Meno Rifiuti + Benessere
 











Meno Rifiuti Piu’ Benessere in 10 mosse questo è lo slogan di un’azione intrapresa in collaborazione con Italia Nostra e Adiconsum con cui ci rivolgiamo direttamente al mondo della produzione e della distribuzione per sollecitare 10 azioni attuabili nel breve e medio termine per alleggerire l’impatto ambientale di imballaggi e articoli usa e getta.
Le azioni che sollecitiamo sono contenute, motivate e supportate da dati di fatto internazionali e nazionali, all’interno del documento condiviso che è stato diffuso a partire dal mese di ottobre 2012 verso enti locali, associazioni e singoli individui per richiederne la sottoscrizione.
Questo appello e il livello di consenso raggiunto con le adesioni è stato reso noto e diffuso verso i media in occasione dell’evento europeo di sensibilizzazione Settimana Europea per la riduzione dei Rifiuti (dal 17 al 25 novembre) giunto alla quarta edizione per ribadire la necessità, già nota ma sempre più
impellente, di intervenire a monte per rompere il legame tra crescita economica e impatto sull’ambiente, in termini di consumi e quantità di rifiuti prodotti.
Tra gli obiettivi di questa azione la necessità di fare arrivare direttamente alle aziende un appello all’azione forte e chiaro affinché affrontino per la parte di loro competenza, alla radice e con più determinazione, quelle condizioni che determinano un aumento o una mancata riduzione nella produzione dei rifiuti lungo tutto il ciclo di vita dei prodotti immessi in commercio.
Il contesto italiano attuale richiede soluzioni e risposte immediate che arrechino benefici a breve termine. Il piazzamento in classifica del nostro paese al 20° posto su 27 paesi UE come gestione dei rifiuti -di cui forniamo dettagli nella premessa del documento- costituisce la riprova di questa urgenza.
Questo anche perché ancora mancano da noi quelle politiche caratterizzate da una combinazione adeguata di strumenti giuridici, amministrativi
ed economici che da tempo negli altri paesi europei (meglio performanti di noi) hanno reso la prevenzione, il riuso e il riciclo economicamente più vantaggiosi rispetto allo smaltimento in discarica o negli inceneritori.
Pertanto quand’anche gli enti locali arrivassero a realizzare la migliore delle raccolte differenziate possibile, essendo il riciclaggio un processo industriale, il ruolo che possono giocare le aziende nell’immettere imballaggi che possano essere facilmente differenziati e riprocessati industrialmente è imprescindibile. Lo stesso vale per le azioni di prevenzione dei rifiuti poiché quando il prodotto o il packaging arriva a scaffale i giochi sono ormai fatti. La fase di progettazione determina in larga misura il carico ambientale che il prodotto avrà durante tutte le fasi del ciclo di vita.La scelta di un materiale piuttosto che un altro inciderà su tutte le fasi a monte del processo, dall’estrazione delle materie prime, alla produzione di energia utilizzata per
estrarle e lavorarle, ai trasporti, etc. Questa scelta sarà allo stesso determinante quando il prodotto dovrà essere smaltito. Il progettista e più in generale l’azienda che studia un nuovo prodotto non può esimersi dal considerare come questo prodotto potrà essere recuperato, riciclato o riutilizzato una volta che terminerà la sua funzione primaria.
Molte aziende ormai sanno di poter contare, sin dalla fase di progettazione del packaging, su tutta una serie di informazioni di alto livello tecnico e professionale che sia il consorzio Conai di riferimento sia esperti del settore sono in grado di fornire.
L’Unione Europea ha d’altronde già da tempo preso in considerazione i temi della prevenzione e del riciclo dal 2006 all’interno delle comunicazioni chiamate “strategia tematica sulla prevenzione e il riciclo dei rifiuti" concludendo che la prevenzione deve influenzare “ l’intero ciclo di vita degli imballaggi - dall’estrazione delle materie prime allo smaltimento- non solo degli
imballaggi ma anche dei prodotti imballati”.Perseguire obiettivi condivisi che portino ad una riduzione dei rifiuti indifferenziati e a creare i presupposti per lo sviluppo di un’industria verde come quella del riciclo giova alla ripresa economica poiché non solamente abbassa i costi di gestione dei rifiuti (e le bollette dei cittadini) ma crea anche posti di lavoro.
Entrando nel merito delle richieste si tratta di una serie di azioni possibili di prevenzione e riduzione degli imballaggi e articoli usa e getta supportate da alcuni esempi concreti ispirati a casi di successo già in vigore in altri paesi ed in coerenza con gli artt. 4 , 8 (responsabilità estesa del produttore ERP) e 29 della direttiva 98/2008/CE recepita dal governo italiano attraverso il decreto legislativo 205/2010. Tale direttiva ha introdotto significative novità volte a rafforzare i principi della precauzione e prevenzione nella gestione dei rifiuti già regolamentati dagli articoli 179 e 180 del D.Lgs n.152 del
2006 ma spesso ignorati.
