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DOSSIER
Malasanità Lombarda
Don Verzè, "uomo di Dio e di Denaro" |
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Uomo di Dio e di Denaro. Per questo ha fatto miracoli. Don Luigi Maria Verzé, da Ilasi in provincia di Verona, 91 anni appena compiuti, laurea in filosofia, sacerdote, già segretario di un Santo - don Giovanni Calabria - e prediletto di un Beato - il cardinal Schuster -: don Verzé gran fondatore del San Raffaele, uno dei più grandi ospedali di eccellenza d’Europa. Prima pietra nell’ottobre 1969 - «non fredda pietra ma pietra di Dio che guarisce», dice lui -; tutto costruito e finito nel giro di due anni: infatti il 31 ottobre 1971 il primo malato fa il suo ingresso nel nuovo policlinico sorto al confine tra Sergrate e Milano. Sorto come un vero "miracolo". A tirar su magistralmente e velocemente la nuova cittadella ospedaliera ha provveduto la "Fondazione del Centro San Raffaele del Monte Tabor", all’uopo fondata sempre da quel prete volenteroso ed efficiente che sa gestire insieme così bene scienza e business, carità cristiana e jet personale;sempre lui don Verzé. «Andate e guarite gli infermi!», è il motto ispiratore della Fondazione, che ha lo scopo - così si legge nello Statuto della medesima Fondazione - «di ricondurre il concetto e l’esercizio della medicina e dell’assistenza alla prassi e allo spirito del comando evangelico»; in linea con la legislazione italiana in materia di sanità, intende svolgere «una funzione di stimolo e contributo alla innovazione e modernizzazione del sistema scientifico-didattico-assistenziale». Secondo «il concetto cristiano di persona»: un grande ospedale, dotato di ogni confort e del massimo di assistenza e cura; «privato ma aperto indistintamente a ricchi e poveri». Ecco il San Raffaele, obbiettivo assolutamente raggiunto, è giusto darne atto. Don Verzé, fortissimamente munito di Bibbia, di Monte Tabor (che è il monte della "Trasfigurazione di Gesù", si veda il bellissimo quadro di Giovanni Bellin), di Vangeli, carità cristiana e parecchio money (che pure fa miracoli, come si sa)diventa il Superman della sanità lombarda. San Raffaele e oltre. San Raffaele e altro. Da quel primo ricoverato del 1971, oggi il policlinico di Milano conta 1367 letti, 700 medici, 1300 infermieri, 53 mila ricoveri e 8 milioni di prestazioni e esami ambulatoriali nel solo 2010; conta 11 dipartimenti e 45 specialità. Dal 1972 riconosciuto come Irccs, Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico; e poi Polo universitario della Facoltà di medicina e chirurgia dell’Università statale di Milano; e poi dotato del Dimer (dipartimento di medicina riabilitativa; del Dicor (dipartimento malattie cardiovascolari); del Centro San Luigi Gonzaga per i malati di Aids; di Villa Turro, dipartimento di neuroscienze. Poi nasce il Dibit1 (bioctenologie e ricerca); e il Dibit2 (ricerca genomica e proteomica). Più una "Università Vita-Salute San Raffaele" (di cui sempre don Verzé è fondatore e rettore); più il "Movimento Medicina-Sacerdozio" (medicina come «scienza sacra»); più l’editrice SanRaffaele (libri di saggistica divulgativa e una rivista, Kaos, bimestrale di cultura, medicina e scienze umane). Prete e manager. Da via Olgettina 60 a quasi mezzo mondo. Dopo quella "prima pietra" datata 1969, ne ha inugurate molte altre. «Andate, insegnate, guarite», seguendo questo filo, ha creato tanti altri "San Raffaele per tutti": in Puglia, in Sardegna, in Sicilia, nel Veneto, a Roma. Non basta. Attraverso una Ong, l’Aispo (Associazione italiana per la solidarietà tra i popoli) da lui opportunamente fondata, don Verzé, si legge nella biografia ufficiale, «dà vita a grandi progetti nel mondo: l’Hospital Sao Rafael de Bahia e varie strutture sanitarie in altre difficili località del Brasile, in Africa, in Colombia, in India, in Afghanistan, in Iraq, in tanti altri paesi in via di sviluppo e in zone calde della terra». Prete, manager, tycoon di Dio. Praticamente instancabile. Di già che c’è, perché fermarsi al solo settore sanità? Così nel nome di don Verzé c’è un hotelquattro stelle in Sardegna; una piantagione di frutta esotica nel Nord-est brasiliano; il jet privato Blu Energy; nonbché partecvipazioni varie in varie società. Va da sé, il Monte Tabor non basta, e nemmeno il suo santo primigeno, quel Giovanni Calabria sostenitore del Santo Graal. Nella cerchia dei suoi fedelissimi (quelli che sono chiamati "i sigilli", una specie di "consorteria", di società semi-segreta), spiccano perciò banchieri (tipo Cesare Geronzi, Roberto Mazzotta, Gaetano Micciché), politici (soprattutto quelli con le mani in pasta dentro i posti che contano di Regioni, Province, Comuni), imprenditori (uno di nome fa Berlusconi, ad esempio). Insomma, Monte Tabor ma anche money money. Per esempio, tanto per citare, la Regione Lombardia è uno dei maggiori clienti e sostenitori dell’impero don Verzè: si parla di 340 milioni l’anno sotto la voce contributi sanità convenzionata. C’è Il "Giglio", un ospedale nuovo a Cefalù; c’è la "Cittadella della Salute" a Taranto. C’è ancheil San Raffaele a Roma, quello della "brutta" storia. «Fui costretto a venderlo», dice don Verzè; e, vedi caso, fu costretto a venderlo «a un prezzo irrisorio», al noto imprenditore romano Angelucci; il quale, pochi mesi dopo, lo rivendette allo Stato. Uno scandalo, oggetto di molte interrogazioni parlamentari. Andate, insegnate, guarite; e anche incassate. Nel suo quarantennale cammino, lo straordinario don Verzé ha dovuto subire qualche intoppo giudiziario - per esempio, 1976, un processo per tentata corruzione, c’era in ballo la concessione di due miliardi di lire da parte della Regione Lombardia - ma, tra prescrizioni, archiviazioni e assoluzioni, è sempre uscito indenne. Secondo quanto racconta l’Espresso, una volta, anno 2005, dopo avere inaugurato quattro cantieri diversi in una stessa giornata, il Don si premurò di precisare: «Non chiedetemi dove trovo i soldi: noi sappiamo come incastrare la Provvidenza». Il "buco" di un miliardo e un tragico colpo di pistola. Forsedon Verzé l’ha incastrata troppo, la Provvidenza. Maria R. Calderoni(...) Crac San Raffaele, la richiesta dei pm: cinque anni e sei mesi per Daccò Una condanna a 5 anni e 6 mesi di reclusione. Tanto ha chiesto la procura di Milano nel giudizio con rito abbreviato che vede imputato Pierangelo Daccò, accusato di associazione a delinquere e bancarotta per il dissesto del San Raffaele. In carcere già da mesi, il lobbista della sanità, al centro anche dell’inchiesta sulla Fondazione Maugeri, è accusato di aver creato dei fondi neri attraverso una sovrafatturazione dei costi delle prestazioni fornite all’ospedale fondato da don Verzè. Oltre alla condanna per Daccò, il pm di Milano Luigi Orsi ha chiesto una condanna a 3 anni per Andrea Bezzicheri, imprenditore. Daccò e Bezzicheri sono accusati di associazione