FOLLE ITALIA Corsa ai prestiti garantiti da derivati
La Grecia resta ancora nel limbo
 











Per l’ennesima volta i ministri delle Finanze dell’Eurozona e i tecnocrati del Fondo monetario internazionale si sono incontrati  per trovare una soluzione all’annosa questione del via libera dell’ennesimo prestito da concedere alla Grecia.
Al centro del vertice quindi gli “aiuti” internazionali per la Grecia, concessi soltanto con un accordo completo di tutti i membri della troika (Ue-Bce-Fmi) nell’assegnarli ad Atene e nel ridurre il debito pubblico della Grecia a partire dall’attuale 190 per cento del Pil al 120 per cento nei prossimi otto-dieci anni e nelle modalità per colmare la carenza di finanziamenti multimiliardari, ovvero nella carenza di finanziamenti che è emersa a causa di un peggioramento della recessione nel Paese ellenico. Un membro del Comitato esecutivo della Bce, Joerg Asmussen, in un’intervista rilasciata al Bild. La cosa più importante per sostenere, l’economia ellenica “non è necessario un raglio del debito ellenico”.
Ma le questioni sul tavolo sono molte e se Bce e Fmi hanno trovato un  punto d’incontro la Germania e altri Paesi dell’Unione europea non sono affatto d’accordo con la soluzione messa in campo dai due organismi internazionali che vorrebbero come il prestito ricevuto dalla Grecia venisse dimezzato dai Paesi membri dell’Eurozona. Berlino e i governi delle altri capitali sarebbero disponibili invece a rinunciare esclusivamente agli interessi ma non all’intero importo, che invece i greci saranno costretti a restituire. E per fugare i dubbi è stato molto chiaro il portavoce del governo tedesco Steffen Seibert che ha chiarito il taglio del debito della Grecia “non è un tema” al centro dei colloqui dell’Eurogruppo e “non lo è per molti Paesi dell’Eurozona, oltre che per la Bce”. A rendere più complessa una soluzione definitiva per la Grecia, affinché riceva il prestito oneroso dai bankster si è parlato anche di abbassare i tassi di interesse sui prestiti concessi ad Atene, ma che avrebbe sollevato la questione del perché altri Paesi – Irlanda, Portogallo e Spagna – a cui è stato concesso un “aiuto” devono pagare di più,.senza alcuna ipotesi di taglio degli interessi maturati. Una palese ingiustizia che equivarrebbe ad adottare due pesi e due misure, nonostante le enormi difficoltà i n cui versa la Grecia, soprattutto il popolo ellenico ridotto alla fame.                  
Parliamo di Grecia.
E’ ormai un fatto assodato: il debito publico ellenico corre ormai verso quota 190% rispetto al prodotto interno lordo previsto per il 2013. La troika dei “creditori” di Atene - Bruxelles, Bce e Fmi - si è interrogata ieri come rispondere alla nuova richiesta di sostegno, per 44 miliardi di prestiti e tagli sugli interessi da versare per raddrizzare un poco lo stato delle finanze greche.
Ma il grand commis di Maastricht, Mario Draghi, ha già rifiutato, con la sua Bce di aderire alla
richiesta e Joerg Asmussen, uno degli amministratori della Banca centrale europea ha anticipato il “no” ricordando come siano stati devoluti alla Grecia “un sacco di soldi” - testuale - e come sia alquanto peregrino “devolverne altri”. Un diniego concordato con la Germania (che pure aveva ipotizzato l’applicazione di tassi di interesse più bassi come “strumento anti-debito) riluttante a tagliare le rendite delle proprie obbligazioni. Rifiuto fatto proprio anche dal Fmi che ha adombrato il suo disimpegno da un programma di aiuti (in prestiti) a tassi da ricalcolare ritenuti “bassi”.
La troika, si badi bene, con il suo primo pacchetto definito “salva-Grecia”, aveva deciso già nel 2011 (a maggio) un prestito ad Atene per 110 miliardi di euro. Il secondo “pacchetto di sostegno”, ratificato a febbraio 2012, era giunto a 130 miliardi di euro.
Il secondo intervento era stato possibile grazie ad uno sconto del 53,5 per cento dei crediti per interessi vantati da organismi privati (banche
d’affari). Così ora toccherebbe ai tre istituti internazionali (e a ogni Stato Ue esposto) fare lo stesso passo.
Il debito greco, come vogliamo invece noi ricordare, si è sestuplicato nel giro di una dozzina d’anni sia a causa dell’ “acquisto” di tali sofferenze a colpi di derivati da parte delle banche speculative (prima fra tutte la Goldman & Sachs agli inizi del secolo gestita in Europa dal solito Mario Draghi) e, quindi, sia a causa di questi prestiti istituzionali (Fmi, Bce, Ue) “non graziosi”, e cioè non gratuiti, perché gravati da forti interessi usurai.
Il dramma della Grecia è tutto qui. Una nazione infilata da potentati internazionali e dall’eurocrazia bancaria nelle fauci di una spirale d’usura senza fine.
In breve, riassumendo: la Grecia è vittima della speculazione internazionale. Le banche d’affari hanno “investito” dodici anni sul suo debito pubblico - “comprandolo” - e questa nazione, privata del potere di battere moneta, si è trovata impossibilitata a
pagare gli alti tassi di interesse sui prestiti contratti per risalire la china.
Questo stesso cerchio diabolico dell’usura aveva colpito negli Anni Novanta l’Argentina e sta colpendo i Paesi d’Europa più deboli finanziariamente, Italia come noto compresa.
Già l’Italia.
Che, finita nello stesso girone infernale, per far fronte ai suoi debiti con gli usurai sta uccidendo il suo stesso futuro, pronubo i vari Napolitano, Monti e “tecnici”, spalleggiati dai partiti di regime centrodestrasinistra.
E che continua tuttora a ballare sul precipizio. Che continua a prostrarsi agli gnomi della finanza e ad accendere debiti su debiti, prestiti su prestiti, imbottendosi di quote d’usura da pagare...
Lo sapete Voi che la massa dei titoli speculativi - i famosi “derivati”...- è cresciuta del 4,6% in un anno, tra giugno 2011 e giugno 2012, e ha raggiunto quota 117,34 miliardi di euro? E che l’impennata maggiore (+43,8%) riguarda le “scommesse” a cui si sono prestati gli enti pubblici
locali, provincie, comuni e regioni, con 1 miliardo e 150 milioni di quote, da sommare a 646 milioni dello Stato? E che la crescita (attenzione: parliamo solo di “crescita”...) dei derivati trattati dalle banche è stata in un anno di 5 miliardi? E che quindi le banche sono più attratte dall’accumulare questi interessi che dal credito ordinario all’economia?
E lo sapete - sì, certo, lo sapete bene... - che un popolo stretto nel cappio dell’usura, se non si ribella, non ha altra alternativa che piegarsi agli usurai?
E che parlare di elezioni (Bersani, Renzi, Alfano, Berlusconi, Di Pietro, Maroni, Casini), è esercizio inutile? Che l’astensione non servirà a nulla (tanto i voti non espressi saranno spartiti in percentuale tra i soliti noti)?
Cosa ci attende, dunque?
Il governo Napolitano-Monti è quello delegato a stringere, stringere. Il prossimo sarà fotocopia. Il resto sono chiacchiere. Lorenzo Moore