La recente costituzione avvenuta a Capannori dell’associazione nazionale delle “Comunità Rifiuti Zero”, alla quale l’Associazione Comuni Virtuosi aderisce (che conta oltre 100 Comuni e diverse associazioni), testimonia un livello di conoscenza e consapevolezza acquisita da parte degli Enti Locali e della Società Civile sul tema della gestione dei rifiuti di cui le aziende dovrebbero tenere conto per impostare insieme un dialogo costruttivo e un percorso condiviso.
Le realtà rappresentate nell’Associazione possiedono un bagaglio di competenze tecniche, proposte che sono scaturite da best practices già in atto sul tema rifiuti sicuramente in grado di anticipare parte dei contenuti che saranno oggetto del piano di prevenzione nazionale dei rifiuti che è stato annunciato dal Ministero per l’Ambiente entro fine anno.
MENO RIFIUTI - PIÙ BENESSERE in 10 mosse
I parte: Gli argomenti della premessa
- La produzione dei rifiuti è destinata ad aumentare a
livello mondiale
- L’Italia si colloca tra i paese membri meno performanti nella gestione dei rifiuti in Europa
- Il Rapporto rifiuti Urbani 2012 dell’ISPRA non presenta miglioramenti di rilievo
- La roadmap europea indica come indispensabile  un uso efficiente delle risorse
- La maggior parte dei comuni italiani non ha raggiunto gli obiettivi di raccolta differenziata ( 60%) previsti per legge al 2011
- Il riciclo eco efficiente, motore di un’economia green che crea nuovi posti di lavoro e riduce la dipendenza dalle importazioni di materie prime ed energia
Leggi la I parte del documento>>
II parte : I motivi dell’appello al mondo della produzione e distribuzione contenuto nel documento
-Gli Enti locali non dispongono di risorse per affrontare aumenti dei costi di gestione dei rifiuti e per finanziare programmi di miglioramento della RD
-La prevenzione dei rifiuti e la produzione ecocompatibile di prodotti e imballaggi inclusa la loro piena
riciclabilità ( ma anche le possibilità di riuso riparazione, ecc, insite nei beni) è un processo che viene determinato dalla fase di progettazione e quindi dalle aziende
-La migliore delle raccolte differenziate possibile che gli enti locali possono realizzare deve fare i conti con i limiti di progettazione ed ecodesign dei materiali e oggetti raccolti. Il riciclaggio, ad esempio, è un processo industriale che richiede un flusso continuo di materiali idonei reperibile alla fonte e uno sbocco di mercato garantito.
-E’ necessario un gioco di squadra da parte di tutti i portatori di interesse per ridurre gli sprechi e le diseconomie, abbassare i costi gestionali dei processi e recuperare risorse per il benessere comune.
10 AZIONI PER L’INDUSTRIA UTILIZZATRICE DI PACKAGING E LA GRANDE DISTRIBUZIONE ORGANIZZATA DA METTERE IN PRATICA SENZA INDUGI E PROMUOVERE CON UN’APPROPRIATA COMUNICAZIONE
1) Sostituire tutti gli imballaggi non riciclabili, che impediscono un riciclo
efficiente o che compromettono  la qualità del riciclo con imballaggi riciclabili andando verso l’impiego di monomateriali (o imballaggi di più materiali, tra di loro facilmente separabili e per i quali esista una filiera del riciclo). Inoltre nell’impiego di materiali teoricamente riciclabili o compostabili come ad esempio il PLA (o acido Poli-lattico) va verificato se la filiera di raccolta esistente al momento sul territorio nazionale è in grado di gestire il materiale senza disfunzioni e se lo stesso può essere effettivamente compostato o riciclato con metodologie meccaniche o chimiche. Stessi accorgimenti sono applicabili dal mondo della grande distribuzione organizzata (GDO) per il packaging dei prodotti a marca propria e nei confezionamenti dei prodotti alimentari che avvengono nei punti vendita.
2) Ridurre il peso degli imballaggi con l’eliminazione dei doppi imballaggi e componenti accessori all’imballaggio superflui e la messa in commercio di prodotti iperconcentrati
o allo stato solido. Tra i doppi imballaggi (o packaging secondario) di cui si può fare a meno ci sono le confezioni di cartoncino che contengono dentifrici o altri prodotti di detergenza per il corpo e gli involucri impiegati per avvolgere le due confezioni di caffè macinato utilizzati da molte marche note, sostituibili con una grafica dell’imballaggio primario che evidenzi l’impossibilità di un acquisto separato delle 2 unità.  Alcuni componenti accessori dell’imballaggio, oltre a complicare conferimento e riciclaggio quando non separabili, costituiscono uno spreco evitabile come ad  esempio  tappi e fascette per richiudere le confezioni ma anche i manici dei flaconi. Si può tranquillamente tornare a fare a meno dei tappi a vite o a linguetta applicati a contenitori in tetrapack soprattutto quando termosaldati e difficilmente separabili. Esistono in commercio soluzioni riutilizzabili  che possono assolvere alle stesse funzioni garantite dalle parti accessorie (come clip e mollette per richiudere le confezioni al posto delle fascette). Ripensare le formulazioni dei prodotti in particolare nel settore della detergenza dove il principale ingrediente è l’acqua e mettere a disposizione prodotti iperconcentrati o in forma solida si possono evitare tonnellate di plastica, ridurre i viaggi dei camion e le emissioni di Co2 complessive dovute alla produzione, distribuzione e riciclo del packaging.
