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Monti: ho fatto cose sgradevoli ma gli italiani sono con me |
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Lui lo aveva anticipato: al momento di diventare capo di un governo catto, tecnocratico e bancario, Mario Monti aveva assicurato che ci avrebbe praticato cose “sgradevoli”. Abituati per più di 50 anni alla parabola del cetriolo e dell’ortolano, gli italiani si sono rassegnati al peggio tra strilli e proteste. Così sono arrivate la riforma delle pensioni, con lo slittamento dell’età di quiescenza, la riforma del mercato del lavoro, reso più precario e flessibile, e la nuova tassa, l’Imu, sulla casa. Lo abbiamo fatto per il vostro bene, così metteremo a posto i conti pubblici e avremo realizzato quelle riforme strutturali che i mercati finanziari ci chiedono e gli stranieri torneranno ad investire in Italia. Una realtà contraria e desolante è invece sotto gli occhi di tutti. Il debito pubblico che negli ultimi giorni dell’era Berlusconi (novembre 2011) era al 120,1% del Pil ora è arrivato al 126,1%, mica bruscolini. E’ colpa delle recessione, si sono giustificasti i Monti boys. E’ colpa della recessione che ha drasticamente ridotto le entrate fiscali e contributive. Quanto alle uscite abbiamo avviato la razionalizzazione e la revisione della spesa e i risultati non tarderanno a farsi sentire. In realtà i risultati stanno già arrivando e parlano di migliaia di imprese che non ce la fanno più a tirare avanti e che chiudono in massa. Mentre decine di migliaia di persone vanno ad ingrossare le fila dei nuovi disoccupati. Per non parlare dei milioni di cittadini che colpiti da una crisi infinita e dall’aumento dei prezzi hanno visto ridursi il potere d’acquisto di stipendi e pensioni. Su tutte queste categorie che non ce la facevano più ad arrivare decentemente alla fine del mese, l’arrivo dell’Imu ha costituito un autentico tracollo patrimoniale sia per la sua maggiore entità rispetto all’Ici sulla prima casa, cancellata da Berlusconi, sia per la spesa in sé che ha obbligato a fare sacrifici su spese primarie. Ma Monti ha deciso di procedere con passo spedito confidando sulla debolezza dei partiti che lo sostengono e che intendevano usarlo come parafulmine per le misure draconiane che il suo governo, emanazione di Moody’s e Goldman Sachs, avrebbe preso. Come poi è successo. In effetti, ha ammesso, abbiamo fatto cose molto sgradevoli e spiacevoli, sia per chi le ha subite che per chi le ha fatte e ha dovuto approvarle. Chi non ricorda le lacrime del ministro Fornero che, mentre presentava la sua riforma del lavoro, spargeva copiose lacrime pensando al futuro di tutti i dipendenti pubblici e privati? Tutto quello che ho fatto è stato fatto per il vostro bene, ha insistito Monti arrivando a sostenere che la percezione da parte del popolo di quello che sta facendo “questo maledetto governo”, anche se non è rosea, dimostra un livello di gradimento più alto rispetto a quello dei partiti politici. Singolare è quel riferimento al “popolo” che evidentemente rappresenta qualcosa di altro rispetto a lui medesimo e ai Monti boys. Ed anche quel “maledetto governo” che la dice lunga sulla consapevolezza del professore della Bocconi di stare praticando un massacro sociale che quei masochisti di italiani darebbero l’idea di apprezzare. L’Italia insomma mi ama, pensa e millanta Monti, e se l’anno prossimo dalle elezioni non emergerà una maggioranza parlamentare numericamente forte ed in grado di suscitare la fiducia dei mercati, continuando il lavoro da lui avviato, gli italiani possono stare tranquilli che lui sarà pronto a gettare di nuovo il cuore al di là dell’ostacolo. Non avrà detto proprio questo ma il senso del suo intervento al “World economic forum” di Roma è stato svolto in tale ottica. Si tratta, ha continuato, di un messaggio preciso e importante per i politici che governeranno l’Italia. Non devono credere di non poter fare le riforme perché poi perderanno il consenso. Devono farle e basta per modernizzare la struttura del Paese. Le ricette di Monti, per l’Italia e per l’Europa, sono così quelle note. Disciplina dei conti pubblici e misure precise per la crescita. Quindi riforme strutturali, un aggettivo che sembra essere divenuto buono per tutti gli usi. E difesa a spada tratta del Mercato e della funzione dell’euro. In particolare, ha sottolineato, anche se si devono risanare i conti pubblici tagliando la spesa pubblica, non bisogna demonizzare la spesa pubblica in investimenti. Un riferimento preciso che fa supporre che l‘Italia presenterà una Bruxelles una proposta per togliere tali spese dal computo del disavanzo pubblico. Se Monti pensa di stare svolgendo un ruolo positivo in Italia ed in Europa, il sostegno gli viene anche da un quotidiano amico come il Financial Times, la voce ufficiale degli speculatori della City londinese. Prendendo spunto dal successo del “cabarettista” Grillo alle elezioni in Sicilia, e dal dati abnorme dell’assenteismo, il FT lancia l’allarme su una possibile situazione di ingovernabilità dell’Italia dopo le elezioni del 2013 e cita il giudizio di un anonimo dirigente di una grande industria italiana che afferma di non sopportare il blogger genovese e di auspicare un Monti bis. Una ingovernabilità conseguenza sia della scontata affermazione di Grillo, che ostenta il suo anti europeismo, che andrà ad aggiungersi a quello della Lega e di un Berlusconi che sta cercando di collocare il suo nuovo e nascente partito su posizioni euroscettiche e contrarie alla linea dell’austerità imposta dalla Germania e dalla Banca centrale europea.Filippo Ghira
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