|
|
-Sanità, emergenza in Calabria- |
|
|
|
|
di Francesco Paolillo
|
|
|
|
Federica è morta a Vibo Valentia per un blackout in sala operatoria. Era il 26 gennaio, aveva 16 anni e doveva togliere l’appendicite. Flavio, invece, non c’è più da quando è caduto da un’altalena ad Oppido Mamertina. In tutta la regione non sono riusciti a trovare una sala operatoria per asciugargli l’ematoma celebrale. Era il 25 ottobre ed aveva 12 anni. Eva è l’ultima della lista. Il 5 dicembre non si è più alzata da un lettino dello Jazzolino di Vibo Valentia. Mamma e papà l’avevano ricoverata per curare un ascesso tonsillare. E’ il conto di un anno di sospetti casi di malasanità in Calabria, i più scioccanti vista la giovane età delle vittime. Una vera e propria «strage degli innocenti» che ha spinto il consiglio dei ministri a decretare l’emergenza in una terra dove tutto è emergenza: l’ambiente, il lavoro, la criminalità. Da oggi anche la sanità, settore talmente delicato che, nell’ultimo rimpasto di giunta, il governatore Agazio Loiero ha deciso di tenere la delega per sé. Ieri mattina, il ministro della Salute Livia Turco è stata invitata a riferire sul caso Calabria davanti alla commissione Sanità di Palazzo Madama, impegnata a far luce sulla morte della piccola Eva nell’ospedale di Vibo. Il quadro disegnato dal ministro, all’indomani delle prime verifiche, lascia poco spazio all’immaginazione. L’ispezione dei carabinieri dei Nas allo Jazzolino ha «consentito di riscontrare numerosi illeciti di natura prevalentemente penale»: mancanza di pulizia, omissioni nella manutenzione delle attrezzature, impraticabilità delle vie di fuga e impianti elettrici non a norma. Irregolari sono risultati anche lo stoccaggio dei rifiuti sanitari e la pavimentazione. Per non parlare degli estintori, mai sottoposti ai controlli, o della tenuta scorretta del registro di carico e scarico delle sostanze stupefacenti. Fatti che hanno reso colma ogni misura al punto che, adesso, il ministro della Salute vuole istituire una commissione, presieduta dall’ex prefetto di Roma Achille Serra, per esaminare lo status dei servizi sanitari in Calabria. «Il nuovo organismo - ha detto il ministro - dovrà concludere i suoi lavori entro tre mesi dalla nascita ed offrire allo Stato e alla Regione un quadro generale di riferimento per meglio orientare le azioni di risanamento della rete sanitaria regionale». Una rete troppo spesso attorcigliata in un coacervo d’interessi e pressioni che si traducono in fiumi di milioni di euro, non di rado, confluiti nei caveau della criminalità organizzata. Giurisprudenza, in questo senso, l’ha fatta un’altra commissione speciale. L’equipe presieduta dal prefetto di Vibo Valentia Paola Basiloni, subito dopo l’omicidio Fortugno, aprì uno squarcio inquietante sull’Asl di Locri. Un’azienda sciolta per infiltrazione mafiosa, dove tutto funzionava in maniera anomala: dall’acquisto di medicinali alle consulenze esterne, dai rapporti con le strutture private alla gestione del personale fino alla cura degli appalti. Ed allora bisognava mettere un freno alle spese. La soluzione la trovò la giunta Loiero approvando un Piano sanitario regionale che, a sentire il governatore, «elimina gli sprechi dotando il territorio solo di ospedali all’altezza del loro compito». In due anni dovrebbero sorgere in Calabria quattro nuovi ospedali: nella Sibaritide, a Vibo Valentia, a Catanzaro e nella Piana di Gioia Tauro. Proprio nella Piana, si è concentrata l’attenzione di Livia Turco che ha individuato 5 strutture «non in grado di dare risposte sanitarie concrete nel territorio». Si tratta degli ospedali di Polistena, Palmi, Gioia Tauro, Taurianova e Oppido Mamertina. Il ministro alla Salute ha quindi indicato la creazione del nuovo ospedale della Piana già inserito nei programmi regionali tutti incentrati alla prudenza economica. Il governo calabrese per tamponare i costi ha, infatti, ridotto a cinque le undici Asl, una per ciascuna provincia, affidando ognuna ad un commissario ad acta. Ora, di fronte all’emergenza, Loiero ha scelto la «tolleranza zero» riducendo drasticamente i reparti dello Jazzolino di Vibo. Un ospedale, a detta di Ignazio Marino, presidente della commissione Igiene e sanità al Senato, sul quale bisognerebbe avere «seri timori prima di ricoverarsi».de Il Manifesto |
|