Dietro il faraone già scalpita Gamal
 







di Michele Giorgio




Migliaia di poliziotti dalle facce stanche, disseminati in tutto il Cairo, hanno fatto da cornice ieri all'apertura in pompa magna del congresso del Partito nazionale democratico (Pnd) destinato, per la stampa megafono del regime, a segnare la «svolta» che porterà l'Egitto al rinnovamento e allo sviluppo e che lo indirizzerà verso la produzione di energia nucleare. Più semplicemente il congresso aprirà la strada a Gamal Mubarak, figlio del presidente «faraone» Hosni Mubarak, verso la presidenza nel 2011.
Stiamo assistendo al parto di una dinastia che segnerà per sempre le sorti della repubblica egiziana nata dalla rivoluzione dei «Liberi ufficiali», dove oltre metà della popolazione non ha conosciuto altro leader all'infuori del presidente attuale. Le smentite dei dirigenti del Pnd non convincono gli egiziani. La nascita di una vera democrazia perciò resterà un sogno in un paese dove i giornalisti vengono arrestati e processati per aver riferito
dei problemi di salute del presidente, i partiti di opposizione sono schiacciati in un angolo, la tortura nelle carceri (piene di prigionieri politici laici e islamici) è la regola e le elezioni sono una farsa.
Quanto si è visto e sentito ieri non ha fatto altro che confermare le previsioni degli esperti e della gente comune. Hosni Mubarak, candidato unico, è stato rieletto con una maggioranza schiacciante alla testa del Pnd con 5.248 voti su 5.310 votanti (incredibilmente con un voto in più rispetto alle schede valide, 5.247) e mentre attivisti e dirigenti del partito lo acclamavano, è giunta una notizia che ha del clamoroso.
Mustafa Khalil, vice presidente del Pnd, ha inviato una lettera chiedendo di essere sollevato dal proprio incarico per motivi di salute. Quando si dice il fato. Già perché l'uscita di scena di Khalil pone Gamal Mubarak, già assistente del segretario e responsabile del comitato per la pianificazione politica, nella posizione ideale per diventare vice
presidente del Pnd. Da qui alla presidenza della repubblica il passo è breve.
Le possibilità di Gamal comunque rimarranno elevate, anche se non otterrà la «promozione». «Il punto centrale rimane il previsto emendamento dell'articolo 31 dello statuto del partito», ha spiegato ieri sul quotidiano di opposizione a-Dostour l'analista Diaa Rashwan, «oggi questo articolo definisce i compiti dell'ufficio politico ma, dopo le modifiche, descriverà le funzioni di un Alto Consiglio. Secondo la costituzione egiziana i leader di partito e i componenti di un Alto Consiglio possono candidarsi alla presidenza. Gamal farà parte certamente dell'Alto Consiglio politico del Pnd e non avrà impedimenti legali alla sua futura candidatura a capo dello Stato». Un escamotage che consentirebbe al gruppo dirigente del Pnd di salvare la faccia non nominando Gamal subito vice presidente del partito.
Le vere insidie vengono dalle forze armate che hanno dominato i vertici della politica dalla rivoluzione in
poi. Sono stati militari tutti i presidenti sino ad oggi e Gamal diventerebbe perciò il primo capo di stato civile. Una prospettiva che non lascia tranquilli i comandi di esercito, marina e aviazione.
«Non è una questione di principio, oppure di dignità e prestigio delle forze armate - dice A. H., giornalista di un noto quotidiano arabo internazionale che preferisce non rivelare la sua identità - piuttosto è una questione che riguarda il mantenimento di privilegi consolidati. I militari, in particolare gli alti ufficiali, godono di benefici enormi in un paese dove il salario medio di un dipendente pubblico non supera i 150 dollari al mese».
«Hanno diritto ad alloggi prestigiosi, ad uno stipendio elevato - continua il reporter -, ad automobili pubbliche, ad aiuti per l'istruzione dei figli e tante altre cose. Gamal si è fatto portavoce della modernizzazione, del taglio dei rami secchi, delle spese eccessive, della privatizzazione, della fine progressiva del welfare. I vertici
militari quindi vogliono certezze dal futuro presidente, a cominciare dal mantenimento del benessere generato dall'aiuto finanziario annuale messo a disposizione dagli Usa per le forze armate egiziane».
