La grande truffa dei gattopardi
 











Renato Schifani sarà una nullità politica ma è pur sempre il presidente del Senato, una sorta di vice-Napolitano (art. 86 della Costituzione). E un vice-Napolitano che confessa le “carte false” della legge elettorale in gestazione, il cui unico scopo è impedire la vittoria di una delle forze politiche che si presenteranno alle urne, è uno scandalo che dovrebbe fare davvero scandalo, invece di dare avvio al gran ballo del minimalismo.
Soprattutto dopo l’altra confessione, di Monti: “Nell’ipotesi in cui fosse impossibile costituire una maggioranza, io sarei là”. E invece imperversano i reggicoda mediatici della partitocrazia con i sussiegosi “ma quale golpe” e “uno sbarramento ci vuole”, quasi che la “Porcata” l’abbia inventata Grillo anziché la Casta, e l’urgenza improcrastinabile di cambiarla non sia apparsa al Colle improvvisamente, quando M5S ha cominciato a veleggiare su numeri a due cifre. Perfino Bersani ha dovuto balbettare che Grillo ha
ragione, tanto sono sfacciate e indecenti le finalità della nuova legge.
Del resto, se si volesse davvero riavvicinare le istituzioni ai cittadini basterebbe proporre l’uninominale a doppio turno con primarie incorporate. La “voce dal sen fuggita” del vice-Napolitano conferma, invece, che le nomenklature vogliono solo continuare a occupare le istituzioni come “Cosa loro”, “riformando” la Porcata in Porcata-plus. Tutta la partitocrazia, purtroppo, Pd compreso, visto che 42,5% o 40% di sbarramento sempre una legge truffa contro l’Altrapolitica resta.
Chi minimizza insolentisce la Costituzione repubblicana, chi fa finta di nulla la sta rottamando: verbo disgustoso se si vuole indicare il rinnovamento, che qui rende perfettamente l’idea della lugubre manovra partitocratica in atto.
Quella di Grillo non è certo l’Altrapolitica che preferisco. Quella che vorrei, davvero in grado di portare il Paese fuori della crisi, è il riformismo della Fiom e dei girotondi. Ma Grillo è stato
l’unico a scegliere la rottura radicale con la partitocrazia – compresa la sua componente di centrosinistra – e questa era e resta la lucida precondizione di ogni rinnovamento. Senza la quale non si produce realismo politico, ma al massimo un sequel del Gattopardo.
Ma che senso ha parlare di elezioni, continuare a predisporre sondaggi elettorali e primarie, svolgere inchieste e fare interviste a personaggi che siedono in parlamento a fare le belle statuine di contorno ad un governo che non deve rispondere del suo operato agli italiani ma ad organismi sovranazionali ai quali è stato delegato il nostro futuro di cittadini e il nostro destino di stato-nazione.
Ma quanti sono consapevoli di questo stato di vassallaggio politico ed istituzionale ? Purtroppo gli italiani, nella loro maggioranza, non hanno la percezione esatta di tutto quanto sta accadendo intorno a loro, non sono informati e non vogliono informarsi, illudendosi di poter ancora decidere e partecipare attraverso il voto
eleggendo con delega in bianco rappresentanti di partiti che, nel gioco delle parti, hanno solo il compito di legittimare governi illegittimi e antinazionali.
Adesso anche qualche organo di stampa (“Libero” di sabato 10 u.s.) comincia a pubblicare documenti inoppugnabili che dicono in chiaro quello che fino ad ora era tenuto segreto. Il documento in questione è stato redatto da “Citigroup”, uno dei giganti bancari statunitensi e mondiali e la lettura del documento porta lo stesso giornale a dichiarare: “La City ha già deciso il destino dell’Italia”.