per delinquere finalizzata a reati fiscali e bancarotta per una distrazione che, secondo le indagini condotte dalla Procura di Milano, si aggira attorno ai 47 mln di euro. gli stessi reati sono stati contestati anche all’ex direttore amministrativo del San Raffaele, Mario Valsecchi,che ha patteggiato la pena a 2 anni e 10 mesi e agli imprenditori Pierino e Gianluca Zammarchi e Fernando Lora per i quali proprio ieri e’ iniziato il giudizio con rito ordinario. Per quantificare la richiesta di condanna per Daccò a 5 anni e mezzo di carcere, il pm è partito da una pena base di 8 anni e 3 mesi, alla quale ha applicato per la scelta del rito abbreviato la riduzione di 1/3. Per Bezzicheri invece e’ partito da una pena di 4 anni e 6 mesi e l’ha ridotta a tre. Secondo l’accusa, nell’ambito del cosidetto ’Sistema San Raffaele’ gli imprenditori avrebbero sovrafatturato i costi delle prestazioni fornite al gruppo fondato da don Luigi Verze’. Successivamente i presunti ’’fondi neri’’ realizzati sarebbero stati incassati dal vecchio management che a sua volta li avrebbe girati in contanti a Daccò che li avrebbe occultati in parte all’estero.(...) Sanità in Lombardia, indagato consigliere comunale leghista Massimiliano Bastoni consigliere comunale milanese della Lega Nord è indagato, per un presunto giro di mazzette nella sanità lombarda. Gli inquirenti gli contestano il reato di finanziamento illecito ai partiti in relazione a un versamento di 10mila euro, ricevuti da Bastoni, attraverso la mediazione di Ferdinando Azzarello, anche lui indagato, ma per corruzione. I soldi arriverebbero dall’imprenditore Viscardo Paganelli, romano, che avrebbe cercato dei “facilitatori” per inserirsi nel ricco affare dell’assistenza sanitaria lombarda. Una nuova indagine sul Carroccio milanese quindi dopo i casi dell’ex presidente del consiglio regionale lombardo Davide Boni, del tesoriere Francesco Belsito e dei fondi del rimborso pubblico utilizzati per finanziare i figli di Umberto Bossi e il suo “cerchio magico”. Nei giorni scorsi le Fiamme gialle hanno portato avanti alcune perquisizioni alla ricerca di elementi sul passaggio dei 10 mila euro elargiti daPaganelli, l’imprenditore proprietario della Rotkopf, arrestato a Roma un anno fa, nel giugno 2011, per le tangenti Enac (l’ente nazionale per l’aviazione civile). Azzarello, che organizza corsi di formazione finanziati con fondi europei sotto la regia della Regione Lombardia, sarebbe quindi il trait d’union fra il patron della Rotkopf e Bastoni. Questo almeno è quanto emerge da uno stralcio dell’indagine romana sull’Enac, del pm Paolo Ielo, che era approdata a Milano proprio per la tangente che sarebbe stata versata alla Lega. Gli inquirenti stanno indagando su diversi “episodi corruttivi nel contesto di gare pubbliche indette nella sanità lombarda”. Paganelli, avrebbe raccontato, infatti, a verbale di aver versato, tra le altre cose, diecimila euro ad Azzarello, uomo d’affari che, secondo le indagini, era in rapporti con lo Iesta, l’ Istituto europeo studi tecnologie avanzate. Soldi che poi, secondo gli inquirenti, sarebbero finiti all’esponente leghista come finanziamentoillecito al partito. Sempre da quanto si è appreso, infatti, Azzarello avrebbe svolto un’opera di ‘mediazione’ tra imprenditori della sanità ed esponenti della Lega, come l’ex presidente del consiglio regionale lombardo Davide Boni, non indagato in questa inchiesta, ma accusato di corruzione in un’altra indagine, sempre del pm Filippini, su un giro di tangenti con al centro il comune di Cassano d’Adda. Azzarello, inoltre, risulterebbe coinvolto anche nell’organizzazione di corsi “fantasma” nella sanità, e inoltre le indagini avrebbero accertato presunte mazzette anche sulla fornitura di pacemaker. Bastoni era in corsa per diventare segretario milanese del partito. Nel marzo scorso, ha perso per soli dieci voti il congresso provinciale della Lega, vinto per un soffio da Igor Iezzi, “barbaro sognante” della corrente che fa riferimento a Roberto Maroni e, a Milano, Matteo Salvini. Bastoni era sostenuto invece da Davide Boni e Mario Borghezio. Con quest’ultimo aveva fondato, già del1998, i “Volontari verdi”, associazione impegnata nelle ronde e nel contrasto all’immigrazione.(...) Santa Rita, nuovi guai per Brega Massone Il gup di Milano Vincenzo Tutinelli ha rinviato a giudizio dieci imputati coinvolti nella seconda parte dell’inchiesta sulla Santa Rita, ribattezzata la ’clinica degli orrori’. Tra loro figurano ancora una volta l’ex primario del reparto di Chirurgia toracica, Pier Paolo Brega Massone, e i suoi due vice, Marco Pansera e Pietro Presicci, accusati a vario titolo di 46 casi di lesioni anche gravi e gravissime e 4 casi di omicidi volontari aggravati dalla crudelta’ e dall’averli commessi per assicurarsi un profitto a danno dei pazienti. Secondo la procura i pazienti, sarebbero morti in seguito a interventi utili solo a far ottenere rimborsi alla clinica dalla Regione. Il processo comincera’ il 20 novembre davanti alla prima corte d’assise. La clinica, rinominata in seguito all’inchiesta ’Istituto clinico Citta’ Studi’, e’ citata come responsabile civile, cosi’ come la clinica San Carlo, dove sarebbero stati eseguiti alcuni interventi. Sono invece partecivile una ventina tra pazienti o loro eredi, l’Asl, la Regione e Medicina Democratica.(...) San Raffaele: Formigoni Passera e le banche sollecitarono lo Ior Il tentativo di acquistare il San Raffaele da parte della Santa Sede, con la cordata Ior famiglia Malacalza, sarebbe partito anche dalle “sollecitazioni politiche arrivate all’ex presidente dello Ior Ettore Gotti Tedeschi“. L’Espresso ricostruisce il piano pubblica grazie a una e-mail inviata da Gotti Tedeschi, da qualche giorno non più nel board dell’Istituto per le Opere di Religione, a don Lech Piechota, segretario particolare del segretario di Stato cardinale Tarcisio Bertone. L’oggetto della mail, spedita il 4 ottobre scorso, recita: “Memo per Sua Eccellenza Reverendissima – da parte di Ettore Gotti Tedeschi”. “La missiva traccia la genesi del rapporto tra lo Ior e il San Raffaele. Il banchiere amico di Giulio Tremonti, già inviso agli occhi di Bertone per – scrive il settimanale – aver accennato ai magistrati italiani di conti cifrati della banca vaticana, scrive parlando di sé in terza persona: ‘Nel periodo fine maggio, iniziogiugno di quest’anno Ettore Gotti Tedeschi viene sollecitato da più parti a verificare l’interesse della Santa Sede al salvataggio del San Raffaele”. Da dove e da chi vengono le sollecitazioni per aiutare la creatura di Don Verzè, morto a dicembre scorso, schiacciata da oltre un miliardo e mezzo di debiti? Secondo L’Espresso Gotti Tedeschi fa nomi e cognomi: “Dal dottor Carlo Salvatori, ex amministratore delegato di Cariplo e ex presidente di Unicredit, al momento consigliere di amministratore del San Raffaele; dal professor Giuseppe