Il dopo-Mubarak quindi dovrà prevedere gli stessi privilegi garantiti dal presidente attuale, ovvero essere fondato sui diritti di pochi e sui doveri assegnati a tutti gli altri. E Gamal sembra poter offrire ciò che pretende l'elite economico-militare. Nato 43 anni fa, ha studiato per diversi anni economia e finanza e ha maturato parte della sua esperienza di lavoro all'estero.
Da quando ha assunto il suo incarico alla pianificazione politica del Pnd, è riuscito ad allontanare diversi esponenti della vecchia guardia del partito e a sostituirli con i suoi alleati e collaboratori della cosiddetta «nuova generazione». Oggi è il principale sostenitore del programma di privatizzazione delle imprese pubbliche (lanciato nel 1991 ma ora entrato nella fase più viva) e delle politiche
dettate dal Fondo Monetario Internazionale e dalla Banca Mondiale e applicate senza fiatare dal premier Ahmed Nafiz. Esperti e giornalisti vicini al regime lo portano in palmo di mano e applaudendo le «conquiste» del padre, in realtà esaltano la «visione» del figlio che si rifletterebbe nei risultati «eccezionali» raggiunti dall'economia egiziana in questi ultimi anni.
«Il mercato libero oggi è una realtà grazie al presidente Mubarak - afferma entusiasta Abdel Monem Said Aly, direttore del Centro studi strategici Al-Ahram del Cairo - i dati sono eloquenti: negli ultimi cinque anni l'Egitto è passato da 450 milioni di dollari di investimenti dall'estero a 11 miliardi e nel 2007 la crescita toccherà il 7%. Non importa chi sarà il prossimo presidente, l'importante è che continui su questa strada», ovvero quella indicata dall'«esperto» di economia Gamal. Said Aly dimentica che la povertà è in aumento costante, dal 16% al 19% della popolazione e che questo dato è ben più alto se si
tiene conto che in Egitto almeno un terzo della popolazione vive con soli due-tre dollari al giorno ma non viene considerata povera.
E non cita nemmeno gli scioperi in corso da mesi in tutto il paese che hanno visto decine di migliaia di lavoratori, soprattutto del settore pubblico, dagli operai delle industrie tessili del Delta del Nilo agli ispettori del ministero delle finanze scendere in strada per chiedere aumenti salariali di fronte alla crescita incessante del costo delle vita che quest'anno toccherà l'8%. La preparazione di Gamal al suo futuro ruolo di presidente continua a vario livello e non poteva non passare anche per un matrimonio che ha decretato la fine delle sue prodezze di «scapolo d'oro».
Il rampollo Mubarak la scorsa primavera ha sposato Khadija el-Gammal, 24 anni, figlia di un noto e ricco uomo d'affari egiziano, alla presenza dello sceicco Mohammed Sayyed al Tantawi, grande imam di al-Azhar, che qualche settimana fa, per manifestare la sua assoluta fedeltà
ad Hosni Mubarak, ha chiesto che venissero puniti con decine di frustate i giornalisti i quali avevano rivelato al pubblico le cattive condizioni di salute del presidente.
Gli egiziani, che anche nella cattiva sorte trovano sempre il modo di sorridere, si rifugiano nell'ironia. «Sai perché Gamal ha scelto proprio quella ragazza? Per il nome e il cognome - spiega beffardo Hatem Bassiouni, un commerciante - Khadija, come la prima moglie del Profeta Maometto per accaparrarsi le simpatie delle frange più religiose - ed el-Gammal perché gli ricorda ciò che ama di più, e cioè Gamal, sé stesso».
Più seriamente l'opposizione laica e islamista, ha descritto le nozze come parte di un più ampio disegno volto a presentare Gamal in modo positivo: un presidente scapolo sarebbe inusuale in una società come quella egiziana, fondata sulla famiglia. In un paese dove il potere usa sistematicamente la forza, i Mubarak sanno imporsi in ogni modo.da Il Manifesto