Dalla Sicilia uno schiaffo alle politiche della miseria
 











Il vero vincitore del voto siciliano è l’astensionismo. Quasi il 53% degli elettori ha deciso di disertare le urne. E ha fatto benissimo, considerata la vergognosa pagina scritta dagli uni e dagli altri negli ultimi 20 anni. Crocetta, candidato del Pd e dell’Udc, si potrà pure considerare vincitore ma c’è poco da festeggiare. Nessuno ha il diritto di esultare, perché non è che con un pugno di voti in più ci si possa sentire vincitori.
Quando vota meno del 50% degli aventi diritto questo vuol dire che la gente è stufa di questa offerta politica fatta di malaffare, voto di scambio, clientelismo e interesse privato. L’affluenza è stata del 47,42% corrispondente  a 2.203.885 elettori. Se pensiamo che nel precedente del 2008 aveva votato quasi il 67% degli aventi diritto, c’è da riflettere molto sul vero vincitore di queste elezioni.
Poi se consideriamo la questione del voto disgiunto ci sarebbe ancora meno motivo per festeggiare, soprattutto
per Crocetta e i suo paggetti Bersani e Casini. E’ bene sempre ricordare che sono stati al governo siciliano con un certo Lombardo, finito sotto inchiesta per mafia. E che in fatto di nomine si è ben disimpegnato. Oltretutto c’è il precedente di Cuffaro, quindi Casini farebbe bene a ritirarsi in qualche convento. Dal voto siciliano escono quindi due soli vincitori: l’astensionismo e Grillo. Gli altri sono vincitori del nulla. Il M5Si infatti è il primo partito, seppur il suo candidato Cancelleri si è posizionato al 3 posto della classifica. Miracoli del voto disgiunto. Al primo posto ovviamente si è posizionato Crocetta con il 31% dei voti e Musumeci del Pdl e de La Destra con il 25%. E’ chiaro che con questi risultati il segretario del Pdl Alfano non potrà rimanere al suo posto. E’ sceso nella sua terra per portare alla vittoria Musumeci e invece si è dovuto accontentare del secondo posto dietro un Crocetta, ex vendoliano, che ha preso il posto di Cuffaro e di Lombardo. Poi c’è da considerare il crollo del Pdl che è passato dal 33,3% delle regionali del 2008 al 12,3%; anche i vincitori del Pd hanno poco da festeggiare visto che sono calati di 5 punti; mentre l’Udc di 2 punti. Il M5S è dunque il primo partito con il 15,3%. Sicuramente la crisi dei partiti tradizionali ormai in caduta libera a livello nazionale gli ha aperto le porte del successo. Sicuramente è un voto di protesta più che di speranza. Quando i partiti tradizionali sanno offrirti solo l’euro della miseria, la flessibilità, il degrado sociale anche per politiche migratorie sbagliate, è chiaro che la gente si ribella. Tra le vittime illustri della soglia di sbarramento ci sono il Fli di Fini e le liste che fanno capo a Sel-Fds e quella dell’Idv di Di Pietro a sostegno della Marano. L’Mpa di Lombardo perde il 50% dei voti, passando dal 18 al 9%.  Dispiace per il movimento dei Forconi, rappresentato da Ferro, che non riesce a superare l’asticella del 5%. Eppure il movimento ha posto questioni importanti, in primis quella del lavoro. La disoccupazione e il lavoro nero sono un grande problema non solo a livello isolano ma anche per tutto il Paese. E le risposte date in questi ultimi anni sono state del tutto evanescenti. Nel contempo anche dal governo dei Professori è arrivato ben poco, anzi solo sacrifici e lacrime. E’ chiaro che con questi numeri è ridicolo proclamarsi vincitori, come stanno facendo Pd e Udc. In queste condizioni nessuno ha la maggioranza in tasca. Crocetta forse farebbe bene a non esultare affatto in quanto dalla Sicilia è arrivato uno schiaffo a tutti i partiti tradizionali. E Bersani e lo stesso Casini farebbero bene a disertare i festeggiamenti, perché c’è poco da festeggiare. Altro segnale indiscutibile è la sconfitta di Alfano. E farebbe bene a rassegnare subito le dimissioni da segretario del partito. La Sicilia come l’intera Nazione non ha bisogno di sobrietà ma di risposte forti a questo mesto pellegrinaggio verso l’Ue. I centrosinistri e centrodestri stanno svendendo la nostra sovranità in cambio della miseria spalmata su scala europea. Tanti nostri concittadini privati del lavoro e ridotti ad elemosinare un pasto caldo alla Caritas. Se questo è il progetto europeo nessuno di noi vuole restarci un minuto di più. Ed è questa la lettura del voto siciliano, dove l’ingresso nella moneta unica ha finito per aggravare i problemi. Poi se pensiamo che ha votato appena il 47% degli aventi diritto al voto è chiaro che diventa incomprensibile la gioia di Crocetta e dei partiti che lo hanno appoggiato, Pd e Udc. Come si fa a sorridere con appena il 14% dei consensi? Comunque sia dall’Isola è arrivata una sberla definitiva al sistema dei partiti e al progetto dell’Europa della miseria.  michele mendolicchio