L’insostenibile leggerezza dell’“Agenda Monti"
 











Leggete con quale corrosiva efficacia Guido Rossi, editorialista de Il sole 24 ore, commentava pochi giorni fa il proliferare di esili “agende"  e “agendine" che nel tempo presente hanno sostituito le grandi ideologie  che nella vituperata Prima repubblica presentavano programmi e modelli politici di ben altro spessore. L’ultrablasonata “Agenda Monti" - attacca Rossi - “dà quasi l’impressione di essere impermeabile, quasi ad ulteriore compenso della benedizione ricevuta (dal Vaticano, ndr), a qualsiasi principio della laicità dello stato, dimentica in un sol colpo dell’eredità del nostro Rinascimento e del contributo dell’illuminismo, nonché degli attuali fermenti ed esigenze di un paese sempre più multietnico e multiculturale, ancorché non si voglia in Europa rinfocolare i presupposti religiosi della guerra dei trent’anni. Ma essa risulta poi altresì distratta, se non per uno scadente riferimento, rispetto ai principi fondamentali della democrazia costituzionale".
L’idea profusa per oltre un anno a piene mani di un Monti dall’alto profilo istituzionale, diverso e opposto rispetto al populismo reazionario di Berlusconi, incassa poi da Rossi la stoccata decisiva: "E’ forse allora finalmente tempo che chi ne ha l’autorità spieghi che lo stato non è un’azienda, che la politica non è una branca dell’economia aziendale, che la meritocrazia, i cui criteri sono sempre più discutibili, porta alle oligarchie di élite che promuovono gigantesche inuguaglianze e difettano per loro natura di cultura democratica. Non è quindi un caso che nell’"Agenda Monti" il benessere dei cittadini e l’economia sociale di mercato, finora soffocati dalla politica dell’austerità e del rigore, tanto impietosa quanto discutibile, non siano previsti ed attuati attraverso provvedimenti a tutela dei fondamentali diritti (lavoro, istruzione, salute), nei quali si realizza la democrazia costituzionale".
Insomma, Guido Rossi, che certo comunista non
è, invita a sottrarsi all’abbaglio che spaccia il premier dimissionario per un uomo di sicura tempra democratica, erede cioè, nelle forme imposte dalla modernità, di una cultura e di una temperie riconducibili all’ispirazione e ai principi della Carta. Monti, sotto questo profilo, è fuori dalla Costituzione non meno di quanto lo sia Berlusconi.
Che il Pd - mallevadore Giorgio Napolitano - gli abbia per un anno intero garantito “onesto e incondizionato sostegno", come ogni giorno ci ricorda Anna Finocchiaro, e oggi propugni un “patto di legislatura con il centro liberale", fa capire bene su quale piano inclinato sia ruzzolato il partito di Bersani, Renzi e compagnia cantante. La Rimozione, senza se e senza ma, della centralità del lavoro ha prodotto lo smottamento del pilastro portante dell’edificio costituzionale a cui è stato sostituito il potere totalitario della Bce e di una Unione europea che, per dirla ancora con le parole di Guido Rossi, “si presenta oggi come una struttura
tecnocratico-amministrativa, che non ha ancora come fondamento nè un popolo europeo nè una nazione degli europei".
Per questo l’Ue non deve essere semplicemente riformata, ma radicalmente cambiata. Altrimenti resteranno sul nostro groppone le “agende" oggi di gran moda, come l’“Agenda Schauble", che mette in cattedra un supercommissario "per bloccare i bilanci degli stati membri irrispettosi delle regole del deficit".Dino Greco