DOSSIER
Malasanità: Don Verzè uomo di Dio fondato sulla corruzione...!
 











Tutti i retroscena del "San Raffaele Mediterraneo" tra Nichi Vendola e Don Verzè
Il monte debiti del Gruppo San Raffaele di Milano, un miliardo e 476 milioni di euro, al 30 giugno 2011. Si evince dall’ultima rilevazione, sottoscritta da Deloitte Consulting spa e consegnata ai vertici della Fondazione San Raffaele Monte Tabor ,presidente Don Luigi Verzè. Quest’ultima proprietaria di fatto, insieme alla non trasparente Associazione Monte Tabor con a capo Don Luigi Verzè, della multinazionale sanitaria San Raffaele. L’incremento della debitoria emerge dalle garanzie concesse dalla Fondazione milanese in favore delle società della compagine San Raffaele:431 milioni di euro legati a operazioni di factoring e leasing.
Il patrimonio netto,secondo Deloitte Consulting,stante i principi contabili riferiti alle società per azioni,risulta negativo per 210 milioni a fronte dei 28 milioni registrati in precedenza. Il consiglio di amministrazione della
Fondazione Monte Tabor, presieduta da Don Lugi Verzè, ha conferito a Maurizia Squinzi( exRizzoli- Corriere della Sera,direttore di Kerself spa) la carica di dirigente amministrazione e finanza dal 1° settembre 2011.
La riunione del cda del 5 settembre ha analizzato il progetto di ipotetico risanamento, con l’obiettivo di definire entro il 15 settembre, data concessa dalla Procura della Repubblica di Milano, una soluzione tecnica che “... consenta di marcare la necessaria discontinuità gestionale pur garantendo la continuità dello spirito della Fondazione”.
I debiti chi li paga: lo Stato o le banche creditrici o i 4 mila dipendenti o gli adepti di Don Verzè? Domande senza risposte che però interessano la Regione Puglia considerato che presidente e giunta regionale hanno stipulato con la Fondazione Don Luigi Verzè un contratto societario.
La conferenza stampa sul mega ospedale “ San Raffaele del Mediterraneo” che si dovrebbe costruire a Taranto, tenuta l’1 agosto scorso dal
presidente Nichi Vendola(Sel) e dall’ assessore regionale al Bilancio Michele Pelillo(Pd),non sposta di un millimetro il pasticcio politico e sanitario denominato Fondazione San Raffaele del Mediterraneo. Sodalizio costituito il 27 maggio 2010 dalla Regione che sceglie quale unico socio la Fondazione San Raffaele Monte Tabor. Inspiegabilmente restano fuori dal consiglio di amministrazione della Fondazione sia il Comune della città jonica che l’Asl.
Vendola e Pelillo--notata l’eclatante assenza all’incontro con i giornalisti dell’assessoreregionale alla Sanità Tommaso Fiore--hanno affermato che “Il bando del nuovo ospedale tarantino sarà pubblicato dopo le opportune verifiche che la Fondazione San Raffaele del Mediterraneo verificherà con il management del San Raffaele di Milano per avere certezza e garanzia di continuità del progetto di sperimentazione gestionale”. E se il San Raffaele di Don Verzè precipita nel fallimento? Presidente e assessore rispondono così:” La Regione
continuerà nell’investimento di 200 milioni per garantire a Taranto un ospedale pubblico di altolivello e, ovviamente, cambierà la natura della Fondazione pugliese”.
Don Verzè Che dire? Appena il 24 aprile 2011 il Governatore Vendola senza tentennamenti proclama:” Se l’esperienza del San Raffaele dopo tre anni di sperimentazione dovesse essere fallimentare Regione e Asl si riapproprieranno di tutto. Non è che abbiamo scelto il San Raffaele per regalargli i soldi: è l’Irccs numero uno secondo le statistiche dell’Organizzazione mondiale della salute,ci siamo rivolti a quelli perchè sono al primo posto,diciamo dal punto di vista della qualità scientifica,del lavoro svolto”. Ma come, un comunista e cattolico,dentro la ricca nomenklatura partitocratica da troppi anni, che in qualità di presidente di una regione di 4 milioni e 146 mila abitanti non s’informa riguardo la consistenza economica e societaria di un soggetto come il San Raffaele del Monte Tabor?Non fa svolgere da un addetto
stampa qualsiasi il report elementare in merito al curriculum ecclesiastico e giudiziario di DonLuigi Maria Verzè, sodale del cavalier Silvio Berlusconi?
E quindi sottoscrive l’accordo inerente il nosocomio San Raffaele del Mediterraneo. Due volte volte,anno 2010 e anno 2011, slitta la posa della prima pietra. L’assessore Pelillo e il presidente Vendola niente hanno detto sulla questione rilevante che consiste in ciò : dato che la Fondazione San Raffaele Monte Tabor non è una onlus bensì un’impresa commerciale,stante la sentenza del Consiglio di Stato, perchè la Regione Puglia non ha indetto appalto pubblico per la progettazione e gestione del complesso ospedaliero San Raffaele del Mediterraneo?
Fra l’altro a co-gestire il dopo Don Luigi Verzè è stato nominato vicepresidente, con pieni poteri, Giuseppe Profiti. Chi è? Riveste la carica di presidente dell’ospedale Bambin Gesù di Roma, a giugno 2011 è stato condannato in Corte d’appello a 6 mesi di reclusione con la condizionale
perchè ritenuto responsabile, in qualità di direttore Risorse finanziarie della Regione Liguria,diconcorso in turbativa d’asta nell’inchiesta sulle “ tangenti” per gli appalti delle mense ospedaliere di Savona.
