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Legge elettorale. Il Pd nella morsa del Colle e della propria ombra |
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La disputa sul premio di maggioranza, relativo alla nuova legge elettorale, mette a nudo le tante contraddizioni dei centrosinistri e centrodestri. Bersani e D’Alema stanno tentando in tutti i modi di ottenere il pass della Bce, dell’Ue e del Fmi, ma siamo di fronte ad un’impresa quasi impossibile. Anche se dovessero prevalere nel voto delle politiche di primavera difficilmente avrebbero il via libera da parte degli organismi internazionali per formare un governo. Ormai lo sanno anche le pietre: la grande finanza e i mercati non vogliono assolutamente un governo diverso da quello attuale. Per i padroni internazionali non si può prescindere da Monti. E così i tecnici saranno in sella per un secondo giro. Solo che siccome la dirigenza del Pd ha un problema di piazza ecco che si dicono pronti a governare. Ma lo sanno tutti che non è vero. E lo sanno anche Bersani e Casini che fingono di darsele di santa ragione in merito alla riforma elettorale. Pdl, Lega e Udc alzano l’asticella portandola al 42,5% mentre il Pd la vorrebbe un po’ più bassa, attorno al 40%. Ma a che pro? Pd e Sel non potrebbero mai raggiungere il quorum. Ma anche se fosse non avrebbero mai il via libera da parti degli organismi che dettano l’agenda politica, a noi come agli altri Paesi europei. D’Alema dice che un eventuale governo di centrosinistra potrà anche fare meglio di Monti, cosa praticamente impossibile in quanto dovranno seguire pedissequamente le direttive di Bruxelles e di Francoforte. Nessuno tra i centrodestri e centrosinistri è in grado di affrancarsi dall’agenda della Bce. E così si continua a prendere in giro gli italiani, facendogli credere di avere titolo nelle scelte. Prodi, Ciampi e Napolitano ci hanno regalato l’euro della miseria, mentre Bersani, Casini, Alfano e Fini ci regaleranno il Monti bis. Con la pace di Vendola che ancora crede alle favole della sovranità popolare. “Una legge elettorale non deve mai essere fatta contro qualcuno”, spiega il piddino Violante, in quanto “è immorale, si costruiscono vittime e non si raggiungono i risultati”. Per l’ex presidente della Camera è indispensabile che la coalizione che raggiunge il 40% dei voti sia supportata da un premio di maggioranza che la porti al 55% dei seggi. “Se nessuno raggiunge quota quaranta -aggiunge- al primo partito della coalizione vincente deve andare un premio del 10%”. Nulla di diverso rispetto al pensiero di Bersani. Ma il clou dell’offerta dell’ex pm torinese è rappresentato dalle parole di stima nei confronti del Professore di cui il Paese non può assolutamente privarsi. Probabilmente l’idea è quella di promuovere Monti al Quirinale al posto di Napolitano, ormai arrivato a fine mandato. In questo modo avrebbero la spianata verso Palazzo Chigi. Solo che si tratta di una pia illusione, perché finché permane il veto della Bce, dell’Ue e dell’amministrazione americana sarà praticamente impossibile per la coppia Bersani-Vendola andare a Palazzo Chigi. D’altronde il movimentismo di Casini è indirizzato proprio su queste linee. Solo che nel Pd c’è questa patetica sceneggiata delle mani libere, probabilmente per evitare la reazione rabbiosa del proprio elettorato. Senza contare quella di Napolitano sempre pronto a prendere per le orecchie Bersani e company. Oltretutto centrosinistri e centrodestri hanno anche un problema comune da fronteggiare: l’avanzata di Grillo. E così la legge che uscirà dalle commissioni servirà anche a mettere i bastoni fra le ruote del M5S. Per questo l’unica strada che Bersani, Alfano e Casini hanno è quella del Monti bis. Rutelli, autore della soglia del 42,%, dice anche che il miglior sistema per garantire governabilità e stabilità sia quello tedesco, con un’alta percentuale di sbarramento e con i collegi. Poi spiega che nella polemica “sull’alta soglia per il premio di maggioranza” non c’è alcuna voglia di punire qualcuno ma solo la consapevolezza di impedire che vengano assegnati tanti seggi a chi non è in grado di conquistare voti. Il fatto grave è che nessuno