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Grillo e l’ingovernabilità: nulla per cui gioire |
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Mi pare che l’articolo "Viva l’ingovernabilità: una nota leggera" di Gigi Roggero [1] riassuma bene quella che è la posizione del collettivo Uninomade, così come, per esempio, di Franco "Bifo" Berardi, nonché di tutta quella frangia di intellettuali che hanno dichiarato di aver votato per Grillo o che comunque vedono di buon occhio il suo ampio consenso elettorale. Quel che si sostiene, nella sostanza, mi pare questo: Grillo, così come l’astensionismo, certifica non solo un malessere bensì un vero e proprio rifiuto del sistema politico e delle politiche da quest’ultimo avallate negli ultimi anni (anzi, oramai decenni) - e fin qui non posso che concordare - e, pur riconoscendo che il M5S non è un movimento di Sinistra (o, se preferite, anticapitalista), il fatto che esso guadagni tanto consenso, determini instabilità politica (anche e soprattutto istituzionale), impedisca forse (al meno in un primo momento) alla troika di continuare ad imporre le sue politiche di austerity (come di fatto farebbero Monti piuttosto che la "socialdemocrazia" - o liberaldemocrazia? - piddina piuttosto che il PDL) apre uno scenario effervescente di "stallo in movimento" considerato fertile per la lotta. Uno scenario cioè che in qualche modo sancisce il malcontento proletario (e del ceto medio in via di proletarizzazione, così come dei precari in particolare) il quale si esprime contro il sistema politico tout court: una situazione, capisco, che non può che allettare chi ha sempre rifiutato radicalmente le istituzioni della rappresentanza. Dall’editoriale di Uninomade, peraltro secondo me per molti aspetti condivisibile e chiarificatore, emerge infatti prima una analisi disincantata del Movimento 5 Stelle: "nel ciclo dei movimenti “occupy” vi è una corretta individuazione del carattere strutturale della corruzione, in quanto consustanziale al capitalismo finanziario e al divenire rendita del profitto. Il welfare smantellato si ripresenta come welfare della corruzione, cioè come redistribuzione pubblica-privata della rendita per mantenere il comando sulla forza lavoro. Dentro il M5s e più complessivamente nelle tendenze giustizialiste la corruzione viene invece ridotta alla moralità dei comportamenti individuali: la via d’uscita alla crisi della rappresentanza è identificata nella supposta incorruttibilità di un soggetto astratto, l’opinione pubblica. Al tempo del web 2.0, essa viene a coincidere con un ceto medio divorato dall’angoscia del presente e dall’ansia per il futuro" [2], a cui fa seguito una serrata critica delle due interpretazioni che più spesso vengono date, a sinistra, del movimento di Grillo: "C’è chi vi arriva attraverso una lettura deterministica della composizione di classe: la sua struttura tecnica si traduce linearmente nella sua espressione politica, dunque il ceto medio declassato italiano non può che essere atomizzato, rancoroso e calamitato dal potere carismatico dei predicatori della rete. Oppure si può giungere a un trito parallelismo con la nascita del fascismo: le masse sbandate – allora dalla prima guerra mondiale, oggi da crisi e impoverimento – finiscono così inevitabilmente per intrupparsi dietro al capo. Queste letture condividono implicitamente l’assunto di base del peggiore anti-berlusconismo, dei populismi viola e, in fin dei conti, dello stesso Grillo: la completa passività delle figure concrete, magari per ataviche connotazioni culturali e nazionali. La soggettività sparisce, come da ogni impostazione deterministica. Resta solo l’impotenza, e su questo terreno vinceranno sempre nuovi e vecchi buffoni." [3] E’ però proprio dalla serrata critica appena sopra menzionata che scaturiscono