Un dettaglio informativo che potete leggere solo su questo sito d’informazione. Ecco: in data 26 luglio 2011 il nuovo consiglio di amministrazione della Fondazione San Raffaele milanese, ideato e designato dal Vaticano tramite la sua banca Ior( nell’operazione non ha sborsato un euro) sigla due nomine importanti. La prima è quella di Enrico Bondi,76 anni,soprannominato il “ risanatore” dopo aver ricostruito la struttura finanziaria e commerciale di Parmalat. Deve praticare il monitoraggio del flusso monetario e cartaceo dentro e fuori il San Raffaele meneghino,scandagliare i fondi all’estero a partire dal dedalo societario localizzato in Linchenstein,Vaduz e chi sa in quale altro arcipelago o Stato fiscale. Il secondo consulente è il dr. Renato Botti il cui compito è di “
gestire le attività sanitarie”.
Qui subentra un potenziale conflitto d’interesse tra RegionePuglia e Fondazione San Raffaele del Mediterraneo e Fondazione San Raffaele Monte Tabor. Il quadro è dipinto così: Renato Botti, ex direttore generale dell’Ospedale San Raffaele di Milano, è consulente dei nuovi amministratori della Fondazione San Raffaele Monte Tabor, vicepresidente della Fondazione San Raffaele del Mediterraneo,socio della Regione Puglia, consigliere di amministrazione di Molmed spa(specializzata in biomedica e sviluppo terapie con al centro le patologie del cancro,la maggioranza delle azioni, 23%, è detenuta da Luigi Berlusconi, figlio di Silvio Berlusconi mentre Science Park Raf spa, di proprietà della Fondazione San Raffaele del Monte Tabor ,possiede il 21,1%),consigliere di amministrazione di Telbios spa che insieme a Molmed spa sono partecipate da Science Park Raf spa che fa capo alla Fondazione San Raffaele Monte Tabor. A chi spetta la vigilanza e il controllo
amministrativo e sanitario degli ospedali vecchi e nuovi italiani? Beh,al Ministero dellaSanità.
Ministro della Sanità è Ferruccio Fazio,incaricato dal presidente Silvio Berlusconi.Ex direttore dei servizi Radioterapia dell’ospedale San Raffaele di Milano,socio di Tecnodim spa con sede nel San Raffaele di Milano, presidente del Laboratorio San Raffaele di Cefalù la cui proprietà è della Fondazione San Raffaele Monte Tabor.
Letto quanto sopra si è in presenza ,diciamo così, di una modica percentuale di conflitti d’interessi in atti pubblici?
Dalla cronaca politica e finanziaria riservata si apprende che il Gruppo Banca Intesa-San Paolo-Banco Napoli in associazione con Banca nazionale del lavoro,Banca Popolare di Bari,Unicredit spa si è aggiudicato il servizio tesoreria della Regione Puglia e del Consiglio regionale per il periodo che va dal 1° luglio 2010 al 31 dicembre 2015. Banca Intesa è l’istituto di credito più esposto, su un totale di 220 milioni di euro, nella vicenda
finanziaria infelice che vede protagonista il gruppo creato da Don Luigi Verzè.
Nelcorso degli ultimi 20 giorni d’agosto non pochi pugliesi hanno chiesto al presidente Nichi Vendola di fare marcia indietro rispetto alla convenzione firmata con Don Luigi Verzè( il 15 febbraio 2010 durante una riunione in quel di Taranto il prete imprenditore ha esclamato serafico: “ Vengo in Puglia per trovare un amico: Vendola.Nichi fossero come te tutti i politici. Non dovrei parlare di politica ma ve lo confesso:Silvio Berlusconi è entusiasta di Vendola”).
Per esempio, la Cgil Medici regionale e il segretario della Cgil pugliese Gianni Forte ribadiscono: “Il crac finanziario e il suicidio del manager del San Raffaele confermano tutte le nostre preoccupazioni riguardo il nuovo ospedale...occorre rivedere la partita dei 120 milioni di euro destinati dalla Regione al San Raffaele di Taranto”; Aldo Pugliese, segretario regionale Uil afferma: “ Sulla materia sanità la Regione dovrebbe fare
esclusivamente un mea culpa e cercare, in futuro, di non ripetere pastrocchi come quello delSan Raffaele”; il presidente dei Verdi pugliesi Domenico Lomelo sostiene: “ A chi giova questa operazione? Aveva ragione e condividiamo l’appello di Gino Strada in tempi non sospetti: “ quella del San Raffaele è un’idiozia e la Regione farebbe bene a fare un passo indietro”.
Dulcis in fundo hanno chiesto a Vendola di sospendere, revocare il contratto stipulato con Don Verzè finanche il sindaco di Bari, Michele Emiliano, il capogruppo del Pd al Consiglio regionale Antonio De Caro e l’on.Francesco Boccia del Pd( intenzionato addirittura a raccogliere firme per la rescissione della convenzione).
Nel frattempo dentro le pieghe, e le piaghe, della sanità d’Apulia tocca registrare situazioni ospedaliere non positive,a causa di mancanza(dicono) del pubblico denaro.
