... e, inforcato il Ronzinante, il Cavaliere se ne va
 











Chissà come o perché, il nostro ingegno - o la nostra fantasia - lo aveva già ampiamente preventivato: le avventure del nostro particolare Hidalgo da Milano sono giunte al termine.
L’annuncio, anticipato da Il Foglio di Ferrara, non da’ luogo ad equivoci. Il Cavaliere si ritira e annuncia per il 16 dicembre le primarie di quel che resta del suo Pdl. Lasciato nelle mani del fido Sancho-Angelino Alfano.
La prima volta, in pieno furore neofita, aveva abbassato, irritato, le armi. Era il 1995: allora, a imporgli il “tecnico” Dini, fu Scalfaro. Un anno fa, a imporgli il “tecnico” Monti è stato Napolitano. Ma dietro ai due presidenti di questa Repubblica agivano ben altri poteri.
Per fargli capire che “non era il caso proseguire” (diciassette anni fa) la sua Fininvest fu messa sotto amministrazione da Mediobanca con contorno di avvisi di indagine dalla Procura di Milano. Per fargli capire che “non era il caso proseguire” (un anno fa) ci pensarono
sia gli “arruolamenti” di dissidenti nella sua maggioranza (svelati dai files Wikileaks sui rapporti dell’Ambasciata Usa a Washington) e sia il contorno giudiziario Ruby-Minetti &?Co. sbandierato dalla stolida Procura meneghina.
Ora delle due l’una: il Cavaliere ha ricevuto una proposta che non si può rifiutare (fuoriuscita dalla politica tout court in cambio di una tregua a lungo termine), o gli è stato garantito un semi-cessate-il-fuoco con la concessione di una presenza parlamentare purché sul fondo scena.
In ogni caso è un ventennio che si chiude. Con un bilancio pari a zero. Zeppo di molte promesse ma di pochi fatti.
Tuttavia è giusto spezzare una piccola frecccia in favore del fuggitivo. In un’Italia-colonia non sono permessi voli pindarici: s’ha da fare quello che vogliono i veri padroni. Tutelare l’Eni o l’amicizia nel Mediterraneo o con la Russia è vietato. Come hanno insegnato sia Mattei che Moro che Craxi.Ugo Gaudenzi