Centrosinistra. Il ”vecchietto” dove lo metto…
 











“E il vecchietto dove lo metto dove lo metto non si sa…” così cantava, in una famosa filastrocca, il grande Domenico Modugno. Il vecchietto in questione è Mario Monti, tirato dai sinistri-centro-destri e dalla Cei. Mentre Berlusconi lo vorrebbe come guida per tutta l’area smarrita di centrodestra, Bersani gli riserva un posto al sole. Non si sa bene se al sole del Colle o del ministero dell’Economia. Insomma il vecchietto il posto ce l’avrà, a prescindere da chi vinca. E questo nonostante che in privato dicano peste e corna dell’esperienza Monti. Anzi, Berlusconi ogni tanto sbotta e dice la verità, salvo poi subito contraddirsi. In caso di vittoria, Bersani promette che la prima cosa che farà sarà quella di incontrare Monti per riservargli un posto di primo piano. Ritiene quindi che l’uomo delle banche “debba continuare ad avere un ruolo per il nostro Paese”. 
Eppure la cura Monti ha sortito solo degli effetti devastanti non solo per
l’economia e il debito pubblico ma soprattutto per le tasche dei cittadini italiani. La cosa paradossale è che Bersani e company hanno votato la mostruosa riforma sulle pensioni che a Berlusconi non fu permessa. Chi non ricorda le piazze piene contro quella riforma sulle pensioni del 2001 all’epoca del primo governo di centrodestra? Eppure non era così nefasta come quella del ministro Fornero che ha lasciato per strada quasi 300 mila esodati. Se l’avesse fatta Berlusconi ci sarebbe stata la rivoluzione. Invece con qualche mal di pancia e con qualche parvenza di protesta di piazza la Camusso e Bersani hanno digerito il rospo. Certo l’hanno anche fatto per amore di Napolitano che altrimenti li avrebbe presi per le orecchie un giorno sì e l’altro pure. E il fatto che l’annuncio della collocazione del vecchietto sia avvenuto alla stampa estera lascia molto pensare. Il segretario del Pd si vuole garantire l’accondiscendenza dell’Ue, della Bce e dei mercati e per questo dice che la prima cosa che farà sarà quella di inciuciare con l’uomo delle banche. “Il suo ruolo si discute e si decide assieme, vedrà anche lui”, questo il pensiero bersaniano. Poi in merito a possibili difficoltà al Senato per via del porcellum, il segretario tranquillizza tutti: “Non ci sarà ingovernabilità sia per i numeri sia per la politica perché in qualsiasi condizione numerica siamo disponibili ad un dialogo con le forze del centro europeiste e costituzionali”. Un po’ troppo ottimista. Va bene che da quando ha cominciato a gareggiare col Berlusca di battute ne sforna a iosa, però ci sembra eccessivamente ottimista. Difficilmente potrà stringere patti con Casini e nello stesso tempo mantenere il flirt con Vendola. Di mezzo c’è il matrimonio gay. “Vincerò, poi dialogo con il centro” questo il messaggio del segretario piddino. Che vincerà nessun dubbio ma che potrà governare molti dubbi. Va bene che D’Alema si è fatto molti amici a Bruxelles però far digerire l’alleanza con Vendola sarà molto difficile. A meno che il superamento dell’agenda Monti non significhi restare nel solco già tracciato dal professore. Allora a Bersani e lo stesso Vendola non resterà che scappare sui tetti per evitare la rabbia del cosiddetto popolo di sinistra. Con le correzioni promesse dal segretario del Pd non si salva il fondoschiena dai forconi. Nell’intervista al giornale tedesco Die Wielt, Bersani cerca di rassicurare sul vecchietto da piazzare, dicendo: “ Monti l’abbiamo voluto noi e io interpreto l’agenda Monti come un’agenda di rigore,  e rispetto dei vincoli europei”. E li considera pure punti di non ritorno. Di balle Berlusconi ne ha dette e ne dice tante ma anche il tacchino di Bersani sull’albero ha il sapore di una balla. Mi sa tanto che a furia di balle farà la fine del tacchino. Anche sulle riforme è a rischio… di finire sulla graticola. Sull’articolo 18 ha infatti detto che non si tocca. 
“E’ uguale a quello tedesco. Non è un problema perché allude alla flessibilità
del mercato del lavoro ma in termini simbolici. Abbiamo invece una contrattualistica un po’ troppo rigida rispetto all’organizzazione aziendale e bisogna lavorare su questo”. Insomma al segretario piace così com’è ovvero già cotto e precotto. Siamo davvero alla follia. Non solo l’art. 18 finirà in soffitta ma addirittura si prevede una bella lenzuonala di flessibilità. Poi si dice sicuro della sconfitta di Berlusconi. “Sta cercando di salvare il salvabile e mettersi al centro della scena con delle giravolte che durano mezz’ora”.
Eppure sullo spread non ha affatto raccontato frottole ma anzi ha detto una sacrosanta verità. Ma a Bersani preme stare nel salotto buono europeo e così promette che un posto al vecchietto lo troverà, tanto per ingraziarsi i poteri forti. Non per niente si dice convinto che “gli italiani daranno il loro giudizio e questo si chiamerà Europa. La vera sfida di queste elezioni è il rinnovo della democrazia italiana, che ha diversi avversari: il populismo,
Berlusconi, la Lega Nord e Beppe Grillo”.
Ma gli italiani non sono fessi, in quanto sanno bene che la loro crisi è concisa con l’ingresso nell’euro. Altro che vanto di Bersani.michele mendolicchio