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Unione europea e Fondo monetario ancora divisi sul futuro della Grecia |
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La Grecia divide la troika dell’usura sul prestito internazionale. E intanto niente accordo sulla seconda tranche di “aiuti” ad Atene. Il vertice dell’Eurogruppo straordinario convocato per dare il via libera al pacchetto da 31,5 miliardi di euro al Paese ellenico ha compiuto solo qualche piccolo passo avanti verso il superamento delle divisioni che ancora ci sono all’interno dei Diciassette, e ha deciso di rimandare ogni ulteriore decisione a lunedì prossimo, in una nuova riunione straordinaria dei Paesi della zona euro e della troika (Ue-Bce-Fmi). Non è bastata una lunghissima riunione di quasi dodici ore, ancora non sono state ripianate le divergenze con il Fondo monetario. Il direttore del Fmi, Christine Lagarde (nella foto), continua a non voler concedere alle autorità greche due anni in più (dal 2020 al 2022) per riportare il debito sotto il 120% del Pil, mentre oggi ha raggiunto il 170%. “Il debito greco – aveva detto al suo arrivo a Bruxelles – deve essere sostenibile in un periodo di tempo ravvicinato”. Ovvero niente proroga. Su questo da parte di Lagarde non c’è stato alcun arretramento. Ma a rendere complicate le trattative anche l’assenza di misure specifiche: Germania, Paesi Bassi e Finlandia devono sottoporre all’attenzione dei rispettivi parlamenti l’accordo per l’invio di una nuova tranche di prestito ad usura alla Grecia, ma senza dettagli e, soprattutto, senza cifre, risulta impossibile discutere. Uno dei problemi fondamentali è quello relativo alla natura degli aiuti, su come cioè pagare il sostegno alla Grecia: nuovi soldi non si vorrebbero mettere, come lasciato intendere a chiare lettere dal ministro delle Finanze austriaca, Maria Fekter. “Non vogliamo che si mettano a disposizione soldi freschi, perché sarebbe difficile spiegarlo ai nostri contribuenti”, ha osservato Fekter. Non si sa come procedere e come garantire gli aiuti. La situazione a Bruxelles sembra sfuggire di mano. Il vertice straordinario era stato convocato già la settimana scorsa perché in quell’occasione non si era riusciti a definire una pur minima intesa sulla Grecia, accordo che invece dovrebbe essere raggiunto la prossima settimana. La situazione é sempre più delicata, il clima sempre più teso. Una dimostrazione data dall’assenza di conferenza stampa finale. Nessuno si è presentato a parlare come di solito sempre avviene in questi casi. Bocche cucite, ci si è rimessi solo al comunicato stampa finale del presidente dell’Eurogruppo, Jean Claude Juncker. Solo poche righe, dove si ribadisce la soddisfazione per gli sforzi compiuti dal governo di Atene e dove si certifica il mancato raggiungimento di un’intesa. “L’Eurogruppo – ha sottolineato il comunicato finale di Juncker – ha tenuto un’ampia discussione e compiuto dei progressi nell’identificare un pacchetto coerente di iniziative credibili per ulteriori considerevoli contributi alla sostenibilità del debito greco”. Parole che lasciano intendere come il Fmi abbia puntato i piedi, imponendo di trovare meccanismi tecnici e soluzioni pratiche al problema della riduzione in tempi brevi delle passività della Grecia, ovvero rendere più veloce la restituzione dei danari prestati con tanto di interessi maturati. Saltato dunque il tavolo per le impasse da cui non si è riusciti a venire fuori. I ministri dell’Economia e delle Finanze dei Diciassette hanno rimesso tutto nuovamente in mano ai propri collaboratori, per cercare un’intesa lunedì prossimo. Appuntamento quindi rimandato,. ma il sentiero da percorrere è ancora molto arduo. Non tanto per i tecnocrati e i Signori del danaro, quanto per il popolo greco che attende sbalordito e infuriato le decisioni dei bankster pronti a tutto pur di spremere Atene fino all’inverosimile. Al fianco del Fondo monetario si è schierata la Germania, decisa a perseguire la sua linea dura nei confronti dei Paesi con un debito pubblico troppo elevato. Dall’altra tutti gli altri Stati dell’Eurozona. Come sempre alla fine a farne le spese sarà il popolo ellenico colpevole di aver visto lievitare il debito del Paese per volere di politicanti e banchieri egoisti, legati a doppio filo con l’usura internazionale, che ora vogliono far pagare il salatissimo conto a lavoratori, pensionati, studenti, famiglie e disoccupati. Infischiandosene di tutto e di tutti pur di mantenere i loro privilegi e soddisfare i voleri dei bankster.Andrea Perrone
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