Crisi, la rabbia degli italiani è tenuta ancora a freno
 











Gli italiani hanno sempre meno soldi da spendere.
Tra stipendi e pensioni da fame la priorità viene attribuite alle spese per la pura sopravvivenza. Per mangiare e per pagare le bollette della luce, del gas e del telefono. Per i consumi extra, che poi non corrispondono a spese lussuose, rimane ben poco e in molti casi niente.
Secondo i dati di una ricerca svolta dal Censis e dalla Confcommercio, sulle aspettative e sul clima di fiducia delle famiglie, la gravità della crisi sta costringendo moltissime famiglie a rivedere totalmente i propri programmi di spesa. Di fronte ad una fase così negativa, le famiglie non protestano apertamente, forse non ne hanno nemmeno la forza, ma adattano i propri stili di vita, un altro termine da anni divenuto molto di moda, alla congiuntura di crisi, tagliano le spese perché coscienti di essersi immessi in un tunnel la cui uscita sembra ancora lontana.
Se un 10% si dice confuso per una crisi che sembra non
avere fine e non ha ancora deciso cosa fare, un 40,8% dichiara che taglierà comunque i consumi perché i soldi non ci sono più. Al contrario un 29%, vuoi perché la crisi non li tocca, vuoi perché hanno un bel po’ di soldi da parte, non intendono rinunciare a nulla e manterranno le priorità di spesa.
Il dato interessante di questa difficoltà a tirare avanti e che appare evidente a qualunque attento osservatore, è questo inespresso sentimento di rabbia e di sfiducia che resta compresso e non viene espresso apertamente. E’ una rabbia che si alimenta della vita frustrante che si è costretti a vivere e che cresce man mano che emergono i privilegi dei quali gode una classe politica i cui costi e i cui sprechi vengono giudicati intollerabili. Specie quando questa realtà si mischia a legami con la criminalità organizzata e mafiosa che interessa ormai le Regioni di tutta Italia. Ma come, pensano i cittadini, noi tiriamo la cinghia e questi non solo rubano e scialacquano soldi pubblici ma se
la fanno pure con Mafia, Ndrangheta e Camorra? E’ il 69% degli italiani a pensarla così e questo spiega i favori elettorali di cui gode un movimento politico nuovo come il 5 Stelle di Beppe Grillo. A questi si aggiunge un 48% di chi considera inaccettabile il livello raggiunto in termini di malaffare nella gestione dei beni pubblici. Vi è poi un 22% che mette sotto accusa l’eccessivo livello raggiunto dalla pressione fiscale.
I politici non sono giudicati soltanto ladri ma soprattutto mediocri e questo, in un momento di crisi come l’attuale, può aprire la strada a qualsiasi soluzione sia essa tecnocratico autoritaria (come con Monti) o populista (tipo Grillo). Avere difficoltà economiche, dover ridurre i consumi per stipendi e pensioni ormai insufficienti, vedere erodere i propri risparmi non poter pagare le rate del mutuo della casa, tutto questo costituisce davvero una miscela esplosiva che può detonare in presenza di una classe politica ignorante e incapace che percependo il
terremoto economico ed elettorale in arrivo, cerca soltanto di ramazzare ancora altri soldi prima di essere definitivamente spazzata via.
Sotto accusa non ci sono ovviamente soltanto i partiti ma anche e soprattutto l’attuale esecutivo tecnocratico bancario che anzi viene percepito come in effetti è, come quello che ha aumentato le tasse e ha rispolverato la tassa sulla prima casa (l’Ici) che era stata cancellata da Berlusconi e che per farne una cosa diversa la ha ribattezzata Imu. Sono servite quindi a poco anzi a niente tutte le marchette mediatiche vendute a piene mani dalle gazzette del sistema o del Salotto buono per imporre il leit motiv: “Vedi Monti quanto è bello”. Quanto è bravo, sobrio e via slinguazzando. Anzi, l’effetto è stato diametralmente opposto.
La crisi non è stata sentita soltanto dai molto ricchi che non possono che aver provato soddisfazione che la crisi in corso e che le tasse di Monti abbiano penalizzato in particolare il ceto medio, i pensionati e i
lavoratori dipendenti. Sono state poche quindi le famiglie che sono riuscite a cogliere qualche segnale positivo nelle misure di politica economica messe in atto nell’ultimo anno dall’ex consulente di Goldman Sachs. Nell’immaginario collettivo, da un lato vegeta una classe politica ladra e incapace, dall’altro incombe un governo che sa soltanto ricorrere alle tasse e derubare così i cittadini. A dare alimento a questo sentimento di insofferenza è poi il dover prendere atto che nel nostro Paese ci sono ancora troppe differenze sociali e che in questo ultimo anno, con Monti a guidare il gioco, tali disparità si sono accentuate. C’è stato infatti un eclatante trasferimento di ricchezza dal lavoro dipendente verso gli ambienti della finanza e delle banche che vi hanno lucrato sopra guadagni per decine di miliardi di euro. Filippo Ghira