Veleni e rifiuti, la morte dietro l’angolo
 











In Italia si muore per i veleni delle industrie, in Campania per quelli dei rifiuti. Questa è l’amara verità affermata dagli scienziati che hanno seguito il progetto denominato “Sentieri”, finanziato dal ministero della Salute, ed hanno preparato il rapporto su 44 dei 57 siti di interesse nazionale da bonificare, in tempi davvero brevi.
In Campania, sono stati esaminati 88 comuni nei quali abitano oltre 750mila persone, quasi un sesto della popolazione della regione.
Nell’area del litorale vesuviano, composta da 11 comuni e con una popolazione vicina alle 500mila unità, ed in quelle del Litorale Domizio-Flegreo ed Agro Aversano, composte da 77 comuni e con oltre 300mila abitanti, si registra un eccesso, rispetto al parametro medio di riferimento per la mortalità generale, per tutti i tipi di tumore: quelli dell’apparato respiratorio, dell’apparato digerente e di quello genito-urinario.
Per quanto riguarda l’area del litorale Vesuviano, in
singoli comuni, sono stati osservati eccessi della mortalità per il tumore del polmone, dello stomaco e della vescica per gli uomini e del tumore al fegato per entrambi i generi.
Nella zona della Domiziana, purtroppo si notano patologie in eccesso anche al di là della peggiore previsione possibile.
Infatti, in alcuni comuni, definiti siti di interesse nazionale, si evidenziano eccessi di mortalità per tumore epatico, della pleura, della laringe e per malattie circolatorie.
I dati sono riferiti ad un periodo storico che va dal gennaio 1995 al dicembre 2002 ma, a quanto pare, la progressione continua; in Campania, diversamente da quanto si verifica nell’area dell’Italsider di Taranto, ci si ammala sempre di più, come conferma anche la ricerca del 2006, ordinata dall’Istituto Superiore della Sanità.
Questa tragedia, in una regione definita dai latini felix ha due origini: da un lato la presenza di amianto in alcuni siti industriali e dall’altro i continui sversamenti, per lo
più in provincia di Caserta e di Napoli, di rifiuti tossici di ogni specie e qualità.
Il primo dato viene confermato da un procedimento attualmente in corso contro i vertici dell’ex Alfasud, dove negli ultimi cinque anni si è notata la morte per mesotelioma, un tumore provocato dall’amianto, di dieci lavoratori.
Mentre per quanto riguarda i continui sversamenti di rifiuti di ogni genere, i relatori del rapporto sottolineano come le zone prese in considerazione, siano caratterizzate dalla presenza di numerose discariche alle quali si aggiungono altrettanti numerosi siti di smaltimento illegale e di combustione dei rifiuti, sia urbani che tossici.
Gli scienziati raccomandano continui studi per la valutazione dell’inquinamento ambientale presente nell’area, consigliando percorsi di comunicazione con i “portatori di interessi”, a partire dall’associazionismo presente sul territorio che, ad onor del vero, ha consentito a tutti i cittadini, campani e non, la conoscenza di una area a
Nord di Napoli ed a Sud di Caserta, battezzata “Terra dei Fuochi”, dove per anni, tantissime aziende, hanno sversato rifiuti tossici, dando vita ad un vero e proprio triangolo della morte.
Secondo alcuni geologi, il deposito di veleni di ogni tipo nelle discariche non a norma, presenti nel triangolo della morte, provocherà nel giro massimo di 50 anni un vero e proprio disastro ambientale, con un gran numero di morti e lutti.
Non esagera chi sostiene che in Campania, attraverso i rifiuti e con la complicità della politica e delle organizzazioni criminali locali, le imprese del Nord hanno esportato la morte.  Giuseppe Parente