Per quale motivo presidente e giunta regionale scelgono di tagliare il capitale professionale e umano ( vedi il licenziamento di
51 dirigenti medici, il 21 luglio 2011, all’Asl Ta) e non invece le spese che vanno sotto ilnome di consiglieri regionali e emolumenti mensili e vitalizi e assessori regionali esterni e rimborso benzina e auto blu( Audi 3.0 e 2.0 per il Consiglio regionale più auto blu e auto di scorta per il presidente della Giunta) e foresteria nell’ambasciata pugliese sita in via Barberini a Roma e Via card autostradale gratis e società cosiddette “ in house” e Wave festival a Lecce e Puglia Sounds e Puglia promozione e Pugliaevents e Teatro Pubblico Pugliese e Bifest e Apulia Film Commission( i vertici di quest’ultimi due in trasferta alla Mostra del Cinema di Venezia del 7 settembre 2011: compresoil direttore artistico del Bifest Felice Laudadio di cui non si sa a quanto ammonta l’indennità economica e la durata della carica di direttore, come non è dato sapere il rendiconto specifico dell’edizione Bifest 2011: un milione e 300 mila euro affidati alla società Apulia Film Commission di proprietà della Regione Puglia) e A.r.t.i e A.a.t.o e Fiera del Levante,eccetera?
E perchè nonutilizzano i 60 milioni di euro deliberati il 10 agosto 2010 in favore del San Raffaele del Mediterraneo e bloccati sul conto di Banca Intesa, tesoriere della Regione Puglia
Misteri della sinistra vendoliana piccolo borghese che da 6 anni gestisce le Puglie, annidata nei meandri del potere sottogovernativo, di stampo pre Democrazia Cristiana,neo sovietico alle cime di rape.Nino Sangerardi
Il carteggio tra don Verzè e Formigoni, tra aiuti e richieste
Usppi, Ass. Attolini :"Serve coraggio e concorsi interni per il personale destabilizzato"
Appalto ospedale, scontro fra titani Matarrese accusa di falso la Ccc
Il carteggio tra don Verzè e Formigoni, tra aiuti e richieste
Sono due lettere per certi versi inquietanti, quelle che il Corriere della Sera ha pubblicato, a stalci. Le firme in calce alle missive sono di Roberto Formigoni e di don Luigi Verzè. Rispettivamente
l’attuale governatore della Lombardia e il deceduto fondatore del San Raffaele. Poi ci sono gli audio, nell’ambito di intercettazioni legate a una inchiesta sulla maga Ester Barbaglia, per presunto riciclaggio di fondi del clan calabrese dei Morabito. E’ il 2006, alla fine del governo Berlusconi, che lascerà il posto a quello, molto traballante, di Prodi. Uno dei nomi che circola sulle prime pagine dei giornali, per la vicenda del Sismi, è quello di Nicolò Pollari. Che in un’intercettazione avrebbe detto a Don Verzè: "Io ho protetto Geronzi". E poi spiega: "All’inizio era una truppa, un’artiglieria a distruggere, a distruggere chiunque venisse indicato come amico diGeronzi era messo all’indice... questa squadra che ti ho delineato... fa capo a Barnheim, Valori, e Giulio Tremonti". Una frase piccola ma significativa.
«Io ho protetto Geronzi». Quattro parole sussurrate da Nicolò Pollari a don Luigi Verzé. La data: 13 gennaio 2006. Il luogo: l’ufficio privato del prete-manager. Pollari
in quel momento è il capo del Sismi (si dimetterà a fine 2006), il Servizio segreto militare. Cesare Geronzi è il presidente di Capitalia e uno dei banchieri più influenti nel mondo finanziario. Le quattro parole non sono un’indiscrezione fatta trapelare da qualcuno. La fonte è diretta, non si può equivocare: è la voce di Pollari captata dalle microspie piazzate dalla Procura nello studio del sacerdote, fondatore e presidente del San Raffaele.
«Caro Roberto...», «Carissimo don Luigi...». Due lettere riservate tra il governatore della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, e don Verzé. Il sacerdote chiede soldi, il governatore elenca, in modo dettagliato einconfutabile, tutti i favori fatti al San Raffaele.
I file audio delle microspie
Le «protezioni» di Pollari (non soltanto Geronzi era sotto tutela) e le lettere sono due notizie che emergono da carte e archivi che il Corriere ha consultato e «ascoltato» e che sono alla base del libro-inchiesta «I segreti di
don Verzé», da domani in edicola con il Corriere della Sera. In primis l’archivio sterminato, e in gran parte vergine, di sette mesi di intercettazioni ambientali e telefoniche a partire dal dicembre 2005. Sono migliaia di file audio.
Le cimici sono state piazzate nell’ambito di un’inchiesta sulla maga Ester Barbaglia per presunto riciclaggio (accusa poi rivelatasi infondata) del denaro del clan calabrese dei Morabito. La Barbaglia alla fine del 2004 aveva creato, nello studio di Enrico Chiodi Daelli, notaio storico del San Raffaele, una Fondazione con un patrimonio di 28 milioni destinato alla Fondazione Monte Tabor di don Verzé, ovvero l’ente al verticedel gruppo ospedaliero. È il nesso, probabilmente, che ha fatto scattare le intercettazioni. Le indagini, però, hanno subito escluso qualsiasi ipotesi a carico del fondatore del polo sanitario milanese. Tant’è che il fascicolo è rimasto sepolto e intatto per anni. Tra novembre e dicembre si era dato conto dei brogliacci, ovvero i
riassunti scritti di alcune conversazioni ritenute rilevanti per le indagini.
