Unione europea a rischio smembramento?
 











L’Unione europea dovrebbe disporre di meccanismi legali in grado di favorire quei Paesi che intendono abbandonare l’euro o l’Unione europea. Sono queste le dichiarazioni rilasciate non da un euroscettico o da un cittadino britannico ma dal primo ministro olandese Mark Rutte (nella foto).
Con una lettera di risposta al Parlamento olandese, Rutte e il ministro delle Finanze Jeroen Dijsselbloem – quest’ultimo nominato di recente alla guida dell’Eurogruppo – hanno dichiarato che la loro coalizione di governo ha convenuto che “dovrebbe essere possibile in considerazione reciproca uscire dal regime comunitario”. In poche parole il premier olandese e Dijsselbloem hanno sottolineato che uno Stato membro Ue qualora lo volesse dovrebbe poter uscire liberamente dall’accordo di Schengen, oppure dall’Eurozona o dalla stessa Unione europea. Una linea questa molto vicina a quella sostenuta dalla Gran Bretagna che aspira a sganciarsi il più possibile dalle
scelte dell’Unione europea per la sua tradizione euroscettica e la volontà di non rinunciare alla propria sovranità nazionale per concedere tutti i poteri del governo a Bruxelles. Inoltre non bisogna sottovalutare come la linea seguita dall’Olanda in fatto di rigore nei conti pubblici sia simile a quella finora seguita dalla Germania, due Paesi dalla tripla A, ma che nonostante una crescita economica impetuosa negli ultimi non se la passano bene, soprattutto l’Olanda che ha visto un leggero aumento della disoccupazione e i riflessi della crisi che attanaglia ormai tutta l’Eurozona con un rallentamento della crescita.
“Ciò richiede, nel caso della zona euro una modifica del trattato di Schengen visto che il Trattato Ue non prevede questa possibilità”, ha proseguito il primo ministro in carica. La lettera di risposta inviata al Parlamento olandese ha fatto seguito all’intervento di Rutte di qualche giorno fa in occasione del Forum economico mondiale di Davos, dove ha sottolineato che
“dovrebbe essere possibile” per i Paesi membri dell’Eurozona poter lasciare la zona euro e ha indicato che alcuni poteri propriamente politici dovrebbero tornare in mano ai governi nazionali ed essere di loro esclusiva competenza. In realtà dietro a questo problema si cela la volontà di alcuni Stati di mantenere una certa indipendenza dall’Ue o dall’Eurozona per poter evitare alcuni obblighi considerati troppo vincolanti nel settore del lavoro, dove vigono norme di stampo ultraliberiste rispetto a quelle di altri Paesi dell’Unione, e ancora in fatto di autonomia sul piano giudiziario e di diritti civili per garantire propri cittadini una serie di privilegi maggiori rispetto a quelli di altri Stati membri. In poche parole si chiede la clausola già applicata alla Gran Bretagna, definita di opting-out, ovvero di esclusione da un certo numero di obblighi.
“In termini di regole e di legislazione, è un po’ come Hotel California, è possibile controllare, ma non si può mai lasciare”, ha
precisato Rutte, aggiungendo che “non si può mai rimpatriare compiti a livello nazionale”.
La posizione assunta dal premer olandese giunge pochi giorni dopo che il primo ministro britannico David Cameron ha tenuto un discorso, promettendo di rinegoziare i termini di adesione del Regno Unito all’Unione europea prima di tenere un referendum per decidere se rimanere o uscire dal blocco dei Ventisette.
Il Trattato di Lisbona approvato nel 2009 ha introdotto una clausola d’uscita nelle Carte costituzionali Ue che consentono ai Paesi di lasciare il blocco. Ai sensi dell’articolo 50 del Trattato dell’Unione europea, “ogni Stato membro può decidere di recedere dall’Unione conformemente alle proprie norme costituzionali”. Ad un Paese sarebbe permesso lasciare l’Unione europea dopo averne informato gli altri Stati e negoziato un’intesa sulle sue relazioni con il blocco dei Ventisette. Se non sarà possibile raggiungere un nuovo accordo il Paese sarà considerato fuori dall’Unione europea due
anni dopo che avrà dato il preavviso.
Finora nessuno Stato membro ha mai lasciato l’Unione europea, solo la Groenlandia ha abbandonato la CEE nel lontano 1985, dopo un regolare referendum.
Ai sensi dei Trattati, tutti i Paesi Ue afferenti al blocco dei Ventisette, compresi Regno Unito e Danimarca, hanno l’obbligo di aderire alla moneta unica europea. Tuttavia, non esiste un meccanismo legale affinché sia possibile ritirarsi dall’Eurozona, nonostante la speculazione subita al culmine della crisi del debito sovrano da parte di Grecia e altri Stati membri che li avrebbe potuti spingere ad abbandonare la moneta unica europea. Non vi è tuttavia ancora nessun meccanismo che garantisca l’uscita dal Trattato di Schengen. Trattato che ha previsto l’abbattimento delle barriere doganali per consentire a cittadini e merci di viaggiare senza passaporto all’interno dei Paesi che aderiscono all’Unione europea. Insomma tra crisi finanziaria dell’Eurozona e spinte secessioniste l’Unione europea
non vive certo un momento felice. Ma a soffrire di più sono i popoli europei costretti a pagare i costi di una crisi da loro non voluta, ma imposta dall’usura internazionale. D’altronde sono troppe le contraddizioni e gli egoismi nazionali che impediscono una vera unità europea. Un’Europa sempre più abbrutita dallo strapotere di tecnocrati, banchieri, politicanti e membri della troika che sperano di salassare all’infinito i popoli sottoposti al loro vessatorio dominio.Andrea Perrone