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Redditometro e Redditest faranno flop? |
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Non bastavano 128 banche dati all’anagrafe tributaria per scovare gli evasori, sentiva il bisogno di avere altre informazioni ed ecco inventato il redditometro che, diciamolo subito, è già ben distante dal tanto declamato “redditest”, il software messo a disposizione dall’Agenzia delle Entrate (con quali costi a carico dei contribuenti per il suo sviluppo sarebbe interessante saperlo) alla fine di novembre. Redditometro e redditest arrivano a risultati difformi, quindi il redditest non serve a nulla, e i soldi spesi per svilupparlo e “pubblicizzarlo” sono stati buttati via; i contribuenti onesti sentitamente ringraziamo dell’ennesimo sperpero del denaro che viene prelevato dalle loro tasche. Recentemente la commissione parlamentare di vigilanza sull’anagrafe tributaria ha evidenziato come l’Agenzia delle Entrate non sia in grado, già oggi, di utilizzare tutte le informazioni delle 128 banche dati alle quali può accedere. E allora, non era forse il caso di imparare a utilizzare quanto si aveva a disposizione prima di inventarsi qualche cosa di nuovo? Qualche cosa di nuovo che, tra l’altro, viola una legge dello Stato (Statuto del Contribuente, Legge n. 212 del 27/07/2000) che all’art. 3 stabilisce che “le disposizioni tributarie non hanno effetto retroattivo”. Invece il redditometro, a partire da marzo 2013, andrà a verificare i redditi prodotti nel 2009 chiedendo di giustificare comportamenti che, allora, non richiedevano alcuna giustificazione. Ovviamente tutti noi ricordiamo perfettamente come abbiamo speso i nostri soldi in un qualsiasi giorno del 2009, siamo tutti dotati di una memoria di ferro! E non sarà sufficiente. Infatti, se le spese sostenute saranno inferiori a quelle medie stabilite dall’ISTAT, a seconda della tipologia del nucleo familiare e della dislocazione geografica, verrà tenuto in considerazione: “L’ammontare più elevato tra quello disponibile o risultante dalle informazioni presenti in Anagrafe tributaria e quello determinato considerando la spesa media rilevata dai risultati dell’indagine sui consumi realizzata dall’Istat o da analisi negli studi socio economici, anche di settore”. Quindi, se vi siete negati un paio di scarpe nuove per risparmiare e destinare quei soldi a un’altra spesa, o a un investimento, non importa, per il fisco quelle scarpe ve le siete comprate e dovrete dimostrare con quali soldi! Si potrebbe continuare a lungo, ma appare subito evidente come anche questo strumento genererà un contenzioso fiscale enorme (con conseguenti costi a carico della collettività) e, difficilmente, porterà significativi risultati nella lotta all’evasione fiscale (oltre il 50% dell’evasione è legato alla criminalità organizzata che non sarà scovata certo dal redditometro), ma ormai gli slogan sulla lotta all’evasione sono all’ordine del giorno. Non è che qualcuno deve giustificare il suo stipendio più alto di quello di Barack Obama? Guido Beltrame-affaritaliani |
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