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Uranio impoverito: la Difesa annuncia l’avvio delle bonifiche |
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Entro gennaio il governo intende avviare i lavori di bonifica del demanio militare. Il ministero della Difesa dovrebbe concentrare le proprie attenzione sui poligoni di Sardegna e Puglia; interessati negli anni da una lunga serie di esercitazioni in cui si sono sparate migliaia di munizioni camiciate con uranio impoverito. Bombe e missili presenti negli arsenali di tutti i Paesi della Nato. Lo stanziamento era stato espunto dalla legge di stabilità per un errore formale. Il comma in questione non aveva passato l’esame degli uffici della Camera. Adesso Palazzo Chigi rilancia assicurando un intervento in tempi celeri. “Pensiamo di avviare le bonifiche all’inizio del 2013, a partire dal poligono di Salto di Quirra”, ha riferito il ministro della Difesa Giampaolo Di Paola, rispondendo nell’aula di Montecitorio a un’interrogazione presentata dal deputato del Pdl Salvatore Cicu, ex sottosegretario alla Difesa durante la quattordicesima legislatura. “Il governo aveva onorato l’impegno assunto, inserendo una posta di 25 milioni di euro per tre anni nella legge di stabilità, eliminata però dalla commissione Bilancio - ricorda Di Paola - Nonostante ciò la Difesa, dimostrando attenzione e sensibilità sulla tematica delle bonifiche dei poligoni militari, ha deciso di stanziare sul suo bilancio 25 milioni di euro per tre anni, quindi lo stesso impegno assunto nella legge di stabilità, per intraprendere la bonifica dei poligoni”. Il ministro della Difesa assicura che “in via prioritaria, le somme saranno stanziate per il risanamento e la bonifica del poligono di Salto di Quirra in Sardegna, dove è in corso un’attività di indagine da parte dell’autorità giudiziaria di Lanusei. Le azioni sono già iniziate per provvedere attraverso l’attività di caratterizzazione delle aree: è stata bandita una gara, che sarà chiusa entro novembre, già prefinanziata con soldi della Difesa”. La posizione dell’esecutivo non deve far abbassare la guardia. La Commissione d’inchiesta del Senato sull’utilizzo di uranio impoverito pretende infatti stanziamenti più capienti, così come si legge nella risoluzione votata all’unanimità qualche mese fa dall’organo inquirente. Inoltre, più volte, le alte sfere del Dicastero hanno cercato di sminuire le evidenze e gli indizi emersi durante le indagini coordinate dal pm ogliastrino Domenico Fiordalisi. Un atteggiamento a cui si è aggiunto quello di altre amministrazioni dello Stato, così come denunciato durante una delle ultime sedute della Commissione di Palazzo Madama. Ugo Cappellacci, presidente della Regione Sardegna, ha accolto con piacere le intenzioni delle Forze armate. “L’Isola - ha spiegato il Governatore, che nel luglio scorso ha personalmente partecipato al confronto presso il ministero della Difesa con il sottosegretario Magri – negli anni ha dato un contributo importante alle esigenze di Difesa dello Stato, ma queste devono essere oggi bilanciate con le giuste aspirazioni e aspettative che il territorio ha espresso in termini di ripristino, e quelle legate all’attività agropastorale nell’area”. “Accogliamo favorevolmente quanto dichiarato dal ministro della Difesa Giampaolo Di Paola in occasione circa i fondi da destinare alle bonifiche dei siti militari”. Ha spiegato la deputata sarda del Pd Caterina Pes. L’esponente del Partito democratico ha ricordato che “da tempo in Sardegna aspettavamo una presa di posizione netta da parte del governo che finora non aveva risposto alle numerose interrogazioni presentate dal Pd sull’urgenza delle bonifiche nel Salto di Quirra. Ora, attendiamo interventi concreti”. Per il momento, non si pronuncia il coordinamento dei Comuni sardi gravati da servitù militari. Le politiche degli ultimi anni impongono la massima cautela. I recenti tagli agli Enti locali potrebbero depotenziare gli interventi decisi a livello territoriale. Non resta che aspettare quali opere di ingegneria ambientale saranno avviate. All’appello mancano ancora cento milioni di euro. Sul tavolo c’è una risoluzione della Commissione d’inchiesta da rispettare. La Difesa non può continuare a comportarsi come se niente fosse. Lo strumento militare non può essere legibus solutus. Le bonifiche ed un severo monitoraggio delle attività di esercitazione devono restare una priorità. La salute pubblica non può essere lasciata in balia di omissioni e lassismi. Matteo Mascia L’uranio impoverito fa bene. Parola del Governo Tutto come previsto. Il ministero della Difesa ha perso l’ennesima occasione per fare chiarezza sull’impiego di munizioni all’uranio impoverito e sui legami con alcune patologie nel personale militare e nella popolazione civile. Ieri, il sottosegretario Filippo Milone, ha fornito una risposta evasiva all’interrogazione presentata dai sei deputati radicali su richiesta delle associazioni delle vittime. Per Palazzo Chigi non ci sarebbero riscontri nella letteratura medica per arrivare ad un legame tra le detonazioni e lo sviluppo di alcune malattie. “Sulla base dei più accreditati studi scientifici al riguardo, non si può né sostenere né negare la sussistenza di un nesso diretto di causalità tra l’esposizione all’agente tossico e lo sviluppo della malattia, e che, in conclusione, sulle possibili cause delle patologie in esame permane una ampia dialettica all’interno della comunità scientifica”, ha dichiarato a Montecitorio l’uomo della Difesa. Milone ha reso noti i numeri relativi all’incidenza delle patologie. Per quanto riguarda le neoplasie maligne, tra i militari impiegati almeno una volta sui Balcani, risultano quarantotto decessi e quattrocento venti casi di tumore. Il Dicastero si è ben guardato dal diffondere i dati sul personale di stanza nei poligoni o sui cittadini residenti intorno a queste aree. Ha fatto benissimo. L’Amministrazione militare non ha mai avviato una profilassi degna di questo nome. Le Associazioni hanno commentato queste parole con molta delusione. I Generali ed i loro referenti politici continuano ad innalzare un odioso muro di gomma. |
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