Che fine ha fatto Monti?
 











Da salvatore della patria a desaparecido. Mario Monti, che in queste ore se ne va in giro per l’Europa che conta a farsi dire che l’Italia cresce solo se prosegue con le riforme (Van Rompuy), è uscito dai radar della politica. Persino sui social network l’attività langue, se si esclude qualche cinguettio per ringraziare questo e quello, per rendere noti gli eletti alla Camera e per ribadire che anche se il quadro politico è incerto i mercati non ci mazzolano più di tanto perché «i conti pubblici sono sani» (sottinteso: grazie a me).
Insomma, le peggiori previsioni di Giorgio Napolitano si sono avverate. Previsioni dalle quali il presidente della Repubblica aveva messo in guardia il senatore, quando aveva deciso di “salire” in politica. Perché tutto si può dire del disegno del capo dello Stato, tranne che non avesse una sua logica e una sua coerenza. Ogni passo fatto, ogni parola detta servivano a fare di Monti l’asso nella manica, la riserva
della Repubblica, la carta da giocarsi in Europa e con i mercati, la figura attorno alla quale costruire un’operazione di “normalizzazione” dell’Italia. Per questo era stato nominato senatore a vita un personaggio conosciuto e apprezzato all’estero (forse) ma poco noto o semisconosciuto in Italia, un funzionario (di alto livello, certo), ma pur sempre un burocrate, o meglio un tecnocrate.
Monti non l’ha capito o non l’ha voluto capire e con la sua salita in politica ha mandato all’aria, prima di tutto, i piani di Napolitano. Per di più, facendo dispetto al suo più leale sostenitore, quel Pd che paga un prezzo altissimo l’aver appoggiato il suo governo e poi l’esser stato timido in campagna elettorale nei confronti delle politiche del professore. Adesso che, nell’ottica di Napolitano, ci sarebbe bisogno di lui per dare un governo credibile all’Italia, Monti è “bruciato”. Difficilmente, infatti, potrà essere lui il premier a capo dell’eventuale governissimo Pd-Pdl-Scelta civica
(circolano i nomi del direttore generale della Banca d’Italia Saccomanni e quello del vice segretario dell’Ocse Padoan, entrambi non a caso supertecnici; ed il suo non c’è). E però, che ci sta a fare Scelta civica in parlamento se non per governare? Ve l’immaginate Mario Monti all’opposizione? Come per lo scorpione che punge la rana che lo sta aiutando ad attraversare il fiume, non sarebbe nella sua natura.
E infatti, pare che il professore abbia preso piuttosto male le aperture di Bersani a Grillo. E si capisce: le uniche chance di contare ancora qualcosa per il professore sono legate proprio alla nascita di un governo di larghe (anzi larghissime) intese. Che poi sarebbe la mission di Scelta civica: riunire i moderati (e pazienza se mezzo Pd si considera ancora di sinistra). Ma pare anche che dietro le quinte i contatti tra Pd e centristi siano costanti e che Bersani sia ancora intenzionato a collaborare con lui (e pazienza se Vendola non è d’accordo). Se non altro perché è quello
che vuole Napolitano; e perché Monti gli serve per controbilanciare i probabili diktat di Grillo.
Tempo quindici giorni e sapremo come va a finire.Romina Velchi