Tutti in piazza contro la troika dell’usura
 











Migliaia di cittadini europei sono scesi in strada per manifestare a Parigi, Madrid e Lisbona contro i tagli e le tasse imposte dalla troika dell’usura ai governi. Il vero problema è costituito dall’Unione europea, dalla Bce e dal Fondo monetario internazionale, ovvero i membri della troika, che impongono i loro diktat agli inani governi dell’Eurozona, i quali in cambio di prestiti particolarmente onerosi sono disposti a ridurre in povertà i loro popoli pur di soddisfare i voleri di questi Signori del danaro. Miliardi di euro in cambio di miliardi di tagli alla spesa pubblica, di nuove tasse e privatizzazioni a tutto spiano. Da qui la necessità, che riguarda tanto Lisbona che Madrid e Parigi, di sempre nuovi risparmi messi in atto con tecniche da vera e propria macelleria sociale. E sempre nuovi sacrifici da parte dei popoli europei significheranno sempre nuove manifestazioni di protesta. Ma partiamo dall’inizio, ricordando che non sono più soltanto i popoli dei cosiddetti PIIGS (Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia e Spagna) a scendere in piazza per non pagare i costi della crisi innescata dagli interessi delle banche e della finanza usuraia, ma adesso protestano anche i cittadini dei Paesi più ricchi dell’Eurozona, come la Francia. Per questo decine di migliaia di manifestanti si sono riversate nelle strade di Parigi allo scopo di protestare contro le misure di austerità varate dal governo per volere del capo dell’Eliseo François Hollande, in linea con le richieste di Bruxelles. Le proteste, sono state decise da diverse organizzazioni tra cui il Fronte della Sinistra e hanno avuto luogo anche per anticipare l’esame del Fiscal compact da parte del Parlamento francese, previsto per domani. Il corteo è partito domenica pomeriggio da Piazza della Nazione con uno striscione che apriva la protesta con la scritta “Per un’Europa solidale, no al trattato di austerità”. I manifestanti, circa 80mila secondo gli organizzatori, hanno raggiunto Piazza Italia, punto finale della imponente manifestazione. E se i francesi hanno gridato la loro rabbia domenica scorsa, il giorno prima è stata la volta di portoghesi e spagnoli. In Portogallo lo slogan più gridato è stato “Che si fotta la troika”. Un urlo di protesa che ha portato in piazza del Commercio decine di migliaia di persone. Dopo un anno e mezzo di proteste a bassa intensità, in Portogallo si sta aprendo una stagione di vera e propria lotta popolare contro le misure inique adottate dal governo. E così per tutta la giornata Lisbona è stata invasa da almeno centomila persone. Stesso discorso per la Spagna. Lo slogan più gridato anche lì è stato diretto contro il governo e i suoi provvedimenti antipopolari: “No alle misure Rajoy”. Chiaro e diretto il messaggio che si è levato nelle strade dove, per la terza volta in una settimana, decine di migliaia di persone hanno espresso la loro rabbia, manifestando contro le misure draconiane decise dal governo conservatore e imposte dalla troika in cambio di miliardi di euro per aiutare le banche spagnole sull’orlo del fallimento. Per l’ennesima volta  sabato pomeriggio gli “indignados” sono tornati a manifestare la loro protesta davanti al parlamento. La rabbia degli indignati non è stata gradita dalle forze dell’ordine in tenuta antisommossa, per cui si sono avuti duri scontri tra i giovani arrabbiati e gli agenti.Andrea Perrone
L’Eurotower si rinnova a spese dei popoli europei
L’Eurotower si rinnova a spese dei popoli europei che subiscono le politiche predatorie della Bce, coadiuvata in questo dall’Ue e dal Fondo monetario internazionale. Nonostante la crisi e i tagli imposti ai popoli del Vecchio Continente, la Banca centrale europea ha deciso infatti di concedersi una sede tutta nuova a Francoforte, dal costo stratosferico di circa 1,2 miliardi di euro, rispetto al budget previsto di 800 milioni. Il costo è lievitato di ben 400 milioni di euro rispetto alle previsioni iniziali. La
costruzione che si estende per 185 metri di altezza consiste di due edifici poligonali di 43 e 45 piani rispettivamente, dove si trovano gli uffici, collegati l’uno all’altro da un atrio. Descritta dal progetto dell’architetto come una “città verticale”, le due torri possono contenere fino a 2.600 rappresentanti del personale tutti insieme sullo stesso piano. L’aumento delle spese per rinnovare la sede dei tecno-banchieri sarebbe causato dagli interventi di restauro, da presunti lavori straordinari, con un altrettanto presunto aumento del costo dei materiali e delle attività messe in opera nel settore delle costruzioni. Il tutto naturalmente a spese dei popoli europei che dovranno contribuire a pagare i costi della costruzione degli uffici per i tecnocrati dell’Ue. Da quanto emerso, la nuova sede dovrebbe diventare operativa nel 2014, ma i ritardi e soprattutto i costi lievitati rispetto alle previsioni iniziali hanno provocato più di un malumore. Alla cerimonia ufficiale per il completamento delle principali opere strutturali della sede di Francoforte hanno partecipato il sindaco di Francoforte Peter Feldmann, e un membro del consiglio esecutivo della Bce, Jorg Asmussen. E proprio quest’ultimo è stato accusato di aver fatto aumentare i costi a causa di una serie di problemi imprevisti nella realizzazione dell’immensa struttura. Il tecnocrate della Banca centrale ha sottolineato però che “la nuova sede servirà a fornire alla Bce una sede moderna e funzionale, e spero che verrà considerata dalla gente di Francoforte, e oltre, come un arricchimento della vista dei grattacieli della città stessa e del paesaggio d’Europa”. La costruzione è in corso, ma con sei mesi di ritardo, tuttavia la Banca centrale insiste che sarà pronta entro gennaio 2014. Dalla sua nascita, nel 1998, la Bce non ha mai posseduto una sede unica. L’attuale sede infatti, la cosiddetta Eurotower, è in affitto così come i due blocchi di uffici situati nel centro di Francoforte. La notizia della nuova sede e dei costi lievitati è indubbiamente imbarazzante per la Bce, che è stato uno dei fautori principali nella risposta alla crisi del debito dell’Eurozona. Insieme con la Commissione europea e il Fondo monetario internazionale, la Banca rappresenta la troika dell’usura, per le continue misure di austerità estremamente severe imposte a Grecia, Irlanda e Portogallo in cambio di miliardi di euro di prestito, che dovrebbero risanare un debito che invece si rafforza e rende più dura la crisi recessiva. E così i tecnocrati invece di dare il buon esempio, mentre i popoli europei sono costretti a stringere la cinghia, preferiscono spendere miliardi di euro per una struttura faraonica, infischiandosene delle difficoltà che attraversano i cittadini europei.Andrea Perrone