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Troppi vincoli per la gestione il Club Med abbandona Otranto |
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Il Club Med lascia il Salento, mentre la Procura di Lecce si prepara a combattere in Tribunale la battaglia contro la cementificazione selvaggia della costa di Patù. Sono le due facce della stessa medaglia chiamata sviluppo turistico, sul cui altare sono stati sacrificati ettari di scogliere a picco sul mare e che oggi comincia a presentare il conto. Il Club Med, infatti, sarebbe prossimo ad abbandonare il villaggio di Otranto, gestito dal 1970, a causa del mancato accordo contrattuale con Invitalia, di fatto proprietaria della struttura. A partire proprio dalla stagione 2013. I rapporti tra la società ministeriale e il colosso francese sono complicati: Club Med, infatti, ha recentemente ceduto la sua quota del 15% e Invitalia è tornata titolare assoluta del villaggio "Torre d’Otranto", dettando condizioni contrattuali per l’affidamento della gestione che non sono piaciute ai suoi interlocutori. L’addio, previsto per l’anno prossimo, potrebbe consumarsi anche prima dell’estate, come avrebbero riferito alcuni dirigenti del complesso ai dipendenti, chiamati a valutare la possibilità di trasferirsi in altre strutture del gruppo. Sono stati proprio loro a portare il caso all’attenzione dell’assessore regionale all’Agricoltura, Dario Stefàno, il quale ha chiesto la convocazione della task-force occupazione, "affinché Club Med e Invitalia raggiungano un accordo per salvaguardare i livelli occupazionali". Quello di Otranto è, infatti, uno dei villaggi storici del Salento, che impiega personale rigorosamente locale, così come da accordi degli anni passati, e che di recente è stato oggetto di una ristrutturazione da 15 milioni di euro, finanziata tramite il Programma multi regionale turismo, "al quale la Regione - ha ricordato Stefàno - ha contribuito con 4 milioni e mezzo". E mentre da Bari si attende la convocazione del tavolo, da Lecce parte il maxi-processo contro l’abusivismo edilizio che ha cambiato il volto di Patù, nell’estremo sud del Salento. Davanti al gup Cinzia Vergine sono arrivate infatti 41 inchieste incardinate dal procuratore aggiunto Ennio Cillo, relative ai presunti illeciti commessi nella realizzazione di ville lussuose, nell’ampliamento di abitazioni pre-esistenti e nella trasformazione di vecchie pajare. Durante le indagini gli investigatori sequestrarono 120 pratiche edilizie e una quarantina di immobili, tra cui la villa di Giovanni Francesco Treccani, titolare dell’omonima casa editrice. Anche nei suoi confronti la Procura di Lecce ha chiesto il rinvio a giudizio per abusivismo edilizio, per quanto il suo nome non figuri nell’elenco degli imputati arrivato davanti al gup Vergine. In tutto sono 150 le persone chiamate a rispondere a vario titolo di abuso edilizio, violazioni paesaggistiche (in una zona vincolata) e concorso in falso. Nel mirino, oltre ai proprietari delle abitazioni, anche i progettisti e i responsabili dell’ufficio tecnico del Comune, a partire dai vertici Vito Morciano e Antonio Cagnazzo. Il giudice ha respinto le richieste dei difensori di riunire i 41 procedimenti in un unico fascicolo, stabilendo che ognuno sarà trattato singolarmente, così come chiesto dal pm Cillo, che si era scagliato contro "un processo mostro". Chiara Spagnolo-repubblica |
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