Spagna: giro di vite contro le manifestazioni
 











Il governo di Madrid intimorito dalle continue proteste e manifestazioni contro le manovre lacrime e sangue decise dal premier Mariano Rajoy, pianifica il divieto di manifestare liberamente. Un giro di vite, dunque, che viene definito come il desiderio di “rimodulare” il diritto alla libertà di riunione e di manifestazione. Sono troppe le proteste – affermano gli uomini del governo e delle istituzioni – e si intensificano frequentemente in relazione alle manovre draconiane decise di tagli a salari e pensioni, come di nuove tasse, da parte del governo a danno del popolo iberico e per volere dell’usura internazionale, Ue e Fmi in testa. “Troppe” manifestazioni, ha accusato Ana Botella, sindaco di Madrid e moglie dell’ex premier José Maria Aznar, e Cristina Cifuentes, delegata del governo centrale di Mariano Rajoy, ha spiegato che la legge in materia di libertà di riunione e manifestazione è “molto ampia e permissiva”, secondo quanto riportato dal quotidiano spagnolo El Pais, nella sua edizione elettronica. Da qui l’idea di “modulare” la legge per “razionalizzare l’uso dello spazio pubblico”, come ha precisato Cifuentes. Secondo l’esecutivo di centrodestra al governo, non ci sarebbe bisogno di cambiare la Costituzione, ma basterebbe modificare la “Legge Organica” (“Legge-quadro”) che regola questi diritti. L’obiettivo, si è affrettata a precisare la delegata, non sarebbe “ridurre” il diritto, ma ampliare i margini di manovra delle amministrazioni per modificare i percorsi e orari. La differenza, almeno negli effetti concreti, non è ancora chiara a tutti. Ma a farne le spese saranno i giovani e tutti coloro che protestano contro le ricette del governo Rajoy che accontenta le banche ma fa pagare il conto al popolo iberico. Il provvedimento che si vorrebbe adottare non è una novità, tanto che nell’aprile scorso già si era parlato di una misura simile, per cui il governo del Partido Popular e alcuni governi autonomi come quello della Catalogna, hanno annunciato l’inasprimento delle norme sulla repressione poliziesca e la modifica in questo senso del Codice penale. Già nei primi giorni dell’aprile scorso numerosi rappresentanti dei partiti di opposizione, giudici e magistrati hanno espresso le loro perplessità di fronte all’annuncio del ministro dell’Interno, Jorge Fernández Díaz, di una riforma legale che equipari la punizione per coloro che partecipano ad atti vandalici a quella applicata nei casi del cosiddetto “terrorismo urbano”. Ma torniamo ai conti del debito pubblico spagnolo che non tornano. Sarà un caso infatti ma anche ieri si è parlato di riduzione del deficit, in particolare di quello provocato dalle regioni autonome spagnole. Da parte loro le regioni si sono impegnate “all’unanimità” a rispettare i loro obiettivi di riduzione del deficit, secondo quanto annunciato ieri dal primo ministro Mariano Rajoy, che ha promesso di rivedere la ripartizione del deficit nel 2014 come richiesta da una parte dei suoi interlocutori. “Alla fine abbiamo adottato all’unanimità la bozza di risoluzione” del governo sulla riduzione del deficit delle regioni a 1,5% del Pil nel 2012 e allo 0,7% nel 2013, ha affermato Rajoy al termine di una riunione con i presidenti delle 17 regioni autonome. ”La Conferenza dei presidenti si è impegnata in favore del consolidamento fiscale. Questo ci aiuta a ridare fiducia al Paese”, ha aggiunto il capo del governo di Madrid, che si è impegnato a rivedere “i criteri di ripartizione degli obiettivi di deficit” nel 2014. Rajoy ha quindi precisato che non c’è “alcun dibattito” sulla Catalogna, ricordando l’annuncio di elezioni anticipate (25 novembre) e l’intenzione di predisporre un referendum sull’autodeterminazione della regione, subito dopo le consultazioni anticipate. Sono cinque, in totale, le regioni che hanno annunciato la loro intenzione di ricorrere ai Fondi pubblici di aiuto (Fla) messi a disposizione dal governo e dotati di 18 miliardi di euro. Si tratta di Catalogna, Valencia, Andalusia, Castilla e Murcia. La Catalogna avverte in particolare che presto si terrà una consultazione popolare sul tema dell’autodeterminazione che servirà a chiedere ai propri concittadini il loro parere sulla piena indipendenza dal governo centrale di Madrid, che i catalani mal digeriscono, sebbene posseggano la piena autonomia.Andrea Perrone