Il Sismi e gli intrighi
L’audio «diretto», però, è un’altra cosa, riconsegna la totalità delle conversazioni. Si spalanca così una finestra sul sistema di relazioni e di potere che aveva al centro il San Raffaele. E l’orizzonte si allarga ben oltre i fatti interni dell’ospedale. È una stagione particolare, oltretutto, perché il governo Berlusconi è agli sgoccioli e ad aprile 2006 dovrà cedere il passo, per una manciata di voti, a Romano Prodi. E poi è caldissimo il fronte delle scalate bancarie, epoca «furbetti», con le inchieste, gli arresti di GianpieroFiorani & C., e il governatore Antonio Fazio costretto a licenziarsi dalla Banca d’Italia.
Pollari confida al prete seduto davanti a lui le informazioni di cui è in possesso. Delinea un quadro di intrighi, lotte di potere, amici, nemici, compresi quelli, secondo lui, che attaccavano Geronzi. Già ma perché un banchiere privato
godeva della protezione di Pollari e quindi del Sismi, organismo deputato a tutelare la sicurezza nazionale? E da chi doveva essere protetto? Sentiamolo direttamente dal numero uno del Sismi: «All’inizio era una truppa ... un’artiglieria a distruggere, a distruggere - dice Pollari captato dalla microspia ambientale - chiunque venisse indicato come amico di Geronzi era messo all’indice ... questa squadra che ti ho delineato ... fa capo a Bernheim (Antoine, ex presidente Generali, ndr ), Valori (Giancarlo Elia, dirigente d’azienda dalle fittissime relazioni, ndr) e Giulio Tremonti». Ma non solo. Sempre secondo Pollari, nell’asse contro Geronzi e Fazio c’eraanche il pm (oggi ex) della Procura di Roma Achille Toro che aveva perquisito e indagato il banchiere di Capitalia nell’ambito dell’inchiesta Cirio. «Questo - confida a don Verzé - lo dico solo a te: Toro faceva squadra con Tremonti e con Elia Valori».
Arriva Geronzi
Qualche giorno dopo è lo stesso Geronzi ad
accomodarsi nell’ufficio dell’uomo che ha fatto grande (e indebitato) il San Raffaele. Sono amici, si danno del «tu», entrambi diffidano dei comunisti. La conversazione è sciolta, su Giovanni Bazoli, Matteo Arpe, ecc... Silvio Berlusconi è sempre un comun denominatore. Dice il banchiere di Capitalia a proposito delle aziende del Cavaliere: «Non si muove foglia (che Berlusconi non voglia, ndr). Lui cerca di dare tutta la libertà a Piersilvio a Marina ... però ti devo dire ... non gli sfugge nulla».
È un centro di gravità, il sacerdote, tutto passa da lui e lui si occupa di tutto, con una competenza, una curiosità e un entusiasmo coinvolgenti e sorprendentiper un uomo di 86 anni, tanti quanti ne aveva sei anni fa. E poco è cambiato anche successivamente. Sempre lui in mezzo al campo. Più che mai quando ci sono da muovere le pedine giuste tra gli amici al governo o in Parlamento. Un giorno con il ricercatore Claudio Bordignon (direttore scientifico del San Raffaele dal ’98 al 2006)
commenta soddisfatto il risultato del pressing per avere i fondi pubblici per la ricerca: «Siamo riusciti a ottenere da Gianni Letta la promessa di 15 ( milioni, ndr) per il primo anno, poi 1 e 1 ( per i successivi due anni, ndr)».
"Caro don Luigi, ecco tutti i favori fatti al San Raffaele"
Ma già erano evidenti le crepe nei bilanci dell’ospedale. E quando i tecnici (cioè i funzionari) delle banche nicchiano, don Verzé e il suo vice Mario Cal, suicida nel luglio 2011, muovono i «piani alti». In molte conversazioni, per esempio, si parla di presunte intercessioni di Fabrizio Palenzona, vicepresidente di Unicredit, sulle pratiche di fido. I«buchi» finanziari dell’ospedale sono strutturali e i debiti inversamente proporzionali alla qualità dell’assistenza e della cultura scientifica del San Raffaele. Però la ricerca di aiuti esterni è spasmodica. Anche nelle piccole cose. Un giorno si presenta da don Verzé il dipendente che gestisce le campagne di Illasi, il paesino
nel veronese dove don Verzé è nato. «Don Luigi - gli dice - paghiamo 15 mila euro al mese di stipendi agli operai ma vendiamo vino per 150 mila euro, non sta in piedi...». E don Verzé? «Devo parlare con il ministero». Lo scambio di corrispondenza con Formigoni è sulla stessa linea. «Caro Roberto, come ti affermai anche quest’anno chiudiamo con un passivo di 35 miliardi (di lire, ndr )... non costringermi a provvedimenti traumatici le cui conseguenze lascio alla tua immaginazione ...».
La data è fondamentale: era il 2001, dieci anni prima dell’esplosione ufficiale della crisi. Vuol dire (lo dice don Verzé) che già allora il San Raffaele non stava in piedi.Vuol dire che da allora nessuno ha suonato l’allarme. C’era bisogno di batter cassa, quasi a chiedere soldi a un’azionista. I toni sono molto sbrigativi. Ma la Regione non potrebbe fare differenze, non dovrebbe. Quanto dell’eccellenza sanitaria del San Raffaele è stato negli anni costruito sottraendo soldi pubblici ad altri ospedali
non altrettanto «ammanicati»? «Carissimo don Luigi - replica Formigoni - ritengo il tuo giudizio ... un po’ ingeneroso ...». Segue l’elenco dei favori fatti dalla Regione all’ospedale milanese: accreditamento non regolare di posti letto con il servizio sanitario, rimborsi discutibili, norme e regolamenti confezionati «sartorialmente» per fare guadagnare di più il San Raffaele, ecc..
