Pd, la gioiosa macchina da guerra 2 è già a corto di benzina
 











Bersani

Povero Bersani costretto a bussare ai salotti europei per ottenere quel visto che gli aprirebbe le porte di Palazzo Chigi. E nonostante il lavoro sotterraneo di D’Alema che in Europa si è costruito in questi ultimi 20 anni una rete di amicizie importanti, difficilmente la gioiosa macchina da guerra 2 potrà varcare trionfalmente il traguardo. Questa volta a rovinargli l’ambito traguardo è l’uomo delle banche sponsorizzato dalla Merkel, dal Ppe e dall’Ue. E così attorno alla lista Monti ruoteranno grandi e piccoli satelliti, dal Pdl all’Udc, dal Fli all’Api. E la gioiosa macchina da guerra ancora una volta resterà senza benzina…. Con il rischio molto forte che i passeggeri di marca diccì salgano sul pulmino del professore. La speranza che l’unto dall’Ue se ne stesse fuori dalla contesa politica andrà probabilmente delusa.
E così al povero Bersani non resterà che fare buon viso a cattivo gioco e cercare di barattare qualche poltrona. Con la
benedizione della Merkel e dei poteri forti la strada di Monti è in discesa, nonostante gli indici tutti in negativo del primo debutto. Il ticket Bersani-Vendola non solo si trova a dover fare i conti con il parere negativo della troika ma anche del Vaticano che ha bocciato senza mezzi termini le nozze gay. E come si sa questo tema rientra nell’accordo tra i due. Il voto cattolico, però, ancora una volta avrà un peso determinante nella vittoria dell’uno o dell’altro. E così si apriranno le porte di un Monti bis. E per noi cittadini sarà l’inferno, fatto di tasse, di precarietà e di retribuzioni ridicole. Con Bersani e Vendola non cambierebbe granché, nonostante le promesse di superare l’agenda Monti. E’ difficile pensare ad una rottamazione della riforma Fornero sul lavoro e sulle pensioni. Ci sarebbe subito l’altolà della troika. A meno che non si decida di sbattere la porta e tornare alla nostra sovranità e alla nostra lira ma questo non rientra nelle corde del ticket Bersani-Vendola. E nemmeno in quelle di Berlusconi, ormai ridotto ad una macchietta. La cosa grave è che non c’è una alternativa se non quella dell’astensione o tutt’al più della scelta di Grillo. Meglio far deflagrare questo modello di camerieri sinistro-centro-destro piuttosto che continuare con la panzana della diversità. I due contenitori sono molto simili, come dimostrato in questi anni. La spalmazione di flessibilità e di precarietà è la stessa, così come la riforma delle pensioni. Magari cambia la divisa ma il ruolo di camerieri è identico.         
Comunque sia con l’investitura di Monti da parte dei “salotti buoni” la gioiosa macchina da guerra di Bersani è destinata a frantumarsi. I passeggeri d’area diccì saranno costretti a salire sulla vettura del banchiere, anche perché difficilmente potranno resistere alle sirene d’Oltretevere, a cominciare dal creatore della comunità di Sant’Egidio Riccardi al presidente delle Acli
Olivero. Tutti stanno lavorando per un Monti bis e la dirigenza del Pd sarà costretta a condividerne le scelte, soprattutto per evitare conflitti con l’Ue e la Bce. Vi immaginate un Bersani che sfida Monti? Impossibile e così si cercherà una soluzione tampone, magari con il solito pretesto della crisi che costringerà tutti ad abbandonare i personalismi.
Intanto il Pd è alle prese con la rottamazione casereccia. All’ordine del giorno dell’assemblea di partito la questione delle deroghe. La Bindi è una di quelle che ha chiesto la deroga. Anche la Finocchiaro, come Fioroni, Marini e tanti altri è in lista di pensionamento ma alla fine resteranno tutti a tavola. All’ordine del giorno anche la decisione di affidare la scelta dei parlamentari attraverso le primarie del 29 e 30 dicembre.
Certo il flop lombardo dove è emersa la candidatura di Ambrosoli non è di buon auspicio. Il fatto che abbiamo votato solo 135 mila elettori, compresi i sedicenni e gli immigrati, lascia intendere un
certo disamore per lo strumento delle primarie. Il fervore iniziale è già finito. La gente comincia a capire che con le primarie non si cambia un bel niente ma solo il nome dei camerieri.  
