|
|
“Sequester”: tagli made in Usa |
|
|
|
|
|
|
|
|
Dopo il “can-can” di circa 6 settimane fa sul “fiscal cliff” (baratro fiscale) che avrebbe generato sconquassi nella fiscalita’ generale, e la nuova minaccia di uno “shut-down” di cassa, cioe’ la chiusura della cassa per mancanza di fondi, di un paio di settimane fa, ecco adesso emergere un altro vocabolo: il “sequester” ad annunciare un altro imminente evento finanziario che fara’ versare nuovi fiumi d’inchiostro per almeno qualche giorno, o settimana. In questo caso pero’ la parola “sequestro”, anche se con qualche attinenza col significato del vocabolo tradotto in italiano (sequester = sequestro), ha in realta’ un significato molto diverso. Non si tratta infatti di un vero e proprio sequestro di beni (cosi’ e’ inteso in Italia) in possesso di qualcuno, ma di un taglio di spese pubbliche deciso dal Congresso ed avviato dall’Amministrazione in carica. Mille e duecento miliardi di dollari (1,2 trilioni) sono pero’ una cifra ingente, ed un taglio del genere, calato giu’ proprio come una scure su programmi di spesa che di fatto erano gia’ approvati, non potra’ certo essere indolore. Infatti Obama se ne preoccupa e chiede al Congresso di legiferare per migliorare almeno con una piu’ accurata selezione le spese che finiranno sotto la “mannaia” della normativa. Senza l’intervento legislativo questi tagli comincerebbero ad essere operati gia’ dal prossimo mese di marzo e, anche se la cifra complessiva di 1,2 trilioni di dollari si riferisce a tagli da fare in un decennio, Obama e molti economisti temono comunque che l’impatto sulla gia’ debole ripresa economica sarebbe disastroso, con un probabile nuovo scivolamento dell’economia in recessione. Il “sequestro” e’ stato deciso dal Congresso e dalla Casa Bianca nel 2011 come strumento per avviare una seria politica di risanamento del budget federale, ma non c’era tempo per approvare un piano dettagliato cosi’ fu deciso di approvare un piano decennale di riduzioni di spesa composto sostanzialmente da tagli “orizzontali” indiscriminati. I tagli colpirebbero un gran numero di voci di spesa pubblica, includendo tagli al personale, tagli ai fornitori di opere e servizi e anche tagli nel delicato comparto della difesa. Verrebbero esclusi da questa misura solo i tagli al Medicaid (assistenza sanitaria a indigenti) e ai “food stamps” (contributi “pasto” ai poveri). Benche’ il taglio delle spese sia da sempre il provvedimento di elezione del partito repubblicano per rientrare nel budget (infatti osteggiano sempre pervicacemente qualunque tentativo di aumentare le tasse) e’ singolare che quando invece i tagli sono indirizzati a ridurre il budget della Difesa, essi si oppongano altrettanto pervicacemente ad essi proponendo di sostituire questi tagli con altri tagli che colpirebbero invece altri settori. Il Congressional Budget Office calcola che, lasciando cosi’ le cose, gia’ nei prossimi sei o sette mesi i tagli colpirebbero le spese per la difesa per almeno 55 miliardi di dollari e altre spese del comparto pubblico per altri 27 miliardi di dollari. Sul piano puramente finanziario sembrerebbe gia’ buona cosa, ma c’e’ un drammatico rovescio della medaglia in questo “risanamento finanziario”, ed e’ che questi tagli di spesa andrebbero a “mangiarsi” praticamente tutto il recupero registrato negli ultimi 6-12 mesi sul piano dell’ccupazione. La perdita di posti di lavoro preventivata a fronte di questi tagli si aggira infatti attorno a 1.400.000 lavoratori. La ripresa economica e’ ancora troppo debole negli USA, e la pesante crisi dell’Europa comincia ad influenzare anche le economie dei cosiddetti BRIC (Brasile, Russia, India, Cina) che non sono in crisi, ma sono gia’ in pieno rallentamento. Il risultato potrebbe percio’ essere una ricaduta in recessione anche per gli Stati Uniti. Il monito di Obama al Congresso per trovare un piu’ ragionato taglio alle spese, accompagnato da una moderata revisione dell’imposizione fiscale , cosi’ da ottenere l’effetto di incidere sensibilmente meno negativamente sul piano occupazionale, appare percio’ pienamente giustificato dagli interessi generali del paese e della sua popolazione. Nei prossimi giorni vedremo come verra’ accolto dal Congresso.Roberto Marchesi (Dallas - Texas) |
|