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Stavolta Krugman punta il dito proprio sull’Italia |
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Nel suo più recente articolo sul New York Times, Paul Krugman, pur allargando l’atto di accusa a tutta l’Europa per la sconsiderata politica economica attuata in periodo di recessione, punta il dito proprio sull’Italia, che oltre ai problemi di una economia che si sta squagliando come neve al sole, ha anche quelli di una classe politica assolutamente incapace di fare con serietà le cose giuste. La prima critica (piuttosto ovvia direi) è riferita alla presenza in campagna elettorale, e con buoni numeri, del redivivo Berlusconi e del comico Beppe Grillo. Entrambi hanno buone probabilità, se non di vincere, almeno di conquistare un nutrito numero di parlamentari con i quali potrebbero rendere il paese del tutto ingovernabile. Questo non è sfuggito all’analisi di Krugman che infatti cita l’infausta posizione di Monti, nei sondaggi, dove arriva addirittura quarto, persino dopo un comico vero e uno aspirante. Ma anche su Monti non è tenero nel giudizio, definendolo letteralmente “Il proconsole installato dalla Germania per rinforzare le politiche di austerità su una economia già debilitata”. È una accusa molto grave al nostro presidente del Consiglio ma, a conti fatti, non saprei come confutarla. Infatti subito dopo Krugman specifica (per l’ennesima volta) che l’insensata politica di austerità imposta all’Europa nel momento più sbagliato sta dando ora, purtroppo, i risultati che erano perfettamente prevedibili, e immancabilmente previsti, dagli economisti seri, ma non dai “deludenti e petulanti” (è proprio lui a dirlo!) esponenti politici che si trovano attualmente alla guida dell’Europa. Tra questi cita la sciagurata posizione del vice-presidente della Commissione Europea Olli Rehn, che nonostante i terribili risultati delle politiche di austerity attuate in questi 4 anni di crisi, continua imperterrito a promuovere rumorosamente il proseguimento delle stesse, raccomandando calorosamente di mantenere dritta la rotta. Fa niente se la rotta punta proprio al centro della burrasca! E alla nota del Fondo Monetario Internazionale, che avvisa sulla pericolosità, dati i risultati fin qui conseguiti, di mantenere inalterata questa politica, risponde con una raccomandazione a mantenere invece forte la pressione “perché ridurre la tensione adesso potrebbe erodere la confidenza conquistata”. Dove Rehn veda la “confidenza” non è chiaro. Forse allude al fatto che le borse, tutto sommato, hanno concluso positivamente un difficile 2012, e che gli attacchi speculativi ai debiti sovrani europei sono calati drasticamente. Ma questo non è certamente dovuto alle politiche di austerity, bensì al continuo acquisto, da parte della Banca Centrale Europea, dei titoli di stato dei paesi più in crisi, quando occorre. In conclusione al suo articolo Krugman ritorna alla situazione italiana, alle prese con le elezioni generali, per dire che, anche qualora l’inventore dei “bunga-bunga” o il comico Grillo, o entrambi, non riescano a conquistare tutto il potere, la loro forza in Parlamento potrebbe essere sufficiente a creare una disfunzionalità permanente che potrebbe finire col destabilizzare l’Intera Europa. Una Italia politicamente immatura, insomma. Ma poi torna a condannare senza appello le assurde politiche di austerity europee che, pur avendo dato fin qui risultati assolutamente disastrosi, vengono ancora cocciutamente riproposte con petulante ripetitività, avviando l’intera Europa ad un “suicidio” economico e amministrativo che porterebbe anche a pericolose radicalizzazioni. Roberto Marchesi (Dallas - Texas) |
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