Guzzetti, presidente Fondazione Cariplo; successivamente Corrado Passera, ad di Banca Intesa (all’epoca dei fatti ora ministro dello Sviluppo Economico, ndr); dal presidente della Regione Lombardia, Formigoni“. Non manca nella lista il nome di Gianni Letta, che avrebbe avvicinato il capo dello Ior informalmente. Viene anche ricorda anche che le “banche più esposte nei confronti del crac sono Intesa e Unicredit”. Il mittente dell’email continua: “GottiTedeschi riferisce a Sua Eccellenza Reverendissima segretario di Stato, che autorizza l’inizio di analisi con il presidente del Bambin Gesù, professor Giuseppe Profiti“. Poi nominato vice presidente della Fondazione e dimissionario dopo la discesa in campo dell’imprenditore Giuseppe Rotelli, che aveva superato l’offerta Ior-Malcalza. Il settimanale ricorda che è l’allora capo dello Ior, nelle “settimane successive, a organizzare a Milano gli incontri con pezzi da novanta come Guzzetti, Passera e lo stesso Don Verzè”. “Terminati i quali (gli incontri, ndr) si procede nel progetto che si sviluppa nelle settimane successive con una procedura concordata con il tribunale di Milano e indicando i quattro membri del consiglio”.(...) Giunta regionale approva messa in liquidazione fondazione S. Raffaele del Mediterraneo La Giunta ha approvato oggi la messa in liquidazione della fondazione S. Raffaele del Mediterraneo, “per sopravvenuta impossibilita dello scopo” e per “sopravvenuta insufficienza del patrimonio” a norma di codice civile. La fondazione avrebbe dovuto costruire il nuovo ospedale di Taranto ma “per via degli accadimenti riguardanti la componente fondativi tecnica, dall’altro del venir meno del finanziamento conseguente al ritiro delle delibere di giunta relative, le finalità della stessa non sono più raggiungibili”. La Fondazione S. Raffaele è tenuta alla restituzione alla Regione degli acconti già pagati, pari a 4,2 milioni di euro, alla consegna di tutte le utilità e dei beni materiali prodotti. Sarà convocato il Cda della Fondazione, che dovrà prendere atto della sopravvenuta impossibilità di conseguire lo scopo statutario, nominare i liquidatori, provvedere alla restituzione delle somme e delle utilità. Un ulteriore provvedimento di Giunta – dapresentarsi da parte dell’assessore al Bilancio - confermerà poi la destinazione delle risorse finanziarie già impegnate, alla realizzazione di un nuovo presidio ospedaliero pubblico a Taranto secondo quanto previsto dal piano di riordino ospedaliero.(...) San Raffaele, arresti per furto e incendio In manette l’ex responsabile della sicurezza Arrestato per un nuovo filone di indagine sul San Raffaele, Danilo Donati, l’ex responsabile alla sicurezza dell’ospedale fondato da Don Luigi Verzé e finito in bancarotta per un buco da 1,5 miliardi di euro. L’accusa, secondo una prima ricostruzione, sarebbe di incendio doloso, furto ed estorsione. Con l’aiuto di altri due indagati, avrebbe sottratto un milione di euro dalla cassa della Fondazione. Si tratta di Antonio Vito Cirillo, Danilo Donati e Francesco Pinto. A Donati, in particolare, viene contestato di aver provocato l’incendio di un campo sportivo confinante con l’ospedale San Raffaele. Il reato sarebbe stato commesso su mandato del fondatore dell’azienda ospedaliera, don Luigi Verzé. Dell’incendio risponde inoltre in concorso un dirigente della Fondazione, Andrea Roma, per il quale è stata rigettata la richiesta di arresto. Nel 2006 avrebbero tentato una estorsione ai danni del titolare della società proprietaria di un campo sportivovicino alla fondazione del San Raffaele. Il mandato ad agire sarebbe arrivato direttamente da Don Luigi Verzè. Compare anche questo episodio nell’ordinanza di custodia cautelare eseguita oggi dai finanzieri del Nucleo di polizia tributaria della Gdf di Milano nei confronti di tre persone indagate, dipendenti con mansioni di security della fondazione Monte Tabor. A rispondere di tentata estorsione in concorso con Don Luigi Verzè (deceduto nel dicembre scorso) e con Andrea Roma è Danilo Donati, uno delle tre persone finite in carcere oggi. Quanto alla tentata estorsione questa sarebbe stata messa in atto per indurre l’imprenditore Andrea Lomazzi a risolvere anticipatamente un contratto di locazione con la fondazione Monte Tabor e consentire così a quest’ultima di rientrare nella disponibilità di alcuni terreni sui quali sviluppare nuove iniziative immobiliari. Un’ordinanza di custodia cautelare è stata emessa anche nei confronti di Antonio Vito Cirillo e Francesco Pinto, questiultimi due accusati invece del furto di circa un milione in contanti e titoli dalle casse del San Raffaele. Due delle guardie giurate del San Raffaele arrestate oggi per ordine del gip Vincenzo Tutinelli sono accusate di aver rubato un milione di euro (tra titoli e denaro contante) dalla cassa continua della Fondazione. Il furto risale al 13 luglio 2011, a cinque giorni dal suicidio del presidente della fondazione Mario Cal. Ne rispondono in concorso Antonio Cirillo e Francesco Pinto.Emilio Randacio(...) San Raffaele, Daccò condannato a 10 anni per il dissesto dell’ospedale milanese Pierangelo Daccò, il faccendiere accusato di associazione per delinquere, bancarotta e altri reati nell’inchiesta sul dissesto dell’ospedale San Raffaele è stato condannato con rito abbreviato a 10 anni di carcere. Assolto, invece, l’imprenditore Andrea Bezziccheri. Nell’ambito dello stesso procedimento ha già patteggiato 2 anni e 10 mesi di carcere l’ex direttore amministrativo dell’ospedale, Mario Valsecchi. Lo ha deciso il gup del tribunale di Milano Cristina Mannocci. Per Daccò il pm aveva chiesto la condanna a cinque anni e sei mesi. Daccò in un’altra inchiesta sulla Fondazione Maugeri è indagato per corruzione in concorso con il governatore lombardo Roberto Formigoni. L’imprenditore dovrà versare anche una provvisionale, immediatamente esecutiva, di 5 milioni di euro alla parte civile rappresentata dalla fondazione e dai commissari dell’ospedale, che attualmente si trova in concordato preventivo. "I processi terminano con lavalutazione del giudice di legittimità (la corte di Cassazione, ndr) dopo la rilettura che nel merito farà il giudice d’appello". Lo ha detto l’avvocato Gianpiero Biancolella, legale di Daccò aggiungendo che "potrebbe essere una sentenza con i piedi d’argilla, tuttavia, mi riservo di leggere le motivazioni. Gli elementi di condanna sono gli stessi identici per i quali la Cassazione aveva annullato la prima ordinanza di custodia cautelare" a carico del faccendiere. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, sarebbe stato creato un "sistema San Raffaele", con l’obiettivo di formare fondi neri per soddisfare le esigenze economiche personali del vecchio management e di chi era vicino. Il sistema si sarebbe retto sul fatto che gli imprenditori che lavoravano in appalto per il gruppo ospedaliero sovraffatturavano i costi a carico del San Raffaele, per poi retrocedere parte dell’importo maggiorato in contanti o attraverso bonifici bancari. Daccò avrebbe avuto il compito di usare questesomme per creare fondi neri.