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La “responsabilità” del governo Monti |
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Il termine più utilizzato in questi giorni in Italia, per definire il “rientro in campo” di Berlusconi e, soprattutto, la decisione del Pdl di non sostenere più la strana maggioranza di Monti, è stato “irresponsabilità”. Nel concreto, la decisione, come sottolinea Alfano, anticipa di qualche settimana le elezioni e, in realtà, mette fine a questo esecutivo rimasto tecnico solo nella forma ma con tanto di politico nella sostanza; un governo farcito, come è, di elementi pronti a schierarsi (Riccardi, Passera e forse lo stesso Monti) e con la presunzione di rilasciare valutazioni di gradimento sulle candidature. E’ da irresponsabili far cadere un governo che, scontrino in una mano e distintivo nell’altra, ha perseguito quasi ogni forma di evasione e di corruzione, esibendo tale lotta come uno dei punti di forza? Peccato per la spiacevole circostanza: nonostante un anno di sforzi in tal senso, l’Italia compie addirittura 3 passi indietro (rispetto al 2011), precipitando al 72esimo posto, su 176, nella classifica dei Paesi per tasso di corruzione (stilata ogni anno in base all’indice Cpi redatto da Transparency International). Il paradosso è che uno dei pochi elementi positivi, inquadrati dalla suddetta organizzazione, sia l’insieme degli standard etici voluto da Brunetta, allora ministro per la Pubblica Amministrazione e l’Innovazione. Il Forum Economico Mondiale di Davos ha collocato, tre mesi fa, l’Italia in fondo alla classifica europea per un mercato del lavoro troppo rigido. La riforma del lavoro, per la quale si è battuta la sensibile Fornero, non è sviluppata in tal senso, per rendere sempre più flessibile (e dispotico) il moderno del lavoro? A queste condizioni (corruzione, fisco elevato e a macchia di leopardo) è difficile immaginare che gli investitori esteri abbiano maggior interesse a entrare in Italia, come affermava Monti. Si è parlato molto dell’irresponsabilità riguardo le misure normative in corso. Quella di stabilità non è in pericolo in quanto i partiti hanno fornito le massime garanzie. Quella essenziale, riguardante l’Ilva, nonostante gli uccelli del malaugurio, è assicurata anche dal Pdl. Non va in porto il prodigioso taglio delle provincie. Attuato, avrebbe arrecato più disagi economici e sociali che vantaggi, con il rimpallo di responsabilità, burocrazia, lungaggini e competenze, rispetto alla situazione attuale a cui basterebbe solo più attenzione per evitare sprechi. E’ responsabile avviare una riforma delle pensioni senza considerare la situazione e il numero degli esodati, di chi rimane improvvisamente in mezzo al guado? La Fornero, intervistata nella trasmissione Report del 9 dicembre scorso, ha mostrato evidenti lacune sull’argomento. Del resto, poche settimane fa, lo ha ammesso lei stessa affermando di non aver ricevuto alcuna preparazione per fare il ministro. E’ responsabile togliere il sussidio ai malati di Sla e poi correre in fretta ai ripari, sotto la pressione dell’opinione pubblica? E’ responsabile continuare a ricoprire la sesta posizione al mondo nella classifica delle spese militari, stimate in 50 miliardi di dollari (http://www.globalfirepower.com/defense-spending-budget.asp), a cui contribuiscono anche gli inutili costi per i 96 (poi ridotti a 90) caccia F-35 a soli 115 milioni di euro l’uno? E’ responsabile un esecutivo che, oltre a confezionare misure a senso unico, le circonda di svarioni e dichiarazioni di pessimo gusto e di “calibro” non inferiore ai predecessori? E’, altresì, responsabile un governo che, dati alla mano (secondo quanto indicato dall’Istat a fine novembre considerando la situazione al mese precedente) consegue i seguenti risultati: “Il numero di disoccupati, pari a 2 milioni 870 mila, aumenta del 3,3% rispetto a settembre (+93 mila unità). La crescita della disoccupazione riguarda sia la componente maschile sia quella femminile. Su base annua si registra una crescita del 28,9% (+644 mila unità). Il tasso di disoccupazione si attesta all’11,1%, in aumento di 0,3 punti percentuali rispetto a settembre e di 2,3 punti nei dodici mesi”. Ci