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La finanza manipola l’Euribor |
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Il sistema bancario internazionale offre in ogni occasione degli spunti per riflettere sul ruolo predominante che ha assunto sul panorama internazionale e sulla sua capacità di mettere in crisi gli Stati attraverso la speculazione contro i loro titoli pubblici. C’è una cosa molto peggiore che rapinare una banca ed è quella di crearne una, diceva Bertolt Brecht. Una considerazione che torna attuale con l’emergere di un nuovo scandalo che investe il mondo bancario e che fa sospettare l’esistenza di una vera e propria associazione a delinquere che in realtà è nello stesso Dna del settore. La Commissione europea ha aperto un inchiesta nella quale a diverse banche europee è stata rivolta l’accusa di aver manipolato al rialzo il tasso interbancario Euribor per trarne enormi profitti. Un copione già visto l’anno scorso quando diverse banche vennero condannate per avere manipolato il tasso interbancario Libor che regola le transazioni sui mercati extra-europei. Per tale scandalo il gruppo inglese Barclays venne condannato a pagare 450 milioni di dollari. La Barclays figura anche nella nuova inchiesta ed avrebbe ammesso le proprie nuove responsabilità e di avere strettamente agito in sintonia con Deutsche Bank, con le francesi Credit Agricole e Societé Generale e la britannica HSBC. L’Euribor viene fissato su indicazione di 50 banche europee ed americane ma sono ovviamente quelle che muovono maggiori risorse finanziarie a dettare la linea e a fare sentire il proprio peso. Il tasso interbancario è un elemento fondamentale per l’economia europea in quanto stabilisce il prezzo dei prestiti, dei mutui immobiliari e di svariati strumenti finanziari. Mettersi d’accordo per tenerlo alto, più di quanto la decenza suggerirebbe, è in grado di procurare profitti non indifferenti ai partecipanti, a tutto danno della clientela finale, fatta di imprese e di semplici cittadini. Che qualcosa non andasse era stato ammesso dalla stessa Bce che, il mese scorso, aveva suggerito modifiche sostanziali sulle modalità con le quali l’Euribor viene fissato e aveva chiesto di poter esercitare un controllo diretto in merito. Niente di eclatante comunque. La finanza non conosce confini e nazionalità e l’unico motore che la muove è il profitto. A New York ogni mese si incontrano i dirigenti di 9 banche, 5 Usa, 1 tedesca, 2 svizzere ed una britannica (sempre la Barclays) per decidere le strategie finanziarie da seguire e le speculazioni da intraprendere in maniera coordinata su un titolo specifico, privato e pubblico che sia. E nessun governo lo impedisce. E allora perché stupirsi che alle stesse banche sia permesso di manipolare i tassi di interesse? Berlusconi accusa: Merkel usa lo spread per strozzarci, ma cosa è questo spread? E soprattutto che importanza ha? Silvio Berlusconi con un anno di ritardo si è deciso ad ammettere di essere stato disarcionato nell’autunno del 2011 dalla finanza internazionale (europea e anglofona) e sostituito da Mario Monti, un uomo di fiducia di Wall Street e dalla City. Lo spread, ha insistito il Cavaliere, intenzionato ad andare allo scontro, è un imbroglio e una invenzione. Lo hanno utilizzato l’anno scorso per abbattere una maggioranza che era stata votata dagli italiani e che governava l’Italia. In precedenza, si è domandato retoricamente, chi aveva mai sentito parlare di questo differenziale di rendimento tra i nostri Btp decennali e i Bund tedeschi? Oggi è si è trasformato invece nell’unico indicatore della salute di un Paese anche se, voleva dire, esso non riflette lo stato dell’economia nazionale. Quelli che in termini tecnici vengono definiti “i fondamentali”. Almeno in questo Berlusconi ha ragione considerato che il direttore generale della Banca d’Italia, mesi fa, aveva dichiarato che il livello corretto dello spread tra Btp e Bund è di 200 punti. Al momento della sua caduta, le speculazioni anglofone avevano portato lo spread a 560 punti. La scorsa settimana era sceso a quota 300, poi dopo l’annuncio del ritiro della fiducia a Monti e della sua discesa in campo, lo spread era risalito a 360. Tutti numeri che lascerebbero il tempo che trova, come sostiene l’uomo di Arcore, se non fosse che il rialzo dello spread fa salire gli interessi che si dovranno pagare sulle future