(...) Sanità in Lombardia, il nome di Formigoni per gli appalti a uomini di Cl Nell’inchiesta sulla sanità in Lombardia spunta il nome del governatore Roberto Formigoni anche in relazione agli appalti per la fornitura di materiale sanitario, concessi a faccendieri e aziende private legate alla sua “corrente”, ovvero Comunione e Liberazione. Come scrive Repubblica, nell’informativa del nucleo speciale di polizia valutaria depositata nell’indagine del procuratore aggiunto Francesco Greco e Carlo Nocerino compare più volte il nome di Formigoni, fatto dal faccendiere G.B. – commendatore e dirigente d’azienda nonché consulente dell’imprenditore Pio Piccini, con trascorsi giudiziari e interessato al business della telemedicina con la Regione Lombardia – e M.B., in un’intercettazione ambientale. Piccini voleva ottenere dalla regione Lombardia un bando ad hoc come era successo a General Electric, Assomed, Telecom e Beta80. I suoi trascorsi giudiziari, però, sono un ostacolo. Per questo G.B. tenta di farlo rientrare con l’interventodel vice del sottosegretario di Formigoni, Paolo Alli, secondo cui Piccini “deve a Formigoni 50mila euro e quindi ci sarebbe stata la necessità di farlo partecipare al progetto per evitare il fallimento del medesimo”. E ha tutti i motivi per farlo rientrare visto che teme che rilasci “dichiarazioni scomode all’autorità giudiziaria”. Quindi vogliono farlo collaborare con Beta 80 Group, società diretta da Alfonso Lovati. Lovati prima di ricoprire questo incarico “era stato nominato dal governatore nel consiglio d’amministrazione di Smau, società del sistema Fiera di Milano, fino al 2001? e rientra nella cerchia di Comunione e Liberazione che include, ad esempio, “Lucchina, Bertoglio, Cannatelli, Lovati e De Poli”. Lucchina è il direttore generale della sanità e De Poli è presidente di General Electric Healthcare Italia. Il loro legame col movimento di cui Formigoni è memor domini sarebbe legato alla partecipazione di eventi ciellini. Nel più importante, il Meeting di Rimini, De Poli èstato coinvolto in tre incontri diversi sulla sanità, dal 2009 al 2011, e Formigoni sarebbe stato a conoscenza dei progetti della società indagata. Dalle intercettazioni emerge che la Regione Lombardia, e Formigoni in particolare, vorrebero coinvolgere Piccini e, secondo quanto emerge, “l’interessamento” sarebbe motivato dal denaro versato al Pirellone. “Guarda che lo conosco (Piccini) perché sono il suo consulente… Io lo so qual è il problema, gli ha dato soldi – spiega G.B.-. Perché io so a chi ha dato soldi e anche quanto ha dato. Li ha dati a Mazarino De Petro, gli ha dato 250mila euro”. De Petro è l’uomo di fiducia del governatore, già coinvolto nell’inchiesta Oil for food.(...) Crac San Raffaele, 4 rinvii a giudizio. A giugno va a processo Pierangelo Daccò Quattro rinvii a giudizio per la bancarotta dell’Ospedale San Raffaele di Milano. Il gup di Milano, Maria Cristina Mannocci, lo ha deciso per gli imprenditori Piero e Gianluca Zammarchi, Fernando Lora e il contabile Carlo Freschi coinvolti nell’inchiesta sul crac dell’istituto fondato da don Luigi Verzé. Gli Zammarchi, padre e figlio, Lora e il suo contabile sono accusati a vario titolo di associazione per delinquere, bancarotta e altri reati. Gli imprenditori bergamaschi erano fornitori del San Raffaele, dunque inseriti nel sistema di sovraffatturazioni e ritorni di denaro contante ai vertici dell’istituto contestati dall’accusa, rappresentata dai pm Laura Pedio, Gaetano Ruta e Luigi Orsi. Il giudice, dopo aver respinto la richiesta di abbreviato condizionato, ha deciso che il processo inizierà il prossimo 15 giugno. Bisognerà attendere il 16 maggio per conoscere invece la decisione sulla richiesta di patteggiamento avanzata dall’exdirettore amministrativo dell’ospedale, Mario Valsecchi, che con la Procura di Milano ha concordato una pena a 2 anni e 10 mesi di reclusione e 200 mila euro. Al via il 27 giugno il processo con rito abbreviato per l’imprenditore Pierangelo Daccò e Andrea Bezziccheri. Il primo è il mediatore d’affari specializzato in rapporti tra politica e sanità, protagonista delle vacanze esotiche con il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni. Il secondo è un socio della famiglia Zammarchi.(...) SANITA’ LOMBARDA " Espressione politica malavitosa" Com’era il sistema nel 2005, quando Ce è arrivato alla Sanità? Si avvertiva il potere di Cl e della Compagnia delle opere? Si vedevano già le cardiochirurgie gonfiate, i primariati affidati agli amici degli amici? -L’ho avvertito subito, ma occorreva verificare. Prendiamo la questione dei project financing. Devi ristrutturare un ospedale, non ci sono risorse pubbliche sufficienti. Come lo ristrutturi? Il sistema di potere vigente chiama le imprese amiche. Gli imprenditori privati fanno una proposta ai promotori. Esempio: Ospedale civile di Brescia. Lo Stato e la Regione non danno soldi. C’è bisogno di interventi per 300 milioni di euro. Si fa un project financing, inizialmente per una cifra di questa consistenza, poi l’intervento e troppo pesante, si assesta su 143 milioni di euro. Queste cose non vanno neanche in consiglio regionale perchè gli interventi di project financing passano attraverso le direzioni generali. Grazie alla riformaBassanini della pubblica amministrazione, che ha distinto le responsabilità dei tecnici da quelle dei politici, la Regione Lombardia ha colto la palla al balzo per creare l’anello mancante che serve per gestire la politica e le clientele. I dirigenti sono tutti affiliati a Cl, ma la responsabilita e dei tecnici.- Torniamo all’esempio dell’ospedale di Brescia. -Mi dicono che il project financing e pronto, non deve piu andare in consiglio, l’hanno preparato i tecnici. Mi fanno fretta perchè lo firmi, ma io voglio vederlo con calma. Prendo tre mesi e me lo guardo. Chiamo un tecnico di Lombardia informatica, una signora che non è un dirigente, perchè il dirigente è di Cl. Chiedo a questa professionista se le cifre sono corrette, se i prezzi sono di mercato. E vedo che non è convinta: “Provi a riguardarlo” le dico. Parliamo dell’Ospedale civile di Brescia, non di una cosetta.- Come funziona l’affidamento della realizzazione di un ospedale civile ai privati? Com’eraorganizzato il meccanismo, in questo caso? -Di solito nei project financing il promotore dell’investimento viene ripagato con la gestione dei servizi: lui investe 143 milioni e tu gli dai in appalto una serie di servizi per oltre trent’anni; in piu gli paghi un canone annuo, perchè non riesci con i servizi a rimborsare tutto. Nel caso specifico, dalla proposta che mi è arrivata sul tavolo relativa a un canone trentennale ho tolto circa due milioni e mezzo all’anno: 75 milioni di euro in meno. I promotori sono venuti e hanno firmato lo stesso il contratto, il che vuol dire che da quell’operazione contavano di guadagnarci comunque!