Tutto ciò a noi di “Unione per il Socialismo Nazionale” non ci sorprende e non ci meraviglia, dal momento che è da tempo che facciamo un’ analisi di questo tipo proprio sulla base di documenti e dichiarazioni che, con una ricerca meticolosa, abbiamo portato alla conoscenza di tutti coloro che hanno avuto la sensibilità di seguirci. Il nostro è un movimento politico dinamico e consapevole, che conosce i problemi che ci troviamo davanti
e che dobbiamo affrontare per l’affermazione dei nostri Ideali e del nostro progetto istituzionale.
Stiamo vivendo mutamenti di enorme portata: l’influenza dei mass media, la pubblicità, le nuove tecnologie, la globalizzazione dell’economia, la finanziarizzazione capitalistica, rappresentano potentissimi e, per certi versi, perversi strumenti che hanno ormai avviato la più grande delle rivoluzioni, una rivoluzione di dimensioni planetarie. La robotizzazione, i calcolatori della quinta e della sesta generazione, l’automazione, la bioingegneria, sono tutti elementi di un processo tecnologico e scientifico che appare ormai inarrestabile, che pone però enormi problemi di natura etica, sociale, ambientale ed esistenziale, per superare i quali occorre compiere, senza tentennamenti ed indecisioni, il necessario salto di qualità verso la ricerca e l’innovazione per realizzare quel nuovo modello di sviluppo antitetico al “liberalcapitalismo” considerato in tutte le sue forme e in tutti i
suoi rituali “democraticamente corretti”.
Proprio noi socialisti nazionali, avanguardia rivoluzionaria del riscatto e della rinascita ( Noi non siamo dei “passatisti” - il nostro motto è: < Il passato è dietro le nostre spalle, l’avvenire è nostro ! >), dobbiamo per primi riflettere sui rapidi cambiamenti del momento che viviamo e di cui dobbiamo fortemente ed orgogliosamente essere protagonisti: l’informazione, la robotica, la telematica, ci fanno già intravedere il momento in cui il “tempo reale” sarà sostituito dalla “realtà virtuale”.
Quest’ultima definizione non rappresenta più una suggestione linguistica, ma richiede fin da adesso uno sforzo di comprensione e livello tecnologico e politico ed un’approfondita conoscenza di tutte le relative implicazioni di ricaduta sui comportamenti umani e sociali che saranno sempre più largamente gestiti e condizionati da potenti lobby di potere occulto al fine di rendere sempre più schiavi gli abitanti di questa astronave chiamata
terra.
Noi sappiamo bene che per vivere il “tempo reale” dobbiamo concretamente vivere l’esperienza; con la “realtà virtuale” , viceversa, togliamo l’esperienza dalla corteccia cerebrale per cui - tanto per fare esempi tra i più banali - proveremo le sensazioni del movimento senza muoversi, proveremo la sensazione di partecipare alle scelte politiche attraverso il rituale del voto mentre, in realtà, sceglieremo quello che il regista occulto ha programmato.
Tutto questo affermiamo con determinazione e convinzione per marcare la differenza tra noi e gli altri, tutti gli altri: cioè noi siamo consapevoli e perciò ancora liberi dai condizionamenti perché viviamo ancora nel “tempo reale”, cioè viviamo la realtà dell’esperienza perché la nostra corteccia cerebrale ha conservato la memoria della stirpe con tutte le sue caratteristiche positive di tradizione, di cultura, di valori eterni cioè, in sintesi, della civiltà elleno-latina-germanica.
Questa è la civiltà dell’Europa delle
nazioni e dei popoli e non dell’europa del <dio denaro> e delle banche. Quindi, nostro compito fondamentale in questo particolare momento storico, è quello di educare le giovani generazioni a distinguere il “tempo reale”, lo spazio vissuto, da quello artificiale, fabbricato e costruito da coloro che vogliono schiavizzare l’umanità e ridurre gli uomini a dei robot. Altrimenti sarà sempre più facile vedere il successo di “flash mob” di 30.000 persone in Piazza del Popolo per il “Gangnam style” piuttosto che per una vera rivolta nazionale ! Paolo Flores d’Arcais,  Il Fatto quotidiano