dei contendenti di centrodestra e di centrosinistra è in grado di farsi apprezzare per politiche sovrane. Se il Pd finge di avere le carte in regola per governare, il Pdl non deve nemmeno svolgere questa parte, in quanto è in caduta libera. E’ difficile che possa recuperare parte dell’elettorato che ha deciso di voltare le spalle al centrodestra e che ha fatto dell’astensionismo il primo partito. Non solo ci sono le ferite per le mancate promesse del governo Berlusconi ma soprattutto la rabbia per il consenso ai tecnici, seppur con l’obbligo della Bce e dell’Ue. E il continuo saliscendi del Cavaliere nelle critiche a Monti per poi subito dopo rimangiarsi tutto non giova certamente alla ripresa di un centrodestra in caduta libera. Anche la credibilità di Alfano nel negare un replay dell’esperienza Monti è alquanto traballante. Secondo il pidiellino senza quid l’ipotesi di un altro governo dei tecnici è assolutamente da scartare, in quanto il Pdl non ha nessuna voglia di stare con Bersani sotto lo stesso tetto. Nel centrodestra c’è soprattutto l’ombra del Cavaliere che finisce per oscurare tutti gli altri attori, tutto sommato davvero poco appariscenti. E per questo Berlusconi pur avendo più volte fatto diversi passi indietro appare sempre più tentato di tornare in pista. Indubbiamente rispetto all’appiattimento generale dei suoi, il Cavaliere ha una marcia in più. Però il passato non gioca a suo favore. Troppi errori e troppi tentennamenti. Anche Berlusconi e il suo governo non sono stati in grado di risolvere i problemi del Paese, inciampando e balbettando sui diversi temi nazionali e internazionali. Anche il vergognoso volta faccia nella guerra libica è stato davvero imbarazzante e riluttante. Certo anche il centrosinistra ha poco da rallegrarsi, nonostante la strada spianata verso Palazzo Chigi. Anche se dovessero ottenere il consenso dei cittadini non potrebbero mai fare politiche sovrane e indipendenti rispetto ai diktat della Bce, dell’Ue e d’Oltreoceano. Intanto nell’attesa che Berlusconi rompa gli indugi sulla sua nuova creatura, per scarsa fiducia negli uomini che lo hanno seguito in questa avventura durata ben 18 anni, il Pdl finge di andare alle primarie. “Premetto che Alfano è uno dei miei migliori amici, al di fuori della politica”, questo il pensiero dello sfidante Crosetto. “L’ho chiamato nei giorni scorsi e non ha apprezzato che io mi sia candidato alle primarie. Ma come faccio ad appoggiare qualcuno che ha una linea politica totalmente diversa dalla mia?”. Nella rosa degli sfidanti c’è dunque anche il ribelle Crosetto, che sin dall’inizio si è sempre schierato contro Monti negando il proprio voto. “Io -ha precisato l’esponente del Pdl- ho sempre votato contro la fiducia al governo di Mario Monti perché, ad esempio, reputo distruttivi i provvedimenti di politica economica. Non ce l’ho con Monti persona fisica, ciò che non mi è piaciuto sono gli atti del governo”. È ormai chiaro a tutti che anche con Monti e i suoi esperti la situazione è andata via via peggiorando, benché si continui a dire che hanno salvato l’Italia dal baratro. Però è anche innegabile la debolezza e la sudditanza del centrodestra, incapace di liberarsi dal giogo internazionale. Purtroppo è un male comune a tutti e due i contenitori. Come anche nella questione dei giocatori di livello. Alfano come Crosetto e anche il giovane Cattaneo non hanno certo le giocate da campioni. Siamo di fronte a dei giocatori normali, senza squilli alla Maradona. E quindi la figura di Berlusconi è ancora una volta primeggiante, nonostante tutte le figuracce e gli errori. In merito alle primarie il giovane sindaco di Pavia Cattaneo dice che occorre andare avanti, anche senza il Cavaliere. “Con il massimo rispetto per quello che ha fatto per il paese, penso che bisogna andare oltre Berlusconi perché la sua sesta candidatura significherebbe che il centrodestra non è riuscito a creare una nuova classe dirigente”. E per questo si affida all’elettorato delle primarie nella speranza che possa chiudere quella stagione. Ma senza campioni è difficile che il Pdl possa uscire dal cul de sac.michele mendolicchio
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