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L’emblema noto del “golpe italiano” di fine 2011, ancora in atto, è Mr. Mario Monti. Uomo che rappresenta gruppi di potere che cercano di controllare - o che già controllano - il mondo. Ha fatto parte dell’Aspen Institute, continua a partecipare a diverse riunioni del gruppo Bilderberg, e ha ricoperto addirittura il ruolo di “presidente europeo” della Commissione Trilaterale, estensione del super magnate Rockefeller, braccio destro della potentissima famiglia Rothschild, un gruppo finanziario di potere che ha in mano quasi tutte le banche centrali del mondo. Monti ha ricoperto importanti incarichi (è stato advisor) per la superbanca d’affari Usa Goldman & Sachs, definita “il miglior posto per produrre denaro che il capitalismo globale sia mai riuscito a immaginare” con una capacità d’investimento di 12.000 miliardi di euro all’anno (il debito pubblico che sta mettendo in ginocchio l’Italia ammonta – anche grazie alle terapie montiane - a circa 2.000 miliardi di euro) e un valore di oltre un trilione, ovvero un miliardo di miliardi. (1.000.000.000.000.000.000) Una banca, la Goldman & Sachs, che, come di recente anche rilevato dal sito di denuncia nocensura.com, è “responsabile di aver mandato sul lastrico svariate decine - se non centinaia - di migliaia di famiglie americane e di altre parti del mondo, in particolare nei paesi poveri che più si prestano alle speculazioni, visto che pur di ingrassare il proprio business, i dirigenti G&S non si fanno alcuna remora a speculare sulle carestie, derrate alimentari, sulla povertà della povera gente”. D’altra parte l’attività esclusiva della G&S è “generare profitto”: si occupano di questo, all’interno della “super banca”, ben 30.000 dipendenti che percepiscono una media di 700.000 dollari all’anno, che grazie ai “premi” riconosciuti a chi è stato particolarmente produttivo – nelle speculazioni possono superare - anche di molto - il milione di dollari. I dirigenti di spicco, ovviamente prendono molto di più, anche oltre 10 volte tanto. Oltre a Goldman Sachs ci sono altre banche molto influenti, legate tra loro. Una di queste è Morgan Stanley, dove fino al 2009 ha lavorato “Monti jr”, il trentanovenne figlio di Mario Monti, alla quale il ministero del Tesoro italiano – toh - a gennaio 2012 ha elargito in gran silenzio, 2 miliardi e 567 milioni di euro per un affare (per la banca, non per il governo) di “derivati”. Soldi che il governo - visto i tempi difficili, almeno per i cittadini - avrebbe potuto rimborsare in comode rate, e magari girare una parte agli imprenditori italiani che hanno fornito merci e servizi allo stato, a cui l’erario deve un totale di 70 miliardi di euro. Ma si sa, i figli sono i figli. Anche se imberbi o quasi. Soprattutto se lo sono del duo Monti-Draghi. E bisogna farli lavorare al meglio passando il “Giovannino” Monti, appena laureato (1997) al vertice di Parmalat con l’amico di famiglia commissario Enrico Bondi, quindi in Citigroup e poi alla Morgan Stanley, appunto. Per giungere alla cattedra di prof universitario di ruolo (a meno di quarant’anni: un record) in Val d’Aosta. Ma questa è una parte trascurabile della “nuova massoneria”. Vi fanno parte organismi come l’Aspen Institute, naturalmente il Bilderberg e la Trilateral e le succursali “minori” del tipo Club di Roma, o Cfr. “Istituti” accompagnati nell’esecuzione dei loro programmi di pianificazione della “globalizzazione dei mercati” (sic) dalle lobbies dell’alta finanza, le “super banche” d’affari (JP Morgan, Goldman Sachs, Morgan Stanley) tutte proprietarie/azioniste legate a doppio filo alle 147 multinazionali che controllano, condizionano e gestiscono a loro uso e consumo l’economia globale, “autorevoli” organi di informazione inclusi. Tra i loro strumenti vi è quello fondamentale delle agenzie di rating, deputate a stabilire, mediante una classificazione definita “rating” quanto siano “affidabili” governi e imprese. Le agenzie di rating principali sono tre, soprannominate “le tre sorelle” Standard & Poor’s, Moody’s e Fitch Ratings. Che si avvalgono di “consulenze” – che coincidenza… - di “esperti” come Mario Monti (Moody’s). Quando