sono dei “corresponsabili” in concorso di colpa, mai messi all’indice per il loro rifiuto dell’esecutivo tecnico: Lega, Idv e M5s. In realtà, prima della scomunica italiana ed europea (Schulz) per il diavolo di Arcore, queste formazioni non hanno ricevuto le maledizioni mediatiche. A seguito delle elezioni anticipate, significa che l’arrivo dei responsabili veri e propri sarà anticipato di circa un mese, ma Bersani non potrà fregiarsi di tale appellativo di forte appeal. Il copyright, infatti, del termine “responsabili”, è da attribuire all’ex dipietrista Scilipoti che, grazie all’iniziativa del suo Movimento di responsabilità nazionale, salvò per un pelo la maggioranza berlusconiana. Monti aveva in mano una carta importante: addolcire la batosta dell’Imu legandola a una riscossione diffusa, equa, senza esenzioni per la Chiesa e le fondazioni bancarie. Colpire tutti i soggetti e non i soliti nomi, sarebbe stato il parafulmine per salvarsi dalle accuse di essere una sanguisuga non imparziale. Il tutto, però, avrebbe colpito proprio gli artefici del suo insediamento. Il Cavaliere è uscito dalla (e per la) crisi, è colui che l’ha “pagata” a livello politico, in prima persona e con il partito, sa bene, quindi, come la partita sia delicata, al di là di ciò che patiscono davvero gli italiani per i quali si erige paladino a parole. In realtà, la vittoria del centrodestra e l’inizio della XVI legislatura (rispettivamente 14 e 29 aprile 2008) si sono verificate proprio con la crisi (primi mesi dello stesso anno), quando ormai era avviata negli Usa e navigava con la prora puntata verso l’Europa e i suoi “piigs”. Un governo, quindi, nato e battezzato proprio in “regime” di crisi. “Re Tentenna” fu il soprannome di Carlo Alberto di Savoia, sempre in bilico fra la posizione conservatrice che il ruolo regale gli assegnava e l’apertura alle istanze patriottiche. Nelle scorse settimane, anche per l’ex premier sono volati nomignoli del genere, riguardo alla sua altalenante decisione di schierarsi per le prossime politiche e la sua apertura/chiusura sulle primarie (il “festival del voto inutile” e lontano per l’italiano, alle prese con problemi pragmatici e reali) del partito. L’attendismo dei leader politici mai è legato alla situazione del popolo che rappresentano: è rivolto soltanto a una mera partita di scacchi dove giocare al meglio le proprie mosse, pur sapendo quelle dell’avversario e, spesso, l’esito finale. Lo stesso nomignolo non è valso per Monti che non ha lesinato messaggi altalenanti e sibillini, in cui lasciava intendere di proseguire oltre la scadenza naturale della legislatura, salvo rimangiarsi il tutto in una cantilena durata per mesi. Un atteggiamento ondivago giudicato non irresponsabile. I tentennamenti berlusconiani, tuttavia, più che disorientare il centrosinistra e i poteri forti, hanno finito col fiaccare il Pdl stesso e porlo a rischiare il terzo posto, dopo il movimento di Grillo presumibilmente al secondo. Bersani, durante la conferenza da vincitore delle primarie, indicava un cammino non semplice per ottenere la guida del Paese. Simulava pretattica di buon augurio, come un allenatore di calcio. Lasciava intendere di dover fronteggiare l’avversario di Arcore, pur avendo già ricevuto il benestare per governare; in cuor suo l’unica preoccupazione è quella di dover vincere solo per un soffio, facendosi tallonare troppo da vicino da Grillo. I poteri forti hanno imposto all’ex premier di lasciare, un anno fa, il timone; a questo punto nulla potrebbe sorprendere se gli avessero imposto l’ultimo diktat: quello di far precipitare il centrodestra nel caos e nel fango mediatico, con immediata “traduzione” nella prossima tornata elettorale. Un modo per far tramontare il centrodestra nato nel 1994 e lasciarlo ripartire da altri soggetti, presso nuovi lidi e con dna più “sicuro”, moderato, liberale e molto meno destrorso: Udc, Fli e Montezemolo. Un’area più fedele e… responsabile. A parti invertite, il centrosinistra avrebbe operato bene (allo stesso modo degli avversari) nel far cadere un esecutivo tecnico così iniquo, forse non sarebbe stato tacciato di irresponsabilità.Marco Managò |
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