Niente accreditamento per le piccole cliniche private, a rischio 257 strutture
 











Lo schema di regolamento sulla riorganizzazione della rete ospedaliera del Ministero della Salute interviene anche sulle strutture private accreditate. E lo fa con un piccolo, ma quanto mai decisivo comma. Non potranno infatti essere più accreditate  le cliniche private con meno di 80 posti letto per acuti.
In base ad una prima elaborazione effettuata sui dati del Ministero riferiti all’anno 2011, risulta che sono 406 le case di cura private accreditate per le acuzie, per un totale di 28.945 letti per acuti. Ma di queste ben 257 strutture, il 63,3% del totale, hanno meno di 80 posti letto per acuti, e non rientrano nel nuovo limite previsto dal regolamento ministeriale. In tutto potrebbero essere sconvenzionati dal Ssn 10.412 posti letto per acuti, pari al 35,9% dei letti per acuti nel privato accreditato.
“È evidente – sottolinea il presidente Aiop Gabriele Pelissero – che un provvedimento che incide sulla riorganizzazione ospedaliera
per il privato accreditato e che si limita a tagliare sulle basi di una soglia limite è fortemente sbagliato”.
“Non è attraverso un tetto – specifica il presidente dell’Aiop – che si può stabilire se una struttura è utile, di qualità o superflua. Occorre fare delle differenziazioni. Per esempio le strutture monospecialistiche hanno soglie diverse rispetto a strutture polispecialistiche”.
“Per queste ragioni – continua – crediamo che il provvedimento debba essere profondamente rivisto. Più che di soglie si dovrebbe parlare di standard qualità e di sostenibilità. Inoltre, bisogna evidenziare come vi siano delle differenze elevate tra le strutture pubbliche e quelle private. Le prime sono pagate per costo mentre quelle private sono pagate a prestazione ed è del tutto evidente che un criterio dimensionale non ha una logica”.
“In ogni caso – conclude Pelissero – siamo fiduciosi che un esame più attento del Ministero e della Conferenza Stato-Regioni possa portare ad una revisione
del provvedimento, anche perché pensare di chiudere un numero così elevato di strutture sarebbe certamente rovinoso per la sanità italiana”.
Nuovi standard ospedalieri
Tra le norme più controverse della spending review di Monti riguardanti la sanità, figura certamente il taglio dei posti letto ospedalieri che dovranno scendere a un livello di 3,7 letti ogni mille abitanti. Un ridimensionamento della rete ospedaliera di diverse migliaia di letti (le stime variano tra i 20 e i 27 mila letti da tagliare rispetto alla dotazione attuale).
La stessa spending review prevedeva però che il taglio si adottasse in conformità con nuovi standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi per l’assistenza ospedaliera, così da garantire un taglio razionale e più equilibrato possibile rispetto alle esigenze di assistenza, considerando anche la stessa spending prevede che i tagli non siano random ma per intere unità di struttura complessa colpendo quelle che hanno bassi indici di
attività.
Questi standard dovevano essere fissati da apposito regolamento del ministero, d’intesa con la Stato Regioni, da varare entro il 31 ottobre 2012. La scadenza stabilita dalla spending review è passata sotto silenzio, poi ieri lo stesso Balduzzi ha anticipato ai giornalisti che il testo del regolamento era pronto ed era già stato inviato alle Regioni. Eccolo in anteprima.
Finalità primaria dei nuovi standard, a parte quella di dare indicazioni sulle modalità con cui attuare il taglio dei posti letto per ricondurli al nuovo rapporto con la popolazione e al nuovo tasso di ospedalizzazione, è quella di definire meglio la funzione ospedaliera alla luce dei nuovi bisogni e della integrazione con la medicina territoriale.
Le nuove tipologie ospedaliere
A tal fine vengono anche ridefinite le tipologie di ospedale declinate per complessità e intensità di cura:
- ospedale di base, con un bacino di utenza tra 80 mila e 150 mila abitanti, con Pronto Soccorso e un numero
limitato di specilità;
- ospedale di I livello, con bacino d’utenza tra 150 mila e 300 mila abitanti, ospitano un Dipartimento di emergenza (DEA) e un numero più elevato di specialità complesse;
- ospedale di II livello, con bacino d’utenza tra 600 mila e 1.200 mila abitanti, dotati di DEA di 2° livello. Queste strutture sono in genere riferibili alla Aziende Ospedaliere del Ssn o Univesitarie, a taluni Irccs e a presidi ospedalieri di grandi dimensioni ma ancora all’interno dell’Asl.