3) Sostituire o eliminare negli imballaggi quelle componenti che ne impediscono o complicano il riciclaggio come le etichette  sleeves  e  l’uso di additivi, coloranti e composti esterni. Le  etichette sleeves che rivestono tutto  il contenitore creano enormi problemi quando sono di diverso materiale plastico rispetto al contenitore che rivestono.  Per motivi tecnici ed economici vengono scelte in PVC in molti casi e applicate su contenitori in PET. Questa pratica compromette il riciclaggio sin dalle prime fasi di selezione.
A causa della sleeve in PVC il contenitore in PET non viene riconosciuto dai lettori ottici degli impianti di selezione automatica e viene scartato finendo in discarica o negli inceneritori visto anche l’insostenibilità economica della selezione e  rimozione manuale dell’etichetta.  Se le bottiglie di plastica delle bevande fossero tutte di PET trasparente la riciclabilità sarebbe ottimale (evitando selezioni per colore e massimizzando il valore del materiale riciclato) ed è per questo motivo che in Giappone è consentito produrre solo bottiglie trasparenti.
4) Ottimizzare l’impiego dei materiali e del design dei contenitori ai fini di un riciclo efficiente. Una nota marca  ha lanciato una nuova confezione  basica senza manico e in PET per un suo detersivo comunicando i motivi della scelta.  Una riduzione dell’eterogeneità delle plastiche con l’utilizzo di polimeri più pregiati ai fini del riciclo è stata perseguita recentemente da aziende leader della GDO in
Canada dove per il confezionamento in house verranno usati contenitori e vaschette termoformate in PET invece che in PVC . Questa decisione ha non solamente sottratto il pvc alle discariche e soprattutto dagli inceneritori (il pvc è il precursore delle famigerate diossine) ma sta condizionando anche le decisioni sul packaging che le aziende di marca stanno prendendo.
5)Promuovere l’uso di contenitori a rendere (anche in plastica infrangibile)
6)Utilizzare ove possibile materiale riciclato per realizzare il packaging al posto di materia vergine.
7) Adottare un sistema di marcatura/etichettatura degli imballaggi che possa comunicare in modo chiaro e trasparente al consumatore il grado di riciclabilità dell’imballaggio stesso. Sulla base di questo grado di riciclabilità potrebbe essere fissato il livello di contributo ambientale che tale imballaggio deve pagare al sistema di raccolta.
8) Nei punti vendita della GDO: favorire la nascita di circuiti specifici a “filiera breve”
raccolta-riciclo-riprodotto, anche con sistemi a cauzione come avviene ad esempio in molte catene GDO centro europee.
9) Nei punti vendita della GDO:  eliminare l’imballaggio eccessivo e ridurre il consumo di sacchetti monouso per l’ortofrutta. Per quanto riguarda alcuni prodotti alimentari confezionati in loco (ad es i formaggi) è possibile ridurre l’imballaggio alla sola pellicola eliminando i vassoi in polistirolo. Nel settore ortofrutta si può ridurre il consumo di sacchetti monouso mettendo a disposizione dei clienti una soluzione riutilizzabile come i retini in cotone o poliestere proposti dalla campagna Porta la Sporta con l’iniziativa Mettila in rete.
10) Nei punti vendita della GDO: favorire un cambio di abitudini che spinga i cittadini consumatori al riutilizzo di contenitori portati da casa  e all’adozione di prodotti con parti intercambiabili adatti all’uso multiplo in quanto unica strategia possibile ed efficace per ridurre il consumo usa e getta. Per
quanto riguarda i prodotti acquistabili sfusi con contenitori riutilizzabili del settore detersivi e detergenti per la casa e la persona è stato  rilevato da negozi specializzati in prodotti sfusi che, quanto più ampio è l’assortimento a disposizione dei clienti, tanto maggiore diventa lo smercio con questa modalità. La GDO può guidare le scelte dei consumatori dalle versioni usa e getta a versioni adatte all’uso multiplo mettendo a disposizione e valorizzando queste ultime. Partendo da un oggetto usato quotidianamente come lo spazzolino da denti va notato che l’offerta di modelli con testine intercambiabili è quasi inesistente o poco visibile. Solamente la Coop ha in assortimento un modello di spazzolino con testine intercambiabili a marca propria (realizzato in Italia) in tutti i punti vendita. Tutti i modelli di spazzolini presenti in assortimento sugli scaffali delle maggiori insegne della GDO sono spazzolini monouso che per lo più  arrivano dalla Cina, tranne un unico modello che non è però capillarmente diffuso nei punti vendita.