|
|
89mila euro di Imu per chi combatte la leucemia dei bambini |
|
|
|
|
|
|
|
|
La notizia è così incredibile che abbiamo preferito verificarla di persona andando a parlare con gli interessati. Ebbene, sì: la “Torre della Ricerca” di Padova, sede dell’ Istituto “Città della Speranza”, specializzato nella cura delle leucemie dei bambini, ha dovuto pagare un’IMU di 89.400 euro. La “Città della Speranza”, come molti sapranno, è nata dalla generosità di tanta gente che diciotto anni fa si tassò per regalare al Policlinico di Padova, cioè ad un sistema sanitario pubblico incapace evidentemente di farlo, un padiglione di Oncoematologia pediatrica. Un impianto messo in funzione in un solo anno che con i suoi 17mila metri quadri di laboratori pronti ad ospitare 700 camici bianchi che diventerà la più grande cittadella italiana della scienza. Un’opera creata dal nulla, grazie alla disponibilità di tanti volontari che hanno prestato la loro opera gratuita davanti a centinaia di banchetti. “È una somma pazzesca - sottolinea Stefania Fochesato, presidente della Fondazione - pretesa a persone generose che da anni, magari perché colpiti da un lutto, cercano di supplire privatamente alle carenze delle strutture pubbliche. Che senso ha che lo Stato ci chieda tutti quei soldi, coi quali si potrebbe finanziare un progetto triennale?” Alla Fondazione non è rimasto che pagare. “Abbiamo consultato tutti gli esperti - denuncia Franco Masello, anima storica della Città della Speranza - ma non c’è stato niente da fare”. Cose dell’altro mondo: come è incredibile che per costruire la struttura si sia dovuta pagare un’IVA del 10% e addirittura un 21%, sempre di IVA, per arredi e macchinari. Come se si trattasse di capricci o auto di lusso. Non è del resto un mistero che la ricerca a questo Paese non interessi granché. Né ai politici né ai tecnici, che hanno preferito privilegiare invece una valanga di società sportive, scuole private e centri di ricezione alberghiera spacciati per quel che non sono. Tant’è che Mario Monti, in qualità di Presidente della Bocconi, da anni non paga l’ICI al Comune di Milano per un palazzo della stessa Bocconi di 333 camere affittate a 10.000 euro l’anno, in quanto lo stabile ha “finalità istituzionali, assistenziali, previdenziali, sanitarie, didattiche, ricettive, culturali, ricreative e sportive”. Questo invece non vale per i centri di ricerca no-profit nei cui laboratori si supplisce all’inefficienza di uno Stato e di una politica-tecnica capaci solo di gettare nella disperazione aziende private, piccoli proprietari e padri di famiglia. Che evidentemente, per i camerieri della finanza usuraia, non svolgono una funzione sociale.Antonio Serena-Fonte: Liberaopinione.net |
|