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Europa incerta con gli occhi sugli Stati Uniti
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La Bank of Japan, la Banca centrale del Giappone, continuerà a perseguire una politica "aggressiva" di allentamento monetario a seguito della riduzione di export e produzione industriale, e con l’economia destinata a rimanere ancora debole. Con questo avvertimento il governatore giapponese, Masaaki Shirakawa, alla riunione trimestrale dei responsabili di filiale, ha messo in guardia "dall’alto grado" di incertezza sull’economia nazionale visti i problemi del debito di Eurolandia e i pessimi rapporti con la Cina dopo la crisi sulla sovranità delle isole Senkaku/Diaoyu. La convinzione che continuerà una politica monetaria favorevole ha portato Tokyo a una chiusura positiva nel primo giorno di contrattazioni della settimana (lunedì la Piazza asiatica era chiusa per festività): l’indice Nikkei ha guadagnato lo 0,72% a 10.879 punti, raggiungendo il livello record negli ultimi 32 mesi. Al governatore si è aggiunto il ministro dell’Economia giapponese, Akira Amari, che ha spiegato che il prossimo governatore della BoJ (il mandato di Shirakawa scade ad aprile) dovrà aprire a nuove misure di allentamento monetario per indurre inflazione. "Il governatore ideale dovrebbe capire bene il pensiero del primo ministro, deve avere capacità di comunicazione internazionali e essere in grado di guidare il mondo pensando a ciò che è meglio per la propria nazione", ha detto Amari. Abe sta facendo pressione affinchè la banca del Giappone adotti un target di inflazione al 2% nella sua revisione del 21-22 gennaio, raddoppiando quello attuale e consideri nuovamente una politica monetaria accomodante. Sul fronte valutario, però, lo yen ha segnato un leggero recupero dopo aver toccato i livelli più deboli dal giugno 2010. Lo stesso ministro Amari, infatti, ha avvertito dei pericoli derivanti da una valuta troppo debole, soprattutto sul versante delle importazioni, innescando un recupero intorno a quota 88,95 dollari. L’euro apre invece stabile a 1,335 dollari. A mantenere elevate le quotazioni della moneta unica sono le ultime dichiarazioni del presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke, che ha lasciato intendere che l’alleggerimento quantitativo potrebbe proseguire più del previsto, spingendo in ribasso il dollaro. Sul versante del Vecchio continente, a Milano Piazza Affari si muove in ribasso frazionale dello 0,05%, allineata con Parigi e Londra. Leggermente più attardata Francoforte, che sconta il dato sul pil. Lo spread tra Btp e Bund decennali viaggia intorno a 268 punti base, in allargamento rispetto a ieri, mentre il titolo italiano sul mercato secondario rende il 4,2%. Sul fronte macroeconomico, infatti, il dato dell’inflazione tedesca è risultato in linea con le attese nel mese di dicembre. In base alla lettura finale, i prezzi al consumo in Germania sono aumentati dello 0,9% mensile a dicembre e del 2,1% annuo, in linea con le previsioni e con la lettura preliminare dell’ufficio di statistica. Sotto le attese, invece, il dato relativo al prodotto interno lordo, che durante lo scorso anno ha fatto registrare un progresso dello 0,7%. I dati preliminari sono inferiori alle previsioni di un +0,8%. Su questo aleggiano anche le indiscrezioni del quotidiano Handesblatt, smentite però dall’esecutivo tedesco, secondo il quale il governo di Berlino avrebbe dimezzato le stime sul Pil per il 2013, con una crescita attesa che passa dall’1% allo 0,5%. Quanto all’Italia, si sono confermate le stime preliminari dell’Istat con un’inflazione acquisita per il 2012 pari al 3% medio, al top dal 2008. L’attenzione degli investitori è comunque catalizzata dall’evoluzione della situazione americana, dove il segretario del Tesoro, Timothy Geithner, ha messo in guardia gli Usa ricordando che il tetto di indebitamento di Washington potrebbe essere sfondato già nel prossimo mese ameno di intese al Congresso. Proprio su questo tema si è concentrato il presidente Barack Obama nell’ultimo discorso relativo al suo primo mandato alla Casa Bianca. Anche il numero uno della Fed, Ben Bernanke, si è unito all’appello di Obama affinché venga alzato il tetto