emissioni di titoli pubblici italiani e di conseguenza obbliga a rivedere i piani finanziari dello Stato. Le difficoltà di quella che è la terza economia dell’area dell’euro finiscono così per indebolire tutto l’edificio della moneta unica, contro la quale operano da anni gli ambienti finanziari anglofoni che la vedono come un serio e potenziale concorrente al dollaro, e di riflesso alla sterlina, come mezzo di riferimento e di pagamento nelle transazioni internazionali. Una realtà questa sulla quale Berlusconi non può e non vuole spingere il ragionamento fino in fondo ma che è una realtà evidente a chi voglia esercitare un minimo della propria intelligenza. Una realtà che è evidente anche per un tecnocrate come il socialista francese Jacques Delors, già presidente della Commissione europea, che ha definito un errore fare entrare la Gran Bretagna nella Unione europea, in quanto Londra rappresenta un cavallo di Troia degli interessi finanziari economici americani e perché la sua sola presenza basta a bloccare decisioni fondamentali per il funzionamento dell’Unione. Come nel caso della mancata approvazione del bilancio Ue per il periodo 2014-2020 sul quale Londra è riuscita a portarsi dietro buona parte dei Paesi dell’Est che non fanno parte dell’euro. Così, invece di attaccare la finanza anglofona, come avrebbe dovuto, Berlusconi ha scelto di puntare su un bersaglio più scontato e più visibile come Angela Merkel. La culona tedesca che, nell’immaginario del cittadino medio, è colei che ha imposto al governo Monti di applicare quella politica di austerità che sta sprofondando l’Italia in una recessione senza fine. Pochi o inesistenti invece gli attacchi del Cavaliere a Mario Draghi, un altro fautore del programma di austerità, non fosse altro perché è stato il suo governo a candidarlo alla Bce. Una dimenticanza curiosa quella di Berlusconi visto che Draghi è uno dei tanti ex della Goldman Sachs che infestano la vita dei Paesi europei. Come Mark Carney ora alla guida della Banca d’Inghilterra. Ma attaccare la Merkel può rivelarsi utile per la campagna elettorale presentando la Germania come il Paese che intende strozzare la nostra economia. Tanto è vero che Berlusconi ha ricordato che quando era capo del governo era stato l’unico, tra quelli più autorevoli, ad opporsi alle richieste tedesche, come quelle che hanno portato la Grecia sull’orlo della guerra civile. E poi, voleva dire, se ero uno dei più autorevoli, non ero allora e non sono ora un problema per l’Europa. E poi sono l’unico che viene dalla trincea del mondo del lavoro. L’unico in grado di avere il polso del Paese reale. Berlusconi ha il dente avvelenato con la Merkel e ha ricordato che quando lo spread un anno fa salì in maniera vertiginosa, la cancelliera chiese alle banche tedesche di vendere Btp per un valore di 8-9 miliardi di euro e che tale mossa innescò un effetto domino imitativo da parte di molti fondi di investimento tanto che lui dovette dimettersi e passare le consegne a Monti. Berlusconi non ha giudicato in maniera del tutto negativa l’operato del governo targato Goldman Sachs, che il PdL ha appoggiato anche in una misura porcata come l’Imu, ma a suo avviso, esso ha troppo seguito la politica germano-centrica che l’Europa ha cercato di imporre. E poi con Monti il Pil è diminuito di oltre il 2% e tutti gli indicatori economici sono peggiorati. Un governo tecnico che invece piace molto alla Commissione europea perché avrebbe risanato i conti pubblici (in realtà il debito è passato dal 120,1% al 126,1% del Pil) e avrebbe ricostruito l’immagine internazionale dell’Italia. E piace pure ad Angela Merkel che ha detto di sostenere le riforme compiute da Monti che hanno messo l’Italia sulla buona strada. Da qui l’augurio che alle elezioni gli italiani votino per proseguire su questa via. E che quindi non votino Berlusconi. Più cauto il ministro degli Esteri, Guido Westerwelle, che ha ammonito l’Italia a non abbandonare la via del risanamento, che è appena a due terzi del cammino, altrimenti metterebbe in grave pericolo l’intera Europa e causerebbe nuove turbolenze finanziarie. In ogni caso la Germania non accetterà di diventare l’oggetto di una campagna elettorale populista e di essere indicata, insieme all’Unione Europea, come la causa dell’attuale situazione di difficoltà dell’Italia.Filippo Ghira
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