Nel documento inviato a don Verzé si fa riferimento, tra l’altro, al lotto IV del San Raffaele dedicato alle malattie cardiache: qui «l’istituto, pur non autorizzato, ha esercitato attività sanitaria in regime di accreditamento e di solvenza (...). Abitualmente in questicasi, prima si dispone l’interruzione delle attività e poi eventualmente si attiva l’iter per il rilascio dell’autorizzazione». Altro passaggio, nuovo trattamento di favore: «Nella fase di accreditamento di Ville Turro si è consentita la trasformazione di posti letto di psichiatria in riabilitazione (...) per ottimizzare la fatturazione
delle prestazioni rese... La tariffa è più remunerativa». Nella sua lettera, comunque, il governatore Formigoni mette le mani avanti: «È stato un susseguirsi di tentativi di trovare soluzioni a problemi, ovviamente nel rispetto delle leggi».(...)
Usppi, Ass. Attolini :"Serve coraggio e concorsi interni per il personale destabilizzato"
“Il nodo principale della sanità pugliese non è l’esiguità delle risorse, ma la mancanza di un modello organizzativo – funzionale del sistema dopo il Piano di Rientro. Questo è presupposto indispensabile per procedere alla riorganizzazione dei servizi e del personale”. E’ insintesi quanto dichiarato dal segretario generale dell’Usppi Nicola Brescia.
“Inutile ribadire che il Piano di Rientro, nonostante le sollecitazioni dell’Usppi, è stato approvato dalla regione con 3 anni di ritardo, lasciando bloccati a Roma 500 milioni di euro della Puglia, ad oggi sbloccati solo per il 60%; ora in un biennio si è costretti a fare ciò che
poteva essere fatto in un tempo più lungo e in modo più indolore. Ad oggi nessuno ci sa dire se qualcuno dei 18 ospedali sia stato già trasformato in RSA e non sappiamo quali prestazioni saranno erogate, così come non sappiamo dove sia e dove debba andare il personale che lì era impegnato.
Le questioni cruciali sulle quali oggi siamo pronti come sindacato Usppi a dare tutto il nostro contributo ma sulle quali chiediamo coraggio all’assessore Attolini e al Governo regionale sono: gestione del personale e lotta agli sprechi. Finora gli unici risparmi del Piano si sono avuti sulla spesa farmaceutica e sul personale, ma nulla èstato fatto per eliminare gli sprechi nell’acquisto di beni e servizi.
Sul personale dobbiamo essere chiari una volta per tutte: quanto alle carenze, il Governo nazionale non ha da concedere alcuna deroga alla Puglia, l’ha già concessa a settembre 2010. La Regione può e deve applicare due sue Leggi Regionali: la 12/2010 e la 22/2011 che già prevedono la
possibilità di attivare la mobilità interna del personale e le assunzioni in deroga per garantire il rispetto dei LEA. C’è grande attesa poi sulla questione degli oltre 500 medici stabilizzati e poi destabilizzati in virtù di sentenze della Consulta: dicemmo che il percorso seguito dal Governo regionale era anticostituzionale, si è andati avanti ed oggi abbiamo una situazione drammatica dalla quale, volendo, si può però venir fuori in poche settimane.
La proposta dell’Usppi e del suo segretario regionale Nicola Brescia (già avanzata un anno fa) è: rideterminare subito le piante organiche, poi procedere come dice la Legge, ossia,nelle Asl che hanno posti vacanti e rientrano nei parametri di spesa, fare subito i concorsi interni riservati per gli stabilizzandi (bastano 20 giorni di avvisi pubblici) con la verifica del rispetto dei requisiti in essere all’atto della stabilizzazione. Per fare questo non ci servono autorizzazioni ministeriali, bisogna solo procedere. I posti vacanti fino
alla misura massima del 50% possono essere coperti con concorsi interni. Peraltro non ci sono spese aggiuntive rispetto ad oggi e non c’è Asl in cui non vi sia il plafond sufficiente (sia di posti vacanti che finanziario). Con poca buona volontà entro fine maggio si può risolvere tutto. IN MANCANZA L’USPPI PROCLAMERA’ MANIFESTAZIONI DI LOTTA DINANZI ALLE DIREZIONI DELLE ASL E REGIONE.(...)
Appalto ospedale, scontro fra titani Matarrese accusa di falso la Ccc
Preventivi "sgonfiati" per presentare un ribasso d’asta del 36% rispetto alle previsioni e ottenere l’appalto per la realizzazionedel nuovo ospedale Vito Fazzi di Lecce, senza che i fornitori ne sapessero nulla. Carte false, in sostanza. Per ora solo in teoria. È grave l’accusa che piove sul Consorzio cooperative costruzioni di Bologna, colosso dell’edilizia che ha realizzato opere strategiche come il Passante di Mestre e l’Alta velocità tra Milano e Bologna, conquistando a volte anche la ribalta delle
cronache giudiziarie, per l’affare Civis (il tram su gomma a guida ottica di Bologna) e quello People Mover (la navetta su monorotaia che collega il centro all’aeroporto bolognese), e finendo anche nell’inchiesta sull’area Flack di Sesto San Giovanni che ha coinvolto l’ex vicepresidente del Consiglio regionale lombardo Filippo Penati.
