La falsa democrazia
 











Pochi e dispersi, ma esistono ancora i democratici in buona fede. Essi hanno vita grama e le pezze sul sedere, poichè nulla è così incompatibile con la democrazia reale come un democratico in buona fede; tuttavia sussistono. Chi abbia l’occhio esercitato, li riconosce a prima vista dalla piega amara della bocca e dallo sguardo vaccino. L’uomo pietoso che, vedendo uno di quei poveretti asciugarsi una lacrima dalla gota, lo ritenesse reduce dalle esequie di un figlio diletto, e volesse esprimergli le proprie condoglianze, potrebbe sentirsi rispondere:
- Grazie, amico, grazie! Ma mi è accaduto di peggio!
- E che mai può esservi di peggio?
- Può esservi, purtroppo - gli risponderebbe, se in vena di confidenze, il tapino, detergendosi una seconda lacrima errante - Giudichi Lei! Immagini un figlio amatissimo, brillante e promettente al punto da riporvi ogni orgoglio e ogni speranza. E immagini che lo stesso, crescendo, si riveli invece un sordido
e ripugnante criminale, sèntina di tutto ciò che Lei ha sempre detestato e combattuto come degradante e disonorevole. Ci riesce? Beh: non le sembra che una tale disgrazia sia, per un padre onesto, peggiore che un infarto precoce del suo virgulto?
Così, più o meno, il democratico in buona fede, con chiara allusione alla democrazia.
L’opinione dei tapini è infatti che la democrazia, con la sua espressione politica rappresentativo-parlamentare, fosse all’origine il non plus ultra della civiltà, della solidarietà e della pace sociale, ma in seguito, per il graduale emergere di attributi umani negativi fosse andata degenerando, fino a trasformarsi nel contrario di se stessa.
Patetica ma erronea versione, come, tra l’altro, spietatamente attesta il documento allegato, che, per la provenienza, l’epoca e il tenore, assume tutto il valore di certificazione autentica.
Trattasi infatti della testuale trascrizione delle parole pronunziate addì 20 aprile 1653, proprio nell’aula solenne
della democratica camera britannica dei rappresentanti (dice) del popolo, da tale Oliver Cromwell, dittatore di fatto (come tutti i dittatori) e di nome Lord Protettore d’inghilterra, Scozia e Irlanda. Si rammenta agli eventuali immemori che, già capo del partito parlamentare, ribelle al Re Carlo 1°, il Cromwell aveva sconfitto il predetto, gli aveva fatto mozzare democraticamente il capo e aveva anticipato di oltre un secolo quella rivoluzione francese che avrebbe posto fine agli assolutismi monarchici.
Potremmo definirlo indubbiamente come il prete officiante della cresima della britannica democrazia parlamentare.
Se non se ne intendeva lui! Qualche sostenitore della tesi “degenerazionista” potrebbe tirar fuori che la vittoria e instaurazione del parlamentarismo democratico “buono” era avvenuta nove anni prima, nei quali avrebbe avuto il tempo di “degenerare”. Ma la tesi, a un sereno esame, non ci pare proprio seria.
Prima di tutto, un passaggio così “accelerato” dal bene al
male, senza neppure una decente incubazione, non convincerebbe neanche il più grullo dei patologi.
Ma poi, basta leggere la prima riga del documento allegato, in cui l’illustre Autore afferma espressamente che la drastica condanna del suo ex-caro parlamento egli avrebbe dovuto pronunziarla “molto tempo fa”. E quanto “molto tempo” c’era in quegli striminziti nove anni?
Eppure, il Protettore glie la canta chiara: “Il popolo vi aveva scelti per riparare le ingiustizie: siete voi, ora, l’ingiustizia! Ora, basta!” .
Ci dispiace per te, democratico in buona fede. Qui, cronometro alla mano, non c’è stato il tempo materiale per alcuna decadenza! L’abortino era già marcio sin dai primi vagiti. L’unico crisma adatto a lui sarebbe stato l’acido cloridrico , e si sarebbero scongiurate infinite sciagure!
Secondo alcuni inguaribili ottimisti come me, si farebbe forse ancora a tempo, per giungere, dopo 363 anni, alle evidenti conclusioni tratte dal Lord Protettore nel 1653, nel mandare la
Camera a farsi fottere in malo modo, con una motivazione che pare scritta oggi. Magari non limitandoci a ingiungere alle “sporche prostitute” (definizione cromwelliana) attuali, di ambo i sessi, di portar via la loro chincaglieria luccicante, ma anche di metter giù il maltolto, fino all’ultimo euro e all’ultimo anno di galera.Rutilio Sermonti