Vero che bisogna sempre attendere che la giustizia faccia il suo corso, però quanto sta emergendo nella mangiatoia lombarda lascia ancora una volta sbigottiti. Di sicuro, come il Lazio dimostra, la mangiatoia riguarda tutte le Regioni e coinvolge probabilmente tutti i partiti di maggioranza e opposizione, altrimenti non si spiegherebbe il loro silenzio. 
Ci auguriamo solo che la magistratura guardi in tutte e due le regge dorate, perché finora si è avuta la sensazione che si miri di più verso una parte politica. Qui non ci stanno luoghi sacri da salvare, in quanto nella fogna ci sono tutti. Stiamo ancora aspettando come andrà a finire la storia di Penati che secondo i suoi accusatori avrebbe intascato fiumi di tangenti. Dov’è finito il fiume dorato? E siamo sicuri che il
tesoretto della Margherita sia stato rosicchiato solo da Lusi? E gli altri tesoretti degli unti dal signore sono stati verificati a dovere? Ma veniamo al nuovo scandalo. Le spese di ogni genere: di piacere o di divertimento o di passatempo o di spesa “proletaria” venivano tutte scaricate sulla Regione ovvero sugli ignari cittadini. Tutti noi costretti a fare sacrifici e a ridurre le spese e lorSignori a spassarsela tra sushi, piatti al tartufo e vassoi di dolci, nonostante si soffrisse di diabete. Per non parlare poi del leghista con la passione della caccia… a spese nostre. Del Trota meglio stendere un velo pietoso. La cosa paradossale è che nel calderone del magna magna ci sia finita proprio una buona rappresentanza di coloro che fino a ieri gridavano Roma ladrona.  
Brutto colpo davvero per un partito che cercava di rialzarsi dopo lo scandalo dei fondi pubblici gestiti da Belsito e delle marachelle del Trota.
E pensare che negli anni di Tangentopoli ebbero pure il
coraggio di esibire nell’aula parlamentare il cappio… E inneggiavano pure a Di Pietro che poi ha dimostrato tutto… il suo valore immobiliare. Cose da pazzi. Quale la pena per questi ladri di galline? Il cappio no, anche perché non vorremmo fare la stessa figuraccia di Bossi e compagni. Una soluzione potrebbe essere la gogna di antica memoria. Far passare il Trota e gli altri ruba galline leghisti, nonché tutti gli altri responsabili sinistro-centro-destri, tra due ali di italiani disoccupati-precari-malretribuiti potrebbe essere un’idea simpatica. Invece per il leghista cacciatore si potrebbe optare per una soluzione diversa. Si libera nella campagna padana a mo’ di lepre, poi si caricano i fucili a sale e chi lo centra al primo colpo si guadagna un sussidio a vita. Sul self service, il Celeste dice che si tratta di un equivoco… Di fronte a certe situazioni è sempre meglio tacere piuttosto che continuare a fare pessime figure. Il dimissionario Formigoni aveva l’obbligo di controllare che non avvenissero certe porcate, invece si vede che ci sguazzava bene. Come anche tutti i colleghi dei ladri di polli, complici del sistema del magna magna. E così per l’ala dei moralisti di Sel, dell’Idv e del Pd che sapevano e che probabilmente hanno pappato alla stessa maniera. Ci auguriamo solo che la magistratura lavori a 360°.
Probabilmente non c’è un Batman ma tanti piccoli Robin fanno ancora più danno. Le ramazzate non sono servite a molto. Tutti i partiti sono invischiati in questo osceno spettacolo del magna magna, compresi i detentori della cosiddetta superiorità morale. Maroni promette di no ricandidare tutti coloro che si sono macchiati di ingordigia. 
“Stiamo facendo accertamenti -dice- e chiunque si sia fatto rimborsare acquisti non attribuibili alla propria funzione pubblica per quanto mi riguarda non troverà più spazio nella Lega, perché queste non sono cose da leghisti, io non le ho mai fatte”. Purtroppo al banchetto c’è la fila.
Gli ultimi
accadimenti pre-elettorali, col satiro di Arcore - novello “Nero redivivus” - che, tra un lascia e raddoppia, sembra voler tornare a esibirsi sul palcoscenico del teatrino della politica italiota, hanno portato allo scoperto il partito dei vescovi, sempre pronto a entrare nell’agone elettorale quando si tratta di difendere gli interessi della parrocchia vaticana. E così, mentre l’arcivescovo di Milano, Angelo Scola, nella fredda giornata di S. Ambrogio, tuona dal pulpito del duomo contro lo Stato laico, a suo giudizio “nemico di Dio”, tenendo però nel contempo, ecumenicamente, il piede sulle classiche due staffe (definisce infatti tra le righe“giusta e necessaria” l’aconfessionalità dello Stato: meglio mantenersi, dunque, nel recinto del politicamente corretto onde garantirsi, anche per il futuro, l’attività di mungitura dello Stato “laico” pro domo sua), il presidente del partito della CEI, il card. Angelo Bagnasco, fiutando da buon politico l’aria che tira, tifa per un Monti bis, auspicando una continuità dell’esperienza del governo golpista delle tasse e della miseria, nato, come si ricorderà, anche colla benedizione vaticana.