Oggi la nuova tegola sulla testa del CCC arriva tramite la diffida inoltrata all’Asl salentina dalla famiglia di costruttori baresi Matarrese. Lo scontro è tra titani e ha per oggetto un appalto a molti zeri, finanziato per 117 milioni nel 2007 e aggiudicato solo poche settimanefa, al termine di una telenovela giudiziaria che, in realtà, potrebbe essere solo all’inizio di un percorso ancora più tortuoso. Gli imprenditori pugliesi, infatti, chiedono all’Azienda sanitaria guidata da Valdo Mellone di estromettere il Consorzio emiliano dalla gara, revocando l’aggiudicazione e segnalando il caso all’autorità di vigilanza, agitando lo spettro di un imminente
ricorso al Tar, già notificato
ma non depositato, e di ulteriori sviluppi penali della vicenda, nel caso venisse assecondato "un comportamento illegittimo e illecito, di cui si è ormai acquisita conoscenza diretta".
La diffida è stata inviata all’Asl il 5 marzo ma storia del nuovo ospedale di Lecce è un pasticcio italiano che risale a diversi anni fa. Nel 2009, infatti, l’Azienda aggiudicò la progettazione della struttura con 12 sale operatorie e 490 posti letto all’Università del Salento, con una procedura contestata dall’ordine degli ingegneri di Lecce a giudicata "illegittima" dal Tar. Nel 2010,superato lo scoglio del progetto, fu poi bandita la gara per la realizzazione, vinta dalla Cobar di Altamura, con un’offerta inferiore del 41% rispetto alla base d’asta di 95 milioni di euro. L’aggiudicazione, però, fu impugnata davanti al Tar dalle Ati seconda e terza classificata, CCC e Matarrese Spa, secondo le quali l’offerta giudicata migliore in realtà era stata presentata in
ritardo. Tale interpretazione fu accolta dal Tribunale amministrativo e, a fine gennaio, ribadita dal Consiglio di Stato, che ha definitivamente escluso la Cobar dai giochi. La sentenza ha fatto scorrere la graduatoria e assegnato l’appalto al Consorzio cooperative costruzioni, che ha presentato un’offerta al ribasso del 36%, dichiarandosi pronto a realizzare il nosocomio con 60 milioni di euro.
Nella documentazione allegata all’offerta, però, secondo gli avvocati della Matarrese Spa, Pietro e Luigi Quinto, vi sarebbe più d’una falla. Le irregolarità sarebbero concentrate nel capitolo "forniture", per lequali l’asta indicava un importo di 22 milioni di euro. "Dall’esame dei giustificativi, e in particolare dei preventivi allegati all’offerta  -  scrivono i legali  -  è emerso che buona parte degli stessi appare alterata". Per arrivare a tale conclusione i Matarrese hanno effettuato una piccola indagine, chiedendo l’accesso agli atti della gara e scoprendo che
alcuni fornitori, ai quali aveva chiesto preventivi per l’ospedale di Lecce, comparivano nell’offerta CCC con indicazioni di prezzi di gran lunga inferiori per identiche prestazioni. Sollecitate spiegazioni agli stessi fornitori, alcune aziende non hanno riconosciuto come loro i prezzi indicati dal Consorzio e hanno sottoscritto precise attestazioni. Si tratta di sei aziende operanti nei settori dei servizi a sostegno della costruzione dell’ospedale, dalla realizzazione delle caldaie alle camere iperbariche, i cui preventivi sarebbero stati ribassati anche della metà rispetto a quelli fatti ai Matarrese.
Leloro attestazioni sono finite nella diffida inoltrata alla Asl, a cui i costruttori baresi chiedono lo stop dell’aggiudicazione e la verifica diretta dei costi dell’attività delle ditte coinvolte nell’appalto. Secondo i legali, infatti, la pecca dell’Azienda sanitaria sta nell’aver preso per buoni i documenti forniti dal Consorzio, senza controllarne in alcun modo l’autenticità.
"Perseverare in tale direzione  -  spiega l’avvocato Quinto  -  potrebbe essere pericoloso per l’Asl, che ha ormai acquisito la conoscenza diretta di atti e comportamenti che non le consentono di mantenere ferma l’aggiudicazione così come disposta". All’Azienda, dunque, tocca ora chiedere spiegazioni. E ai fornitori e al Consorzio cooperative fornirle. Dimostrando che l’aggiudicazione della gara per il nuovo Vito Fazzi è stata pienamente regolare. Chiara Spagnolo-repubblica
Crac San Raffaele: all´asta ville, vigneti e aerei
Incasso previsto 700 milioni ma non basterà a coprire i debiti
All´asta, prezzo base 4,6 milioni, i vigneti d´Amarone in Veneto. In vendita, valore stimato 577mila euro, lama, volpoche, fenicotteri e il simpatico canguro wallaby dello zoo ricavato sotto il cupolone del San Raffaele per un fantomatico progetto di pet-therapy. In saldo l´aereo aziendale, incasso previsto 7,8 milioni, l´ospedale e l´università – già
opzionati per 405 milioni dal gruppo Rotelli – oltre al pirotecnico catalogo di immobili (ville abusive in Sardegna, hotel di lusso in Costa Smeralda, appartamenti in mezza Italia e persino un resort con piscina tra i cocchi sulla costa brasiliana) messo assieme da Don Luigi Verzè.
