IL PESCE DEL MEDITERRANEO E LE FLOTTE PESCHERECCE GIAPPONESI
 











Nell’Isola di Favignana (TR), i pescatori locali (che abitualmente rispettano i principi della pesca controllata sul Tonno rosso che rappresenta per loro la principale risorsa alieutica) informano i turisti che le flotte pescherecce giapponesi si appostano in acque internazionali al di qua di Gibilterra e "predano" letteralmente i branchi di tonno che entrano nel Mediterraneo, privandone in tal modo i Paesi costieri: se pensiamo ai problemi alimentari che colpiscono le popolazioni umane afro-asiatiche fino a Gaza ed oltre, riusciamo a capire il danno che viene subìto dal Mare nostrum a discapito di queste popolazioni, di cui abitualmente non si tiene conto, come non si tiene conto della cancerogenesi indotta nelle popolazioni europee, peraltro coinvolte in altri malcelati disastri atomici (e non) marini, come ad es. le navi dei veleni affondate in Tirreno e Jonio che mettono a rischio potenziale le reti alimentari marine e quindi tutto il pescato nostrale, per non parlare delle centrali nucleari viaggianti come i sottomarini militari. Dato che il Giappone è dotato di estese aree protette quasi disabitate e potenzialmente esenti da altre fonti di contaminazione, si potrebbe suggerire da "irriducibili scienziati", che il gruppo di ricerca di Roma (referente Cristaldi) con una pluriennale esperienza sui roditori selvatici (in Giappone sono presenti: Apodemus argenteus, Apodemus speciosus, Myodes rufocanus) riesca ad individuare, mediante biomaker mutagenetici, la diffusione della contaminazione perifericamente all’ampio sito contaminato (esperienze pregresse furono attuate in Italia e in Svezia a seguito dell’evento Chernobyl, lo scorso anno un’esperienza analoga sull’area di Quirra in Sardegna utilizzando metodologie simili), in modo da determinare sui medesimi campioni il danno biologico, i contaminanti assorbiti e l’estensione dell’area a rischio. Certo, per il rischio alimentare nella specie umana, tale metodo non dice molto, ma riesce a incentrare l’attenzione sul problema della estensione territoriale del rischio, correlando il rischio radioattivo (e quindi la dose assorbita) con il danno biologico effettivo (anche se momentaneamente solo su bioindicatori): sulla metodica uscì un articolo per il libro intitolato "Contro le nuove guerre", edito da Odradek nel 2000 e numerosi altri articoli scientifici.Carlo Brini e Mauro Cristaldi
PESCE RADIOATTIVO
lettera aperta

Spettabile Organizzazione,
mi risulta che Voi abbiate sostenuto la recente campagna elettorale contro l’installazione dell’energia nucleare civile in Italia che ha portato alla conseguente vittoria referendaria e quindi non vi porto fuori rotta se vi parlo di pesce radioattivo.
Rispondo ora alla vostra campagna contro il tonno Rio Mare con una serie di quesiti riguardanti la pesca del tonno, di cui mi risulta (cf. Bassarini D., Feb. 2011 - Tranci prelibati di tonno rosso. Le Scienze, 510: 105) siano commerciate
al mondo soprattutto le carni due specie, il Tonno rosso (Thunnus thynnus), più pregiato, e il Tonno pinna gialla (Thunnus albacares), più facilmente reperibile sul mercato:
1) il Tonno rosso è un forte migratore atlantico (e quindi mediterraneo), ma, essendo considerato specie in pericolo, sono state stabilite moratorie molto restrittive perché ne venga limitata la pesca, alle quali aderiscono praticamente tutti i paesi rivieraschi del suddetto Oceano. Alle moratorie sulla pesca abitualmente però non usano aderire i giapponesi, i quali si ritengono abitualmente autorizzati a razziare in tutte le acque marine del globo (continuano così le stragi di Cetacei perpetrate da quelle flotte); pertanto gli unici che hanno la possibilità di pescare e di utilizzare il Tonno rosso ai fini alimentari restano i giapponesi, per il mercato interno dove la specie si può sempre vendere al dettaglio;
2) il Tonno pinna gialla è invece un migratore dell’Indiano e del Pacifico, enorme distesa
oceanica nella quale a settentrione si è riversata la terribile contaminazione proveniente dai vari melt-down delle centrali di Fukushima (Giappone), dalle quali si sa con sicurezza, perlomeno, che è fuoriuscito Plutonio, l’elemento radioattivo artificiale più pericoloso conosciuto;
3) le flottiglie giapponesi stanno chiaramente continuando a pescare anche il Tonno pinna gialla (compreso quello contaminato), che continua quindi ad essere commerciato in tutto il mondo; non si capisce, nell’anarchia della produzione, quanto di questo tonno possa essere stato contaminato, aumentando il rischio per i Paesi che lo ricevano come Rio Mare o come qualsiasi altra marca con cui giunge al mercato; inoltre sappiamo tutti quanto i controlli possano essere considerati eventi sporadici nei cosiddetti "Paesi avanzati".
Come ormai sappiamo, i mercati determinano anche le scelte alimentari e molti consumatori ignorano le strategie che vengono utilizzate per vendere, o per non far vendere,
determinate risorse alieutiche e non....
Grazie dell’attenzione,
Mauro Cristaldi, professore di Anatomia comparata per Scienze naturali alla Sapienza Università di Roma