 10 elementi di spicco: il premier B. (imputato di una variopinta serie di delitti); i ministri Maroni (pregiudicato: Interni), Bossi (pregiudicato: Riforme istituzionali), Matteoli (imputato per favoreggiamento: Infrastrutture), Fitto (imputato per corruzione, finanziamento illecito, turbativa d’asta e interesse privato: Affari regionali), Calderoli (ricettazione, poi prosciolto: Semplificazione), cui si aggiungeranno Brancher (imputato di ricettazione e appropriazione indebita: Devolution) e Romano (indagato per mafia e poi assolto: Agricoltura); e i sottosegretari Gianni Letta (indagato per abuso d’ufficio, truffa e turbativa d’asta, poi in parte prosciolto) e Cosentino (indagato per concorso esterno in camorra). Tutte nomine che portano la firma del presidente Napolitano. Lo stesso presidente che non fa un plissé quando viene indagato per frode fiscale Corrado Passera, superministro dello Sviluppo economico e di tante altre cose, e viene rinviato a giudizio per truffa Adelfio Elio Cardinale, sottosegretario alla Salute. Lo stesso presidente che ora cade dal pero. Si meraviglia perché il Parlamento non approva la legge anticorruzione. E s’indigna per gli ultimi “fenomeni di corruzione vergognosi e inimmaginabili”. Roba da non credere, eh?Marco Travaglio

I cento parlamentari condannati, imputati, indagati o prescritti
Abrignani Ignazio (deputato Pdl): indagato per dissipazione post-fallimentare.
Alessandri Angelo (dep Lega): indagato per finanziamento illecito ai partiti.
Angelucci Antonio (dep Pdl): indagato per associazione a delinquere, truffa e falso.
Aracu Sabatino (dep Pdl): rinviato a giudizio nella Sanitopoli abruzzese.
Barbareschi
Luca (dep Misto- eletto Pdl): indagato per abusivismo.
Berlusconi Silvio (dep Pdl): 2 amnistie (falsa testimonianza P2, falso in bilancio Macherio); 1 assoluzione per depenalizzazione del reato (falso in bilancio All Iberian); 3 processi in corso (frode fiscale Mediaset, intercettazioni Unipol, processo Ruby). 5 prescrizioni (Lodo Mondadori, All Iberian, Consolidato Fininvest, Falso in bilancio Lentini, processo Mills).
Bernardini Rita (dep Pd): condannata nel 2008 a quattro mesi per cessione gratuita di marijuana, pena estinta per indulto.
Berruti Massimo (dep Pdl): condannato a 8 mesi per favoreggiamento.
Bossi Umberto (dep Lega): condannato a 8 mesi di reclusione per finanziamento illecito, 1 anno per istigazione a delinquere, 1 anno e 4 mesi per vilipendio alla bandiera poi indultati, oggi è indagato per truffa ai danni dello Stato.
Bosi Francesco (dep Udc): indagato per abuso d’ufficio.
Bragantini Matteo (dep Lega): condannato in appello per propaganda
razziale.
Brancher Aldo (dep Pdl): condannato per appropriazione indebita e ricettazione.
Briguglio Carmelo (dep Pdl): vari processi a carico (truffa, falso, abuso d’ufficio), alcuni prescritti, alcuni trasferiti ad altri tribunali e in seguito assolto.
Calderoli Roberto (senatore Lega): indagato per ricettazione, resistenza a pubblico ufficiale, prescritto. Indagato per truffa dal Tribunale dei ministri, i senatori votano contro l’autorizzazione a procedere.
Caliendo Giacomo (sen Pdl): indagato per violazione della legge Anselmi sulle società segrete (inchiesta nuova P2).
Camber Giulio (sen Pdl): condannato in via definitiva per millantato credito.
Caparini Davide (dep Lega): resistenza a pubblico ufficiale, prescritto.
Carlucci Gabriella (dep Pdl): condannata a risarcire una sua collaboratrice.
Carra Enzo (dep Udc): condannato in via definitiva a 16 mesi per false dichiarazioni ai pm.
Castagnetti Pierluigi (dep Pd): rinviato a giudizio per corruzione,
prescritto.
Castelli Roberto (sen Lega): indagato per abuso d’ufficio patrimoniale.
Catone Giampiero (dep Misto – eletto Pdl): condannato in primo grado a otto anni per associazione a delinquere finalizzata alla truffa aggravata, falso, false comunicazioni sociali e bancarotta fraudolenta pluriaggravata.
Cesa Lorenzo (dep Udc): condannato in primo grado per corruzione aggravata, condanna annullata in appello per vizio di forma.
