L’Europa intera piange
 











Spagna. Il 23 febbraio 1981 ci fu in Spagna il tentativo di colpo di Stato che molti ricordano: il popolo spagnolo manifestò in massa a Madrid, il re, benché sollecitato dal suo ex precettore il generale Alfonso Armada – nomen omen – e benché la seconda divisione corazzata fosse già in marcia, respinse la suggestione autoritaria.
Oggi, il movimento 23F funge da coordinatore di tutti i movimenti iberici che ieri hanno manifestato uniti contro “la brutale politica sociale del governo” e “contro il colpo di Stato dei mercati”.
Le parole d’ordine dei manifestanti in tutte le città del regno sono state “contro la corruzione” contro “la crisi di legittimità democratica peggiore degli ultimi decenni” e “la perdita di legittimità delle istituzioni”.
Il re, intanto, si è rivelato per quello che è: un gaudente interessato a donne e caccia, i golpisti dell’epoca tornano di attualità e suscitano curiosità: il generale Armada oggi ha 91 anni, dieci
figli (di cui due preti) , venticinque nipoti, quattordici bisnipoti, un disturbo a un occhio e si occupa di Camelie nel pazo di famiglia a Santa Cruz de Rivadulla vicino Santiago di Compostela, guadagnandoci.
Il Tenente Colonnello Antonio Tejero, che tutti ricordano col mitra in mano nell’aula del Parlamento, vive anch’egli coltivando fiori, nella natia Malaga e sta trattando le sue memorie con un editore.
Il generale Jaime Milan del Boch, deceduto nel’ 97, è stato sepolto nella cripta dell’Alcazar di Toledo in memoria della sua partecipazione a difesa della fortezza durante la guerra civile.
Insomma, il “quartelazo”- “l’intentona” come la chiamano qui – è visto come un eccesso giovanile di cui ricordano le sedici casse di birra consumate alla buvette della Camera dai golpisti, di cui avrebbero forse dovuto meditare le motivazioni per evitare gli errori successivi.
È stato forse questo ricordo che ha indotto la Commissione Ue a non porre condizioni al governo spagnolo che
comunque non ha mai violato i parametri di Maastricht sul bilancio.
Suarez e Gonzales, (i capi del governo e dell’opposizione dell’epoca), non li ricorda più nessuno.
Italia. A noi le riforme da fare le hanno dettate eccome! Non tanto analiticamente quanto ai Greci, forse sopravvalutando Mario Monti, ma abbastanza da incidere sulla pelle e sulle carni degli italiani.
Per un ulteriore tratto di corda, attendevano forse la vittoria di Berlusconi, piuttosto che l’affermazione del nostro Tejero, Beppe Grillo, che minaccia di invadere la Camera, legalmente e disarmato. Siamo riusciti a farci propinare da Monti, Fornero e Passera questo micidiale cocktail di recessione e austerità che ci sta svenando, avvilendo e impaurendo.
Ma dopo queste elezioni ci sarà anche qui da noi un repulisti di mezze figure di cui nessuno ricorderà più i nomi.
Francia e Germania. A questa crisi dell’Europa mediterranea, fa da contrappunto l’Europa del Nord che si trova nella medesima situazione di
crisi, ma che gode da parte della Commissione Europea di condizioni eccezionalmente favorevoli .
Le agenzie di rating abbassano la valutazione dell’Inghilterra dalla famosa tripla AAA verso Aa1 , ma i famosi mercati non fanno una piega e l’outlook viene segnato come “stabile”. La Francia ha numeri bruttini come i nostri e meno riserve auree? La Commissione le concede un anno di rinvio ancor prima che questa si decida a farne richiesta.
La Germania a settembre ha le elezioni? Si rinviano tutte le decisioni vitali indispensabili alla Grecia e a Cipro e al fondo salvastati per non creare difficoltà elettorali alla Cancelliera tedesca che comunque sarà trombata dai tedeschi che sono meno schifiltosi di Berlusconi.
Ovviamente questo atteggiamento delle istituzioni europee di cui siamo parte essenziale è dato anche dalla credibilità personale e politica di gente come Antonio Tajani inviata a rappresentarci a Bruxelles, ma soprattutto a un quarantennio di pressioni populiste
democristiane e socialiste sulle istituzioni europee per far assumere trenta uscieri piuttosto che un dirigente generale.
È mancata una strategia italiana di inserimento nella nuova struttura di cui ora scontiamo le conseguenze.
Adesso quando pensano agli italiani pensano a un popolo di camerieri.Antonio De Martini
(da ilcorrieredellacollera)