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L’economia va male anzi peggiorerà |
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Nel suo bollettino di ottobre, la Banca centrale europea ha dovuto prendere atto della situazione disastrosa in cui versa l’economia europea e delle sue scarse probabilità di ripresa. Anzi. Le prospettive economiche dei Paesi dell’area dell’euro continuano ad essere orientate al ribasso. L’istituto di Francoforte ha ammesso che queste tendenze negative sono legate alle persistenti tensioni (speculazioni) sui mercati finanziari dell’area dell’euro e alla potenziale propagazione all’economia reale. A giudizio dei tecnocrati guidati da Mario Draghi, tali rischi devono essere contrastati con misure efficaci da tutti i responsabili delle politiche economiche nell’area dell’euro. Misure efficaci significa, in soldoni, che se i governi dell’area euro non vogliono più vedere speculazioni contro i loro titoli di Stato, devono realizzare quelle riforme strutturali e quelle privatizzazioni che da anni gli stessi speculatori stanno chiedendo. Nel caso dell’Italia, la riforma strutturale per eccellenza è quella del mercato del lavoro, che dovrà divenire sempre più precario e flessibile, per permettere alle aziende di essere sempre pronte a licenziare se i profitti mostrassero di essere in discesa. Mentre le privatizzazioni sono quelle che riguardano le quote ancora pubbliche di Eni, Enel e Finmeccanica che ci consentono di avere ancora una parvenza di politica estera autonoma e la cui vendita, suggerisce la Bce, servirà all’Italia per ridurre il debito pubblico che con Monti è passato dal 120 al 123%. Si deve tagliare il debito pubblico e il disavanzo, insiste la Bce, e in tal modo si rispetteranno gli impegni presi con il Patto di stabilità. Quello che prevede la necessità di misure drastiche per portare progressivamente il primo al 60% sul Pil e raggiungere invece la parità tra entrate ed uscite per il secondo. Le tensioni, osserva la Bce, continueranno visto che, in considerazione del declassamento dei propri titoli di Stato da parte delle società di rating, l’Italia ha dovuto prendere atto che i Btp indicizzati all’inflazione interna sono stati esclusi dal paniere di alcuni importanti indici internazionali che rappresentano un punto di riferimento importante per i grandi investitori. Un ulteriore effetto degli attacchi mirati che venditori di fumo come Moody’s portano da tempo contro il nostro Paese. La Bce valuta transitorio l’aumento dell’inflazione nell’Eurozona a settembre al 2,7% che deve essere visto come una conseguenza del rialzo dei prezzi dell’energia e dell’impatto delle imposte indirette. Per Draghi e compagnia non si deve temere una trasmissione a stipendi e salari e questo permetterebbe alla Bce di assicurare la stabilità dei prezzi nel medio termine che rappresenta il suo compito istituzionale. Si tratterebbe, il condizionale è d’obbligo, di effetti transitori che non devono preoccupare più di tanto. In realtà i cittadini si preoccupano e molto con la caduta verticale del proprio potere di acquisto. L’allarme vero e reale, nota la Bce, riguarda il mercato del lavoro che, nonostante la libertà di licenziamento concessa alle aziende, in luglio e agosto ha toccato nell’Eurozona l’11,4% e vi sono segnali concreti che si debba temere un ulteriore deterioramento nel terzo trimestre di questo anno. Soltanto nel periodo 2008 -2010 sono stati bruciati 4 milioni di posti di lavoro. Un dato che per Draghi deve essere ritenuto evidentemente fisiologico come conseguenza della globalizzazione e della apertura a prodotti di Paesi extra-europei che basano la propria forza su un costo del lavoro otto-dieci volte più basso di quello europeo.Andrea Angelini |
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