- Un altro aspetto che fa gola ai privati e quello immobiliare. -Spesso gli ospedali cedono le loro proprieta per ristrutturare il proprio patrimonio. Le cedono a prezzi inferiori a quelli di mercato, perchè se va deserta la prima asta (che di solito e manovrata) possono vendere direttamente sulla base dell’offerta che fa il promotore del projectfinancing. Succede così che a Brescia un edificio di 6000 metri quadrati nel centro storico venga venduto a quattro milioni di euro, un prezzo stracciato. Si tratta di un business mostruoso.- Lo stesso avviene per gli appalti: -Li il sistema è evidente: se codifichi un appalto in modo da individuare già il fornitore finale attraverso le specifiche del capitolato di appalto, quel fornitore vincerà la gara; chiaro come il sole. Poi ci sono i global service a cui puoi affidare un pacchetto di prestazioni: la mensa, la lavanderia e altri servizi che di solito sono definiti non core, cioe non sanitari. Tutto ciò che non è sanitario si puo esternalizzare: ma lì vengono rispettati i prezzi di mercato? In base ad alcune verifiche che ho fatto risulta di no-. C’è poi la questione della privatizzazione occulta delle strutture sanitarie pubbliche, attraverso la trasformazione degli ospedali in fondazioni. -Sulle fondazioni c’è stata una battaglia tra me e Formigoni. Si volevatrasformare l’ospedale di Saronno in fondazione. Io ho bloccato l’operazione perchè non apportava alcun vantaggio: la fondazione ha senso solo in presenza di investimenti di capitali privati. In questo caso serviva soltanto a creare una struttura meno trasparente, ad aggirare la normativa sull’assegnazione degli appalti e a distribuire altri posti di potere: i consigli delle fondazioni, siano essi di gestione o di indirizzo, generano una decina di poltrone. Altre Regioni, come il Lazio, stanno adottando questi metodi, ma è in Lombardia che sono stati messi a punto e perfezionati. Le altre Regioni sono in fase sperimentale, sono rimaste ancora alle mazzette che girano in contanti, qui in Lombardia e tutto piu sottile; hai i tuoi uomini dappertutto: sto parlando della Sanità, ma il sistema funziona in tutti gli ambiti. A esso sono agganciati, per gli appalti, i big player: Ligresti, Geronzi, gente che parla con Berlusconi, con Formigoni, con La Russa.- L’abilità sta nel fare leregole giuste, in un ipertecnicismo giuridico finalizzato a favorire gli interessi di pochi. -Tu fai un sistema nel quale i principi cardine sono: libertà di scelta (in sanità che vuol dire?), separazione acquirente-erogatore, parità pubblico-privato (una barzelletta perchè il privato tende a occupare i settori piu redditizi, e al pubblico restano quelli piu costosi), competizione (un’altra barzelletta, non c’e nessuna competizione). La libera scelta ha senso quando c’è un mercato vero. La sanità non è un mercato, è un quasi-mercato; che conoscenza ha il paziente della qualità delle cure? Zero. Cosa fa la Regione Lombardia per certificare la qualità delle cure? Zero. La Regione Lombardia ha un contratto di cinque o sei anni con un ente di certificazione internazionale che però non valuta la qualità, ma soltanto i processi.- Si arriva così a situazioni paradossali, con 25 cardiochirurgie in Lombardia, mentre ce ne sono solo 23 in tutta la Francia. -Il privato si vanta diessere l’eccellenza della cardiochirurgia, e ovvio: ma è la Regione che dovrebbe programmare e non lo fa. Occorrerebbe una rilevazione epidemiologica relativa all’incidenza delle malattie, per conoscere il bisogno. Per fare questo occorre controllare quante prestazioni vengono fatte e dove. La questione, mi rendo conto, e complessa. Se scopro che i cittadini della provincia di Brescia hanno un’incidenza di interventi al crociato che supera del 30 per cento quella della provincia di Bergamo, devo fare un controllo. Se mi accorgo che li fanno in due cliniche private, vado a controllare le cartelle cliniche e il paziente stesso, tramite i Nas. Perchè se ci sono interventi inutili, come alla clinica Santa Rita, bisogna intervenire.- Lo sguardo sulla realtà del medico prestato alla politica è disilluso, sofferto. Ma lucido e analitico. -Il passaggio successivo è: come distribuiamo le tariffe e i Drg, cioè i rimborsi ai privati? Le tariffe sono sulle prestazioni ambulatoriali ei Drg sui ricoveri. Chiaramente se il tecnico è legato a Cl, con la Lega che guarda e partecipa, o guarda e sta zitta, che cosa succede? Si sposta la remunerazione sui Drg, dove ci sono i furbetti del privato, perche il pubblico non ha nessun interesse. Se tu in Regione non controlli, o fai finta di controllare, ecco che nascono i problemi. Formigoni si vanta di fare piu controlli di tutte le altre regioni. Puo essere vero, ma prima del caso Santa Rita le cliniche da ispezionare dovevano essere avvertite con quarantott’ore di anticipo. In secondo luogo, il controllo e formale: se ci si basa soltanto sulle cartelle, come fai ad accorgerti se e tutto sbagliato? E poi manca il confronto sul numero di interventi eseguiti nelle varie province, che è essenziale per scoprire le eventuali irregolarita.- Il sistema sanitario ciellino tende a espandersi in Italia, spiega l’ex parlamentare leghista. -La moltiplicazione dei pani e dei pesci – con i posti, le società, gli enti inutili –c’è anche in Veneto; c’è un pacco alto così di società, enti, consiglieri di amministrazione, collegi di revisione che non fanno nulla, non segnalano mai niente, zero assoluto. Confrontarsi con una realtà così è stato devastante, per me. Non potevo fermarmi un minuto di piu: sarei diventato loro complice. Io volevo fare una riforma vera. Un sistema concepito così non lo puoi prendere a pezzettini. O lo riformi tutto o te ne vai.- Il sistema della sanità così strutturato è una fortezza inespugnabile, secondo Alessandro Ce. -L’accreditamento oggi è praticamente chiuso, chi è dentro è dentro e chi è fuori è fuori. Il problema è che dentro ci sono tutti i loro uomini, sono tutti sotto il controllo di un gruppo di potere, per cui un operatore serio, mettiamo un privato serio, non può neanche entrare. Ogni anno si aumentano le prestazioni senza verificarne la qualità e l’appropriatezza. E Bossi fa finta di non sapere.- Alessandro Ce segnala l’esistenzadi una serie di interessi -coperti-. -Abbiamo fatto un’indagine sulle società che prendono gli appalti in Regione Lombardia: alcune hanno come azionisti di riferimento società anonime lussemburghesi. E il caso dello scandalo Grossi e quello della vicenda Montecity [ne parliamo piu avanti, nella sezione Le inchieste giudiziarie, nda]. Alcuni gruppi, come Schwartz,50 fanno capo a societa anonime. Nella mia mozione ho sostenuto che la Regione non poteva conferire appalti a questi soggetti. C’è un bene pubblico che va difeso-.tratto de“La lobby di Dio”.