Stato di crisi Sanità privata accreditata: “La commissione ha avuto un focus sulle questioni aperte per quel che riguarda la Sanità privata accreditata sia sul piano aziendale che dell’emergenza occupazionale”. E’ quanto ha detto il presidente della III commissione consiliare Dino Marino a conclusione della seduta odierna nel corso della quale sono state audite le organizzazioni datoriali (Aiop, Condindustria Puglia) e sindacali Cimop, Cgil, Cisl e Uil, Ugl e Confsal.
Il settore è alle prese
con il taglio di 300 posti letto previsto dalla 2° fase di attuazione del piano di rientro in corso, che si aggiungono alle rimodulazioni dei budget e alla paventata soglia, prevista dalla bozza del decreto sugli standard qualitativi, strutturali e tecnologici per l’assistenza ospedaliera all’esame della Conferenza Stato Regioni, di 80 p.l. per l’accreditamento e gli accordi contrattuali annuali (che comporterebbe la chiusura di diverse case di cura in Puglia).
Sull’altro piatto della bilancia il nuovo metodo di calcolo per la riduzione delle Unità operative complesse e la riconversione delle strutture ospedaliere, previsto sempre dalla citata bozza di decreto, con un aumento per la Puglia dei p.l. per post acuti. Questo potrebbe consentire di soprassedere sul taglio dei 300 p.l. per la case di cura private, come è stato proposto da alcuni sindacati.
A fronte di tutto questo resta la realtà di un settore in sofferenza (in particolare con riferimento alla Casa della Divina
Provvidenza di Bisceglie e alla CBH di Bari), che nell’arco del 2013 potrebbe portare a un esubero di personale di oltre 1000 unità.
Confindustria Puglia ha posto, tra l’altro, il problema riveniente da una deliberazione della Giunta regionale dello scorso settembre che ha posto il veto circa la possibilità per la case di cura di utilizzare i p.l. accreditati, una volta esaurito il budget assegnato dalla ASL, per clientela a pagamento. E questo – è stato osservato – nonostante la posizione di apertura in questo senso espressa in una recente sentenza del Consiglio di Stato (n. 1521 del 16 marzo 2012 Sezione III). Secondo le organizzazioni datoriali i posti letto nel privato costano notevolmente di meno rispetto al pubblico. “Un aspetto – è stato detto – che non puo’ essere trascurato in tempi di spending review.”
“Sulla problematiche emerse nel corso delle audizioni – ha concluso il presidente Marino – ascolteremo assessore e task force regionale sul lavoro. La commissione intende
approfondire in maniera adeguata e fornire un indirizzo politico istituzionale al Governo regionale”.
Per ciascuna tipologia d’ospedale sono quindi fissati appositi standard qualitativi, funzionali e organizzativi.
I criteri per il taglio dei posti letto
Gli standard fissati dalla spending review (3,7 letti per mille abitanti e tasso di ospedalizzaione del 160 per mille abitanti), saranno conseguibili intervenendo concretamente sull’indice di occupazione del posto letto che il regolamento indica su valori minimi del 90%. Bisognerà poi tener conto anche della durata media di degenza che per i ricoveri ordinari deve essere mediamente inferiore ai 7 giorni.
Per il calcolo della riduzione dei letti (da adottare entro il 31 dicembre 2012) il regolamento precisa poi che:
- la popolazione di riferimento dovrà essere quella usata per il riparto del Fsn (popolazione pesata per il macrolivello dell’assistenza ospedaliera);
- si dovrà tener conto della mobilità
attiva e passiva (meno tagli nelle regioni che attirano pazienti);
- sono equivalenti ai fini del rapporto PL/AB i posti di residenzialità presso strutture sanitarie territoriali, comunque classificate e denominate, per i quali le regioni coprono un costo giornaliero a carico del Servizio sanitario regionale pari o superiore ad un valore soglia pari alla tariffa regionale giornaliera corrisposta per la giornata di lungodegenza ospedaliera (con alcune eccezioni indicate nel regolamento stesso).
La valutazione dei volumi e degli esiti delle cure
Ma il destino degli ospedali è anche affidato alla qualità. Il regolamento prevede infatti che si debba tener conto sia dei volumi che degli esiti di attività, facendo espressamente riferimento al Programma di valutazione dell’Agenas. Per farlo saranno però individuate soglie minime sia per i volumi che per gli esiti da definire entro 6 mesi dall’approvazione del regolamento.
Nelle more delle nuove soglie vengono
comunque indicati alcuni valori di riferimento di cui dovranno tener conto da subito ospedali pubblici e privati. In particolare sono indicate le soglie minime per volumi in sei tipologie di prestazioni (dal carcinoma alla mammella al by pass aortocoronarico) e sette tipologie di prestazioni per valori soglia di esito (dalla proporzione di tagli cesarei alla durata dell’ospedalizzazione per colicistectomia laparoscopica).