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Gerusalemme est sarà circondata da colonie |
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La Commissione preposta del ministero degli Interni israeliano ha dato il via libera alla costruzione di 1.500 nuove case per coloni a Gerusalemme Est. Il piano aveva già generato forti tensioni con gli Stati Uniti, fu infatti annunciato nel 2010 proprio durante la visita del vicepresidente americano Joe Biden. Era quindi stato congelato nel 2011, ma due settimane fa Israele lo aveva rispolverato, e proprio nel giorno dell’annuncio di un nuovo progetto di altre 3mila unità abitative. Una chiara risposta al riconoscimento dello Stato palestinese come osservatore non membro da parte dell’Assemblea generale dell’Onu. Infuriato per la notizia trapelata , il presidente palestinese Mahmoud Abbas ha incaricato il suo rappresentante alle Nazioni Unite, Riyad Mansour, di rivolgersi ai cinque Paesi membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite affinché si mobilitino per impedire i nuovi piani di insediamenti israeliani a Gerusalemme est. Un portavoce di Abu Mazen, Nabil Abu Rudeina, ha detto all’agenzia Maan che i progetti edili ebraici a Gerusalemme est rappresentano “una sfida alla comunità internazionale” e mostrano un “disprezzo totale” verso il mondo arabo. Ma la conferma della volontà di Tel Aviv di usare la costruzione di nuovi insediamenti come arma punitiva in risposta all’approvazione in sede Onu è arrivata dall’ong israeliana Peace Now, che ha parlato di ulteriori nuove abitazioni la cui costruzione sarebbe in procinto di essere approvata dal comune di Gerusalemme. L’organizzazione non governativa ha parlato della costruzione di 549, 813 e 2.160 alloggi in tre progetti che riguardano la colonia di Givat Hamatos; altri 1.100 alloggi dovrebbero invece essere costruiti nella colonia di Gilo, a sud della Città Santa. In risposta alle sollecitazioni dell’Anp, i quattro membri europei del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, i due permanenti, Francia e Gran Bretagna, più Portogallo e Germania, starebbero preparando una dichiarazione congiunta per condannare i progetti di costruzione nelle colonie israeliane. Lo hanno rivelato fonti diplomatiche ricordando che l’Unione èuropea aveva espresso “costernazione” lo scorso 10 dicembre dopo un precedente l’annuncio di Israele che autorizzava la costruzione di alloggi nelle colonie della Cisgiordania e a Gerusalemme Est. Anche ieri Maja Kocijancic, la portavoce dell’alto rappresentante Ue per la politica estera Catherine Ashton, ha ribadito che l’Unione si oppone “con forza ai piani di Israele di espandere gli insediamenti in Cisgiordania, inclusa Gerusalemme Est” affermando che le colonie sono “illegali secondo il diritto internazionale e costituiscono un ostacolo alla pace”. Da Washington, invece, silenzio. E malgrado le proteste (di parte) della comunità internazionale, ieri il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha affermato che Israele continuerà ad estendere i progetti di costruzione: “Gerusalemme è la capitale eterna dello Stato d’Israele, e continueremo a costruirla. La riunificazione di Gerusalemme esprime per noi un vasto consenso nazionale”, ha affermato. Una dichiarazione quasi “mistica”, indirizzata con ogni probabilità a tutto quell’elettorato di destra e confessionale che potrà garantirgli la rielezione alle prossime elezioni.E.C. |
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