(...) Sul business delle ’funzioni non tariffabili’ il patto d’affari fra Formigoni e Daccò Un vertice di poco più di un’ora per fare il punto sullo stato dell’indagine. Bocche cucite, all’uscita, ma la sensazione che emerge dalla procura, è che l’indagine che coinvolge il governatore Roberto Formigoni, sia arrivata a una tappa importante. Dopo le fughe di notizie delle scorse settimane, la temperatura alla procura di Milano, è salita. Le ipotesi di concorso in corruzione e finanziamento illecito ai partiti contestate a Formigoni, erano state attentamente vagliate nei giorni scorsi, dopo aver incrociato gli interrogatori degli arrestati nell’inchiesta sulla malagestione della Fondazione Maugeri. Importanti riscontri, secondo quanto trapela, si sono però anche avuti da altri atti investigativi che sono compiuti in queste ultime settimane. E le timide aperture degli indagati, a iniziare dalle parole del faccendiere Pierangelo Daccò, garantiscono gli inquirenti, sono "ormai superate" da altri atti investigativi successivi. Solo un esempioimportante è arrivato dal lungo screening sui numeri di rimborsi effettuati con i fondi della Regione alla Fondazione Maugeri. Un tassello decisivo per dimostrare, secondo quanto sostiene il pool coordinato dal procuratore aggiunto Francesco Greco, quell’"atto contrario ai doveri di ufficio" fondamentale per reggere in un futuro e probabile processo, l’accusa di corruzione contro il governatore. Il solco su cui i magistrati lavorano è quello che vede Daccò come il tramite tra le strutture sanitarie convenzionate con la Regione e il governatore per accelerare le pratiche del Pirellone. Opera che sarebbe stata svolta in cambio di mazzette. Ed ecco che emerge come solo le funzioni sanitarie "non tariffabili" sarebbero incrementati nel corso del tempo, fino ad arrivare a cifre di molto superiori ai 10 milioni annui, a partire dal 2001-2002 , da quando proprio Daccò aveva cominciato la sua attività di lobbing per l’ente per disincagliare i fondi regionali. Ora, la procura è convintacome proprio sulle "non tariffabili" riconosciute alla Maugeri e da destinare al campo della riabilitazione, della ricerca e della didattica, ci possa essere stato quella sorta di mercimonio che avrebbe avuto come fulcro centrale anche la figura del direttore dell’assessorato regionale alla Sanità Carlo Lucchina (indagato insieme a Formigoni). Queste "funzioni", riconosciute con delibere di giunta su determinati parametri e con provvedimenti complessi, sarebbero insomma la contropartita delle vacanze a cinque stelle e delle altre utilità messe a diposizione di Daccò per Formigoni e il suo entourage. Il faccendiere avrebbe ricevuto dalla fondazione, complessivamente, circa 70 milioni di euro in cambio di consulenze considerate fittizie. Il denaro sarebbe finito in gran parte all’estero per creare fondi neri. E proprio da questo pozzo nero, Daccò avrebbe poi attinto renderne una fetta al governatore lombardo. Intanto, per cautelarsi, Formigoni (fino a ieri sera non aveva ricevutoufficialmente nulla dai pm milanesi) avrebbe formalizzato alla procura la nomina dell’avvocato Salvatore Stivala come proprio difensore. Emilio Randacio(...) ’Nove milioni da Daccò a Formigoni tra villa, vacanze e ristoranti di lusso’ Un flusso di 20 milioni di euro pagati dal faccendiere Pierangelo Daccò e dal suo braccio destro Antonio Simone. Di questi, circa la metà sono sicuramente finiti, secondo gli investigatori, a Roberto Formigoni, presidente della Regione Lombardia. Gli altri 11 milioni sono stati manovrati da Daccò in contanti. È il conto finale che emerge dall’ultima informativa della polizia giudiziaria di Milano, sezioni Guardia di finanza e Polizia di Stato. Per le campagne elettorali. Duecento pagine dal titolo: “Le utilità a favore del presidente della Regione Lombardia”, inviate il 27 giugno 2012 al procuratore aggiunto Francesco Greco e ai pm Luigi Orsi, Laura Pedio, Gaetano Ruta e Antonio Pastore. Sono i magistrati che indagano sui conti di due colossi della sanità privata, San Raffaele e Fondazione Maugeri, e accusano Formigoni di corruzione e finanziamento illecito ai partiti. Secondo la relazione, una parte dei fondi del San Raffaele e della Maugeri,trasferiti illecitamente a Daccò e Simone, sarebbero serviti a finanziare le campagne elettorali di Formigoni e a pagare benefit di lusso per lui e il suo amico e coinquilino, Alberto Perego. Un aiuto per la campagna elettorale del 2005. E almeno 600 mila euro per quella del 2010. Daccò ammette di averli ricevuti “a titolo di contributo elettorale per il Pdl”, transitati dal conto Ramsete (della Maugeri) al conto Sikri (di Daccò). Ma aggiunge “di aver trattenuto detta somma per sé”. È una “mera dichiarazione di circostanza”, sostengono gli investigatori, “per non coinvolgere l’amico politico”. Formigoni, infatti, manda addirittura un bigliettino di ringraziamento per il sostegno ricevuto al presidente della Fondazione, Umberto Maugeri. Daccò e Simone, entrambi vicini a Comunione e liberazione, vengono definiti i “bancomat” che fornivano denaro a chi in Regione doveva sbloccare le pratiche a favore di San Raffaele e Maugeri. Per questa attività illegale, secondo l’accusa, hannoricevuto molte decine di milioni di euro, 80 dei quali dalla Maugeri. “Portafoglio di benefit”. “Una parte di questi fondi”, scrivono gli investigatori, “è stata utilizzata per l’acquisto, il mantenimento e il trasferimento di beni di lusso e per alimentare il vasto ‘portafoglio di benefit ’ di cui, negli anni, hanno beneficiato Roberto Formigoni e il suo entourage”. Almeno 4 milioni sono lo “sconto” di cui hanno goduto Formigoni e Perego a cui Daccò ha venduto una villa in Sardegna, “ceduta a un prezzo di 3 milioni”, a fronte di un mandato a vendere di 7 milioni. Ben 3,7 milioni li hanno ricevuti in spese sostenute per “acquisto e mantenimento di imbarcazioni di lusso, dal 2007 al 2011”. Oltre 800 mila euro in “vacanze in diverse località caraibiche (dal 2006 al 2011) e biglietti aerei”. Altri 70 mila euro sono “spese sostenute da Daccò nell’interesse ‘politico’ di Roberto Formigoni in correlazione al Meeting di Rimini di Comunione e liberazione”. Un tesoretto di 500milacostituisce “le spese sostenute da Daccò presso rinomati ristoranti, nell’organizzazione di eventi e incontri con Roberto Formigoni e altri uomini politici, dirigenti e funzionari della sanità lombarda, dirigenti di strutture sanitarie pubbliche e private”. Questi i dettagli di spese a favore di Formigoni riscontrate, secondo l’accusa, dalla documentazione bancaria acquisita. In più, ci sono oltre 11 milioni di euro in contanti che Daccò ha movimentato e di cui non è stato possibile verificare la destinazione finale. “Ampio meccanismo illecito”. Per gli investigatori, Daccò e Simone non sono “il terminale, ma l’ingranaggio di un più ampio meccanismo illecito” che