A un anno dal crac dell´impero del prete-manager scomparso lo scorso 31 dicembre, i commissari si preparano a liquidare i cocci del suo ex-gruppo. In dodici mesi hanno catalogato beni (molti) e debiti (di più) del sacerdote di Illisi, districandosi tra bilanci opachi, ambulatori hi-tech ed eredità last-minute. Obiettivo:salvare la parte buona – le strutture sanitarie e l´ateneo – e trovare un compratore per le disastrose attività collaterali, dall´aviazione alla coltivazione di uva senza semi, volute dal Don. Il risultato è il bilancio finale del crac aggiornato alla scorsa settimana: terreni e immobili sono stati svalutati da 470 a 195 milioni. E gli incassi previsti dall´asta sul lascito terreno di Don
Verzè (710 milioni) non basteranno a coprire i debiti (953 milioni) delle sue aziende.
L´ex stalla da 7 milioni
Ospedali a parte, il vero tesoretto scovato dai liquidatori è il piccolo regno turistico-agricolo messo assieme un pezzo alla volta dalla Fondazione Monte Tabor. In primis Casa Rossa, villa con piscina «ad uso abitativo del presidente», precisa la nota dei commissari, costruita vicina all´erigendo centro medico di Olbia. Valore previsto, compresi i 347mila metri di terreno annessi, 7,9 milioni. Piccolo particolare: al catasto del Comune di Olbia – che ha già avviato unprocedimento per abuso edilizio – l´edificio è catalogato come "fattoria per ricovero di animali" (leggi stalla).
Per le vacanze esotiche, invece, i dirigenti del San Raffaele avevano a disposizione il pied-a-terre di Conde, sulla costa Atlantica 170 km a nord di Salvador de Bahia, all´asta per 5,7 milioni. Cinque bungalow, una club house (serve sempre) più immancabile piscina e 700mila
metri quadri di giardino dove funziona una lussureggiante piantagione di cocco.
Un Amarone in rosso
Le radici contadine di Don Verzè rispuntano a Illisi: dieci ettari di olivi e vigneti da cui arriva il prestigioso amarone "Monte Tabor", in vendita in enoteca a 50 euro a bottiglia. Una delizia cronicamente in rosso (purtroppo per le finanze della Fondazione) anche sul fronte dei conti. Otto milioni invece è l´incasso previsto dalla cessione dell´Hotel Don Diego, 52 camere in Sardegna vista Tavolara mentre i mille ettari coltivati a mango e uva senza semi comprati dalprete-manager nel Pernambuco (Brasile) saranno girati al socio Roberto Cusin per un euro, purchè si faccia carico dei 16 milioni di debiti accumulati su questo business.
A parziale consolazione dei Commissari sono spuntati una serie di lasciti in beneficienza al San Raffaele utili a tappare almeno un parte del buco. Appartamenti nel centro di Milano, cascine in Brianza e – ultimi arrivati alla fine
di dicembre – 4 milioni di euro in titoli di stato e otto case tra Genova e Pegli ereditati da una generosa donna ligure.
I guai dell´ospedale
La relazione dei liquidatori misura in cifre anche le difficoltà dell´Ospedale San Raffaele, penalizzato dalla bufera giudiziaria-finanziaria che ha finito inevitabilmente per condizionare anche l´attività quotidiana. Il bilancio gennaio-novembre 2011 si è chiuso con un buco operativo di 51 milioni e una perdita netta di 77 su 459 milioni di fatturato. In questo periodo sono stati incassati rimborsi per 55 milioni dallaregione Lombardia, e 14,2 milioni dal ministero della Salute.
I debiti verso i fornitori sono saliti nel frattempo al 31 novembre a 675 milioni. La patata bollente però passerà ora direttamente nelle mani di Rotelli.Walter Galbiati - Ettore Livini-laRepubblica
Sanità: S. Raffaele Mediterraneo, ferma battaglia contro sprechi e abusi
Si è tenuta questa mattina la conferenza stampa sul
“San Raffaele del Mediterraneo”. Nel corso del suo intervento, il presidente Nichi vendola, ha dichiarato:
Confermato l’investimento di 200 milioni per un grande ospedale pubblico tarantino (sia con la sperimentazione gestionale del San Raffaele di Milano sia con un’altra struttura di eccellenza) e confermata anche la natura pubblicistica dei contratti per tutti i lavoratori medici e paramedici del futuro ospedale (nel caso in cui fosse la Fondazione San Raffaele del Mediterraneo). Il bando per la progettazione del nuovo ospedale inoltre sarà pubblicato dopo le opportune verifichi che la Fondazione del San Raffaele del Mediterraneo effettuerà con il nuovo management del San Raffaele di Milano per avere certezza e garanzia di continuità del progetto di “sperimentazione gestionale”. E se il San Raffaele di Milano dovesse andare incontro ad un fallimento, la regione Puglia continuerànell’investimento di 200 milioni di euro per garantire alla città di Taranto un ospedale pubblico di
alto livello. Questi in sintesi alcuni degli elementi emersi nella conferenza stampa di questa mattina convocata dal a Bari Presidente della Regione Puglia Nichi Vendola per fare chiarezza sulla vicenda del San Raffaele del Mediterraneo. Insieme con lui, nell’incontro con i giornalisti, anche l’assessore al bilancio Michele Pelillo,ha dichiarato: “Mi auguro che con oggi si sia fatta chiarezza e si possa mettere il punto su una situazione su cui si è parlato troppo senza sapere e senza aver letto alcuna documentazione, cercando una speculazione di basso profilo”. Secondo Pelillo “A Taranto c’è una mobilità attiva con un tasso molto alto. E questi soldi, circa 120 milioni l’anno, finiscono nelle mani di qualcuno. Ci sono pezzi di sanità privata fortemente preoccupati dal successo di un’iniziativa come il San Raffaele che frenerebbe i viaggi della speranza fuori regione. Chi pensa direggersi sulle disgrazie dei tarantini, deve mettersi l’anima in pace: oggi con un atto di cautela e saggezza chiediamo ai nuovi vertici del San Raffaele, la prima università per qualità della ricerca in Italia, di confermarci la volontà di continuare per migliorare la sanità pubblica di Taranto”.hanno presenziato: il sindaco della città di Taranto Ippazio Stefàno, il Presidente della Provincia di Taranto Giovanni Florido, il direttore generale dell’Asl tarantina Fabrizio Scattaglia e il presidente della Fondazione San Raffaele del Mediterraneo Vittorio Dell’Atti.
