Emmott contro Maxxi e Ministero della Cultura "’Girlfriend in a coma’ rinviata per le elezioni"
 











La campagna elettorale trasforma in un caso anche l’anteprima italiana di Girlfriend in a Coma, il documentario sul declino dell’Italia del giornalista inglese Bill Emmott, per 13 anni direttore dell’Economist, e Annalisa Piras. Previsto per il 13 febbraio al Maxxi, l’evento è stato rinviato a dopo il voto. Emmott denuncia la "censura" attuata dal ministero della Cultura. La vicenda rimbalza sui media internazionali. Il dicastero guidato da Lorenzo Ornaghi prende le distanze chiarendo di non aver avuto alcun ruolo nella decisione. E in serata la neo presidente della Fondazione Maxxi, Giovanna Melandri, rivendica la sua scelta: "E’ mio dovere tenere la campagna elettorale fuori dal museo".
Tutto comincia quando Emmott pubblica questo tweet: "INCREDIBLE! MAXXI Rome, on Culture Ministry orders, has revoked Girlfriend in a Coma Feb 13 Italy premiere booking. CENSORSHIP. STUPIDITY". Girlfriend in a coma è reduce da un pre-screening internazionale a
Londra, New York, Bruxelles, tra le altre capitali, che ha suscitato sia applausi sia attacchi da parte di chi lo considera uno schiaffo alla società italiana.
Poi il giornalista inglese diffonde una nota secondo cui il "Museo nazionale delle arti del XXI Secolo", il Maxxi appunto, citando "ferree disposizioni" del Ministero delle attività culturali da cui dipende, ha comunicato agli organizzatori dell’anteprima italiana di essere "costretto" a spostare la proiezione a una data dopo le elezioni politiche del 24 e 25 febbraio.
La nota di replica del Museo suona come una conferma: "Il MAXXI è un’istituzione pubblica nazionale vigilata dal Ministero dei Beni Culturali e, secondo una prassi consolidata e già attuata in altre occasioni, in campagna elettorale non può ospitare manifestazioni che, seppur promosse da soggetti esterni, a qualunque titolo potrebbero essere connotate di valenza politica. Dal 26 febbraio, finita la campagna elettorale, il MAXXI sarà ben felice di ospitare
qualunque manifestazione culturale, inclusa naturalmente la proiezione del documentario di Bill Emmott". Ma in serata arriva la replica definitiva della Melandri: "Mi dispiace per Emmott e per le proteste, ma non cambio idea: ho detto no all’anteprima perché sono convinta che sia mio dovere tenere fuori la campagna elettorale dal Maxxi, che è un museo pubblico, finanziato dai contribuenti".
La nota della presidente della Fondazione è preceduta da una puntualizzazione del Mibac: "Il Ministero per i Beni e le Attività Culturali smentisce di aver dato disposizioni in merito alla proiezione del documentario Girlfriend in a coma prevista il 13 febbraio prossimo venturo all’auditorium del Maxxi di Roma. Il Maxxi è una fondazione di diritto privato le cui decisioni sono assunte dagli organi competenti".
Emmott, a sua volta, cita testualmente la comunicazione ufficiale ricevuta dal Maxxi: "Ci troviamo costretti a dover rinviare la disponibilità concessavi dell’auditorium Maxxi per la
sera del 13 febbraio p.V. Disposizioni della presidente della fondazione, che si fanno interpreti delle indicazioni assai rigorose dateci dal Mibac - socio unico della fondazione ed autorità vigilante sul nostro operato - non ci consentono di ospitare nello spazio del museo qualunque iniziativa che possa essere letta secondo connotazioni politiche, nell’imminenza della competizione elettorale".
Nella nota di Emmott si aggiunge che lo stesso museo "comprendendo il disguido che questo potrà causarvi", si riserva, "fin d’ora a ribadire la nostra piena disponibilità ad accogliere la vostra iniziativa in una data immediatamente successiva alle elezioni" e precisa che a mo’ di compensazione, "in tale circostanza" sarà "lieto" di praticare "un prezzo assai ridotto per la locazione dello spazio".
Emmott, che annuncia appelli al Foreign Office britannico e informa l’ambasciatore del Regno Unito in Italia, si dice "attonito davanti a questa terribile e calzante dimostrazione della tesi
centrale di Girlfriend, cioè, che il declino italiano stia rapidamente giungendo al punto di non ritorno". Gli organizzatori dell’anteprima, la Terravision, società di diritto britannico con sede operativa a Roma, si aspetta di fare la propria comunicazione a breve. "L’abuso - conclude la nota - letteralmente la sospensione della cultura e della libertà della parola per semplice convenienza elettorale, senza nemmeno il conforto di una legge, è tale da togliere il fiato". Di qui l’invito a usare i social network Twitter e Facebook e ogni altra categoria, "che ci auguriamo comprenda pure il giornalismo professionale", per "alzare la propria voce".
Girlfriend in a coma: Roma frena A Taranto e Venezia si proietta «Al Maxxi hanno posto la censura su “Girlfriend in a coma” il film di Annalisa Piras e di Bill Emmott sui mali dell’Italia. Un atto che lo stesso Emmott ha definito con toni molto pesanti non condividendone la scelta nella sostanza e nel merito. Noi non ci faremo intimidire da
questa posizione  e con ancor più convinzione proietteremo il film a Taranto per dimostrare che, nonostante l’imminenza di un appuntamento elettorale, parlare dei mali del nostro Paese non ha una connotazione partitica, non è un modo per forviare le coscienze, ma il  dovere di una informazione libera  che richiama la popolazione a una riflessione ampia e profonda». Così, Giacomo Raffaelli e Giuseppe Russo, il primo coordinatore del movimento Rinascere, il secondo presidente dell’associazione culturale Accademia degli Audaci, che con “Impatto Zero” sono i promotori della presentazione del docu-film “Girlfriend in a coma” a Taranto il prossimo 21 febbraio nella sala del Cinema Savoia.
Emmott Berlu
«La proiezione tarantina non subirà alcuna variazione – commentano Raffaelli e Russo. Il film è il risultato di un lavoro giornalistico prodotto da una delle più importanti firme economiche inglesi e da una giornalista che da anni si occupa di inchieste di rilievo che lo
scorso anno sono venuti a Taranto a raccontare i mali di questa terra, il rapporto tra città e industria, la convivenza tra profitto e salute.  Abbiamo grande rispetto per il lavoro fatto da questi professionisti – proseguono gli organizzatori - e soprattutto per il pubblico che si appresta a vedere il docufilm. Non è un film a poter condizionare le scelte che ciascun libero cittadino potrà fare  al momento del voto, visto che lo stato di drammatica emergenza in cui versa il Paese è cosa ben nota a chiunque segua le vicende italiane».
Diversi gli interventi a proposito della storia di questa “fidanzata in coma”. Dal premier Mario Monti, al filosofo Umberto Eco, da Nanni Moretti alla femminista Lorella Zanardo, da Sergio Marchionne a Roberto Saviano. E tanti gli aspetti affrontati nei 98 minuti della pellicola. La diaspora tutta italiana che vede coinvolti milioni di giovani dovuti emigrare, al tema della donna e delle pari opportunità, la mafia, il lavoro, ma come ha
dichiarato Alain Elkann al termine della visione del film a Londra «non è un film contro l’Italia, ma per l’Italia».Antonio V. Gelormini-affaritaliani