unisce il San Raffaele e la Maugeri. Entrambi si servono di Daccò perché ha un legame forte con Formigoni, con il direttore sanitario della Regione Carlo Lucchina e con la dirigente regionale Alessandra Massei, definita “figura chiave nel contesto criminale che ruota attorno” a Daccò. Corrado Passerino, direttore generaledella Maugeri, più volte interrogato in carcere dai pm e due giorni fa inviato agli arresti domiciliari, ha dichiarato: “Era evidente che il punto di riferimento di Daccò fosse il presidente Formigoni e che quando c’erano problematiche importanti da risolvere Daccò si rivolgeva direttamente a Formigoni”. Gli fa eco la testimone Stefania Galli, segretaria di Mario Cal (il vicepresidente del San Raffaele morto suicida un anno fa): Cal “disse che tutto quello che lui aveva fatto era sempre derivato da ordini diretti che gli erano stati impartiti da Don Verzè. Ricordo che disse testualmente: ‘Io sono l’esecutore di Verzè, come Daccò lo è per Formigoni’”.Antonella Mascali(...) Formigoni indagato, due ipotesi reato ’Notizia falsa, ma non mi dimetto’ Il governatore della Lombardia Roberto Formigoni sarebbe indagato per corruzione e finanziamento illecito nell’inchiesta della Procura di Milano sui 70 milioni di euro che il polo privato della sanità Fondazione Maugeri ha pagato negli anni al consulente-mediatore Pierangelo Daccò. La notizia sul Corriere della Sera di questa mattina, e fonti investigative hanno confermato. Ma il presidente della regione Lombradia nega: "Notizia falsa, non ne so nulla. E in ogni caso non mi dimetterei. Sono sereno". Poi, in serata, torna a respingere tutte le accuse con una telefonata a Sky. Io non sono stato informato delle indagini sul mio conto, è la linea difensiva del governatore, e "avrei dovuto essere il primo a saperlo: per tanto non è vero quanto scrive il quotidiano, oppure gli inquirenti si sono comportati in maniera scorretta". "La sanità lombarda - aggiunge poi - è la migliore e la più efficiente d’Italia, ma sarebbe anche la più corrotta: i cittadininon ci credono, ma a chi la vogliono dare da bere questi qua". Le ipotesi di reato sarebbero due: corruzione per la somma dei benefit,come le vacanze pagate dal faccendiere Pierangelo Daccò - già in carcere dal 15 novembre sia per l’inchiesta sul caso San Raffaele sia per quella che riguarda la Maugeri -, e finanziamento illecito per oltre mezzo milione di euro relativi alle elezioni regionali 2010. Il finanziamento elettorale illecito, ha precisato il quotidiano di via Solferino poi confermato da fonti vicino alla Procura milanese, sarebbe provenuto da un’azienda sanitaria privata in vista della campagna di Formigoni per le Regionali lombarde. L’ipotesi di reato di corruzione farebbe invece riferimento ai molteplici benefit di ingente valore patrimoniale - vacanze, soggiorni, utilizzo di yacht, cene di pubbliche relazioni a margine del Meeting di Rimini, termini della vendita di una villa in Sardegna a un coinquilino di Formigoni nella comunità laicale dei Memores Domini -messi a disposizione del governatore dal mediatore Pierangelo Daccò. Ma Formigoni che si è sempre detto estraneo alla vicenda 3, continua a mantenere la sua posizione. La notizia "è falsa" e "mi attendo subito una smentita chiara e definitiva" da parte del Corriere della Sera", sia sul sito che "domani adeguatamente in prima pagina". In ogni caso nessuna idea di dimissioni da parte sua: "Se indagato comunque non mi dimetto", ha ribadito a margine di una conferenza stampa che era già in programma per oggi alle 11. "Non ho nessuna notizia di questa indagine nei miei confronti e siccome conosco la correttezza della Procura di Milano escludo che abbia avviato un’indagine su di me senza informarmi e quindi il Corriere della Sera ha pubblicato una notizia falsa", ha anche scritto su Twitter. "Ho sempre detto sin dall’inizio tutta la verità - ha aggiunto Formigoni -, ho passato alcuni weekend sulla barca di Simone e ho fatto due vacanze a Caraibi pagate di tasca mia". "Daccò non haavuto alcun favore dai rapporto di conoscenza che ha con me - ha continuato Formigoni - non un euro di denaro pubblico è stato disperso e Regione Lombardia ha un sistema sanitario efficiente e pulito". "In ogni caso - ha aggiunto - resto nella più assoluta serenità e tranquillità d’animo così come lo sono sempre". Poi, il governatore ha spiegato che se le accuse "fossero vere, raggiungerei la condizione di alcuni presidenti di Regioni, del mio e di altri schieramenti, che sono oggetto di indagini. Nessuno di loro si è dimesso per essere stato raggiunto da un’informazione di garanzia. Anzi, c’è un grande sindaco del sud che è sotto processo a Roma per reati gravi. Correttamente, aggiungo. Non mi dimetto e non mi dimetterò perché nulla è stato avviato contro di me", ha spiegato senza però rispondere a tutte le domande che gli venivano fatte durante la conferenza stampa. Formigoni ha anche presentato in procura a Milano, un’istanza nei confronti di alcuni giornalisti diRepubblica e del Fatto Quotidiano per alcuni articoli pubblicati sugli interrogatori secretati di Pierangelo Daccò. Si tratta di ampi stralci dei colloqui tra il mediatore e i magistrati. Formigoni ha sottolineato che i due giornali sono "testate di regime" e li ha definiti rispettivamente ’La Pravda’ e ’Izvestia’. Poi, rivolgendosi ai giornalisti presenti alla conferenza stampa, tra cui uno degli autori degli articoli contestati, Formigoni ha spiegato di nutrire "qualche dubbio su quanto avete scritto" e "se la procura darà anche a me gli interrogatori di Pierangelo Daccò che avete illegittimamente ottenuto - ha aggiunto - sarà interessante confrontare le copie. Voi scrivete che certe cose le ha dette lui, ma io su questo ho qualche dubbio", ha aggiunto il governatore lombardo. Alla base delle accuse mosse dalla Procura di Milano al presidente della Lombardia, ci sono anche alcune delibere varate dalla Giunta regionale nel corso degli anni "nell’interesse" dellaFondazione Maugeri. In particolare, da quanto è filtrato, i pm milanesi sono arrivati a ipotizzare nei confronti del governatore la corruzione anche analizzando una serie di provvedimenti "complessi" che hanno ritoccato al rialzo i drg e che hanno riguardato alcune strutture sanitarie tra le quali rientrava l’ente con sede a Pavia. Per gli inquirenti, questo è il sospetto, tali delibere di Giunta sulla maggiorazione dei rimborsi sarebbero state la contropartita dei benefit di lusso, come i viaggi esotici e le vacanze su mega yacht, e di "altre utilità" pagate dal faccendiere Pierangelo Daccò, come da lui stesso a messo a verbale, a Formigoni e al suo entourage. Questi provvedimenti approvati dalla Giunta Formigoni hanno cominciato a essere affrontati negli ultimi interrogatori e, in particolare, da quanto si è saputo, in quelli resi da Costantino Passerino, l’ex direttore amministrativo della Fondazione arrestato lo