Cesaro Luigi (dep Pdl): indagato per associazione camorristica.
Ciarrapico Giuseppe (sen Pdl): condannato per truffa aggravata, bancarotta fraudolenta, finanziamento illecito, rinviato a giudizio per ricettazione, indagato per truffa ai danni di Palazzo Chigi.
Cosentino Nicola (dep Pdl): accusato di legami con il clan dei Casalesi, il Parlamento ha negato la richiesta d’arresto. Imputato anche nell’inchiesta sulla P3.
Crisafulli Vladimiro (sen Pd): sotto inchiesta per abuso d’ufficio.
Cursi Cesare (sen Pdl): indagato per
corruzione.
D’Alema Massimo (del Pd): finanziamento illecito accertato, prescritto.
D’Alì Antonio (sen Pdl): rinviato a giudizio per concorso esterno in associazione mafiosa.
De Angelis Marcello (dep Pdl): condannato per banda armata e associazione eversiva.
De Gregorio Sergio (sen Pdl): indagato per associazione per delinquere, concorso in truffa e truffa aggravata, concorso in bancarotta fraudolenta. Il Senato ha negato l’autorizzazione all’arresto.
Dell’Utri Marcello (dep Pdl): condannato per false fatture e frode fiscale, condannato in appello per tentata estorsione mafiosa, condannato in secondo grado a 7 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa ma annullata con rinvio dalla Cassazione.
Del Pennino Antonio : (sen Pdl): ha patteggiato una pena di 2 mesi e 20 giorni nel processo per le tangenti Enimont. A ottobre 1994 altro patteggiamento: di una pena di 1 anno, 8 mesi e 20 giorni per tangenti relative alla Metropolitana milanese. Prescritto
per corruzione.
De Luca Francesco (dep Pdl): indagato per tentata corruzione in atti giudiziari.
Di Giuseppe Anita (dep Idv): indagata per abuso di ufficio, turbativa d’asta e associazione a delinquere.
Di Stefano Fabrizio (dep Pdl): rinviato a giudizio per corruzione.
Drago Giuseppe (dep Misto – eletto Udc): condannato per peculato e abuso d’ufficio.
Farina Renato (dep Pdl): condannato in primo grado a 2 anni e 8 mesi per falso in atto pubblico, ha patteggiato una pena di 6 mesi per favoreggiamento nel sequestro di Abu Omar.
Fasano Vincenzo (sen Pdl): condannato per concussione, indultato.
Fazzone Claudio (sen Pdl): rinviato a giudizio per abuso d’ufficio.
Firrarello Giuseppe (sen Pdl): condannato in primo grado per turbativa d’asta, indagato per concorso esterno in associazione mafiosa (nel ’99 il Senato ha negato l’arresto).
Fitto Raffaele (dep Pdl): rinvio a giudizio per concorso in corruzione, falso e finanziamento illecito.
Galati Giuseppe (dep Pdl):
indagato per associazione a delinquere, truffa e associazione segreta.
Galioto Vincenzo (sen Misto-eletto Pdl): condannato in primo grado per falso in bilancio.
Genovese Fracantonio (dep Pd): indagato per abuso d’ufficio.
Grassano Maurizio (Misto – eletto Lega): condannato in primo grado a 4 anni per truffa.
Grillo Luigi (dep Pdl): indagato e prescritto per truffa.
Iapicca Maurizio (dep Misto-eletto Pdl): rinviato a giudizio per false fatture, falso in bilancio e abuso d’ufficio, prescritto.
La Malfa Giorgio (dep Misto-eletto Pdl): condannato per finanziamento illecito.
Laganà Maria Grazia (dep Pd): imputata per truffa ai danni dello Stato.
Landolfi Mario (dep Pdl): indagato per concorso in corruzione, concorso in truffa e concorso in favoreggiamento mafioso.
Lehner Giancarlo (dep Pdl): condannato per diffamazione.
Lolli Giovanni (dep Pd): rinviato a giudizio per favoreggiamento , prescritto.
Lombardo Angelo (dep Misto): indagato per concorso esterno in
associazione mafiosa.
Lumia Giuseppe (dep Pd): indagato per diffamazione. Querelato dal suo ex addetto stampa.
Lunardi Pietro (dep Pdl): indagato per corruzione.
Luongo Antonio (dep Pd): rinviato a giudizio per corruzione.
Lusetti Renzo (dep Pd): condannato a risarcimento per consulenze ingiustificate.
Lusi Luigi (Misto-eletto Pd): indagato per appropriazione indebita e calunnia, è attualmente in carcerazione preventiva e resta senatore.
Malgieri Gennaro (dep Pdl): condannato dalla Corte dei conti per la nomina di Alfredo Meocci a dg della Rai.