Nel week end si era aperto il fuoco di fila dal Pd, ma anche da Rifondazione, contro i 60 milioni già impegnati dalla Regione.
Per il deputato democratico i conti del progetto non tornano: "Leggere di un investimento complessivo di 210 milioni, dei quali 120 a fondo perduto erogati dalla Regione e 90 attraverso un Leasing la cui copertura sarebbe basata su un aumento teorico dei margini, ma che di fattoinciderebbe su un conto economico fragile, con garanzie di parte corrente praticamente nulle, appare come
l’ennesimo errore o forse come l’ultima beffa per un settore e un territorio che hanno solo bisogno di una pubblica amministrazione fatta di certezze e trasparenza. Tutto questo, dopo la sottrazione dei 120 milioni da altre opere pubbliche e con modifiche urbanistiche", attacca Boccia, "che appaiono molto più impattanti sulle strategie politiche rispetto ai bisogni umani da soddisfare attraverso le politiche sulla salute".
Gli attacchi arrivano anche da Sabino De Razza, Prc, che afferma: "Continueremo una ferma battaglia perché l’affare San Raffaele non vada in porto, che i fondi pubblici vengano immediatamente reinvestiti nel potenziamento degli ospedali pubblici e, soprattutto, in quei servizi di medicina territoriali tanto sbandierati per attenuare le proteste della gente". Secondo il Prc c’è un "giro di interessi e di intrecci perversi che si agitano intorno all´operazione,che riguardano il grande business del gruppo milanese oggi in ginocchio ma vedono coinvolti anche
"protagonisti" locali". Un’operazione di "speculazione fondiaria ed edilizia su terreni agricoli sui quali sarà bene che anche la Magistratura faccia piena luce".
San Raffaele TA, CGIL Puglia: Vendola non ha fugato tutti i nostri dubbi
“Sull’operazione del nuovo ospedale a Taranto, il Presidente Vendola non ha fugato tutte le nostre riserve”. Lo sostiene in una nota la CGIL Puglia.
“Alcune risposte alle nostre preoccupazioni sono di certo arrivate. E’ il caso dell’impegno a mantenere il personale nell’ambito della sfera di applicazione della sanità pubblica. Così come – prosegue la nota - se ci è parsa convincente la determinazione con cui si intende perseguire la realizzazione di una nuova struttura ospedaliera, in grado di garantire prestazioni di eccellenza su un territorio in cui forte si manifesta il bisogno di salute”.
“Quei120 milioni messi a disposizione devono essere spesi per Taranto. Su questo non c’è alcun dubbio! Continuiamo però a
ritenere che altre soluzioni siano possibili e vorremmo poterlo dire in un incontro con il Presidente che ancora ci viene negato. Non comprendiamo perché su questa vicenda si sceglie come unica forma di comunicazione la conferenza stampa (un’altra ce n’era stata a Taranto qualche settimana fa)”.
“Si tratta di un metodo che non ci convince – aggiunge la CGIL -. Che non risponde all’idea di democrazia partecipata, che tanto dovrebbe essere cara a questo Governo regionale. Non vorremmo che ci sia dell’altro che volutamente si cerca di mantenere fuori dal confronto con le forze della rappresentanza, ma fondamentalmente con i cittadini”.
“Certo, le ultime performance della Giunta e del Presidente nell’ambito del confronto con i sindacati non sono state le migliori. Anzi si è aperto un vulnus, che la CGIL attende ancora possa essere sanato. In occasione dell’animata eaccesa discussione sulla manovra di assestamento di bilancio ci era stato detto che l’eliminazione dell’esenzione ticket
per disoccupati e cassintegrati fosse una scelta obbligata, imposta dal Governo nazionale, pena la violazione del piano di rientro. A nulla erano valse le nostre richieste di spostare risorse da altre voci di spesa per garantire le fasce più deboli della popolazione pugliese, così come la CGIL sosteneva sin dalla discussione del bilancio di previsione”.
“Il Consiglio Regionale ha invece accolto le nostre istanze e con un’azione delle opposizioni (che poi devono spiegarci perché a livello nazionale si impongono nuovi ticket) sono state ripristinate le esenzioni, con il beneplacito del Governo nazionale, che ha clamorosamente smentito quanto sostenuto dalla Giunta. Sarebbe bastato darci ascolto per non incappare in uno spiacevole incidente politico che incide in maniera negativa sulla credibilità del Presidente e dell’intera Giunta. Non vorremmo – conclude ilcomunicato - e non ci auguriamo che anche sulla vicenda del San Raffaele si finisca per riconoscere che sarebbe bastato
ascoltarci”.michelangelo benvenuto