Centrale Enel Brindisi, autonomia 10 gg
 











E’ di una decina di giorni l’autonomia della centrale a carbone Federico II di Brindisi - potenza 2.640 megawatt, soddisfa circa il 5% del fabbisogno nazionale di energia - in seguito al blocco del nastro trasportatore del carbone disposto dagli enti di tutela ambientale dopo lo sversamento di residui del combustibile nel fiume Grande. Lo si è appreso da fonti dell’Enel. La società "confida in una rapida risoluzione del problema".  L’Arpa di Brindisi ha imposto il blocco alle idrovore attivate da alcuni giorni per liberare il nastro trasportatore di carbone della centrale Enel Federico II invaso dall’acqua dopo i temporali del 15 gennaio. Le idrovore che erano in funzione per svuotare la trincea di alcuni tratti del nastro trasportatore (lungo complessivamente 13 chilometri) avrebbero provocato lo sversamento dell’acqua piovana entrate in contatto con i residui di carbone presenti sul nastro, nel vicino Fiume Grande.                               Acque contaminate dal carbone sversate nel Fiume grande. È questo il sospetto che ha fatto scattare lo stop dell’Arpa allo svuotamento del nastro trasportatore su cui viaggia il combustibile che alimenta la centrale Enel di Cerano, rimasto allagato dopo le abbondanti piogge dei giorni scorsi. Sul posto, per le verifiche del caso, sono arrivati il Pm. Iolanda Chimienti e il direttore dell’Agenzia regionale per l’Ambiente, Giorgio Assennato. Se le indagini dovessero confermare lo sversamento illecito delle acque contaminate nel Fiume, e persino nei terreni circostanti la centrale, il rischio è che la Procura disponga il sequestro del nastro che determinerebbe la paralisi delle attività della centrale Federico II.                                                                                Le indagini di Arpa e Procura sono scaturite, a quanto pare, dall’esposto di un agricoltore, proprietario di uno terreni circostanti la centrale, il cui nome compare nell’elenco delle parti civili che si sono costituisce nel processo appena iniziato contro il colosso energetico. L’accusa a carico dei dirigenti Enel è di avere contaminato campi e colture con la dispersione delle polveri di carbone, levatesi dal nastro trasportatore scoperto - lo stesso che è rimasto allagato nei giorni scorsi. Enel ne ha disposto dunque lo svuotamento, affidando i lavori a una ditta dell’indotto. Lavori che, secondo l’agricoltore che ha firmato l’esposto, potrebbero non essere stati eseguiti a regola d’arte. Lo smaltimento di rifiuti pericolosi, necessita infatti di autorizzazioni speciali, la Procura sta accertando se sono state innanzitutto richieste.                                  "Quello di sversare nel canale le acque raccolte con le idrovore dal nastro, è certamente stato un atteggiamento improvvido - dichiara Assennnato - visto che le trincee del nastro stesso non sono a tenuta stagna, quindi le acque sono certamente entrate in contatto col carbone, rimanendone contaminate. Siamo intervenuti questa mattina alle tre - spiega direttore dell’Arpa - subito dopo la segnalazione di un cittadino, per cogliere l’eventuale illecito sul fatto. Così è stato. Adesso la Procura è in possesso di tutti gli elementi utili per fare le due valutazioni".                              Sul posto sono intervenuti anche i carabinieri del Noe al comando del capitano Nicola Candido. Una delle ditte incaricate dei lavori di svuotamento per mezzo delle idrovore è la Ecologica srl, di Brindisi. "L’Enel aveva comunque l’obbligo di sorvegliare l’esecuzione dei lavori, anche per questioni legate alla sicurezza dei lavoratori", conclude Assennato.