Regioni, lo spreco in affitto
 











600 metri quadri su due livelli nella prestigiosa via XX Settembre a Roma, fronte ministero dell’Economia e Banca d’Italia. All’interno plasma e alta tecnologia, frutto di una ristrutturazione in grande stile durata sei mesi. E’ l’esclusiva location scelta dalla Regione Sardegna per promuovere le bellezze isolane. Un vero affare: 15 mila euro al mese di pigione, pagati regolarmente da un anno e mezzo, per mantenere le serrande rigorosamente abbassate.
Il presidente Ugo Cappellacci, nonostante si lamenti della «Sardegna umiliata dal Governo», in crisi quasi irreversibile con pastori che occupano aeroporti e aziende in emergenza, nulla ha potuto davanti a un investimento così proficuo. Come poteva esimersi dall’avere un’altra elegante sede nella capitale, oltre a quella di via Lucullo, pagandola per tenerla chiusa? Avere ambasciate a Roma, a Bruxelles, a Pechino o a Buenos Aires per i presidenti di Regione è un must. Minacciano rivolte per i tagli previsti dalle
manovre, sostengono che il governo si comporti da «padre sciammanato» di fronte a «figli virtuosi», che stia affossando il federalismo fiscale, piangono per 114 miliardi di debito pubblico degli enti locali e annunciano di essere costretti «a ridurre i servizi primari», ma non si risparmiano quando si tratta di immobili storici e arredi di prestigio.
C’è chi come la piccola Molise di Michele Iorio, con le sue 319 mila anime e i suoi consiglieri pagati 10 mila euro al mese, ha ben due sedi nella capitale. 4 milioni e 100 mila euro per i locali nella centralissima via del Pozzetto e oltre 273 mila all’anno per l’ufficio più piccolo di via Nomentana: il minimo per promuovere caciocavalli e mantenere il primato della malasanità. La doppia sede capitolina è una necessità anche per il governatore Stefano Caldoro. Poco importa che la Campania abbia un’esposizione di debiti per più di 11 miliardi e società regionali che perdono decine di milioni di euro all’anno. A Roma può contare su un
ufficio di proprietà a Via Poli, a due passi da Palazzo Chigi, e su un ufficio relazioni con il pubblico in zona Via Veneto che costa 100 mila euro d’affitto l’anno.
Del resto i campani hanno dovuto rinunciare alla prestigiosa sede newyorkese all’angolo della Fifth avenue. Un appartamento, posto sopra il negozio del celebre sarto partenopeo Ciro Paone, da un milione e 140 mila euro l’anno, con ben tre addetti dediti alla promozione dell’immagine regionale e che, secondo Sandra Mastella, nemmeno parlavano inglese. Unico ufficio nella città eterna, ma primato per metri quadri, ben mille, per la sede di via Marghera della regione Siciliana. Meglio abbondare se si può vantare un debito da cinque miliardi che costa in termini di interessi annuali ben 226 milioni, di un esercito di 19 mila dipendenti e di ben 90 consiglieri regionali. Numeri da primato che hanno portato a investire anche a Bruxelles con l’acquisto nel 2009 di 650 metri quadrati a rue Belliard 12, alla modica cifra di 2,6
milioni di euro.
«D’altra parte», sostiene il presidente lombardo Roberto Formigoni, «è importante avere un presidio a Roma e Bruxelles. Le sedi sono un raccordo essenziale tra ente e governo». E così la Lombardia ha un ufficio romano di memoria democristiana a via del Gesù e una piazza d’armi europea di 1800 metri quadrati acquistata per 3 milioni e mezzo di euro.
Ma Roma e Bruxelles certo non bastano alla regione più ricca d’Italia che ha deciso di fare il giro del mondo. Quattro ambasciate in Russia, una in Giappone, una in Argentina e poi in Brasile, in Cina, Lituania, Polonia, Uruguay, Perù e persino in Israele e in Kazakistan.
Amano viaggiare anche i moderni Marco Polo di Luca Zaia che hanno aperto ben dieci uffici in Cina, mentre ha preferito un unico investimento di valore a Bruxelles Nichi Vendola. 500 metri quadri a rue du Trone 62 al costo di 2 milioni di euro, comprati dalla regione Piemonte che possiede un immobile che vale ben 9 milioni. Sarà un polo di accoglienza «per tutta la comunità pugliese» con pavimenti in pietra di Trani e decori di marmo della Murgia, ha annunciato il governatore di Sel, che dispone anche di una sede di prestigio a Roma in via Barberini. E non avrebbe voluto rinunciare a un’ambasciata nel suo territorio la regione Lazio. La Pisana aveva infatti affittato una sede da 600 metri quadri nella centrale via Poli. Una comodità, quella della doppia sede, che è costata ai romani 320 mila euro l’anno. Il contratto è stato disdetto lo scorso giugno, con la speranza di una riduzione dei quasi due milioni di euro di spese di rappresentanza annui. Particolarmente oculato anche il governatore del Piemonte Roberto Cota. Cinque anni fa Mercedes Bresso, per la vetrina romana del "made in Piemonte", 750 metri quadrati in via delle Quattro Fontane, aveva firmato un contratto di locazione da oltre 400 mila euro. Il leghista Cota non ha potuto accettare un simile regalo a Roma Ladrona e ha
preferito spostare le manifestazioni promozionali a Torino, accontentarsi di un appartamento da 180 metri a via della Scrofa a soli 100 mila euro l’anno, e continuare a mantenere le sedi estere, a partire da quella cubana. Una scelta volta al risparmio come quella di Giuseppe Scopelliti, presidente della regione Calabria. Per i suoi cinquanta consiglieri in trasferta, dieci in meno della Campania pur avendo circa un terzo della sua popolazione, ha recentemente individuato un immobile in via Barberini. « Il progetto consentirà di avere un’unica sede a Roma» ha spiegato orgoglioso. Potrà così rinunciare alla sede di piazza Campitelli, 450 metri quadrati di locali in un bel palazzo del 1500 al costo 11 mila euro al mese, e vendere la sede romana di via Sardegna. Di certo un affare, anche se non è ancora noto il costo del locale. Uffici nei centri storici, a pochi passi dai palazzi del potere, a Roma e a Bruxelles, con stanza riservata al governatore, sala riunioni, garage e in alcuni casi, come per la sede capitolina della Sicilia, anche dotati di cucina. Costi di affitto e di acquisto ingenti, senza considerare quelli del personale e dei corsi di lingua e di cerimoniale per la riqualificazione dei novelli ambasciatori. Sedi di rappresentanza che secondo i governatori servono per favorire i rapporti tra livelli di governo e per azioni di tutela e di lobby a favore dei cittadini. E dire che ci sarebbe un organismo apposito, la Conferenza Stato Regioni.. E così, dopo anni di chiacchiere su riforme federali che dovevano servire a rendere autonome le regioni da Roma, sono tutti ritornati nella capitale e persino espatriati a Bruxelles.  Silvia Cerami-l’espresso