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Policlinico in emergenza mancano 400 infermieri |
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"Qui è peggio di Fort Apache, una fortezza assediata e con pochi soldati a disposizione". La caposala del pronto soccorso del Policlinico di Bari non trova un’immagine migliore per descrivere le condizioni di uno dei più grandi ospedali del Sud. Un’azienda costretta a utilizzare metà della sua potenza effettiva per carenza di personale. Mancano circa 400 infermieri e un centinaio di medici nei trenta padiglioni che compongono il Policlinico. Una situazione difficile che rischia di diventare esplosiva fra meno di 50 giorni, quando scadranno i contratti di 250 di infermieri. "Eppure - è il coro unanime dei dipendenti - lottiamo ogni giorno facendo turni massacranti per garantire la salute dei cittadini". Nel pronto soccorso mancano 15 infermieri. Il personale è stremato da nove, dieci turni consecutivi di lavoro. Pesante come sempre la quotidianità del reparto di rianimazione, alle prese con una carenza di 30 infermieri e circa 7 medici. In attesa dell’inaugurazione della nuova struttura, nel vecchio reparto non c’è un solo posto letto libero. I pazienti sono dislocati nelle sale operatorie. "Gravissima" la situazione in neuroradiologia: "La carenza di personale è enorme - dice il medico e rappresentante della Cgil, Stefano Andresciani - ci manca il 50 per cento della rotazione organica. Del resto abbiamo perso negli ultimi tre anni il 16 per cento della forza lavoro in tutto il comparto sanitario pugliese". I medici nel reparto attualmente sono dieci, ma ne servono almeno il doppio tra le tre unità operative che hanno anche bisogno di 30 infermieri in più. "Il Policlinico è al limite - dice ancora Andresciani - non può andare avanti così, perché rischia di scoppiare. Ma sembra che non interessi a nessuno". Problemi anche nei tre reparti di ginecologia, dove ci sono difficoltà a mantenere gli standard di rendimento "perché ci mancano almeno 6 ostetriche", dice Massimo Marucci, anestesista interno al reparto diviso su tre piani "che lavora con una carenza del 50 per cento del personale" afferma il primario Luigi Selvaggi. L’elenco dei padiglioni in difficoltà è lungo e comprende chirurgia toracica, malattie infettive, pneumologia e urologia. Quest’ultimo è caratterizzato da una pesante carenza di organico. In nefrologia e nei due reparti di medicina servono al più presto trenta infermieri. Altri reparti in agonia sono chirurgia generale, neurologia ospedaliera e neurochirurgia. "Ma non dimentichiamoci che anche il Giovanni XXIII fa parte del Policlinico - dice il responsabile provinciale della Fp Cgil, Giuseppe Monno - Il pronto soccorso pediatrico è assediato da un improvviso incremento di prestazioni. Gli infermieri hanno accumulato una media di 80 giorni di ferie". Dal primo maggio la situazione nel "Fort Apache" potrebbe addirittura peggiorare. Se da Roma non arriveranno le deroghe per l’assunzione di 250 infermieri scatterà il "piano B" presentato un mese fa dal direttore generale Vitangelo Dattoli all’assessore regionale alla Sanità, Ettore Attolini. Un piano di riduzione del 40 per cento dell’intera offerta sanitaria dell’ospedale. Solo così si riuscirebbe a redistribuire il personale per garantire almeno il funzionamento dei servizi di emergenza-urgenza come i pronto soccorso e le terapie intensive. Ma Dattoli è fiducioso: "Speriamo di ottenere le deroghe entro le prossime 48 ore". Antonello Cassano-repubblica |
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