Mannino Calogero (sen misto, eletto Udc): imputato per minaccia a corpo dello Stato nell’inchiesta sulla Trattativa Stato-mafia.
Maroni Roberto (Lega Nord): condannato per oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale.
Matteoli Altero (sen Pdl): imputato per favoreggiamento, processo bloccato dalla Camera.
Messina Alfredo (sen Pdl): indagato per favoreggiamento in bancarotta fraudolenta.
Milanese Marco (dep Pdl):
indagato per corruzione, rivelazione segreta e associazione a delinquere (P4).
Nania Domenico: (sen Pdl): condannato per lesioni personali, condannato in primo grado per abusi edilizi e prescritto.
Naro Giuseppe (dep Udc): condannato per abuso d’ufficio, condanna in primo grado per peculato prescritta.
Nessa Pasquale (sen Pdl): rinviato a giudizio per concussione.
Nespoli Vincenzo: (sen Pdl): indagato per concorso in scambio elettorale, concorso in bancarotta fraudolenta e concorso in riciclaggio. Richiesta di arresto respinta dal Senato.
Paravia Antonio ( arrestato per tangenti, poi prescritto.
Papa Alfonso: (dep Pdl): accusato di concussione, favoreggiamento e rivelazione del segreto d’ufficio nell’ambito dell’inchiesta sulla P4.
Papania Antonino (dep Pd): patteggia accusa per abuso d’ufficio.
Pili Mauro (dep Pdl): indagato a Cagliari per peculato.
Pini Gianluca: (dep Lega): indagato per millantato credito.
Pittelli Giancarlo (dep Misto – eletto Pdl):
indagato per associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio e “appartenenza a loggia massonica segreta o struttura similare” e per minacce e lesioni a un collega avvocato.
Pistorio Giovanni (sen Misto): condannato dalla Corte dei conti per danno erariale.
Porfidia Americo: (dep Misto – eletto Idv): rinviato a giudizio per tentata estorsione e favoreggiamento.
Rigoni Andrea (dep Pd): condanna in primo grado per abuso edilizio, poi reato prescritto.
Rizzoli Melania (dep Pdl): indagata per concorso in falso.
Romano Francesco Saverio (dep misto – eletto Udc): indagato per corruzione.
Rosso Roberto (dep Pdl): indagato per associazione a delinquere.
Russo Paolo (dep Pdl): indagato per violazione della legge elettorale.
Savino Elvira (dep Pdl): indagata per concorso in riciclaggio.
Scajola Claudio (dep Pdl): indagato per la casa vicino al Colosseo pagata dall’imprenditore Diego Anemone.
Scapagnini Umberto (dep Pdl): condannato in primo grado a 2 anni e 6
mesi per abuso d’ufficio e violazione della legge elettorale.
Scelli Maurizio (dep Pdl): condannato a pagare 900 mila euro per irregolarità nell’acquisizione di servizi informatici.
Sciascia Salvatore (sen Pdl): condannato per corruzione alla Guardia di finanza.
Simeoni Giorgio (dep Pdl): indagato per associazione per delinquere e corruzione.
Serafini Giancarlo (sen Pdl): ha patteggiato una condanna per corruzione.
Speciale Roberto (dep Pdl): condannato dalla Corte di appello militare a 1 anno e 1 mese per peculato d’uso e abuso d’ufficio.
Stiffoni Piergiorgio (sen misto – eletto Lega) indagato dalla Procura di Milano per peculato.
Strano Nino (sen Misto – Fli): condannato in appello a 2 anni e 2 mesi per abuso d’ufficio e violazione della legge elettorale
Tancredi Paolo (dep Pd): indagato per corruzione
Tedesco Alberto (sen Pd): indagato per turbativa d’asta e corruzione. La Camera dei deputati l’ha salvato negando l’autorizzazione all’arresto.
Tomassini
Antonio (sen Pdl): condannato per falso.
Tortoli Roberto (dep Pdl): condannato in secondo grado a 3 anni e 4 mesi per estorsione.
Verdini Denis (dep Pdl): indagato per false fatture, mendacio bancario, appalti G8 L’Aquila, associazione a delinquere e abuso d’ufficio.
Vizzini Carlo (sen Pdl): condannato in primo grado per finanziamento illecito, si è salvato solo con la prescrizione. Era coinvolto nella maxi tangente Enimont. Indagato per favoreggiamento alla mafia.
 
Alcuni dati potrebbero essere cambiati rispetto a quelli riportati e nel caso saremo pronti a rettificarli essendo molti i processi in corso. Altri ancora possono essere subentrati.