le conclusioni che personalmente faccio fatica a condividere: "Se così è, però, non si capisce perché in situazioni specifiche la direzione del processo possa mutare o addirittura ribaltarsi. Così è certamente in Val di Susa, dove è nota la composizione del movimento No Tav, la sua capacità di costruire un processo di generalizzazione e l’internità degli attivisti del M5s. [...] Per cogliere e agire dentro queste ambivalenze, dobbiamo rovesciare il discorso sulla passività, dominante a sinistra e in buona parte del movimento [...] Il problema è, in altri termini, individuare dentro quella che viene chiamata passività i nuovi comportamenti di rifiuto e microresistenza che sfuggono alle lenti politiche tradizionali e su cui le nuove forme di organizzazione delle lotte devono scommettere, costruendo progetto e programma collettivi." [4] Roggero, sulla stessa lunghezza d’onda, nel suo articolo prima citato scrive: "[...] dobbiamo per una volta guardare al fatto che tutto ciò avviene su larga scala e, a partire da qui, posizionarci nel campo di battaglia che si apre? Domanda retorica, anche perché è solo qui che le ambiguità del grillismo possono essere forzate, rovesciate e giocate in avanti [...] Questo peculiare processo destituente risolve i nostri tanti problemi? Assolutamente no, ma certo aiuta a porli su un piano corretto". [5] Franco "Bifo" Berardi, tessendo le lodi dell’ingovernabilità, scrive: "ho votato per il movimento di Beppe Grillo [...] perché ho pensato che valeva la pena di dare il mio minuscolo contributo a rendere ingovernabile il paese. [...] Il movimento di Beppe Grillo [...] può svolgere la funzione di rendere ingovernabile la provincia italiana e di mettere così in crisi il progetto anti-europeo della classe finanziaria. Per questo l’ho votato. [...] possiamo sperare che il movimento Cinque Stelle [...] apra una fase di instabilità che potrebbe presto trasformarsi in un processo disgregativo su scala continentale. Valeva la pena votarlo, per questo." [6] Bifo assegna, nella fase attuale, a Grillo un ruolo determinante nella sfida cruciale che secondo lui si sta aprendo per il movimento, il quale egli auspica sia in grado di "[...] iniziare un processo di liberazione d’Europa dalla violenza del capitale finanziario, una ricostruzione d’Europa su basi sociali. Fuori dagli schemi novecenteschi può diffondersi dovunque un movimento di insolvenza organizzata e di autonomia produttiva. Un movimento di occupazione può trasformare le università in luoghi di ricerca concreta per soluzioni post-capitaliste. Le fabbriche che il capitale finanziario vuole distruggere vanno occupate e autogestite come si è fatto in Argentina dopo il 2001. Le piazze vanno occupate per farne luoghi di discussione permanente. Il programma lo ha enunciato Beppe Grillo, ed è un programma molto ragionevole [...] Il movimento cinque stelle ha impedito alla dittatura finanziaria di governare." [7] Sarà che io fino ad oggi non mi sono mai ritrovato nella cerchia di coloro che sempre hanno rifiutato radicalmente le istituzioni della rappresentanza, fatto sta che non riesco a condividere l’ottimismo che emerge ("evviva!") da quest’analisi di fase. Ad esempio mi domando: davvero una situazione di ingovernabilità è sufficiente per giustificare quest’ottimismo riguardo alla fase che si va aprendo? Tutti riconosciamo che questa ingovernabilità non è dovuta ad una ribellione o presa di coscienza delle masse, ovvero ad una massificazione delle lotte e incredibilmente neppure tanto ad una radicalizzazione delle dinamiche politiche, bensì solo al fatto che vi è un malcontento diffuso a causa delle politiche neoliberiste applicate da almeno due decenni a questa parte in Europa. Ma questo malcontento diffuso, se non incanalato nella giusta direzione, può tranquillamente risolversi in