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Il Porcellum gode ancora ottima salute |
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Sono anni che sentiamo parlare di rottamazione del Porcellum ma nessuno sembra davvero intenzionato a riformarlo. E questo nonostante i continui appelli del capo dello Stato Napolitano a varare al più presto una riforma della legge elettorale. Ma la legge porcata continua a stare al suo posto, benché tutti ne dicano peste e corna. Di modelli di riferimento ne sono usciti a bizzeffe, da quello tedesco a quello francese al doppio turno a quello spagnolo, per finire a quello americano. Però siamo sempre a livello di chiacchiere. I due schieramenti vivono da diversi mesi questo braccio di ferro tra il maggioritario con sistema uninominale e il proporzionale con le preferenze. Tra i fautori del ritorno del boccino nelle mani dei cittadini ci sono soprattutto il Pdl, la Lega e l’Udc; mentre tra gli oppositori più accaniti troviamo il Pd. Per Bersani e per tutta la dirigenza del partito il ritorno alle preferenze riporterebbe il boccino nelle mani delle mafie, favorendo così il voto di scambio. Insomma per la nomenclatura dell’ex Pci il modello proporzionale vuol dire corruzione. E qui francamente non possiamo che essere in totale disaccordo. La corruzione infatti c’è a prescindere dal modello elettorale. E la dimostrazione lampante è che in questi 20 anni di maggioritario la corruzione non è affatto diminuita. Anzi è come un vulcano in piena esplosione. In piena Tangentopoli tutti si schierarono contro quel sistema proporzionale che ci aveva accompagnato per tanti anni, adducendolo come l’origine di tutti i mali. E così i vari sacerdoti del maggioritario, a cominciare da Segni e dai prodiani, ci hanno fatto questo bel “regalo”. Ma la corruzione non si è arrestata si è anzi trasformata in un fiume. Se prima si rubava per i partiti adesso si ruba soprattutto per se stessi. Non per niente le inchieste si susseguono a ritmo quotidiano con tangenti spalmate a tutti i livelli e pappate di singoli ladroni. Basti pensare a Lusi, a Fiorito, al dipietrista Maruccio e a tanti altri ancora non scoperti che ancora per ora della buona sorte. Non bisogna certo dimenticare il caso Del Turco, il caso Frisullo, il caso Tedesco, il caso Di Girolamo, il caso Belsito, il caso Cosentino, il caso Milanese, tanto per citarne alcuni. Ma torniamo alla questione della legge elettorale. Che si debba porre fine al Parlamento dei nominati ne siamo più che convinti. La crisi del sistema è dovuta anche a questa impossibilità per i cittadini di scegliere i propri rappresentanti. A scegliere sono sempre le segreterie di partito, ritrovandoci con personaggi che tutto dovrebbero fare meno che i rappresentanti del popolo. Non che fatti del genere non siano accaduti anche con il proporzionale: basti pensare alla radicale Cicciolina, però con il maggioritario si è superata ogni decenza. Ogni partito ha le sue pecore nere calate dall’alto. Basti pensare ai quattro assi: De Gregorio, Scilipoti, Razzi e Maruccio scelti da Di Pietro. Sulla nuova legge sono in corso da mesi trattative tra i due schieramenti per trovare una via d’uscita all’impasse. Il piddino Letta a fine estate ci aveva predetto che entro il mese di ottobre sarebbe avvenuto il parto della nuova legge. Invece il mese se n’è andato assieme alla speranza di vedere bypassare il Porcellum. Il freno dei due partiti di maggioranza è dovuto anche a quello che potrebbe succedere in caso di successo del movimento di Grillo, che già in Sicili ha dato prova della sua capacità di rastrellare consensi. E quindi è probabile che si arrivi ad una legge con tanti paletti in funzione anti-M5S, perché la paura di Pdl, Pd e Udc è tanta. E paura la dovrebbe avere pure l’Idv che con una soglia di sbarramento al 5% rischia di restare fuori dal Parlamento. Gli scandali si pagano, soprattutto nell’urna, almeno lo speriamo. Parlando dei lavori in commissione del Senato, il presidente Vizzini ha spiegato che la discussione sugli emendamenti potrebbe durare oltre il tempo fissato. Ovviamente la mancanza di chiarezza sulle alleanze rende ancora più complicato il quadro. L’unica cosa certa (forse) è il patto tra Bersani e Vendola, per il resto è tutto in alto mare. Comunque le probabilità che si arrivi ad un testo di riforma condiviso sono piuttosto scarse. Alla fine la legge arriverà in aula con i partiti divisi. Speriamo che in caso di nuova legge venga vietato l’escamotage della coalizione per superare l’ostacolo della soglia di sbarramento. In tal caso, infatti, la soglia scenderebbe al 4%, tanto per salvare i partiti utili al proprio progetto. Un altro fatto contestabile è il principio secondo il quale con il maggioritario le coalizioni avrebbero garantito governi stabili, cosa che non è stata affatto veritiera. Difatti sono caduti o andati in crisi governi di centrosinistra come di centrodestra. Sapere chi ha vinto e chi ha perso non dà alcuna garanzia di stabilità e di durata. Intanto i conciliaboli proseguono ma la speranza che possano produrre un accordo è ancora lontana. Michele Mendolicchio |
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