le agenzie di rating “declassano” una nazione, (o un’impresa) questa viene ritenuta meno affidabile; investire su di essa (cioè concedere credito a una determinata nazione, mediante titoli obbligazionari, o ad un’impresa) viene considerato più rischioso, pertanto aumentano i tassi di interesse che questa deve corrispondere. Un potere immenso, in quanto un abbassamento eccessivo del rating può significare tassi di interessi talmente elevati da determinare la bancarotta, sia per le imprese che per le nazioni, che sono costrette ad aumentare la pressione fiscale per pagare gli interessi necessari per avere liquidità. Esattamente il girone infernale che sta attraversando la nostra Povera Italia: con un Mario Monti, mandato a “risolvere il problema” proprio da chi, “il problema”, lo aveva appena deliberatamente creato ad arte. “E tutt’oggi l’Italia è costretta a pagare interessi altissimi (lo spread) per avere liquidità, un vero e proprio complotto ordito a danno dell’Italia, che ha affidato il governo a un collaboratore della stessa agenzia di rating che stava remando contro di lei” (Alessandro Raffa, nocensura.com). Che continua: “I poteri forti dell’alta finanza mirano innanzitutto alla nostra riserva aurea: alla quale punteranno “se non molto presto, abbastanza presto” - come ha dichiarato Nigel Farage in occasione dell’ultima intervista che gli ho fatto - ma anche ai beni pubblici italiani: ad iniziare dalle percentuali di proprietà delle aziende che lo stato possiede ancora, fino al patrimonio immobiliare che l’Italia sarà costretta a vendere - anzi: a svendere - per ripianare il debito pubblico. Nel frattempo, Monti ha varato - sta varando - varerà - altre leggi che favoriscono tutti i poteri forti citati in precedenza, da quelli economico-bancari alle multinazionali, proprietari della “grande impresa” e della “grande distribuzione”, facendo chiudere i negozi dei cittadini, grazie all’oppressione fiscale e al calo dei consumi, che saranno soppiantati da centri commerciali o catene di negozi legate alle grandi aziende, che a capo hanno sempre gli stessi proprietari: le lobbies dell’alta finanza. Svenderà la nostra sovranità e i nostri beni, con un occhio di riguardo per le caste: ormai credo che tutti si siano resi conto che Monti sta purgando solo i cittadini del ceto medio-basso: questo perché avere i potenti contro potrebbe nuocere al suo disegno”. Che sta attuando con ogni mezzo possibile, dal “fiscal compact”, al “mes”, dai tagli sociali a quelli industriali. Quello a cui stiamo assistendo oggi è la naturale prosecuzione del processo di privatizzazioni, svendite e liberalizzazioni che è iniziato nel 1992, a bordo del Panfilo di Sua Maestà la regina, il “Britannia”, pronubi Andreatta, Draghi, Barucci, il governatore della Banca d’Inghilterra, lo speculatore filantropo Georges Soros (quello che fece profitti sulla svalutazione della lira grazie a Ciampi e che fu dopo premiato da Prodi con una laurea honoris causa a Bologna in economia) e le maggiori banche d’affari e d’usura già citate. Il mondo è succube di una minoranza, un’élite composta da poche centinaia di potenti che dopo essersi appropriati del governo USA (1) stanno estendendo il loro dominio a tutte le altre nazioni del mondo, ad iniziare dalle nazioni europee e quelle che hanno in mano le materie prime. Laddove non possono conquistare il potere con le armi politico-economiche, lo fanno con le armi. Come insegna la dottrina Brzezinski per l’acquisizione del controllo di ogni fonte di energia in Africa e nel Vicino Oriente. Una elite che vuole instaurare un “governo mondiale”, con una moneta mondiale e un pensiero unico mondiale al quale adeguarsi per amore o per forza. (1) J.F. Kennedy parlò di questi “poteri oscuri” che intendeva sconfiggere: ma purtroppo non c’è riuscito, ed è stato eliminato. E il suo successore annullò immediatamente l’ “ordine esecutivo 11110” con il quale Kennedy consentiva al Ministero del Tesoro USA di stampare moneta senza il controllo della FED, la banca centrale USA - privata - che dal 1913 gestisce il Dollaro, dominando quindi l’economia statunitense. |
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