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E’ l’Europa adesso l’esempio sbagliato, non più la Grecia |
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Ricordate quando, ancora pochi mesi fa, gli economisti “strozzagalline” salivano in cattedra ad ammonire chiunque osasse chiedere un po’ di venia per il popolo massacrato dall’austerity? Essi dicevano: “non sia mai! Ammorbidire la stretta oggi farebbe scappare tutti gli investitori, e noi finiremmo come la Grecia!” Bene, adesso che la Grecia e’ stata dissanguata di tutto cio’ che aveva, e le hanno lasciato solo i debiti da pagare, alle condizioni stabilite dalla Banca Centrale Europea e dal Fondo Monetario, adesso c’e’ un altro modello che fa da parametro per cio’ che NON si deve fare, ed e’ l’Europa. Stavolta pero’ sono gli economisti di sponda opposta ad alzare la voce, per dire (sostanzialmente): “Avete visto la vostra cura come funziona? Adesso non e’ piu’ solo la Grecia, e’ tutta l’Europa in brache di tela! Volete proprio imitarli?” Quindi in campo internazionale l’Europa viene ora indicata dagli economisti keynesiani come l’esempio assoluto da non seguire. Un esempio che ormai fa testo, come in giurisprudenza. Ci sono le cifre a dimostrarlo, e a dirlo non e’ un professore qualunque ma (ancora una volta) il Nobel laureato Paul Krugman (e molti altri). Lui a dire il vero e’ gia’ da un pezzo che lo dice. Il suo libro “End this depression, now!” (Terminate questa depressione, adesso!) e’ in edicola da circa un anno ormai, ed e’ gia’ tutto scritto, nero su bianco. Lui dice che e’ l’austerity la medicina sbagliata per i periodi di crisi. Bisogna cioe’ spendere di piu’, non spendere di meno, per combattere le crisi. E durante le recessioni la norma e’ che deve essere la spesa pubblica a farsi carico di questo, dato che l’imprenditoria privata si trova costretta invece tirare i freni, fosse anche solo per un normale motivo di prudenza. Ma quelli dell’altra sponda, specialmente gli americani conservatori (che fino a tre mesi fa erano ancora impegnatissimi nel tentativo di “mandare a casa Obama”), sono sempre di parere diametralmente opposto. Dicono che Obama ha avuto quattro anni di tempo per rilanciare l’economia ed ha fallito. Si, ha fallito, ma solo in parte, e solo perche’ proprio loro, i conservatori che controllano dal 2010 la Camera dei Rappresentanti, hanno boicottato con tutte le tecniche politiche possibili ogni tentativo di sostenere la ripresa nell’unico modo che sarebbe possibile, cioe’ sostenendo la spesa pubblica. E’ vero che questo era nel loro interesse politico, nel tentativo di impedire ad Obama un secondo mandato, ma a farne le spese e’ stato il popolo americano, non Obama! Ma gli europei hanno fatto di peggio. I conservatori Europei, che dall’inizio della crisi, fino a quasi tutto il 2012 (con l’elezione di Hollande in Francia) erano maggioranza in tutta l’Europa che conta (governi di destra o di centro-destra erano al potere in Germania, Francia, Gran Bretagna, Italia e, dopo la caduta di Zapatero, in Spagna), hanno avuto buon gioco ad imporre la loro tragica e controproduttiva guerra al debito imponendo rigidi tetti di spesa, che prima non esistevano, e cercando cosi’ di imporre la riduzione dei deficit di bilancio dei paesi piu’ esposti esclusivamente con tagli di spesa spesso indiscriminati. Qualsiasi economista che non sia nel libro paga di questi politici, anche senza essere keynesiano, capisce bene che in questo modo non puo’ esserci nessuna ripresa. Anzi, il risultato e’ stato proprio quello di innescare una vera e propria “macelleria sociale”. Io pero’ da lungo tempo dico che questo risultato non e’ un “infortunio di percorso”, ma e’ proprio un obbiettivo calcolato e perfettamente voluto. Non e’ difficile vedere nelle politiche antisindacali condotte in America al livello dei singoli Stati e nella ottusa, pazzesca politica economica condotta dall’Europa in questi ultimi tre anni, un preciso disegno di smantellamento dello stato sociale, troppo costoso per competere con le economie emergenti, alimentate dalla globalizzazione selvaggia, dove i diritti dei lavoratori e le difese dei diseredati e dei piu’ deboli sono ancora quasi del tutto inesistenti. Persino la Gran Bretagna, che pure non ha il vincolo “capestro” dell’euro, e quindi puo’ stampare moneta quanto vuole, ha fatto male i suoi calcoli e, dopo un brevissimo periodo nel quale sembrava che l’austerity, accontentando gli investitori spaventati dalla crisi, avesse funzionato, ha dovuto di nuovo fare i conti non con i buchi di bilancio (dato che ne puo’ fare quanti ne vuole) ma con una politica deflattiva divenuta presto spirale recessiva inarrestabile. Del resto la “favola” degli investitori che scappano dal debito sovrano a causa della dimensione stessa del debito mi sembra che ormai abbia fatto il suo tempo. In realta’ gli investitori scappano solo se c’e’ il pericolo che qualche Stato fallisca e non paghi piu’ i suoi debiti. Cosa che ha avuto qualche parvenza di realta’ solo quando sembrava che la Grecia volesse e potesse uscire dall’euro. Ma da quando questa eventualita’ e’ tramontata si vedono solo investitori correre in Europa ad investire. Esattamente come fanno col debito sovrano italiano, che colloca senza difficolta’ tutti i suoi titoli. Dove li trovano, gli investitori, titoli di Stato con rendimenti cosi’ alti e, tutto sommato, a cosi’ basso rischio? Le scorribande finanziarie degli speculatori, che in Europa hanno trovato una prateria fertilissima e popolata da grandi “vacche grasse” (le nostre imprese) praticamente indifese, e’ paragonabile a quelle dei “Visigoti” e “Ostrogoti” al tramonto dell’impero romano. L’Europa e’ diventata ormai un terreno di conquista pieno di ricchezze che aspettano solo di essere saccheggiate senza ritegno dai Vandali di turno. Non e’ dificile allora per economisti del calibro di Krugman affermare a viso aperto: “... guardate l’Europa che fine ha fatto con le politiche di austerity. Se non volete fare la stessa fine mettete da parte queste sciocchezze e curatevi di ridurre non il debito ma la disoccupazione! Roberto Marchesi (Dallas - Texas) |
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