Agenda Monti, Il baratro sotto i nostri piedi
 











Il nuovo anno si è aperto all’insegna dell’intervento di Mr. Monti a Radio Anch’io per illustrare il suo programma. Si tratta, ovviamente, della solita ricetta lacrime e sangue. Ora se la ripresa deve passare attraverso tagli dei salari e delle pensioni, licenziamenti nel pubblico impiego e nuove tasse, allora meglio soprassedere. Non è possibile pretendere che la classe media si suicidi, sol perché ce lo chiede Monti, l’Europa e i mercati. Di rigore si muore come dimostrato in questo primo anno di cura montiana. Non solo dal punto di vista dei sensori economici, dal pil in caduta libera all’assenza di crescita per finire all’impennata dei disoccupati ma anche dal reddito delle famiglie paurosamente diminuito. E di fronte ad una proposta bis del genere gli italiani non potranno che rispondere picche, prediligendo il populismo di Grillo o di Berlusconi. Di rinunce e sacrifici ne abbiamo fin sopra i capelli, soprattutto quando vediamo che dall’altra parte continuano privilegi e arricchimenti.
Non è assolutamente pensabile che si possa rinunciare alla propria dignità di vita sol perché ce lo chiede l’Ue e il maggiordomo Monti. “Ridurre la tassazione sul lavoro e parallelamente la spesa pubblica”, questa la promessa del banchiere. Pensiamo che sia la solita promessa di riduzione del costo del lavoro che tanti suoi predecessori hanno fatto ma che non sono mai riusciti a mantenere. E quindi anche con Monti difficilmente i lavoratori si ritroveranno con le tasche meno vuote. Dopotutto la sua azione è volta solamente ad un appiattimento generale, come dimostrato dalle famose liberalizzazioni. Basti ricordare la vicenda dei tassisti. Si è cercato di ridurli tutti ad un tozzo di pane come già accaduto a New York e negli altri Paesi dove si sono attuate simili politiche di “uguaglianza sociale”. Disegno invece riuscito per le farmacie, con l’apertura di punti vendita all’interno dei supermercati. E così se ne sono avvantaggiate
soprattutto le Coop., legate al Pd.
Se Monti e la sua corte di camerieri, da Casini a Fini, da Montezemolo a Riccardi dovesse ottenere il consenso degli elettori il processo delle liberalizzazioni si amplierebbe fino a piallare tutte le professioni e le categorie del mondo del lavoro. Magari ci sentiremo tutti uguali e tutti poveri ma questo non porterà a nessun beneficio umano e sociale. Se l’intento di Riccardi e dei suoi discepoli è quello di farci sentire più vicini agli immigrati allora meglio liberarci immediatamente di questa gente. Il disegno è chiaro: tenere tutti compressi e a disposizione dei mercanti di braccia e di menti.
Con il pretesto dell’accoglienza e dell’integrazione hanno riempito le nostre città di disperati, di schiavi, di spacciatori, di sfruttatori della prostituzione e di rom che in fatto di cultura hanno poco o niente da proporre.
E di questo le maggiori responsabilità sono tutte del Pd, dell’Udc e di Sel. Non per niente le recenti primarie del
centrosinistra hanno visto molti immigrati senza cittadinanza votare per questi partiti. Per noi la presenza di stranieri deve camminare di pari passo con la crescita della società e della dignità di vita e non attraverso lo sfruttamento e il degrado della convivenza civile. Il tema migratorio è una cosa seria. Chi viene nel nostro Paese deve concorrere al miglioramento della propria condizione di vita ma anche a quello della società. Purtroppo invece c’è solo un decadimento sociale, come è possibile vedere quotidianamente per le nostre strade e le nostre città. Con le politiche buoniste di Monti, Casini, Fini, Riccardi, Vendola e Bersani si favorisce solo quella larga massa di immigrati che vivono di espedienti e di illegalità. E questo non è più accettabile. Ma torniamo al progetto montiano.
“La luce alla fine del tunnel la vedo più vicina di prima. E sono molto più ottimista che nel frattempo il tunnel non ci crollerà sulla testa travolgendoci come abbiamo rischiato. Molto
dipende dall’economia mondiale. Se nell’Ue le politiche per la crescita partono il tunnel potrà accorciarsi”. La verità è che nel tunnel ci moriremo se non ci libereremo di questo macchinista liberista. E nel baratro ci stiamo finendo grazie a queste politiche del rigore. Non per niente le proteste del mondo del lavoro saranno sempre più forti, a causa dei massicci licenziamenti e della chiusura di imprese che muoiono o che delocalizzano.
Se per consolazione s’intende passare in piazza San Pietro per la benedizione settimanale allora gliela lasciamo tutta agli immigrati e ai sagrestani Riccardi, Casini, Fini, Bersani e Vendola.  michele mendolicchio