Da un lato, dunque, le patetiche dichiarazioni di Scola, che in fatto di laicità dimentica del tutto quanto accaduto nell’Iraq di Saddam Hussein e nella Libia di Gheddafi. Stati laici in cui vigeva la tolleranza verso le varie confessioni religiose, cristianesimo incluso (l’ex vice primo ministro iracheno Tarek Aziz, tuttora detenuto nelle patrie galere dell’Iraq “liberato”, è di fede cattolica caldea), sono stati trasformati in entità integraliste, estremiste e intolleranti dove la coesistenza pacifica tra religioni è stata letteralmente sradicata a suon di stragi. La stessa cosa si sta progettando ora per la Siria laica e socialista di Bashar Al-Assad, in cui vige parimenti il rispetto e la convivenza pacifica (forse ancora per poco) di tutte le fedi professate dai suoi cittadini. Ancora una volta, dietro la regia dei soliti noti e
dei suoi ascari arabi – le monarchie feudali fondate sui petrodollari-, agisce il terrorismo “democratico” e oscurantista armato dall’Occidente filo sionista. Anche nel caso siriano la Santa Sede tace e sembra insensibile alle grida di dolore e alle denunce contro i “liberatori”, non solo del clero cattolico locale bensì persino di eminenti autorità religiose come l’indomito nonagenario mons. Hilarion Capucci. Probabilmente la potente lobby interna al Vaticano, che riesce ad influenzare persino certe decisioni papali, plasmata sugli insegnamenti di Jules Isaac e solerte nell’ascoltare i “consigli” degli alti gradi del B’nai B’rith, a quanto sembra ben introdotti e radicati alla corte pontificia, preferisce fare orecchie da mercante e sorvolare sui dettagli criminali della crociata occidentale, persino quando è in gioco la sopravvivenza degli stessi cattolici.
Dall’altro lato, dicevamo, la discesa in campo nel caravanserraglio dei ludi cartacei del porporato ligure. “Non si può
mandare in malora i sacrifici di un anno, che sono ricaduti spesso sulle fasce più fragili. Ciò che lascia sbigottiti è l’irresponsabilità di quanti pensano a sistemarsi mentre la casa sta ancora bruciando”. Una dichiarazione inequivocabile che se, per un verso, scarica definitivamente il cultore del bunga bunga, che, al tempo del suo premierato non aveva certo latitato in fatto di elargizioni, assieme ai suoi chierici di governo, alle finanze vaticane attraverso i notissimi e generosissimi provvedimenti fiscali e le iniezioni ricostituenti per la scuola privata cattolica, a discapito di quella pubblica, che sarebbe del tutto pleonastico qui approfondire, conferma dall’altro la fiducia al governo attuale, dove la componente catto-sinistra-bancaria (anch’essa ovviamente non eletta dai cittadini) è alacremente attiva nella stanza dei bottoni, sotto mentite spoglie “tecniche”, per torchiare il popolo italiano. Nella situazione corrente Bagnasco giudica, probabilmente, molto rischioso mettere in discussione un governo fedele ai desiderata clericali come questo, guidato dall’uomo della Provvidenza, che in fatto di “beneficienza” e di “pronto soccorso” (alla faccia dei contribuenti italiani) all’universo dell’associazionismo e del big business cattolici (in primis ulteriori generosi finanziamenti alle scuole private e esenzione Imu) ha fatto autentici miracoli, anche attraverso il varo di appositi emendamenti per aggirare persino i pressanti richiami e i moniti della Commissione europea al governo italiano in fatto di riscrittura delle norme fiscali in materia di esenzione per gli enti no profit e il recupero delle somme dovute a partire dal 2006 (M. Mascia, Rinascita del 13/11/2012, p.7). Poco importa poi all’arcivescovo di Genova se il governo del grand commis della Trilateral e del Bilderberg, in altre parole della finanza usuraria, apolide e mondialista - la stessa che, udite udite, secondo quanto pubblicato dal sito cattolico “pontifex” ( href="http://www.pontifex.roma.it/index.php/editoriale/il-fatto/10054-il…ti-e-la-grande-finanza?tmpl=component&print=1&layout=default&page">http://www.pontifex.roma.it/index.php/editoriale/il-fatto/10054-il…ti-e-la-grande-finanza?tmpl=component&print=1&layout=default&page=) il nostro Bagnasco avrebbe addirittura “bacchettato” affermando testualmente: “La grande finanza internazionale sembra guidare i giochi, un dato inoppugnabile” (mah!, caso di sdoppiamento della personalità o più semplicemente gioco delle parti?) – continua imperterrito a infierire su lavoratori, piccoli imprenditori, pensionati, precari, disoccupati, insomma sulla stragrande maggioranza degli italiani, che, gementes et flentes in hac lacrimarum valle, impalerebbero volentieri il professore ammazza Italia e il suo governo, al quale la partitocrazia centro-destra-sinistra ha delegato il lavoro sporco di liquidare definitivamente quel che resta dello stato sociale.