un peggioramento invece che in un miglioramento della situazione. E, ahimé, ho paura che le difficoltà di "spostare a sinistra" l’asse di un movimento che io trovo organicamente compatibile al sistema come quello grillino siano tali da temere che si giunga alla prima piuttosto che alla seconda ipotesi. Altra domanda: coloro che non possono fare a meno di rallegrarsi di una seppur solo potenziale (come essi stessi riconoscono) sintesi positiva della attuale situazione di ingovernabilità cosa avrebbero detto se il 25% invece che Grillo l’avesse ottenuto Casa Pound? Uno scenario di questo genere avrebbe forse determinato una situazione tanto agghiacciante quanto comunque fertile al conflitto sociale? So che può sembrare un esempio estremo, ma un tale consenso a Casa Pound - che pure pone al centro del suo programma uno strumentale attacco al capitalismo finanziario - sarebbe stato analogamente prova del diffuso rifiuto popolare verso il sistema politico che si vuole rovesciare: ma nonostante questo, io credo che in tale ipotesi avremmo avuto ben poco di cui rallegrarci. Questo non per dire che Grillo sia come Casa Pound (non ho fatto paragoni né parallelismi tra i due, malgrado le pericolose aperture del primo al secondo), ma per sottolineare il fatto che ritengo un errore gravissimo (anche solo avere la tentazione di) prescindere dalle forme e dai contenitori in cui viene incanalata la rabbia popolare. Ed il fatto che si riconosca che Grillo abbia dato il suo contributo nell’indirizzare il malcontento sociale verso la cosiddetta casta nonché verso le istituzioni pubbliche - il che, si noti, ha conseguenze disastrose in una fase di crisi economica come quella che stiamo vivendo, in quanto rischia di portare acqua al mulino del neoliberismo, rafforzando la delegittimazione del necessario intervento dello Stato nell’economia - contribuisce, a mio modo di vedere, a rafforzare la mia tesi: non c’è nulla per cui gioire. Per questo trovo ben più calzanti, per interpretare correttamente tanto l’attuale fase politica quanto soprattutto il ruolo svolto dal movimento di Beppe Grillo, le analisi secondo me illuminanti dei Wu Ming, che consiglio vivamente a tutti di approfondire [8]. NOTE: [1] Gigi Roggero, Viva L’ingovernabilità: una nota leggera, 27/02/2013 ( color=#000000>http://www.uninomade.org/viva-ingovernabilita/) [2] Collettivo Uninomade, Dentro l’ingovernabilità, verso la rottura, 31/01/2013 (http://www.uninomade.org/dentro-ingovernabilita-verso-rottura/) [3] Ibidem. [4] Ibidem. [5] Gigi Roggero, op. cit. [6] Franco "Bifo" Berardi, Perchè ho votato Beppe Grillo, 25/02/2013 (http://blog-micromega.blogautore.espresso.repubblica.it/2013/02/25/franco-bifo-berardi-perche-ho-votato-beppe-grillo/) [7] Franco "Bifo" Berardi, La sconfitta dell’anti-Europa liberista comincia in Italia, 27/02/2013 ( color=#000000>http://blog-micromega.blogautore.espresso.repubblica.it/2013/02/27/franco-bifo-berardi-la-sconfitta-dellanti-europa-liberista-comincia-in-italia/) [8] Sul dibattito corrente si vedano Wu Ming, Il Movimento 5 Stelle ha difeso il sistema, Internazionale, 26/02/2013 (http://www.internazionale.it/news/italia/2013/02/26/il-movimento-5-stelle-ha-difeso-il-sistema-2/); Wu Ming, Perchè "tifiamo rivolta" nel Movimento 5 stelle, 27/02/2013 (http://www.wumingfoundation.com/giap/?p=12038); Intervista a Wu Ming: "Grillo cresce sulle macerie dei movimenti" , 1/03/2013 (http://www.wumingfoundation.com/giap/?p=12104). Si vedano inoltre Wu Ming, Appunti diseguali sulla frase "Né destra né sinistra", 2/01/2012 (http://www.wumingfoundation.com/giap/?p=6524) e Wu Ming, Consigli per riconoscere la destra sotto qualunque maschera, 20/02/2013 (http://www.wumingfoundation.com/giap/?p=11977). Andrea Coveri (ccordinatore Gc Imola) |
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