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I centristi se la prendono con il populismo |
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Le truppe centriste italiote si stanno radunando sotto le insegne di Goldman Sachs e di Moody’s per completare il programma di macelleria sociale introdotto da Mario Monti. Sarà proprio il professore della Bocconi, ex consulente della banca di affari e di speculazioni Usa e della società di rating, famosa per le frescacce che spara ad ogni piè sospinto sulle prospettive patrimoniali e finanziarie degli Stati e delle società quotate in Borsa, ad offrire il suo nome per nobilitare, si fa per dire, la lista di salvezza nazionale. Una lista nella quale dovrebbero confluire Montezemolo, l’eterno secondo Casini, l’eterno fidanzato della Tulliani e vari arnesi del mondo cattolico capaci di mischiare i propri legami ed interessi bancari con un approccio tecnocratico ed efficientista che serve loro per legittimarsi a livello internazionale con i banditi di Wall Street e della City. Il tutto con la benedizione del Vaticano che si sente in dovere di ringraziare Monti per le esenzioni ricevute per l’Imu sugli immobili di proprietà degli enti ecclesiastici. Una bella convergenza di interessi e di amorosi sensi tra i terminali dell’Alta Finanza internazionale e le tonache che, quando si tratta di soldi, sono pronte ad allearsi con chiunque le faccia guadagnare. La lista che nascerà e che cercherà di farsi pubblicità con l’aiuto delle gazzette della Galassia del Nord e con quelli di Caltagirone (suocero di Casini) e con l’occupazione degli spazi Rai, appare in partenza forte ma non può nascondere la propria debolezza. Chiedere i voti agli italiani, e pretendere di ottenerli, dopo averli massacrato con una tassa odiata ed esosa come l’Imu, è infatti una idea che può venire in mente solo ai suddetti signori che pensano di raccattare voti dagli orfani di Berlusconi in nome di una presunta sobrietà ritenuta inconciliabile con l’esuberanza del mandrillo di Arcore. I vari Monti, Casini e Montezemolo sono tutti personaggi più che ricchi anzi ricchissimi, sia di proprio sia per i legami acquisiti. Si tratta di quei “felici pochi” ai quali le vicende del mondo non fanno né caldo né freddo. Personaggi per i quali il pagamento dell’Imu è poco più di uno scherzo perché vivono nei loro castelli virtuali e materiali nei quali sono sconosciute le difficoltà proprie dei comuni mortali. A nessuno di costoro viene in mente che in Italia fra i cittadini è diffusa una rabbia sociale che cresce in maniera esponenziale in conseguenza di una povertà altrettanto crescente. Con la disoccupazione che ha superato l’11% e che fra i giovani arriva al 40%, si è creata una enorme massa di cittadini la cui incazzatura cresce anche nel venire a sapere che alla propria nuova povertà si è accompagnato un trasferimento di ricchezza che ha gratificato le banche e gli ambienti ad esse collaterali che sostengono il governo. Quello uscente di Monti e quello che la formazione centrista vorrebbe sostenere, sempre con il Professore in mezzo, si presentano per quello che sono in realtà: come la legittimazione della fine della politica in Italia e della sua sostituzione con una agenzia di affari portatrice di interessi esteri. Gli stessi ambienti finanziari anglofoni che vogliono cancellare quel che resta della nostra sovranità nazionale anche attraverso la svendita e la privatizzazione delle quote azionarie residue delle nostre aziende pubbliche. L’impronta elitaria che i vari centristi intendono dare alla loro creatura destinata ad allearsi con un partito di destra, quale è ormai il PD, è confermato dalle dichiarazioni di un Casini quando parla della necessità di “lasciarsi alle spalle il populismo, la demagogia e le false rassicurazioni, aprendo la fase della responsabilità e di verità”. Tradotto dal politichese in italiano significa che il popolo bue deve smetterla di lamentarsi e si deve rassegnare, all’interno della nota parabola del cetriolo, a fare la parte dell’ortolano. Del resto cosa possono importare i problemi dei cittadini comuni ad un Casini che, forte dei legami familiari con Caltagirone (costruzioni, editoria, banche e assicurazioni), si è convinto di essere uno statista? Cosa possono importare queste banalità ad un uomo immagine come Montezemolo, che mandato via dalla Fiat di Romiti per motivi che le gazzette dei “Salotti Buoni” hanno occultato, si presenta come un portatore di una politica non meglio identificata basata sul merito, per salvare l’Italia? Lui che è stato presidente di una Fiat che per oltre 100 anni è vissuta di contributi pubblici. Chi potrebbe essere così autolesionista a votare per Casini e Montezemolo, e forse per Fini, tentato di trasferirsi a Montecarlo a casa Tulliani? Chi potrebbe mai votare quanti sostengono Monti, quando i suddetti fanno capire che anche il 2013 sarà un anno fatto di tasse, tasse e ancora tasse che andranno ancora a toccare quanto di più prezioso abbiano gli italiani, e cioè la casa? E’ questa separazione netta tra Paese reale e il Palazzo che dovrebbe indurre i centristi a non farsi troppe illusioni e non credere che un 20% di italiani li possa votare. In nome di che cosa poi? Per permettere ad un nuovo governo con dentro Monti di continuare a rapinare i cittadini? Ma per favore! Filippo Ghira |
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