Ma vi è di più: chissà
se l’eminente presidente della CEI farà sentire la sua voce autorevole per condannare anche “l’irresponsabilità” degli amministratori di casa propria coinvolti negli scandali sanitari romani, dopo quello del San Raffaele di Milano, che vedono attualmente nell’occhio del ciclone gli ospedali cattolici del gruppo Idi (Istituto Dermopatico dell’Immacolata e San Carlo di Nancy). Alle indagini della Procura, ai presunti intrecci con la ‘ndrangheta, ai buchi di bilancio milionari (600 milioni di euro), al mancato pagamento degli stipendi per le maestranze ospedaliere, agli scioperi dei dipendenti, alla presunta parentopoli interna, all’affaire delle royalties sulle estrazioni petrolifere che sarebbero pagate dal governo congolese alla Congregazione dei figli dell’Immacolata Concezione cui fa capo il gruppo ospedaliero, al coinvolgimento, oltre che del direttore generale dei nosocomi (l’ex manager UniCredit Giuseppe Incarnato), dei tre religiosi ai vertici della suddetta congregazione – Franco Decaminada, Eugenio Lucchetti e Alessandro Paritanti (http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/07/09/idi-e-san-carlo-di-nancy-lombra-della-ndrangheta-sui-due-ospedali-cattolici/288972/) - si contrappone il serafico silenzio delle autorità vaticane mentre “la casa continua ancora a bruciare”, col pericolo di gravi conseguenze “per le fasce più fragili”.
Insomma Bagnasco e il suo partito hanno le idee chiare. Dopo Monti, un Monti bis perché “sarebbe un errore in futuro non avvalersi di chi ha contribuito in modo rigoroso e competente alla credibilità del nostro Paese in campo europeo e internazionale evitando di scivolare verso situazioni irreparabili”. Amen!
Leggevamo alcuni giorni fa la risposta del direttore di Rinascita alla lettera di Rutilio Sermonti che, dalle colonne del quotidiano, invitava a votare alle prossime elezioni per Forza
Nuova. Sottolineando “le profonde differenze di prospettiva” esistenti tra il movimento di Roberto Fiore e Rinascita, Gaudenzi, nel rifiutare la proposta di voto, aggiungeva però che sarebbe invece percorribile la strada di una reciproca collaborazione tra le due fucine di pensiero “su una precisa battaglia politica condivisa”. Ecco, ci siamo detti, perché no? Una battaglia condivisa potrebbe essere ad esempio quella dell’abolizione del Concordato per quanto attiene alla parte economico-finanziaria che grava sullo stato italiano, cioè sulle nostre spalle.
Una battaglia d’avanguardia che già negli anni ’60 proponeva la Federazione Nazionale Combattenti della Repubblica Sociale Italiana nelle piazze e nei suoi comunicati. L’assenza o, meglio, la subordinazione di uno dei due “contraenti” all’altro, nel nostro caso lo Stato italiano a quello vaticano, non può che inficiare il “contratto”, che è divenuto un vero e proprio salasso a senso unico per le finanze italiane.
Il nostro vuole
quindi essere un messaggio diretto a chi nella galassia destrista antisistema, come crediamo lo sia anche Forza Nuova, abbia voglia di impegnarsi in battaglie concrete che riguardano gli interessi di tutto il popolo italiano, al di là degli steccati ideologici o religiosi.
Orsù, dunque, chi ci sta batta un colpo!michele mendolicchio