scorso 13 aprile assieme, tra gli altri, all’ex assessore regionale(nei primi anni ’90) Antonio Simone, amico personale del governatore come Pierangelo Daccò che, secondo le indagini della procura di Milano, nel corso di una decina d’anni avrebbe ricevuto dalla fondazione Maugeri circa 70 milioni di euro per la sua attività di pr in Regione Lombardia. "Vediamo la verità, aspettiamo che la magistratura si faccia viva", ha commentato Umberto Bossi. L’unica cosa che so - ha aggiunto - il presidente della Lega arrivando all’ inaugurazione di una nuova sede del movimento - è che la sanità in Lombardia è perfetta, lo so perché abbiamo l’assessore noi: non so che cosa intende la magistratura, vediamo". Sale a cinque il numero degli indagati per corruzione nell’inchiesta sul giro di fondi neri e di consulenze fittizie in Lombardia legati alla Maugeri. Dopo il presidente della Regione Roberto Formigoni, compare anche il direttore generale dell’assessorato regionale alla Sanità, Carlo Lucchina. A riportarlo è il Corriere della Sera.Nella ’lista’ anche Antonio Simone e il direttore della Fondazione, Costantino Passerino. Sarebbero tutti implicati nell’inchiesta della Procura di Milano sui 70 milioni di euro che il polo privato della sanità Fondazione Maugeri ha pagato negli anni al consulente-mediatore Pierangelo Daccò che, riporta il Corriere, avrebbe sfruttato "la conoscenza personale con Formigoni per accreditarmi con i clienti", per "aprire porte in Regione" e "muovere nell’ente pubblico le leve della discrezionalità" nella lucrosa partita delle "funzioni non coperte da tariffe prestabilite". Un’operazione da 1 miliardo l’anno, circa il 7% del bilancio della Sanità. I regali rifiutati La presenza di Lucchina nel filone corruzione è una sorpresa: finora, riporta il quotidiano, almeno stando agli atti depositati, mai nessun teste e nessun documento hanno indicato Lucchina come beneficiario di tangenti e favori. Anzi lo stesso Daccò, per spiegare i 70 milioni di euro pagatigli dalla Maugeri, avevasempre descritto Lucchina come una vittima delle sue "insistenze", un dirigente che aveva persino rifiutato banali regali pasquali: "E poi Lucchina al limite mi dirottava perché non ne poteva più... Anche a lui davo un pacco a Natale e una colomba a Pasqua, addirittura c’è stato un anno o forse due che li ha rifiutati, perché c’era aria che non si poteva più dare il pacco con dentro il vino, i fichi secchi, il panettone. Me l’ha mandato indietro due anni". Il direttore generale dell’assessorato alla sanità sarebbe però estraneo all’ipotesi di reato che coinvolge Formigoni e gli altri tre, cioè di finanziamenti illeciti ai partiti per le elezioni regionali del 2010. Provvedimenti sotto analisi Secondo il Corriere, l’iscrizione di Lucchina nel registro degli indagati indica che gli inquirenti si stanno concentrando sui provvedimenti amministrativi con il quali il Pirellone (e in particolare proprio gli uffici di Lucchina) avrebbe favorito gli interessi del polo Maugeri.L’impressione è che ad analizzare dall’interno i passaggi con i quali sono stati costruiti questi provvedimenti stia in parte contribuendo anche Passerino, il direttore generale della Maugeri arrestato il 13 aprile. Lucchina già indagato per un’altra inchiesta sanità Una settimana fa, riporta ancora il quotidiano di via Solferino, Lucchina era stato già indagato dalla Procura di Milano per una diversa inchiesta sulla sanità: insieme a direttori di aziende ospedaliere, medici e quadri di aziende private come General Electric e Telecom era stato uno dei 28 perquisiti dalla Gdf per le ipotesi di reato di "turbata libertà del procedimento di scelta del contraente" e "associazione a delinquere" per presunte irregolarità nell’assegnazione dei progetti di sperimentazione clinica finanziati dalla Regione.(...) Sanitopoli, nei verbali la Santanchè Non solo Mario Chiesa. Oltre al Mariuolo che fece nascere Mani Pulite, nell’ultima inchiesta sulla corruzione della sanità lombarda spuntano altri nomi eccellenti e truffe sorprendenti. L’imprenditore Viscardo Paganelli ha dichiarato di avere incontrato Daniela Santanché, nel tentativo di inserirsi nei ricchi appalti della sanità lombarda. Dopo il colloquio a Milano, la Santanchè l’indirizzò «sul fratello di La Russa che è assessore regionale». Ma l’incontro con Romano La Russa non avrebbe sortito risultati. Contro Santanchè e La Russa, leader milanese degli ex di An, non sono state formulate accuse. Ma le rivelazioni di Paganelli, arrestato e condannato dai magistrati romani per le tangenti a personaggi vicini a Massimo D’Alema, stanno animando una nuova clamorosa inchiesta sulla corruzione nella sanità lombarda. E potrebbero dare un’altra spallata alla maggioranza di centrodestra che sostiene Roberto Formigoni. L’istruttoria riguardasoprattutto la Lega ed è incentrata sul faccendiere Ferdinando Azzarello. E’ lui che secondo Paganelli, dopo il fallimento degli approcci con Santanchè e La Russa, gli organizza appuntamenti con tutti gli uomini in quota al Carroccio nella sanità lombarda. Tra loro, Mario Chiesa che si è presentato come braccio di Maurizio Viecca, primario di cardiologia dell’ospedale Sacco. Proprio al Sacco Mario Chiesa confessò ad Antonio Di Pietro di avere intascato nel 1974 la prima mazzetta della sua carriera, ma questa volta non risulta essere indagato. Invece la procura contesta la corruzione a Viecca, luminare con profonde relazioni nel partito fondato da Umberto Bossi: i pm ritengono che i piani per distribuire bustarelle siano andati avanti «fino al maggio 2012. Soldi che dovevano agevolare appalti su misura per la forniture di apparecchiature cardiologiche. Ma Viecca e Azzarello sono accusati anche di truffa per i corsi di formazione nel settore sanitario finanziati dalla RegioneLombardia negli ultimi quattro anni. I corsi fantasma venivano organizzati dal primario e dal faccendiere, entrambi molto vicini alla Lega, anche in Albania, con l’intervento di un cittadino albanese con precedenti per traffico di droga. E secondo le Fiamme Gialle, i due indagati volevano nascondere documenti compromettenti nel consolato albanese di Monza, in modo che l’immunità diplomatica li proteggesse dalle perquisizioni. Nell’indagine è coinvolto il consigliere comunale leghista Max Bastoni, a cui Paganelli avrebbe fatto arrivare diecimila euro tramite Azzarello. L’imprenditore ha raccontato nel 2011 che mesi dopo la bustarella Bastoni lo ha incontrato nella sede della Regione per ringraziarlo, alla presenza di Davide Boni, il capogruppo lumbard al Pirellone poi dimessosi per un’altra accusa di corruzione. Elementi che portano gli inquirenti a sospettare l’esistenza di un sistema lombardo delle tangenti, con una lottizzazione dei settori tra i partiti e le correnti chesostengono Roberto Formigoni. Paolo Biondani e Gianluca Di Feo,l’espresso
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