sul debito: "E’ molto importante che il Congresso faccia il necessario per alzare il tetto sul debito ed evitare così che il governo sia nell’impossibilità di onorare i suoi conti", ha detto in un discorso all’Università del Michigan. Ieri Wall Street ha chiuso contrastata, con il Dow Jones a +0,14% e il Nasdaq in calo dello 0,26% sulla pesantezza di Apple (-3,5% sulle deboli vendite di iPhone). E stamani è arrivata la minaccia di Fitch: se il Congresso non provvederà ad alzare nuovamente il tetto del debito, allora diventerà inevitabile una messa sotto revisione del rating sovrano in vista di un possibile downgrade. Per quanto riguarda il capitolo delle materie prime, l’oro è ancora in salita sui mercati asiatici. Il lingotto con consegna immediata è a 1.671,75 dollari l’oncia, +0,4% sull’indebolimento del dollaro. Il petrolio è invece in calo sui mercati dell’Est: il Wti cede a quota 93,71 dollari rispetto ai 94,14 di ieri sera quando aveva toccato i massimi degli ultimi 4 mesi. Il Brent scende a 111,57 dollari. Sarebbe "irresponsabile" e "assurdo" opporsi ad un innalzamento del tetto del debito statunitense, senza il quale "i mercati finirebbero nel caos" e l’economia americana "potrebbe tornare in recessione". L’allarme lo lancia il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, in conferenza stampa, sottolineando che un mancato accordo sarebbe una "ferita autoinflitta" all’economia americana e "un disastro non solo per gli Stati Uniti ma per l’economia mondiale. Nella trattativa al Congresso, Obama si dice pronto al dialogo ma non accetta "di negoziare con la pistola puntata alla testa degli americani". Parole dure, rivolte ai repubblicani che hanno minacciato di opporsi all’innalzamento del tetto del debito se non verranno accettati i radicali tagli alla spesa da loro proposti. In mancanza di un accordo, visto che il limite di indebitamento è stato tecnicamente già superato alla fine dello scorso anno, gli Stati Uniti rischiano di andare in default a metà febbraio, scatenando il panico sui mercati finanziari. Si profila il ripetersi della crisi politica che, nell’estate del 2011, portò Standard & Poor’s a strappare a Washington la prestigiosa ’tripla A’. Alzare il tetto del debito, spiega il presidente, "non vuol dire aumentare la spesa pubblica, ma permettere al Paese di onorare le spese su cui si è già impegnato". Primi fra tutti, salterebbero i sussidi ai veterani e l’assistenza del social security. Per scongiurare il pericolo, Obama apre a "piccoli aggiustamenti" anche al Medicare, la riforma sanitaria da lui fortemente voluta che ha ampliato l’assistenza medica per milioni di americani. Non è però disposto a tollerare un altro dibattito parlamentare e ha chiesto al Congresso di conferirgli l’autorità di alzare il tetto del debito da solo se Capitol Hill non intende impegnarsi per arrivare ad un compromesso. L’economia non è però la sola emergenza che preoccupa il presidente. Dopo l’ultima strage in una scuola elementare in Connecticut, che ha provocato 27 vittime, riaprendo il dibattito sulla necessità di maggiori controlli sulle armi, Obama ha annunciato nuove misure per rendere più severe le norme per l’acquisto. Alcune, ha detto, potranno essere adottate direttamente con "un mio ordine esecutivo", (decreto presidenziale) immediatamente efficace, mentre altre avranno bisogno di una legge approvata dal Congresso. Obama sta analizzando le proposte stilate dal vicepresidente Joe Biden che saranno presentate nei prossimi giorni. Proprio in seguito alla strage di Newtown, Biden è stato incaricato da Obama di elaborare una serie di contromisure sull’uso delle armi. Nella conferenza stampa di oggi alla Casa Bianca, l’ultima prima del suo secondo insediamento, Obama ha espresso la speranza che il Congresso metta da parte la politica e si concentri su decisioni di buonsenso che possano fare la differenza. Alle parole di Obama sull’economia hanno fatto eco quelle di Ben Bernanke, presidente della Federal Reserve Usa che ha invitato il Congresso americano a trovare subito una soluzione per il debito pubblico, sottolineando come i rischi di un default siano "insostenibili" per i mercati americani e mondiali. |
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